Si chiamano “Socialisti &
Democratici” e già quella & commerciale fa capire il tratto
commerciale e alquanto capitalisteggiante dell'operazione.
Sono le nuove stampelle sinistre del
Pd, ovvero del governo capital-fascista attuale. Ed infatti il loro
simbolo è la fotocopia di quello del Pd, con l'aggiunta della già
citata & commerciale e della rosa socialista al posto del rametto
d'ulivo piddino.
Già la rosa è parecchio lontana dal
garofano socialista di craxiana memoria, il quale richiamava gli
ideali della Comune di Parigi e della Rivoluzione portoghese dei
garofani. Il garofano, infatti, era un autentico simbolo popolare e
operaio e Bettino Craxi, defenestrato proprio dai post-comunisti
amici dei capitalisti e dell'alta finanza oggi al governo, negli Anni
'80 e '90, fu l'unico ad opporsi alle privatizzazioni selvagge e ad
un sistema economico che privilegiasse la finanza internazionale.
Ecco quindi gli ex socialisti Marco Di
Lello, Lello di Gioia e Giuseppe Lauricella, già aderenti al Psi
nenciniano – altra stampella del governo più conservatore e
capitalista della Storia italiana – far nascere l'ennesimo
gruppuscolo parlamentare che, con la benedizione della pur
affascinante Ministra Boschi, si propone di sostituire i sinistri
Fassina, D'Attorre e Civati. Tutti personaggi, anche loro, lontani
anni luce dal socialismo libertario e, sino a pochissimo tempo fa,
sostenitori del renzismo.
Evidentemente in Italia, dopo Bettino
Craxi - che pur si trovò a lottare all'interno di una coalizione
composita formata da una Dc conservatrice e da un Pri spadoliniano
filo atlantista (che dimenticò spesso le sue origini garibaldine e
mazziniane, ovvero nazionali e filo operaie), oltre che a lottare
contro l'opposizione del Pci, spesso subalterno alla grande impresa -
il socialismo è definitivamente scomparso.
Lo scriviamo praticamente ogni anno, da
quando Bettino morì e si volle per forza affibbiargli l'indegno
marchio della latitanza.
Da allora, ad ogni modo, iniziò a
soffiare, in Europa ed in Italia, il vento capitalista della BCE e
della globalizzazione, sostenuto a piè sospinto anche e soprattutto
dai partiti di sinistra e sedicenti socialisti alla Blair ed oggi
alla Hollande ed alla Renzi, lontanissimi anni luce dal Socialismo
Euromediterraneo degli Anni '80, il quale dialogava con i Paesi arabi
ed era diffidente nei confronti degli USA ed ostile alla finanza
internazionale.
Un vento capitalista che ha spazzato
via Gheddafi e che oggi vuole spazzare via Assad, aprendo ancora una
volta le porte ad un immigrazionismo che favorisce solo la grande
impresa, genera sfruttamento e danneggia i meno abbienti. E
spalancando le porte ad organizzazioni criminali e terroristiche
senza controllo. L'abbiamo visto, lo stiamo vedendo.
Questa la situazione dei sedicenti
socialisti europei e della “sinistra” di casa nostra (fatta
eccezione per il nuovo leader laburista inglese Jeremy Corbyn), che
ha fatto sì che in Francia le classi meno abbienti rivolgessero –
e come dar loro torto - la loro attenzione alla pasionaria Marine Le
Pen, che, dichiarandosi apertamente “non di destra” oggi di fatto
incarna in Francia una visione più credibile per battere il
capitalismo rispetto ai cosiddetti “socialisti”.
In America Latina, diversamente, il
Socialismo del XXIesimo Secolo, lanciato dal venezuelano Hugo Chavez
nel 1998 e propagatosi in tutto il continente attraverso l'elezione
del brasiliano Lula e poi della Roussef, dei peronisti argentini
Nestor e Cristina Kirchner, di Tabaré Vasquez e di José Mujica in
Uruguay, di Correa in Ecuador, del sandinista Ortega in Nicaragua e
di Evo Morales in Bolivia, ha dimostrato come il vero socialismo
delle origini – ovvero autogestionario, popolare e nazionale –
abbia saputo ridurre povertà, analfabetismo, esclusione sociale e
persino aprirsi ai diritti degli omosessuali (vedi l'Argentina e
l'Uruguay) e legalizzando la cannabis (vedi il caso dell'Uruguay).
Tutte cose delle quali la stessa Le Pen “non di destra”, anziché
inseguire ridicoli modelli capital-valbrembani alla Salvini, dovrebbe
e potrebbe far tesoro.
Certo, la strada è molto lunga ed in
America Latina sembra che si rischi di tornare indietro. Lo vediamo
con la sconfitta del peronismo in Argentina e ciò sta nuovamente
aprendo le porte al capitalismo ed allo sfruttamento dei più deboli.
Ma certamente il Socialismo del
XXIesimo Secolo non ha nulla a che spartire con i “Socialisti &
Democratici” renziani, i quali, oltre ad essere delle semplici
stampelle governative, nulla hanno a che spartire con i diritti dei
più deboli.
Luca Bagatin
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