La stampa italiana parla di ciò di cui
non sa o di cui sa poco.
Ed emargina chi ha lavorato, per tutta
una vita, a ricostruire la Storia, la cultura e la politica
dell'America Latina.
Stiamo parlando del giornalista e
scrittore Gianni Minà che ha contribuito, il 5 marzo scorso, a
commemorare il terzo anniversario della morte dell'indimenticato
Presidente del Venezuela Hugo Chavez Frìas, presso il Teatro
Vittoria nello storico quartiere romano di Testaccio.
Minà, assieme all'Ambasciatore della
Repubblica Bolivariana del Venezuela, Dott. Julian Isaias Rodriguez
Diaz, di fronte ad una platea gremita, ha presentato la storica
intervista che fece al Presidente bolivariano Chavez nel 2003.
Di Hugo Chavez abbiamo spesso scritto e
presentato la sua ascesa al potere, ovvero a restituire quel potere
al suo popolo: nel nome di Simon Bolivar, il condottiero al quale si
ispirò per tutta la vita.
Hugo Chavez, il Presidente che viene
dalla periferia venezuelana, nato povero ed il cuo padre fu un umile
maestro elementare in un'epoca in cui il Venezuela era una democrazia
mascherata, ove si alternavano – spartendosi il potere e la
corruzione – il partito di centrosinistra Accion Democratica ed il
partito democristiano e di centrodestra COPEI, di fatto servi delle
politiche del Fondo Monetario Internazionale e degli Stati Uniti
d'America.
Hugo Chavez è dunque costretto ad
entrare nell'esercito, al fine di riscattare la sua condizione
sociale ed ambire a diventare un giocatore di baseball
professionista, come egli desidera sin da bambino. Purtuttavia gli
studi accademici e militari gli permetteranno di conoscere la
leggendaria figura di Simon Bolivar, El Libertador del Venezuela e
dell'America Latina dall'Impero di Spagna nel XIX secolo e ciò lo
spingerà ad intraprendere un'impresa simile a quella compiuta da
Bolivar nei primi anni dell'800: liberare il Paese dalla corruzione e
dall'imperialismo economico straniero, nordamericano e
multinazionale.
Questo, in sostanza, il quadro nel
quale si trova a vivere il giovane Chavez, ricordato da Gianni Minà
e dall'Ambasciatore venezuelano Rodriguez Diaz.
Il Chavez che il 4 febbraio del 1992,
attraverso un'insurrezione militare di stampo bolivariano tenta di
far sollevare la popolazione contro il governo corrotto di Carlos
Andres Perez. Purtuttavia, anche se fallirà, riuscirà comunque nel
suo intento nel 1998 attraverso l'investitura democratica,
candidandosi alla Presidenza da outsider – vilipeso ed osteggiato
da tutti, sia in Venezuela che all'estero e dipinto come un dittatore
autoritario – con il Movimento Bolivariano Quinta Republica e
ottenendo il 56% dei voti, sorprendendo tutti.
Da allora sarà rieletto con
precentuali del 60% sino alla prematura morte nel marzo 2013.
E ciò è spiegabile solo attraverso i
sorprendenti risultati in termini di emancipazione sociale e di
indipendenza economica e nazionale ottenuto dai governi chavisti.
L'anniversario della morte di Hugo
Chavez, come ricordato dall'Ambasciatore Isaias Rodriguez Diaz, è
infatti un momento di lutto, ma anche di gioia, in quanto ricorda il
simbolo della Rivoluzione Bolivariana che ha infiammato l'intera
America Latina dal 1998 in poi, attraverso modificazioni sociali
importanti che, da Venezuela passando per il Nicaragua, la Bolivia,
il Brasile, l'Uruguay, l'Ecuador e l'Argentina ha reso finalmente
protagonisti i popoli opporessi attraverso Presidenti che hanno messo
al primo posto della loro agenda politica la sovranità nazionale,
l'emancipazione economica, la lotta alle diseguaglianze sociali, la
lotta all'analfabetismo e per una sanità più efficiente e gratuita
per tutti.
Realtà che purtuttavia da tempo ed
oggi sempre di più, rischiano di tornare indietro a causa dei
tentativi golpisti in Ecuador e mediatico-giudiziari, non ultimo il
caso dell'arresto e poi del rilascio dell'ex Presidente del Brasile
Lula, all'indomani della sua dichiarazione di voler ricandidarsi alla
Presidenza della Repubblica. Per non parlare della delegittimazione a
livello internazionale della meritoria opera di emancipazione sociale
portata avanti dai governi peronisti argentini dei coniugi Kirchner.
Operazione che oggi ha portato alla vittoria – in Argentina - la
destra più reazionaria, che sta smantellando i diritti sociali e
civili ottenuti in questi ultimi decenni.
Notizie che, in Italia e in Europa, per
compiacere taluni interessi economici “occidentali”, o non
arrivano oppure vengono totalmente distorte.
Ciò che ci preme qui sottolineare sono
infatti le parole di Gianni Minà, che coerentemente si è posto
fuori dal panorama mediatico italiano da diverso tempo e che,
attraverso reportage, interviste ed inchieste, ha documentato
l'universo latinoamericano, dall'Avana sino a La Paz e oltre.
Minà ha esordito dicendo che la cosa
che lo ha portato ad intervistare Hugo Chavez nel 2003 è stato il
fatto che in Occidente fosse dipinto come un pagliaccio da circo. Un
pagliaccio da circo che però, non volendo sottostare alle politiche
di privatizzazione e di svendita del Paese imposte dal Fondo
Monetario Internazionale, era scomodo agli Stati Uniti d'America.
Un pagliaccio che, guarda caso, sarà,
alla sua morte, pianto da oltre 2 milioni di persone ed al suo
funerale saranno presenti ben 33 Capi di Stato e di Governo !
Chavez pagliaccio, o, piuttosto, un
grande riformatore sociale degno di Bolivar e del nostro Giuseppe
Garibaldi, come mi piace spesso rammentare ?
Prima della proiezione della
docu-intervista, Minà ha colto l'occasione per far presente che
l'America Latina ha comunque un grande alleato in Papa Francesco, che
sarà protagonista di un suo documentario che sarà presentato in
anteprima a Cannes e dal titolo emblematico: “Papa Francesco, Cuba
e Fidel”, nel quale non si potrà non parlare della fine
dell'assurdo embargo imposto dagli USA contro l'Isola Caraibica,
durto ben cinquantacinque anni.
L'intervista a Chavez – raccolta
peraltro in un volumetto a cura dell'Ambasciata della Repubblica
Bolivariana del Venezuela e distribuito a noi partecipanti
dell'evento e dal bellissimo titolo “A cuore aperto” - è la
dimostrazione di come Hugo Chavez non sia affatto l'ennesimo caudillo
sudamericano e di come egli, lungi dall'ispirarsi al comunismo o al
marxismo, si ispiri autenticamente al bolivarismo ed al socialismo
libertario, citando talvolta anche Montesquieu e spessissimo Cristo,
figura di grande rivoluzionario sociale.
Chavez si definisce un uomo del popolo
o, come diceva Bolivar di sé stesso, una debole pagliuzza
trascinata dall'uragano rivoluzionario e,
iniziando così, racconta la sua vita e le sue prime imprese
nell'esercito ed il suo progetto di riscatto sociale, culminato con
la sua elezione e la nascita della Repubblica Bolivariana del
Venezuela con una nuova Costituzione approvata con referendum
popolare a larghissima maggioranza: finalmente democratica e non più
ad uso e consumo dei partiti corrotti e finalmente rispettosa dei
diritti umani fondamentali (ovvero l'esatto opposto di quanto i media
occidentali avrebbero voluto farci credere !) e che sancì per la
prima volta nella Storia del Venezuela l'introduzione del concetto di
democrazia partecipativa e l'introduzione del referendum revocatorio
di tutte le cariche pubbliche nella seconda metà de mandato,
compresa quella del Presidente.
Delle
conquiste della Rivoluzione Bolivariana ispirata da Chavez abbiamo
parlato in molti altri articoli, ma l'Ambasciata venezuelana ha
voluto realizzarne un agilissimo e colorato volume esplicativo, con
tanto di numeri e dati che la grande stampa, purtroppo, non riporta
mai, facendoci così credere che il Venezuela sia un paesello del
quarto mondo in mano a corrotti e assassini !
Volendo
riassumere, la Rivoluzione Bolivariana chavista, in particolare
grazie ai proventi derivanti dal petrolio, che è stato
nazionalizzato, ha istituito diverse missioni sociali rette e dirette
dal popolo stesso: pensiamo alla Mision Barrio Adentro (letteralmente
“dentro il quartiere”), dedicata all'assistenza sanitaria
gratuita specie nei quartieri popolari, ove sono stati istituiti
consultori medici famigliari, centri diagnostici integrati e centri
ospedalieri specializzati. Il tutto grazie anche alla consulenza ed
all'intervento di medici cubani (e non dimentichiamo che, a dispetto
di quanto si tende a credere da noi, Cuba ha uno dei migliori sistemi
sanitari al mondo, sia in termini di efficienza che di risultati, con
tassi di mortalità infantile fra i più bassi al mondo ed un ottimo
sviluppo delle biotecnologie).
Pensiamo poi alla Mision Robinson, dedicata all'alfabetizzazione,
che ha portato ad imparare a leggere e a scrivere un milione e mezzo
di persone; alla Mision Ribas, dedicata a completamento degli studi
secondari superiori; alla Mision Sucre dedicata al sostegno degli
studenti di livello universitario. Vi sono poi altre missioni sociali
istituite dal Governo Chavez, quali la Mision Negra Hipolita,
dedicata al recupero delle persone emarginate e la Mision Sonrisa,
che mira a dotare di protesi dentaria le persone che non se le
possono permettere economicamente.L'Unesco ha dichiarato il Venezuela, nel 2005, Paese libero dall'analfabetismo, oltre che essere stato premiato dalla Fao quale esempio per il mondo nella lotta alla fame ed alla povertà.
Chavez, non a caso, ha sempre sostenuto che occorre dare potere ai poveri, affinché essi si liberino dalla povertà.
In termini sanitari, poi, sono state salvate 10mila vite da un solo ospedale cardiologico istituito nel 2006 e le riforme in campo sociale non si fermano certo qui, ma sono elencate e dettagliatamente illustrate nell'opuscolo, a cura della Dott.ssa Marianela Urdaneta, reperibile presso l'Ambasciata.
Si tanga conto che il Governo Bolivariano ha investito, in sedici anni, ovvero dal 1999 al 2015 ben 732 miliardi di dollari in ambito sociale, pari al 64% delle entrate totali del Paese !
Tutto ciò ha diminuito del 57% la denutrizione, la fame si è ridotta dal 21% al 5%, il salario minimo dei lavoratori è aumentato di 30 volte, la mortalità infantile si è ridotta.
In tutto ciò è innegabile il fatto che gli interessi geopolitici che condizionano il sistema dei prezzi all'interno dell'OPEP ha portato ad una forte diminuzione del prezzo del petrolio, principale fonte di guadagno del Venezuela, e ciò ha rallentato di molto i successi ottenuti dal chavismo.
Purtuttavia, come dichiarato dall'attuale Presidente chavista del Venezuela Nicolas Maduro e come già previsto da Chavez nel suo “Plan de la Patria”, l'obiettivo è quello di abbandonare progressivamente l'attività estrattivista ed investire maggiormente in agricoltura ed energie rinnovabili.
Mi piacerebbe chiudere questo lungo resoconto sul Venezuela di oggi attraverso l'ultima domanda che Gianni Minà pose all'allora Presidente Hugo Chavez a proposito della “guerra” continua e sotterranea che gli Stati Uniti d'America hanno dichiarato al Venezuela, con vari tentativi di destabilizzazione (fra cui il tentato golpe anti-chavista del 2002, fortunatamente evitato grazie all'appoggio del popolo venezuelano, schieratosi dalla parte del legittimo governo di Chavez): come finirà tutto questo Presidente ? In un bagno di sangue ?
Hugo Chavez risponde, sicuro, di no. “E glielo dico con la mano sul cuore: terminerà in un bagno d'amore. E' questa la via che abbiamo intrapreso verso un mondo migliore e possibile. Così spero che questa sfida apra le porte a un mondo nel quale vivremo come fratelli. Gesù diceva “Quando vivrete come fratelli, in ecclesia, sarà con voi”. Ed è in quella direzione che stiamo andando”.
Hugo Chavez, il sognatore bolivariano, l'utopista cristiano, il riformatore sociale e l'uomo di governo.
Il Presidente dell'Amore che non dimenticheremo mai.
Luca Bagatin
www.amoreeliberta.blogspot.it
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