Come siamo
arrivati, dunque, a perdere la nostra sovranità nazionale in favore
di un'economia globalizzata, governata da lobby, multinazionali e
sistema bancario ?
Alain De Benoist,
scrittore, filosofo ed intellettuale francese dei nostri giorni ce lo
spiega in un bellissimo ed agile saggio che andrebbe letto da ogni
cittadino e da ogni personalità politica intellettualmente onesta,
pubblicato in Italia da Arianna Editrice con introduzione di Eduardo
Zarelli e dal significativo titolo: “La fine della sovranità –
Come la dittatura del denaro toglie potere ai popoli”.
De Benoist ci
spiega che la fine del mondo è avvenuta. Pressoché senza che ce ne
rendessimo conto, spalmata su più decenni. Nel “vecchio mondo” i
bambini sapevano leggere e scrivere, venivano ammirati gli eroi e non
le vittime, la politica non era ancora al servizio dell'economia e vi
erano frontiere che garantivano ai popoli di vivere tranquillamente,
all'interno di una società che conoscevano.
Il “nuovo
mondo”, diversamente, ha spazzato via tutto. E' diventato liquido,
in nome dell'ideologia del danaro, del capitalismo, del
libero-scambismo, dell'ideologia del desiderio – ovvero
dell'egoismo - e, nei fatti, ha reso schiavi i popoli e li ha
omologati. Un mondo osannato sia da quella che De Benoist definisce
la “destra finanziaria” che dalla “sinistra multiculturale”,
che si regge su quella che è definita la governance,
ovvero una sorta di cesarismo finanziario che governa i popoli
tenendoli in disparte rispetto a qualsiasi decisione democratica e
civile.
E' così che,
l'Europa, sotto la spinta delle politiche di austerità, sta
scivolando nella recessione, con un costante aumento della
disoccupazione e l'altrettanto costante smantellamento dei servizi
pubblici ed il conseguente crollo del potere d'acquisto delle
persone, che, sempre più, stanno scivolando nella povertà.
Alain De Benoist,
profondo critico del capitalismo, spiega nel suo saggio come un tempo
l'internazionalizzazione degli scambi commerciali non ha mai
implicato l'integrazione delle diverse comunità umane in un'unica
società di mercato. Le merci potevano circolare liberamente, ma ciò
non ha mai impedito ai singoli Stati di esistere. Attualmente,
invece, assistiamo sia all'esportazione di capitali attraverso
investimenti all'estero, sia al fenomeno della delocalizzazione delle
imprese, che sfruttano manodopera a basso costo in Paesi ove è più
conveniente reperirla - o che magari hanno legislazioni meno
restrittive in materia ambientale - , causando pertanto
disoccupazione ove la manodopera è ritenuta più costosa e danni
all'ambiente e all'ecosistema.
Il capitalismo
speculativo e finanziario, dunque, ha preso il posto del capitalismo
industriale e di mercato e pertanto, siamo completamente sottomessi
alla logica del profitto e l'economia, di fatto, governa sulla
politica e sui cittadini.
La
globalizzazione o, come la definisce De Benoist, la mondializzazione,
volendo integrare il mercato locale in un grande mercato planetario,
ha soppresso ogni misura protezionistica, a tutto svantaggio,
peraltro, delle colture e dei prodotti tipici locali, impoverendone i
produttori e costringendoli a chiudere le loro imprese.
La
globalizzazione, dunque, il cui processo è diventato inarrestabile
nel corso degli Anni '80 e '90, non consiste più tanto in scambi
commerciali, quanto piuttosto nella circolazione mondiale dei
capitali. Il reddito finanziario diventa così ben più importante
rispetto alla funzione produttiva e così i mercati si distaccano
totalmente dalla produzione reale di beni e servizi e, come spiega
ottimamente De Benoist, l'impennata dei dividendi degli azionisti in
borsa impone che i salari dei lavoratori diminuiscano, pur in
presenza di un'elevata produttività del lavoro !
I veri perdenti
della globalizzazione, dunque, sono i cittadini.
Sino a qualche
decennio fa la politica degli Stati si fondava su tre pilastri:
sovranità economica, sovranità militare e sovranità culturale.
Oggi non è decisamente più così.
E' così che i
sostenitori della globalizzazione e del capitalismo hanno trovato il
sistema per porre gli Stati al loro servizio attraverso
l'indebitamento dei medesimi con il sistema bancario privato e, a
loro volta, gli Stati si sono messi al servizio dei mercati
finanziari e delle agenzie di valutazione, al fine di rendersi più
“appetibili” nei confronti degli investitori privati.
E' così che la
gran parte degli Stati europei, dagli Anni '90, ha iniziato
un'attività di privatizzazione selvaggia, indiscriminata e spesso di
svendita e di regalìa. I politici che alle privatizzazioni si
opponevano, del resto - come Bettino Craxi in Italia - sappiamo bene
come sono stati liquidati (sic !). I mercati, poi, sono stati
ulteriormente deregolamentati ed il welfare state è stato ridotto
all'osso, così come sono stati ridotti all'osso i bilanci di scuola,
ricerca e santità e la legislazione sul lavoro è stata resa sempre
più flessibile, ad uso e consumo del capitale e dell'oligarchia
finanziaria.
La scuola, come
scrive De Benoist nel suo saggio, è stata trasformata – da luogo
di cultura e formazione – in luogo di prestazione di servizi e
anticamera del lavoro.
Conseguentemente
gli Stati hanno iniziato a rinunciare alla loro sovranità giuridica
affidandosi ad organismi internazionali; alla loro sovranità
finanziaria affidandosi, come già detto, alle banche private ed
infine hanno riununciato alla loro sovranità di bilancio affidandosi
alla Commissione europea, oggi Unione europea.
L'unico ambito
nel quale gli Stati non hanno ceduto sovranità e, anzi, hanno
investito, è la cosiddetta “lotta al terrorismo” (sic !).
Diversamente da
quanto sostenuto dai neo-liberali e dai capitalisti, l'arricchimento
da parte di tutti i Paesi, la riduzione delle ineguaglianze e
l'arricchimento di tutte le economie non c'è stato. Anzi.
La povertà,
l'ineguaglianza e l'esclusione sociale è aumentata a dismisura e
oggi il 10% delle persone controlla controlla l'85% delle ricchezze
mondiali !
L'esperienza
dimostra, infatti, che è un'elevata protezione sociale e non
politiche di austerità che favoriscono l'espansione economica.
Ovvero l'esatto opposto di quanto sta avvenendo ora nella quasi
totalità degli Stati d'Europa.
Venendo alla
questione del debito pubblico, Alain De Benoist dedica un'intero
capitolo alla questione. Innanzitutto ci spiega a chi dobbiamo pagare
questo debito, ovvero alle banche private, alle assicurazioni, ai
mercati finanziari ed ai fondi pensionistici. Gli istituti
finanziari, poi, a loro volta, scambiano il debito che hanno
“acquistato” in prodotti finanziari per poter speculare a loro
volta sui mercati. Il debito di ogni Stato europeo è, pertanto, in
mano ad azionisti privati stranieri !
Come se non
bastasse gli Stati europei, fra il 2008 ed il 2009, hanno
malauguratamente deciso di salvare le banche dal fallimento e,
pertanto, hanno dovuto a loro volta contrarre prestiti sui mercati
finanziari, aumentando così il loro già elevato debito pubblico !
Come se non bastasse, le banche salvate, si sono trovate così
creditrici nei confronti dei propri Stati-salvatori. Il cosiddetto
“cane che si morde la coda”, insomma !
Fra la fine degli
Anni '40 e la metà degli Anni '70, anche le famiglie si sono
indebitate a dismisura con le banche private, attraverso l'accensione
di mutui per l'acquisto di immobili...sino a che si è giunti al 2007
allorquando le famiglie statunitensi – incapaci di risparmiare -
non sono più state in grado di restituire i prestiti che avevano
contratto. Ecco l'inizio della crisi globale.
Si consideri,
poi, che dalla metà degli Anni '70, negli USA, non è stato più
possibile convertire le monete in oro e ciò ha favorito la creazione
di moneta sostanzialmente virtuale e, dunque, non più legata ad un
valore reale.
Per quanto
riguarda gli Stati europei possiamo dire che la gran parte dei debiti
pubblici si trova nei conti correnti delle banche private, non
essendo peraltro possibile alla Banca Centrale Europea prestare
danaro agli Stati. Le banche private, invece, possono continuare a
chiedere prestiti alla BCE a un tasso ridicolo dell'1%, per poi
prestarlo agli Stati ad un tasso che va dal 3,5% al 7%. Se non è un
vero imbroglio legalizzato a tutto vantaggio del capitalismo
finanziario questo !!!!
Va da sé,
dunque, che il debito pubblico degli Stati – con tanto di interessi
- sia impagabile, per quanto gli Stati medesimi ci stiano imponendo
assurde, inutili e dannose misure dittatoriali di austerità, con
aumenti delle imposte dirette e indirette, con lo smantellamento dei
servizi pubblici, con riduzioni del bilancio di settori chiave
dell'economia nazionale, con politiche di flessibilità del lavoro.
L'effetto, dunque, è che la crisi economica, anziché arrestarsi,
finisce per aggraversi ogni giorno di più, con conseguente
disoccupazione, perdita del potere d'acquisto e suicidi sempre più
in aumento. Il capitalismo finanziario, dunque, non va sottovalutato
e si sta rivelando la peggiore e più pericolosa delle dittature che
l'Europa abbia mai subìto.
Quali le
soluzioni suggerite da Alain De Benoist ? La BCE dovrebbe avere la
possibilità di prestare danaro agli Stati o, meglio ancora, il
debito pubblico andrebbe cancellato, ma ciò sarebbe possibile solo
se tutti gli Stati fossero d'accordo nel chiederne la cancellazione.
Come se non
bastasse, il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), istituito nel
2012, stabilisce che ogni Stato membro deve contribuire in ragione
del proprio PIL ad aumentare il capitale inizialmente fissato in 80
miliardi di euro, sino ad aumentarlo progressivamente a 700 miliardi
di euro e, lo Stato contravvenente, potrà essere processato dalla
Corte di Giustizia dell'Unione europea !
Va da sé che gli
Stati dell'UE hanno completamente perduto ogni sovranità e che i
Parlamenti dei medesimi hanno solo formalmente la possibilità di
dibattere sugli orientamenti di bilancio e sulla messa in opera.
Alain De Benoist
spiega che l'uscita dall'euro potrebbe essere una soluzione, in
quanto permetterebbe la svalutazione delle monete nazionali, ma avrà
senso ed efficacia solo se tutti i Paesi decideranno, di concerto, di
uscirvi.
Oltre a tale
misura – per uscire dalla dittatura del capitalismo finanziario e
dei meccanismi dell'UE - andrebbe applicato un protezionismo europeo
e nazionalizzate le banche, socializzando il credito.
Nel saggio “Le
fine della sovranità”, De Benoist mette inoltre in guardia i
lettori ed i cittadini tutti di fronte all'istituzione del “Grande
Mercato Transatlantico” che di fatto ingloberà l'Europa nel
mercato statunitense, con immensi svantaggi per i nostri mercati, le
produzioni locali, l'ambiente, i diritti dei lavoratori.
“La fine della
sovranità” è dunque un testo di Resistenza. Un saggio per menti
pensanti che desiderano resistere ad una nuova dittatura che, questa
volta, ha il volto “rassicurante” dello speculatore finanziario,
del governatore europeo, del banchiere, del politico che si è fatto
corrompere.
Un testo agile
per chi vuole capire e non vuole farsi inglobare all'interno di un
mercato che non ha scelto; da logiche che altri - nei salotti buoni
di Bruxelles o di Washington - hanno stabilito per lui.
Luca Bagatin
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