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venerdì 14 ottobre 2016

Viaggio nella Siria che resiste. Articolo di Luca Bagatin

La Siria di Bashar Al Assad, checché ne dicano taluni media occidentali, è l'ultimo avamposto di laicità e socialismo arabo in Medioriente. Ovvero è l'ultimo avamposto contro il terrorismo ed il fondamentalismo islamico.
La Siria di Bashar Al Assad va dunque difesa, perché la libertà dell'Occidente, oggi, si combatte sotto le mura di Damasco e di Aleppo: dalla parte delle milizie siriane, dalla parte dei curdi del Rojava, dalla parte dei russi. Dalla parte della Siria che resiste e che vuole rimanere uno Stato sovrano e non essere spazzata via e smembrata, come accaduto alla Libia di Mu'Ammar Gheddafi, martoriata dalle truppe anglo-franco-statunitensi ed oggi preda dell'Isis, sdoganato – come in Siria – proprio da quell'Occidente pseudo-democratico che dal 2011 si è schierato con i ribelli antigovernativi e con i terroristi di Al Nusra contro il governo legittimo di Assad e che solo oggi si rende conto del pericolo di Daesh, l'autoproclamatosi Stato Islamico dell'Isis.
Di questo ed altro parla l'agile e ottimo saggio del giovane giornalista Sebastiano Caputo, il quale ha visitato la Siria - nel settembre del 2015 e nell'aprile del 2016 – riportandone la situazione dalle colonne de “Il Giornale”.
Il suo saggio, “Alle porte di Damasco – viaggio nella Siria che resiste” (Edizioni Circolo Proudhon), è infatti il reportage di quei viaggi. E' il racconto della Siria baahtista e delle sue conquiste civili e sociali prima del conflitto; prima delle sedicenti “primavere arabe”; prima degli embarghi occidentali; prima dei bombardamenti voluti da Francia e Stati Uniti contro il legittimo governo di Assad ed il suo popolo. Prima dell'avvento dell'Isis.
La Siria è sempre stato un centro e crocevia di spiritualità cristiana ed islamica, oltre che alawita e drusa e, dall'avvento al potere del Partito Baath, anche di laicità dello Stato.
Nel saggio di Caputo sono raccontate, peraltro, le origini dello stesso Partito Baaht – ovvero il Partito del Risorgimento Arabo Socialista - fondato da due insegnanti, rispettivamente di religione cristiana ed islamica, ovvero Michel Aflaq (1910 – 1989) e Salah Al Bitar 1912 – 1980).
Studenti dell'Università della Sorbona a Parigi, Aflaq e Al Bitar, nella costituzione del Partito Baaht si ispirarono sia alle opere del nostro Giuseppe Mazzini che di Karl Marx, oltre che di Friedrich Nietzsche. Un partito, dunque, dalle solide fondamenta risorgimentali, laiche, nazionali e socialiste non materialiste, bensì panarabe e che ispirerà per molti versi, tanto l'egiziano Nasser che il libico Gheddafi, i quali saranno successivamente, nel mondo arabo, i propugnatori di quello che viene definito Socialismo Arabo: laico e rispettoso della spiritualità, nazionale ed autogestionario.
Il baahtismo si diffonderà dunque in Siria ed il Iraq e riuscirà a prendere il potere negli Anni '60 attraverso un colpo di stato militare contro il regime ed in Siria si affretterà dunque a nazionalizzare le banche, le aziende commerciali ed industriali e ad applicare la riforma agraria.
Nel 1971 i militari baahtisti affidarono il governo ad Hafez Al Assad, il quale stabilizzò il Paese e contibuì a laicizzarlo. Hafez Al Assad morirà nel 2000 e, essendo deceduto il suo primogenito, affiderà il governo al suo secondo figlio Bashar, allora studente di medicina e avviato alla carriera di oculista.
L'avvento al governo di Bashar Al Assad segnerà l'inizio della riconciliazione con tutte le minoranze, le correnti religiose e le classi sociali e la trasformazione della Siria in una democrazia elettorale, al punto che oggi – checché se ne dica – vi sono numerosi partiti politici ed un parlamento libero con tanto di opposizione. Si noti peraltro che, in appendice al saggio di Sebastiano Caputo, vi è un'intervista dello stesso ad una dei appresentanti dell'opposizione, ovvero alla siriana cristiana Maria Saadeh la quale si indigna particolarmente quando apprende che i media occidentali definiscono il suo Paese una dittatura e ritiene che debbano essere i siriani ed unicamente i siriani gli artefici del loro destino e i detentori della loro sovranità e non già interventi esterni stranieri.
Come spiegato da Caputo nel suo saggio, fu con l'avvento della Presidenza di George W. Bush che, nel 2004, il governo di Bashar Al Assad, iniziò a diventare sgradito alle cancellerie occidentali che pur precedentemente l'avevano accolto come un portatore di concordia e di pace e che iniziarono – su pressione degli USA - ad accusarlo di fomentare il terrorismo e di detenere armi chimiche. Accuse, peraltro, da tempo smentite e fondate unicamente sulla malafede (come per quanto concerne le presunte armi di distruzione di massa detenute dall'Iraq), ma che costarono alla Siria il totale isolamento da parte della comunità internazionale, con l'eccezione della Russia, sua storica alleata sin dai tempi della Guerra Fredda.
Sebastiano Caputo passa successivamente ad analizzare la nascita del fenomeno Isis, che oggi si finanzia principalmente con il contrabbando di beni archeologici dei siti che conquista ed attraverso la vendita di petrolio, identificandola nel Wahabismo, corrente fondamentalista dell'Islam fondata nel XVIII secolo e sviluppatasi in seno alla comunità sunnita. Si noti bene, come ricorda il saggio di Caputo, peraltro, come i Paesi sunniti – noti per il loro fondamentalismo – siano i migliori alleati degli Stati Uniti d'America sin dal 1945: Arabia Saudita, Turchia e Quatar in primis. Paesi che, è ricordato nel saggio stesso – pensiamo all'Arabia Saudita – hanno sempre scaricato i profughi provenienti dalla Siria in virtù delle loro severissime leggi sull'immigrazione (sic !).
Il saggio di Caputo è inoltre una denuncia delle sedicenti “primavere arabe” - sostenutissime acriticamente dal filosofo francese Bernard Henri Levy - che in Siria (come in Libia) hanno portato in piazza unicamente i sostenitori del fondamentalismo e dei suoi fiancheggiatori allo scopo di abbattere il laico governo di Assad.
Fu solo dopo i tragici attentati di Parigi che l'Occidente inizierà a comprendere che il vero nemico non era certo la Siria di Assad, ma i suoi detrattori terroristi e fondamentalisti. E ciò al punto che – lo ricorda lo stesso Caputo – i quattro leader del centrodestra francese (Sarkozy in testa, ovvero il maggior responsabile della caduta del governo libico di Gheddafi...sic !), si appresteranno ad incontrare Vladimir Putin a Mosca e ad avviare un dialogo con il governo di Assad.
Ecco dunque che solo oggi il quadro appare più chiaro ed appare chi sono i responsabili di uno fra i più terribili eventi dell'ultimo secolo e delle tensioni vissute direttamente dal popolo siriano, ma anche da quello europeo, sempre a rischio di possibili attentati.
Ed ecco che il saggio di Sebastiano Caputo è lì a mettere un po' d'ordine fra molta, troppa disinformazione e deformazione mediatica. E peraltro ci racconta anche di una bellissima iniziativa, sconosciuta ai più ed osteggiata dall'Eliseo, ovvero l'iniziativa “SOS Chrétiens d'Orient”, costituita da giovani volontari francesi cristiani che, dal 2013, porta aiuti umanitari e soccorsi alla popolazione siriana. Un'organizzazione che è peraltro presente anche in Giordania, Egitto, Iraq e Libano.
Ecco dunque il viaggio nella Siria che resiste e che tutti gli spiriti liberi, autentitamente e non falsamente democratici, dovrebbero sostenere. Perché ne va della libertà di tutti i popoli laici e sovrani e di tutti noi.

Luca Bagatin

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