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giovedì 14 aprile 2016

Il paese dell'utopia: l'Uruguay di Garibaldi, Batlle y Ordonez e José "Pepe" Mujica. Articolo di Luca Bagatin

L'Uruguay, nello scacchiere geopolitico, appare Paese marginale. Purtuttavia, sotto il profilo umano e sociale è un Paese modello, al quale, non a caso, sono stati dedicati diversi saggi e reportage.
Ultimo ma non ultimo l'agile saggio di Leonardo Martinelli – giornalista de “Il Sole 24 Ore” - “Il paese dell'utopia – viaggio nell'Uruguay di Pepe Mujica”, edito da Laterza.
Il Paese dell'utopia è, appunto, l'Uruguay. Il Presidente che lo ha reso un Paese socialmente e umanamente progredito è José “Pepe” Mujica, di cui, peraltro, abbiamo già parlato in numerosi articoli.
Il saggio di Martinelli, ad ogni modo, ha il pregio di condurre il lettore all'interno del piccolo, ma vitalissimo Paese latinoamericano. Paese laico e anticlericale sin tai tempi del suo storico Presidente José Batlle y Ordonez (1856 - 1929), al quale Mujica si è ispirato. Paese tollerante, civile e democratico.
Ma, andiamo con ordine.
Martinelli esordisce raccontandoci il suo primo viaggio in Uruguay nel 2003 e racconta di un Paese ove il tasso di disoccupazione era del 16%, ovvero ben oltre quello italiano dell'epoca, che era del 9%. Nel 2015, invece, la tendenza si è radicalmente capovolta: il tasso di disoccupazione italiano è salito al 12%, mentre quello uruguayano è sceso al 6% ! Merito di politiche globaliste, keynesiane e/o di austerità ? Niente affatto: merito delle politiche socialiste e libertarie introdotte dal Frente Amplio guidato da Pepe Mujica. Politiche che hanno portato a legalizzare la marijuana (demonizzata in Occidente sin da quando il Presidente USA Franklin Delano Roosevelt, nel 1937, la mise fuori legge in quanto le fibre di canapa indiana risultavano non solo utili per produrre biocombustibile e ciò avrebbe messo in crisi il settore petrolifero, ma anche più economiche e resistenti di quelle prodotte dai grandi magnati della cellulosa, sostenitori di Roosevelt); riformato la sanità, finanziata attraverso i contributi dei lavoratori e delle imprese; puntato all'autogestione delle impese da parte dei lavoratori e ridotto i consumi interni. Lo stesso Mujica, amante della sobrietà, si è ridotto lo stipendio del 90%, arrivando a guadagnare circa mille euro mensili !
Tutto ciò, oltre a ridurre la disoccupazione, ha portato ad un aumento dei salari, ad una crescita del PIL del 6% e a una diminuzione del tasso di povertà dal 39% al 6%.
“Pepe” Mujica, che oggi ha lasciato la carica di Presidente per cederla al suo vice Tabaré Vazquez, fu peraltro eletto Presidente all'età di 74 anni, nel 2009, con alle spalle una vita da ex guerrigliero tupamaro contro la dittatura ed un lavoro da agricoltore e da fioraio. Tutt'altro, insomma, del giovinastro figlio di papà cresciuto in qualche collegio britannico.
Leonardo Martinelli, oltre ad analizzare gli effetti positivi delle riforme portate avanti dal Presidente Mujica, condensa nel suo saggio la storia dell'Uruguay a partire dalla definizione della scrittrice ed esploratrice Rosita Forbes che, sbarcata in Uruguay nel 1932, lo definì “paese dell'utopia” in quanto già allora vantava un'organizzazione sociale e civile all'avanguardia, anche sul piano dei diritti delle donne e ciò proprio grazie al già citato Presidente del Partito Colorado José Batlle y Ordonez, la cui formazione politica era repubblicana, anarchica e socialista-proudhoniana ed amava dire che “i poveri dovevano diventare meno poveri, mentre i ricchi più ricchi”.
Fu Batlle Ordonez, ad esempio, a proporre per primo che i dipendenti delle aziende pubbliche e private dovessero ricevere una quota dell'utile dell'impresa stessa, anticipando così il concetto di autogesione portato poi avanti nel secolo attuale da Mujica.
Capitolo degno di nota del saggio di Martinelli è quello dedicato al nostro Giuseppe Garibaldi, che proprio in Uruguay fu celebrato eroe nazionale. Fu proprio nella capitale, Montevideo, che Garibaldi aderì alla Massoneria, entrando nella Loggia “Les Amis de la Patrie” e fu in quella città che iniziò ad ispirarsi al socialismo umanitario. Allorquando scoppiò la guerra civile fra le fazioni “colorados” e “blancos” - che durò dal 1839 al 1851 – Garibaldi vi partecipò schiarandosi con i “colorados” - espressione di laicità ed emancipazione, essendo peraltro i primi a parlare di diritti civili e di abolizione della schiavitù – schierando con loro la Legione Italiana, composta da esuli mazziniani e repubblicani come lui.
Quelle lotte a fianco dei “colorados” lasciarono un segno profondo nell'immaginario degli uruguaiani, al punto che il “garibaldinismo”, in Uruguay, è considerato ancora oggi una vera e propria corrente politica e di pensiero, che inevitabilmente influenzò prima il Presidente Batlle Ordonez ed oggi José Mujica.
Il viaggio nel “paese dell'utopia” di Leonardo Martinelli, ad ogni modo, non si esaurisce qui. Prosegue nell'illustrare la pesenza di una nutrita comunità valdese in Uruguay – Colonia Valdense - approdata nel 1858 dal Piemonte a seguito delle presecuzioni in quelle terre. Colonia ottimamente integrata proprio grazie al fatto che la Chieda Valdese è una confessione aperta, tollerante e laica e dunque in totale sintonia con i valori del Paese che la ospita.
Degno di nota il capitolo dedicato alla visita di Che Guevara in Uruguay che, al pari di Garibaldi, influenzò molto la cultura politica degli uruguaiani. Che Guevara, giunto in visita nel 1961 a Punta del Este a rappresentare Cuba in seno all'Organizzazione degli Stati Americani (OAS), puntò il dito contro la proposta del Presidente USA John Kennedy di creare quella che fu chiamata “Alleanza per il Progresso” allo scopo di rovesciare la Rivoluzione Cubana e favorire gli interessi delle multinazonali straniere - in particolare statunitensi - in America Latina, oltre che quelli del Fondo Monetario Internazionale. Parlando in tal senso, il “Che”, infiammò gli animi degli uruguaiani, fra cui quello del giovane Mujica.
José Mujica in un primo tempo si legò politicamente a Enrique Erro, deputato del Partido Blanco. Successivamente, nel momento in cui l'Uruguay si stava progressivmente avviando verso una deriva autoritaria e dittatoriale, aderì al Movimento di Liberazione Nazionale Tupamaros, fondato dal socialista proudhoniano Raul Sendic. Fu all'interno del movimento che, peraltro, conobbe la sua futura moglie, Lucia Topolansky.
I Tupamaros si trovarono dunque a lottare contro un governo dittatoriale supportato dal governo USA che, dal 1969, attraverso l'agente della CIA Dan Mitrione, torturò centinaia di prigionieri attraverso tecniche totalmente disumane. Alla faccia della più grande democrazia liberale d'Occidente !
Anche José “Pepe” Mujica finì in prigione, nel 1972, e fu torturato. Vi uscirà solo nel 1985, alla fine della dittatura militare, per iniziare a lavorare come agricoltore e fioraio.
Con i suoi vecchi compagni Tupamaros fonderà, poco tempo dopo, il Movimento di Partecipazione Popolare che, alle elezioni del 1994, si presenterà all'interno della coalizione del Frente Amplio, comprendente socialisti, democristiani e libertari. Mujica fu così eletto in Parlamento.
Nel 2005, il “Pepe”, sarà nominato Ministro dell'Agricoltura e, finalmente, nel 2009, sarà candidato alla Presidenza della Repubblica ed eletto con il 52% dei voti.
Il saggio di Leonardo Marinelli parla dunque di questo e di altro. Parla di un Paese fiero e laico, con le sue ferite, ma anche con la sua voglia di ricominciare, senza odio per gli avversari. Un Paese emblema del riscatto Latinoamericano e del Socialismo del XXIesimo secolo. Un socialismo libertario e anarchico, se vogliamo, che fonda le sue radici nell'amore per il prossimo.
“Non esiste alcuna dipendenza buona, a eccezione di quella dell'amore”, sostiene Mujica. Frase che, non a caso, viene riportata dall'autore del saggio “Il paese dell'utopia” in appendice del testo fra le “parole chiave” del “Pepe-pensiero”.
Un Paese da cui abbiamo molto da imparare noi europei e noi occidentali. Un Paese che ha compreso che, per vivere bene e liberi, occorre vivere di e con poco. Un Paese laico e a-confessionale, in cui, proprio per questo, sono rispettate le idee di tutti.
Uruguay: patria d'elezione di Giuseppe Garibaldi, Paese dell'utopia e del primo Presidente povero del mondo: José Mujica, il cui esempio di vita e la cui storia politica terremo sempre nel cuore.

Luca Bagatin

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