Il diritto all'affettività ed alla
sessualità dei carcerati.
Ne parlarono per primi Moana Pozzi e il
Partito dell'Amore. Erano i primi Anni '90 e si stava uscendo, grazie
a Riccardo Schicchi e all'esperienza di Diva Futura, da un lungo
periodo di censure, di divieti, di pruderie culminanti nel reato di
“violazione del comune senso del pudore”.
Il diritto all'affettività ed alla
sessualità dei carcerati. Perché anche loro sono donne e uomini,
non già bestie da soma, per quanto male possano avere commesso.
Perché la sessualità e l'amore sono l'esatto opposto della
violenza. Sono rieducazione e redenzione, alla faccia dei bempensanti
o, meglio, dei malpensanti.
I giornali l'hanno presentata come una
proposta sulle “stanze dell'amore” in carcere, quella dell'On.
padovano Alessandro Zan. In realtà lui ha subito smentito e così si
sono assopiti anche i nostri entusiasmi: mai una buona volta
che la politica italiana compia una scelta di civiltà !
“Niente a che fare con il sesso,
la proposta di legge vuole solo aumentare i colloqui famigliari con
chi ha un caro dietro le sbarre – spiega infatti il deputato del
PD - oggi i colloqui avvengo in stanzoni grandi alla presenza di
altre persone. Non è giusto per la privacy, i figli, ma anche il
coniuge non hanno commesso nulla e hanno il diritto di avere con il
loro caro un rapporto riservato. Al massimo ci si potrà avere il
bacio, ma la notizia delle stanze dell'amore è travisata e
esagerata”.
Al massimo un bacio. Ma non un
amplesso. L'amplesso è vietato ai detenuti. Aberrazione. La
sessualità è, quindi, preclusa, castrata al detenuto che, ancora
una volta, è trattato da bestia da soma o, da angelo
asessuato...Lucifero non ancora redento.
Persino un leghista, tale Nicola
Molteni, altro deputato di questo triste Parlamento da noi tutti
mantenuto, si era affrettato a dichiarare scandalizzato che questa
legge avrebbe portato nientemeno che i “bordelli in carcere”.
Magari lo avesse fatto, diciamo noi !
Che male può fare un detenuto o una
detenuta che compiano un atto d'amore con la/il propria/o compagna/o
? O che male fa un detenuto che, dopo mesi d'astinenza, copula con
una prostituta o, eventualmente, con un prostituto, a seconda delle
preferenze ?
A questo, i politicanti, sembrano non
pensare. Sembra quasi che la politica sia avulsa dai bisogni delle
persone, perché di questo si tratta. I detenuti sono, prima di
tutto, delle persone. Che, oltre a necessitare di spazi adeguati, di
ore d'aria e di privacy con i propri famigliari, necessitano anche di
scopare.
La stessa Costituzione repubblicana
stabilisce, all'Articolo 27, che “Le pene non possono consistere
in trattamenti contrari al senso d'umanità e devono tendere alla
rieducazione del condannato”.
Il diritto all'affettività ed alla
sessualità in carcere è pertanto diritto costituzionale e proibirlo
o impedirlo equivale a compiere un trattamento contrario al senso
d'umanità. Perché la sessualità e l'affettività sono, checché ne
possano pensare i ben-mal-pensanti, l'aspetto fondante dell'umanità.
Luca Bagatin
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