Randolfo Pacciardi, chi era costui ?
Un combattente, un eroe, un
antitotalitarista e proprio per questo la sua storia è stata
volutamente e scientemente rimossa dalla memoria di quell'Italia
libera che egli tentò, a rischio della vita, di edificare.
In nome di Mazzini e di Garibaldi fu
audace eroe antifascista della Guerra di Spagna al comando del
Battaglione Garibaldi, nonché fu fiero anticomunista, specie dopo
aver conosciuto i massacri contro i repubblicani, i socialisti e gli
anarchici operati dai comunisti europei su ordine di Stalin.
Guidò il PRI nel primo dopoguerra e fu Ministro della Difesa dal 1948 al 1953. Si oppose alla formula di Centrosinistra e quindi ad Ugo La Malfa che purtroppo lo espulse dal partito negli anni '60.
Espulso dal PRI, Pacciardi fondò il movimento politico Unione Democratica per la Nuova Repubblica, con posizioni nettamente presidenzialiste e solo per questo fu sospettato ingiustamente di simpatia fasciste e golpiste (proprio lui che aveva combattuto il nazifascismo !) e di aver appoggiato il cosiddetto Piano Solo che avrebbe dovuto portare ad una svolta autoritaria nel nostro Paese.
Niente di più falso e vergognoso fu detto su di un personaggio al quale la Repubblica e la democrazia italiana devono moltissimo.
Randolfo Pacciardi fu riammesso nel PRI negli anni '80 e Repubblicano rimase sino alla morte.
Questa, in breve, la vicenda politica del Nostro al quale l'Università La Sapienza di Roma ha dedicato un convegno patrocinato dall'Associazione Mazziniana Italiana e dall'Associazione ex parlamentari della Repubblica nei giorni 24 e 25 febbraio scorsi e che ha visto la presenza di numerosi accademici, studiosi e di ex militanti pacciardiani e repubblicani.
Guidò il PRI nel primo dopoguerra e fu Ministro della Difesa dal 1948 al 1953. Si oppose alla formula di Centrosinistra e quindi ad Ugo La Malfa che purtroppo lo espulse dal partito negli anni '60.
Espulso dal PRI, Pacciardi fondò il movimento politico Unione Democratica per la Nuova Repubblica, con posizioni nettamente presidenzialiste e solo per questo fu sospettato ingiustamente di simpatia fasciste e golpiste (proprio lui che aveva combattuto il nazifascismo !) e di aver appoggiato il cosiddetto Piano Solo che avrebbe dovuto portare ad una svolta autoritaria nel nostro Paese.
Niente di più falso e vergognoso fu detto su di un personaggio al quale la Repubblica e la democrazia italiana devono moltissimo.
Randolfo Pacciardi fu riammesso nel PRI negli anni '80 e Repubblicano rimase sino alla morte.
Questa, in breve, la vicenda politica del Nostro al quale l'Università La Sapienza di Roma ha dedicato un convegno patrocinato dall'Associazione Mazziniana Italiana e dall'Associazione ex parlamentari della Repubblica nei giorni 24 e 25 febbraio scorsi e che ha visto la presenza di numerosi accademici, studiosi e di ex militanti pacciardiani e repubblicani.
Un ciclo di
quattro incontri di ottimo livello accademico, oltre che
politico-sociale.
Interessanti in
particolare gli interventi di due ex esponenti dell'allora movimento
di Pacciardi, l'Unione Democratica Nuova Repubblica (UDNR), ovvero di
Antonio De Martini e Renato Traquandi.
Antonio De
Martini - curatore peraltro del sito www.corrieredellacollera.com
– ai tempi dell'UDNR giovanissimo studente universitario
proveniente dal Movimendo Federalista Europeo, ha raccontato la
ragione per la quale la figura di Pacciardi è stata così tanto
osteggiata. L'allora Presidente del Consiglio Aldo Moro telefonò a
tutti i direttori dei giornali italiani invitandoli, dal 1964 in poi,
a non parlare di nessuna delle iniziative di Pacciardi e dei suoi
attivisti.
Motivo della
censura ? L'incessante lotta del combattente antifascista contro la
partitocrazia ed il malaffare politico, che sfociò nella sua
proposta di Repubblica presidenziale, precorrendo i tempi ed
ispirandosi sia al gollismo francese ma, in particolare, alla
Costituzione democratica degli USA, con un Presidente eletto e
sganciato dal parlamento partitocratico, tendendo così verso una
democrazia partecipativa, nel solco di Giuseppe Mazzini.
Aspetto peraltro
interessante toccato da De Martini è l'influenza gollista nelle idee
in particolare dei giovani pacciardiani, i quali si ispiravano al
gollista di sinistra René Capitant, teorico della partecipazione dei
lavoratori agli utili delle imprese.
Renato Traquandi,
classe 1941, mio caro amico repubblicano mazziniano da moltissimi
anni, ha raccontato la sua vicenda personale e l'incontro con
Pacciardi. Il padre di Renato era cugino di Nello Traquandi,
partigiano antifascista dell'Italia Libera e di Giustizia e Libertà
ed il piccolo Renato già nel dopoguerra si trovò a respirare il
profumo della lotta politica dell'ambiente azionista e repubblicano,
rimanendo in particolare colpito da un manifesto verde e rosso, con
le foglie d'Edera, che annunciava un comizio di Pacciardi.
Nel '68,
frequentando Parigi, Renato Traquandi entrerà in contatto con
l'ambiente gollista e la sua prima esperienza politica in Italia sarà
proprio l'adesione all'Unione Democratica Nuova Repubblica,
incontrando Pacciardi per la prima volta quando l'antico combattente
aveva già 70 anni ed iniziando a collaborare alle testate “Folla”
e “Nuova Repubblica” e rimanendo affascinato dal pensiero di
Mazzini, che prevedeva l'unione del capitale e del lavoro nelle
stesse mani, superando per moltissimi versi in emancipazione sociale
il movimento socialista e comunista.
Interessante,
all'interno del convegno pacciardiano, l'intervento del prof. Massimo
Scioscioli - storico del mazzinianesimo - il quale, fra le altre
cose, ha dichiarato che oggi la politica è completamente scomparsa
in quanto si è perso completamente ogni senso morale.
Degno di nota
l'intervento del prof. Paolo Palma il quale ha ricordato come il
Partito Repubblicano Italiano del periodo antifascista fosse un
partito a difesa del proletariato e della classe operaia su posizioni
anticomuniste e vicino ai movimenti anarchici e di come Pacciardi
propugnasse già allora una Repubblica di ispirazione mazziniana, nè
bolscevica nè clericale, collocandosi su posizioni ispirate al
“socialismo mazziniano” e contrarie ad ogni mentalità
parlamentaristica dei piccoli interessi di retrobottega dei partiti e
che si reggesse su tre pilastri: federalismo sociale, associazionismo
volontario e sulla democrazia diretta.
Al convegno, fra
il pubblico, era presente anche una giovane laureata in Scienze
Politiche: Valeria Pozzi, autrice di una interessante tesi di laurea
su Randolfo Pacciardi.
Ho avuto modo di
chiacchierare con Valeria, romana, classe 1989, e sono davvero
rimasto molto colpito dal suo inconsueto interesse per un antico
combattente senza macchia né paura in un'epoca nella quale i
politicanti, peggio di ieri, si spartiscono il potere, comandati
dalle fredde leggi dell'economia e dell'interesse.
Giovani studiosi
come Valeria, per quanto possano essere pochi, sono, a mio avviso,
l'humus, il sale per una nuova umanità di persone oneste e
autenticamente libere ispirate al pensiero di Pacciardi. Persone che
sappiano battersi, con coerenza e coraggio, anche a costo di essere
vilipesi e oscurati.
Perché la verità
e la libertà si conquistano, lottando e faticando, ogni giorno.
Luca Bagatin
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