A temerla sono, in sostanza, gli
euroburocrati, i finti socialisti come Valls e Hollande – venduti
al capitale e al Fondo Monetario Internazionale, già diretto dal
finto socialista Dominique Strauss-Kahn, già noto per i suoi
numerosi e vergognosi scandali a sfondo sessuale – e gli
pseudo-repubblicani alla Sarkozy, già noti per aver bombardato la
Libia sovrana di Gheddafi e la sua popolazione inerme, consegnandola,
di fatto, ai terroristi di Daesh.
Stiamo parlando della nuova Marianna di
Francia, ovvero di Marine Le Pen.
Marine, come scrivemmo già in altri
articoli, guida un Front National completamente rinnovato che, se
definire “di destra” è errato, definirlo “xenofobo” è
totalmente fuorviante.
Il Front National di Marine Le Pen è
infatti un partito sovranista, laico, repubblicano e persino
socialista, visto che guarda alle politiche sociali e degli alloggi
molto più che gli esponenti del PS francese, tutti presi nel non
contraddire le politiche di austerità imposte dalla BCE e dal FMI.
Certo, Marine pone al primo posto
l'identità, la nazionalità e la meritocrazia, ovvero tutte cose che
hanno sempre sostenuto nei tempi d'oro della Francia i De Gaulle ed i
Mitterrand, ovvero l'esatto opposto dei sedicenti “repubblicani”
e dei sedicenti “socialisti” della Francia odierna.
La stessa Flavia Perina, qualche giorno
fa sull'Huffington Post, ricordava come Marine Le Pen si definisca
“né di destra né di sinistra”, sino al punto di scrivere, sulla
sua pagina Facebook alla voce tendenza politica “altro”. E la
stessa Perina afferma come il Front National, checchè ne pensino i
vari Salvini, Meloni e Berlusconi di casa nostra, non ha nulla a che
vedere con il clericale e sfascista centrodestra italiano, al punto
che la Le Pen ha scelto, come suo vice, Florian Philippot,
omosessuale dichiarato (oltre che già simpatizzante del Front de
Gauche di Jean-Luc Mélenchon) e come lei stessa sia favorevole alla
legge sulle unioni civili.
Marine Le Pen fa dunque breccia fra
vittime della globalizzazione e del capitalismo: sui giovani, sugli
abitanti delle periferie e delle banlieue, sugli anziani, sulle
donne. Su coloro i quali, in sostanza, sono stati snobbati sia dalla
destra di Sarkozy che dalla sinistra di Hollande.
E si oppone fortemente al TTIP, ovvero
al trattato di libero scambio USA-Unione Europea, che di fatto
ingloberebbe l'Europa nel mercato statunitense, con immensi svantaggi
per i nostri mercati, le produzioni locali, l'ambiente e i diritti
dei lavoratori.
Da notare, peraltro, che la Le Pen è
una lettrice ed estimatrice di Antonio Gramsci e che ai suoi comizi,
spesso, si sono viste bandiere ed effigi raffiguranti Che Guevara,
Mu'Ammar Gheddafi e Hugo Chavez, ovvero i leader storici del
socialismo libertario e nazionale.
Come ha giustamente scritto Flavia
Perina, infatti, Marine Le Pen ha conquistato il Quarto Stato della
Francia. Quello che, nel mondo (in)globalizzato, non ha più una
voce. Un mondo (in)globalizzato che infatti ha generato povertà e
nuovo sfruttamento anche e soprattutto in quel Terzo Mondo preda
delle ruberie delle multinazionali ed i cui conflitti hanno generato
un'immigrazionismo utile solo alle grandi imprese sfruttatrici.
Sono dunque assoluamente sciocchi ed
irresponsabili le dichirazioni del premier francese Valls quando
afferma che una vittoria di Marine Le Pen segnerebbe una guerra
civile in Francia. La guerra civile rischia di essere generata dalle
politiche globaliste, fallimentari e di sfruttamento portate avanti
proprio da Valls, Hollande e prima di loro da Sarkozy e Chirac.
Confidiamo, dunque, in una ventata
nazionale e popolare che porti prossimamente Marine Le Pen all'Eliseo
e che il Front National prosegua nella sua evoluzione
storico-politica, magari comprendendo davvero che i Matteo Salvini
capital-fascisti (che hanno già mal-governato l'Italia), non hanno
davvero nulla a che vedere con la politica portata avanti da Marine e
dai suoi sostenitori.
Luca Bagatin
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