"Amore e Libertà", pur con i dovuti distinguo, si sente un po' figlio del Partito dell'Amore e, pertanto, visto anche il successo di visite che ha avuto e le richieste che abbiamo ricevuto, desideriamo riportare, qui di seguito, la lunga intervista che Luca Bagatin fece a Mauro Biuzzi, leader e fondatore del Partito dell'Amore, nonché curatore testamentario dell'indimenticata attrice, cantante e donna politica Moana Pozzi.
L'intervista fu pubblicata per intero, il 18 febbraio 2013, nel vecchio blog di Luca Bagatin (www.lucabagatin.ilcannocchiale.it) e ampi stralci furono pubblicati dal settimanale romano "Le Città" nello stesso periodo. E' citata, peraltro, fra le fonti di Wikipedia relative alla voce "Partito dell'Amore" (https://it.wikipedia.org/wiki/Partito_dell'Amore).
Nell'intervista è presente tutta l'attualità della politica di oggi, ovvero una serrata critica alla medesima ed al sistema dei media.
Le foto a corredo ed il video qui sotto sono tratte dal canale youtube e dal sito ufficiale del PdA www.partitodellamore.it.
Le foto a corredo ed il video qui sotto sono tratte dal canale youtube e dal sito ufficiale del PdA www.partitodellamore.it.
A&L
Intervista esclusiva di Luca Bagatin a Mauro Biuzzi, leader del Partito dell'Amore
Ti
credo capace di ogni male: perciò voglio da te il bene;
La
pornografia è una cosa troppo importante per lasciarla fare ai
pornografi;
Solo
il Partito dell’Amore, che ha saputo liberare la pornografia in
Italia, può anche liberare l’Italia dalla pornografia.
Queste solo alcune
delle citazioni di Mauro Biuzzi che ci hanno subito incuriosito, al
punto dal volergli proporre quest'intervista, che parla non solo o
tanto di lui, quanto piuttosto del suo progetto “alter-politico”
- contenuto nel programma politico-culturale del Partito dell'Amore -
ed il suo ricordo della celebre attrice Moana Pozzi, tragicamente e
prematuramente scomparsa nel 1994.
Mauro si definisce
un' “attivista antipolitico” che, con vari mezzi, espressivi –
che vanno dall'architettura, alla fotografia, al cinema alla politica
e persino alla teologia – pratica, da oltre trent'anni, una critica
al linguaggio dei media, della pornografia e della politica.
Già fra i primi
obiettori di coscienza al servizio militare di leva, negli Anni '70,
Mauro Biuzzi è iscritto alla Lega Obiettori di Coscienza, fondata su
iniziativa del Partito Radicale.
Architetto ed
artista poliedrico, Biuzzi, nel 1980, fonda e partecipa alla rivista
di cultura romana indipendente“Braci” e, sempre sull'onda della
controcultura artistica e letteraria dell'epoca Cyberpunk, fonda,
nel 1991, il primo partito politico - per così dire -“antipolitico”,
ovvero il Partito dell'Amore, assieme a Riccardo Schicchi, Ilona
Staller e Moana Pozzi.
Non a caso il
personaggio di Mauro Biuzzi è interpretato e rappresentato (a parer
mio male ed in modo totalmente macchiettistico, così come sono mal
interpretati i ruoli di Riccardo Schicchi ed Ilona Staller) nella
fiction che Sky ha dedicato a Moana Pozzi dal titolo, appunto,
“Moana”, di Alfredo Peyretti, con l'ottima (lei sì davvero !)
Violante Placido.
Mauro
Biuzzi – oggi leader del Partito dell'Amore
(www.partitodellamore.it)
- è un simpatico amico, peraltro già in passato in contatto con il
nostro amico e collaboratore fraterno Peter Boom, profondamente
colto, intelligente ed arguto.
Oggi abbiamo il
piacere di intervistarlo, in esclusiva (per completezza
dell'informazione desideriamo segnalare che i link contenuti
nell'articolo, le parole in maiuscolo, corsivo e grassetto sono state
appositamente e volutamente inserite dall'intervistato Mauro Biuzzi).
Luca
Bagatin: Quando hai conosciuto per la prima volta Moana Pozzi ?
Mauro
Biuzzi: Il
nostro primo scambio di battute è stato a Roma, i primi giorni di
gennaio 1992, nel comprensorio di palazzine in Via Cassia, dove c’era
la Diva Futura e dove abitavano lei, Schicchi e la Staller. La prima
sede del PdA era in un appartamento indipendente in una di quelle
palazzine, nel quale io ho diretto la campagna politica del 1992. Per
la campagna alle amministrative del 1993, invece, la sede del PdA si
spostò nel superattico sopra all’appartamento di Moana, giacché
volevamo entrambi una totale indipendenza dalle attività di
Schicchi. Torniamo alla prima volta con Moana. Era appena arrivata da
Milano la diffida della Staller ad usare il suo volto nel simbolo del
Partito dell’Amore
[http://www.partitodellamore.it/diva_patria/politiche/006/d001.html].
Pioveva e, poiché aveva un pacco di copie della sua Filosofia
e non aveva l’ombrello, Schicchi mi chiese se volevo accompagnarla
alla palazzina dove si trovava il suo attico. Lei mi disse subito:
“Peccato dover sprecare tutto il lavoro che hai fatto per il
simbolo !”. In ascensore le dissi: “Potrebbe dipendere anche da
te…”. Lei, che non aveva la minima idea di impegnarsi in
quest’avventura politica che stimava come un’ennesima
“pagliacciata” di Riccardo (parole sue), sulla porta di casa mi
disse: “Ci penso.”. Ci pensò. Pochi giorni dopo, in una riunione
a quattro (Schicchi, Moana, io e mia moglie Marcella Zingarini), con
il solo voto contrario di Riccardo, è rinato il vero Partito
dell’Amore e questa volta aveva il volto di Moana. Il PdA di
Schicchi/Staller era durato solo un mese.
Luca Bagatin: Chi era, secondo te, Moana Pozzi, veramente ?
Mauro
Biuzzi: Moana
fu un raro esemplare di genio italiano. Una donna, cioè, la cui
eccezionale forza fisica e logica la spinsero sempre a fare scelte
anti-conformiste.
Luca Bagatin: Ricordo che in un'intervista che Piero Chiambretti ti fece nel suo programma, alcuni anni fa, dicesti che, secondo te, Moana Pozzi dovrebbe essere ricordata nei libri di Storia. Puoi spiegarcene meglio il motivo ?
Mauro Biuzzi: Perché Moana ha concluso la sua vita facendo politica e senza usare i potenti mezzi del Potere (Denaro, Media, Spettacolo, Scienza, Cultura, Politica, Religione, ecc), ma al contrario mettendo la sua popolarità al servizio di una piccola formazione come il PdA, che aveva come scopo quasi suicida quello di opporsi ai poteri forti partendo da zero. E la Storia in Occidente, da Cristo in poi, si fa senza i potenti mezzi. Non troverai nessuna “diva” che, al vertice della sua carriera, abbia corso un tale rischio d’immagine. E che, dopo la prima sconfitta e contro l’opinione di tutti, che abbia voluto assolutamente ritentare quasi da sola (ovvero solo con me), nella campagna elettorale per il Sindaco di Roma del 1993, riuscendo a concludere la raccolta firme in condizioni disperate e riuscendo a portare per la seconda volta il simbolo del PdA nella scheda elettorale. Una tempra da Giovanna D’Arco, che sola spiega la sua beatificazione postuma. Anch’io che l’ho seguita e guidata passo passo in questa lucida follia, certe volte penso che me la sia sognata, che Moana non è mai esistita. Ma la vera politica, quella che fa Storia, è quella che non teme di realizzare l’impossibile. Altro che economia politica !
Luca
Bagatin: Che cosa ti ha spinto ad ideare, assieme a Riccardo
Schicchi, il Partito dell'Amore ?
Mauro
Biuzzi: La
scommessa che si potesse sfidare sul suo terreno, quello di una
campagna elettorale - ma fatta senza spendere una lira pubblica - il
peggior consociativismo partitico della Repubblica Italiana: quello
che aveva resistito al Movimento Studentesco del 1968, alle Brigate
Rosse del 1978, ma che poi aveva ceduto qualcosina solo nei primi
anni Novanta nell’inchiesta detta Tangentopoli.
Con il PdA - per la prima volta - una formazione dichiaratamente
antipolitica ha dominato per tre mesi una campagna elettorale
italiana, se si escludono i precedenti referendum sull'aborto e sul
divorzio. Voglio qui precisare che l’accostamento del PdA all’Uomo
Qualunque
di Guglielmo Giannini, è un’approssimazione idiota, di quelle che
si leggono su Wikipedia. Oggi sono tutti qualunquisti meno il PdA.
Luca Bagatin: Ma il simbolo del Partito dell'Amore lo ideasti tu o Riccardo Schicchi ? Che cosa rappresenta, nello specifico ?
Mauro
Biuzzi: L’icona
nel cuore, che avevo già usato dal 1987 in mie azioni pubbliche
[http://www.partitodellamore.it/diva_patria/politiche/001/d009.html],
la proposi a Schicchi nel 1991 in una versione adatta ad essere
presentata come simbolo in una campagna elettorale. Fu, infatti,
ammesso dal Ministero degli Interni nel 1992, anche se dovetti
discutere un’obiezione di ammissibilità dell’ufficio competente
che riteneva blasfemo l’accostamento tra una croce e il volto di
una pornostar. Feci notare che non era “una pornostar” ma la
cittadina Moana Pozzi. E il simbolo fu ammesso dalle Istituzioni
[http://www.partitodellamore.it/diva_patria/politiche/009/d004.html].
Ma non dagli elettori italiani, il cui concetto di cittadinanza era
ancora ristretto a quello indicato dai Partiti e dai mass-media
dell’epoca.
Luca Bagatin: Quali i punti salienti del programma cultural-politico del Partito dell'Amore ?
Mauro
Biuzzi: Dichiarammo
subito sul retro del volantino di Moana
[http://www.partitodellamore.it/diva_patria/politiche/011/d02.html
]che la nostra logica politica non era riducibile a quella di
programma,
come nella politica di matrice sindacal-contrattuale. E invece
preferimmo una Politica di Immagine piuttosto che di Parola, che fu
poi tipica dei movimenti no-global ma anche del terrorismo islamico
(intendo sul piano dell’uso dei mezzi di comunicazione). Nessuna
chiacchiera moraleggiante. In particolare io avevo ed ho i miei
riferimenti nelle declinazioni nazionali della rivoluzione
punk,
che come tutti sanno, si oppose a quella hippie
sessantottina e che riemerse all’inizio degli Anni Novanta. Anche
su questo piano di Immagine si è consumata la separazione del PdA di
Mauro Biuzzi e di Moana Pozzi dalla precedente esperienza politica
della Diva Futura di Riccardo Schicchi e Ilona Staller, legata
all’ideologia della Rivoluzione Sessuale degli anni settanta. Nel
1991 gli effetti della caduta del muro di Berlino erano ormai
evidenti e noi lanciammo per primi una sfida al Pensiero Unico sul
suo terreno: quello della simulazione della politica e della sua
morte simbolica, dell’anti-partito,
come dissi nella mia tribuna elettorale del 1992
[http://www.youtube.com/watch?v=ye4tvQk1TQ8]. La cosa interessò,
infatti, tutto il mondo e con Moana raccogliemmo oltre duecento
articoli di stampa estera, da ogni parte del mondo
[http://www.partitodellamore.it/diva_patria/politiche/015/index.html].
Moana rappresentò uno sperpero di visibilità politica contro la
riduzione della politica all’economia. Una festa orgiastica della
morte della politica contro la simulazione tragicomica della crisi
economica mondiale. Generazione
X.
Tentativo riuscito di fare di Moana una bellissima e terribile pausa
in cui si sente solo il rumore dello strappo di una moquette: quella
con cui l’economia politica borghese silenzia da qualche secolo
ogni Realtà che gli somigli come la sua immagine rovesciata nello
specchio, un’immagine che simuli la sua morte simbolica,
un’immagine fuori controllo. E Moana era esattamente questo: non la
diversità
ma l’alterità,
non la trasgressione
ma la seduzione
fatale.
Come il Don Giovanni, il Gattopardo, il Marchese del Grillo,
l’aristocrazia francese o russa che misero fine ad una tirannia
cortigiana ed oligarchica di cui erano la maggior espressione e che
conoscevano molto bene. Moana rimarrà una delle maggiori icone del
tramonto dell’Occidente in Italia, insieme a Mamma
Roma e
ad Accattone.
Luca
Bagatin: Il Partito dell'Amore esiste tutt'oggi, ma, dal 1993, non si
presenta alle elezioni politiche, come mai?
Mauro
Biuzzi: Perché
il PdA è un partito cristiano-dionisiaco,
nel senso che proprio con il parlare
silenzioso del
corpo di Moana ha dato l’esempio di un leader
politico che pratica il diritto/dovere di tacere su ciò di cui non
si può parlare. Con ciò opponendosi radicalmente all’idea tutta
mass-mediatica che il politico sia un opinionista
televisivo,
un inarrestabile nastro trasportatore di Doxa, un continuo parolibero
che vomita contratti programmatici. In tal senso la cultura realista
del PdA, in contrasto con il cosiddetto diritto
alla libertà d’espressione,
si oppone anche all’obbligo per tutti ad avere un’opinione su
tutto. Dittatura della Doxa
che si esprime ai suoi massimi livelli nei social
network,
veri campi di concentramento dell’autismo cronachistico di massa
(oltre che mezzo d’intercettazione e di controllo): crimine
perfetto di istigazione dell’umanità alla masturbazione espressiva
travestita da “libertà di espressione”, proprio come tra gli
adolescenti nativi digitali l’esperienza della masturbazione via
cam sta sostituendo quella del primo rapporto sessuale. Insomma, il
PdA ha dato alla borghesia “protestante” italiana la spiacevole
notizia che il sesso è nato molto prima del diritto. E che non se ne
può fare libero commercio “liberandolo”, quasi peggio di come
hanno fatto i preti “vietandolo”.
Luca
Bagatin: Il Partito dell'Amore, fra gli altri, si ispira al
socialista umanitario Giuseppe Garibaldi, come mai?
Mauro
Biuzzi: Perché
Garibaldi ha fondato la nostra Repubblica credendo, parlando e
scrivendo di un socialismo
del cuore
che certamente Biuzzi e Moana, da patrioti e credenti, hanno
praticato prima ancora che capito. Capiamo invece perché l’algida
e frigida borghesia televisiva italiana possa chiamare populismo
ciò che arriva alla gente in forma commovente e affettiva. Un
politico che è amato dalla popolazione indispettisce i pragmatici
che ormai ci governano, come il caso di Pier Paolo Pasolini ancora
dimostra. Perché i progressisti e i pragmatici possono avere
ragione, ma amore no.
Luca
Bagatin: Oggi vi presentate come "Partito dell'Ex Voto",
ovvero invitate gli elettori all'astensionismo ed alla dissidenza
"alter-politica".
In che cosa consiste questo nuovo modo di fare politica da voi
inaugurato?
Mauro
Biuzzi: Per
l’esattezza oggi invitiamo all’obiezione
di coscienza elettorale,
che è tutt’altra cosa dalla scheda bianca. Per quanto ho già
detto, noi ci proponiamo sempre come critici
dello spettacolo elettorale,
e in particolare, critici
della comunicazione pornografica
come modello di propaganda della nostra epoca. Come nel secolo scorso
ogni persona faceva due mestieri, il suo e quello di critico
cinematografico, il PdA ha profetizzato la nascita del “critico
politico”. Beppe Grillo non è “un comico che fa politica” ma è
un cittadino che interrompe momentaneamente il suo mestiere per fare
il critico
della politica.
E così dicasi per i militanti del suo Movimento. Una rivoluzione
antropologico-culturale cominciata con il sottoscritto e con Moana
Pozzi.
Questa novità determinò il contrasto con Schicchi e Staller, che
furono espulsi dal PdA nel 1992
[http://www.partitodellamore.it/diva_patria/politiche/014/d001.html]
proprio perché praticavano ancora una politica di conflitto
d’interesse tra il proprio mestiere e le alleanze politiche.
Questa evoluzione di Moana maturò, infatti, nella campagna per le
amministrative di Roma nel 1993 nella quale, liberi ormai dalla
vecchia equazione sesso = politica, formammo la prima lista civica di
candidati della Seconda Repubblica. Fu costituita candidando oltre
cinquanta aspiranti consiglieri comunali tutti provenienti dalla
società civile romana e senza alcun “precedente” politico, ed io
fui nominato capolista su proposta di Moana
[http://www.partitodellamore.it/diva_patria/amministrative/004/s02.html].
In conclusione, direi che la caratteristica dei cittadini ai quali il
PdA si rivolse per primo (nel quadro della crisi della politica che
dura da Tangentopoli ad oggi), è quella di essere dei “critici
politici” irriducibili alla Doxa politica e al marketing mediatico.
Cittadini irriducibili alla definizione asfittica di elettori,
essendo
ormai caduto miseramente il vincolo che legava politica e lavoro
(alla faccia dell’art.1 della Costituzione). Cittadini-stalker
delle mappe interstiziali che ancora ostacolano l’urbanizzazione a
tappeto del territorio. Cittadini-mutanti residuali della
cittadinanza repubblicana, nel quadro della modernizzazione fondata
sul capitalismo avanzato e sull’immigrazione/deportazione di massa.
Insomma, non più cittadini collaborazionisti, deleganti,
qualunquisti, pessimisti, clandestini o resistenti, ma attivisti e
patrioti che si riprendono la loro sovranità nel pubblico e
soprattutto nel privato. Cittadini che, al di là della
modernizzazione coatta e ricattatoria tipica del dopoguerra
e
del suo portato d’ingerenze e di embarghi (che ancora chiamiamo
esportazione
della democrazia, una
specie di Pax
romana
fatta da bottegai e top-guns),
riprendono il cammino della libertà repubblicana universalista, in
Italia e nel mondo.
Luca
Bagatin: Che cosa ne pensi della politica di oggi ? Ci sarebbe
spazio, nel panorama politico-culturale e mediatico per una
personalità libera e libertaria come Moana Pozzi ?
Mauro
Biuzzi: Ho
già detto che nelle nostre socialdemocrazie la politica
si è ridotta ad economia
politica.
In questo senso ritengo che l’economia politica sia troppo stretta
per Moana come per qualunque altro cittadino che non sia un Attore
di questa nuova oligarchica. Che non sia cioè un finanziere, un
industriale, un editore, un autore/pubblicitario, un politico ovvero
una Vedette
al servizio della Governance
mondiale. Moana (come Marilyn o Pasolini) non è riducibile a nessun
bipolarismo imperial-democratico (tipo progressisti/conservatori),
come si è rappresentato da Jacqueline Kennedy a Carla Bruni
ex-Sarkozy
(che guarda caso sono donne). Moana è la parte vitale e negativa del
bipolarismo, la parte maledetta e anti-borghese, la parte
anti-sociale e anti-edipica, come alle origini lo furono Van Gogh o
Rimbaud (che guarda caso sono maschi). Il PdA, con la posizione di
estremo-centro, si libera per primo anche del retaggio ideologico
della distinzione destra/sinistra o di quella maschile/femminile, con
tutti i primati di genere
ad essa collegati strumentalmente e darwinianamente (schiavo/padrone,
vittima/carnefice, disoccupato/salariato). Insomma, l’Estremo-centro
di Moana sfugge ad ogni sistema binario e cibernetico (i codici
seriali 0/1, senza centro e senza estremi per definizione). Il PdA è
per la ciclicità, per l’estremo ritorno del principio dell’eguale,
per la Terra e contro il Territorio. Il PdA sostiene Moana come
simbolo della Repubblica Italiana, dalle Alpi alla Sicilia. Sostiene
Moana come Cuore della nostra Patria. Cuore della questione
mediterranea, cuore del rapporto nord/sud.
Luca
Bagatin: Pensate che in futuro ci potrà essere spazio, in Italia,
per il Partito dell'Amore ?
Mauro
Biuzzi: Non
ci sarà futuro per nessuna libera repubblica e per nessun popolo che
si riconosce in essa, se non si farà ovunque una “critica
politica” ai rappresentanti del mondialismo finanziario che ovunque
si insediano nei governi nazionali, per espropriarli progressivamente
della loro sovranità culturale e popolare, vero
motivo della crisi della rappresentanza elettorale
(in Italia come in Grecia come in Spagna). Insomma, dopo i manager,
le pornostar, i papi e i centravanti “stranieri”, tra quanto
tempo il liberismo aprirà anche il mercato della politica-spettacolo
? E perché non lo ha ancora fatto ? E che fine farà la cultura
diffusa in Italia sotto i colpi dell’internazionalizzazione del
Made
in Italy ?
Per non parlare dello sterminio della cultura contadina di
Pasoliniana memoria, dell’olocausto delle api pronube, dei
fondamenti stessi della corretta alimentazione dei popoli, tutto
spazzato via a colpi di aree metropolitane e grande distribuzione. Il
Partito dell’Amore, lungi dall’essere un partito
nazional-socialista, è stato certamente un primo segnale tutto
italiano dell’inizio di una crisi irreversibile del primato della
politica trans e multinazionale. Il PdA ha profetizzato nel 1992,
l’avvento in Italia di una Videocrazia
senza uguali al mondo e la necessità di affrontare il “discorso
sul Massimo Sistema Pornografico”. Quel Sistema che, dall’11
settembre del 2001, ha cominciato a parlare, all’interno di tutti i
linguaggi locali, con il linguaggio politico del nuovo Impero
finanziario mondiale. Quindi, nessun futuro senza il Partito
dell’Amore, che ha avuto sempre la missione di voler restituire
agli italiani la loro verginità stuprata (culturale e ambientale).
Questo noi intendiamo con cristiano-dionisiaco:
la difesa della nostra cultura mediterranea da quella Mondialista. E
il più grande successo del PdA è stato quello di riuscirci almeno
con la sua prima candidata, Moana, che da iper-pornostar
all’americana è diventata cittadina comune e prima donna-leader di
una piccola formazione indipendente (e non la solita testimonial
dello Spettacolo candidata dal Padrone di turno a questo o quel
Partito politico che fa i suoi interessi a Montecitorio). L’Italia
è una giovane Repubblica fondata sulla resistenza Risorgimentale
alle occupazioni militari, e agli stupri simbolici e materiali che
sempre ne conseguono. A mio modesto avviso, la nostra Moana con la
fascia tricolore davanti all’Altare della Patria a Roma è uno dei
simboli più significativi della volontà di emancipazione di una
Repubblica nata nel clima di occupazione morale e materiale
conseguente agli esiti della Seconda Guerra Mondiale. E in seguito
cresciuta nello “sviluppo senza progresso”, la cui entità è
data proprio dal livello insopportabile raggiunto oggi dal nostro
debito pubblico sotto la pressione speculativa internazionale
[http://www.partitodellamore.it/diva_patria/amministrative/003/i01.html].
In quell’immagine, che ho realizzato con lei nel novembre 1993 per
il suo unico manifesto politico, Moana cessa di essere la pallida
imitazione di una diva del cinema americano (che tanto piace ai
critici sessantottini che sostengono il Trash
all’italoamericana), per diventare la vera icona del cammino che la
nostra Repubblica sta facendo attraverso i tanti disastri civili del
dopoguerra. Certo, di una Repubblica nata orfana, e che continua ad
essere considerata figlia di madre ignota. Proprio come Moana, la
nostra Biancaneve che ora dorme con il milite ignoto, con l’italiano
futuro.
Luca
Bagatin
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