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giovedì 21 aprile 2016

Fidel Castro e Marco Pannella: due eroi del XX e del XXI secolo. Articolo di Luca Bagatin

Fidel Castro e Marco Pannella: due rivoluzionari quasi cotanei, due vite diverse ma accomunate entrambe da battaglie di emancipazione sociale e individuale.
Il primo komunista, il secondo amerikano, pur non essendo affatto né comunisti né veramente americani, ma rimanendo sempre loro stessi: castristi e pannelliani, ovvero, in due parole: socialisti e radicali.
Fidel Castro, con il recente discorso a L'Avana, si congeda dalle scene e così ha fatto Marco Pannella che, da qualche mese, a causa delle sue condizioni di salute, si è ritirato in casa, ricevuto solo dagli amici più cari, non ultimo Vasco Rossi.
Marco Pannella, classe 1930, allievo politico di Benedetto Croce e fra i fondatori del primo Partito Radicale con Mario Pannunzio ed Ernesto Rossi – rompendo con la tradizione liberal-confindustriale e dando vita ad un partito contro i monopoli di Stato e di mercato - e del secondo Partito Radicale – partito dei diritti civili e anticlericale per eccellenza - di cui diventerà il leader indiscusso.
Fidel Castro, classe 1926, leader della Rivoluzione Cubana negli Anni '50 assieme a Che Guevara contro il dittatore Fulgencio Batista e Leader Maximo dell'Isola Caraibica sino al 2011, quando lascerà l'incarico al fratello Raul. Marxista non sovietico, che finirà per scegliere l'alleanza con l'URSS unicamente per convenienza geopolitica.
Che cosa unisce Marco e Fidel, apparentemente così lontani ?
L'essere stati degli eroi del XX e di parte del XXI secolo: Marco con le sue lotte contro i monopoli, la partitocrazia, per il diritto all'emancipazione femminile, al divorzio, all'aborto, ai diritti degli omosessuali e per l'antiproibizionismo su tutto. Fidel Castro per aver dato un'opportunità di riscatto sociale non solo alla sua isola natale, ma a tutta l'America Latina preda del colonialismo e del neocolonialismo, avendo peraltro ispirato e supportato le imprese democratiche e civili di Chavez, Morales, Ortega, Mujica...in questi ultimi quindici anni.
Marco Pannella giocava sul “fronte occidentale”, amico degli USA in quanto amico del sistema elettorale e liberale “amerikano”, ma sino ad un certo punto. Ovvero, nei fatti, comunque dalla parte del Terzo Mondo, contro lo sterminio per fame di milioni di africani, contro il neocolonialismo e per il disarmo unilaterale del blocco occidentale.
Fidel Castro, amico dell'URSS, ma solo per convenienza strategica. In realtà fiero marxista convinto che il sistema socialista non andasse affatto esportato, ma andasse bene per i Paesi poveri e sfruttati come quelli colonizzati dagli europei e dall'Impero del Male yankee. Fidel, capace di autocritica di fronte al trattamento prigionieri politici cubani e di fronte a quegli omosessuali che aveva preferito inviare nei campi di lavoro ai tempi della Rivoluzione, al punto che oggi – grazie alla nipote Mariela Castro, figlia del fratello Raul – si discute della possibilità di riconoscere il matrimonio omosessuale a Cuba.
Marco e Fidel, ad ogni modo, come tutte le persone intelligenti e tutti i rivoluzionari, non sono privi di contraddizioni e di errori, ma non possiamo non riconoscere le loro lotte sprezzanti del pericolo, condotte in modo assai diverso, ma non meno rispettabile.
Marco, gandhianamente, digiunando e talvolta beccandosi botte e insulti nei vari sit-in nonviolenti organizzati dai radicali. Fidel attraverso la guerriglia nella Sierra Maestra. Ma “senza mai perdere la tenerezza”, come soleva dire il Che.
L'obiettivo era una società diversa, libera, libertaria, socialista, autogestionaria. In questo senso non ci dimentichiamo i dibattiti aperti dal Partito Radicale negli Anni '70 per la costruzione di un ampio soggetto socialista e libertario, che vedesse coinvolti socialisti del Psi, ma anche pezzi di Lotta Continua e di Democrazia Proletaria, che furono ad ogni modo coinvolti in diverse battaglie radicali (ricordiamo la martire laica Giorgiana Masi, che, nel 1977, a soli 18 anni morì sotto i colpi di agenti in borghese, solo per aver pacificamente manifestato assieme a radicali e sinistra extraparlamentare).
La stessa Rivoluzione Cubana infiammò gli animi delle controculture hippie, ovvero dei vari Jerry Rubin e Abbie Hoffman, ovvero di quegli statunitensi libertari stanchi del sistema capitalista e borghese e critici nei confronti degli USA quali “gendarmi del mondo”.
Marco e Fidel, oggi anziani ma non domi che, per oggettive ragioni di salute si ritrovano ad uscire gradualmente di scena. Entrambi ricevendo gli amici più cari e continuando a dare consigli.
Pannella ricevendo l'amico di tante battaglie Vasco Rossi e rilanciando la battaglia radicale per la legalizzazione della cannabis, attraverso una raccolta di firme per una proposta di legge di iniziativa popolare in tal senso; Castro ricevendo recentemente il Presidente del Venezuela Nicolas Maduro e criticando così le aperture del fratello Raul ad Obama.
L'Italia di oggi non è più l'Italia degli Anni '70, ma ad ogni modo, anche se non ha vinto il radicalismo liberalsocialista pannelliano, i costumi sono molto cambiati anche grazie e soprattutto ai radicali di Marco Pannella.
L'America Latina, anche se sta subendo numerosi tentativi di golpe e di inversioni di marcia (osserviamo i casi emblematici del Brasile e dell'Argentina), ha comunque oggi le spalle ben più larghe rispetto al periodo precedente alle Rivoluzioni Cubana di Castro e Bolivariana di Chavez ed ha conosciuto quel Socialismo del XXI secolo che è oggi l'unico autentico esempio di emancipazione sociale al mondo.
Rimangono così due eroi che, a 90 anni dalla loro nascita, ci hanno lasciato una profonda eredità e dei profondi insegnamenti: non occorre essere maggioranza – peggio ancora se silenziosa e conformista - per vincere le battaglie e le guerre. Si può essere anche minoranza, a patto di essere una minoranza anticonformista e battagliera, senza mai perdere la tenerezza, procedendo con onestà intellettuale e rinunciando ad ogni forma di egoismo.
Cari Marco e Fidel, da voi ho imparato moltissimo. E, credo, di non essere stato l'unico.

Luca Bagatin

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