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mercoledì 2 settembre 2015

Il Socialismo Arabo di Mu'Ammar Gheddafi. Articolo di Luca Bagatin (tratto da www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)

Oggi sappiamo che quelle “primavere” erano delle estati torride, oppure dei freddi inverni.
Oggi sappiamo che quelle “primavere arabe” furono dei veri e propri Colpi di Stato sostenuti dalla NATO, da Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti d'America in primis e non hanno affatto portato democrazia, anzi, hanno completamente spazzato via - in Libia - la Jamahiriyya, ovvero il governo delle masse popolari voluto dal Colonnello Mu'Ammar Gheddafi, barbaramente ucciso nel 2011.
Oggi Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Italia, Germania e compagnia triste, piangono per l'avvento di un'immigrazione incontrollata da loro peraltro causata, attraverso la destabilizzazione di Paesi sovrani, dalla Libia alla Siria, oggi in mano a Daesh, ovvero quell'Isis terrorista di cui sentiamo tanto parlare, per decenni peraltro finanziato dagli amici degli Stati Uniti d'America, come di recente raccontato dall'ex generale Wesley Clark, in funzione anti-sciita.
Ecco che cosa ci hanno “regalato” i nostri sedicenti governanti “democratici e liberali” che oggi si stracciano le vesti, come Obama – il quale farebbe bene ad iniziare ad accogliere un po' di profughi, viste le sue totali responsabilità belliche che meriterebbero un'incriminazione, assieme a Sarkozy e Cameron, per violazione dei diritti umani – come le varie Merkel, Hollande, Renzi...e quel Cameron che pensa che sia sufficiente chiudere, nazisticamente, le frontiere...sic !
Che tristezza questi “soloni” euro-yankee, i cui padri politici hanno per secoli sfruttato il Terzo Mondo, arricchendosi alle spalle dei poveri, sfruttando le loro risorse anziché insegnare loro ad usarle al meglio.
E' per questo che saggi come “Socialismo e Tradizione” di Mu'Ammar Gheddafi, edito dalla casa editrice Edizioni all'Insegna del Veltro (www.insegnadelveltro.it) aiutano a conoscere meglio un grande idealista e successivamente Capo di Stato, ingiustamente accusato di barbarie e di essere un vile dittatore.
Mu'Ammar Gheddafi, di cui ci ripromettiamo di parlare in diversi altri articoli, nato in una poverissima famiglia di beduini, fu un rivoluzionario incruento che, nel 1969 – a soli ventisette anni – rovesciò il regime monarchico di Re Idris I al-Senussi. Egli rovesciò quel regime corrotto senza alcun spargimento di sangue, solo con la forza della ragione, del carisma nel convincere le masse incolte, povere e sfruttate. Ed alle masse restituì il potere e la sovranità, in accordo con i principi del Socialismo Arabo enunciati da Gamal Abd el-Nasser, Presidente dell'Egitto negli Anni '50 e primi '60. Un socialismo – quello di Nasser e Gheddafi - alternativo rispetto al comunismo marxista ateo e materialista ed al capitalismo sfruttatore. Un socialismo che ricercava l'autogestione dei mezzi di produzione e l'inclusione delle masse nell'attività di governo, al posto dei partiti e dei parlamenti.
Un socialismo adatto ai Paesi non allineati e del Terzo Mondo, ma assolutamente esportabile in ogni Paese che volesse e voglia includere il popolo nelle decisioni politiche, in ogni Paese che abbia compreso che democrazia significa “forza di popolo” e non “forza di una parte del popolo”, ovvero delle oligarchie partitocratiche, delle sette, delle ideologie totalitarie o dei sistemi economici fondati sullo sfruttamento del lavoro salariato.

Di questo il Presidente Gheddafi parla diffusamente nel suo “Libro Verde”, nel quale enuncia i principi della sua rivoluzione sociale e di cui parleremo in successivi articoli.
Il saggio “Socialismo e Tradizione” è invece un raro testo, di piccole e maneggevoli dimensioni, presentato da Claudio Mutti, già presidente dell'Associazione Italia-Libia negli Anni '70.
Nell'introduzione Claudio Mutti spiega il ruolo strategico e geopolitico della Libia di Ghieddafi, la quale, con la “Rivoluzione Verde” del '69, è riuscita a liberarsi non solo della monarchia corrotta, ma anche e soprattutto dell'imperialismo statunitense e inglese, rilanciando il panarabismo ed il panafricanismo, ovvero ricercando l'unità – in pieno spirito di fratellanza - dei popoli arabi e africani. Tentativi, purtroppo, tutti falliti, ma che ricordano molto i tentativi del Presidente del Venezuela Hugo Chavez – ottimo amico di Gheddafi – di ricercare un'unità dei Paesi Latinoamericani e, nel passato, i tentativi del Presidente dell'Argentina Juan Domingo Peron, di ricercare l'unità dei Paesi non allineati e non asserviti né all'URSS, né agli USA.
Come ricorda Claudio Mutti, fu dal 1999 in poi che Gheddafi diventò in particolare “Ghieddafi l'Africano”, intervenendo spesso nella risoluzione di conflitti sul continente africano e fu anche forse l'unico ad arginare il fondamentalismo islamico, ricordando che l'Islam è fondamentalmente una religione di pace, che guarda all'emancipazione dei popoli.
Solo i governi dell'unico vero Centro-Sinistra che l'Italia abbia mai conosciuto, ovvero i governi Craxi e Andreotti dialogheranno con questo leader africano e così farà - opportunisticamente e per un breve lasso di tempo - il solito Berlusconi che purtuttavia – con il sostegno dei cattocomunisti oggi al governo - tradirà Gheddafi ben presto e sosterrà anche lui la guerra contro la Libia a fianco delle potenze imperialiste e neo-colonialiste.
Nel saggio “Socialismo e Tradizione” troviamo dunque un'importante testimonianza di chi sia stato il Colonnello e Capo di Stato Mu'Ammar Gheddafi. Nel testo, infatti, sono riportati suoi importanti discorsi pronunciati nel corso degli Anni '70, che delineano le linee guida della Rivoluzione Verde Libica e dell'Unione Socialista Araba.
Mai come oggi è necessario comprendere chi sia stato questo uomo. Solo così possiamo capire le ragioni per le quali è stato barbaramente ucciso ed il drammatico presente che stiamo solo per iniziare a vivere. Un presente drammatico per il quale dobbiamo ringraziare solo i tanti sedicenti “democratici e liberali” di cui abbiamo già parlato, assetati di potere e di ricchezza. Da Obama a Cameron, da Hollande alla Merkel sino a Renzi e compagnia. Persone tutt'altro che amate dai loro stessi popoli, i quali, presto o tardi, dovranno iniziare a risvegliarsi.

Luca Bagatin

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