Se Gesù detto “Il Cristo” tornasse
sulla terra, molto probabilmente o, quasi sicuramente, non sapremmo
riconoscerlo, come e peggio di quanto accadde ai suoi tempi, forse.
In questo mondo sempre più corrotto, ipercecnologico, violento, che
ha perduto ogni senso di rettitudine e di spiritualità, ci sfuggirà
dalle mani ogni possibile incontro con il Sacro, ovvero con la
semplicità dell'amore.
Metafora del Cristo ai giorni nostri è
il film “Povero Cristo”, scritto e diretto dall'ottimo Pier Carpi
nel 1975 e interpretato da un commovente Mino Reitano il quale, nei
panni dell'anonimo e dalla vita grama Giorgio Cavero, scoprirà -
lungo il suo cammino - il Cristo in sé stesso, ovvero identificherà
sé stesso nel Cristo e raggiungerà la redenzione finale.
Bellissimo e poco conosciuto film
interpretato da un inaspettato Beppe Grillo è peraltro “Cercasi
Gesù”, diretto e sceneggiato da Luigi Comencini (e finanche da
Antonio Ricci, padre di “Striscia la Notizia”) nel 1982.
Film che vorrebbe essere satirico e
comico e che risulta invece commevente e profondo. Un film che fa
molto riflettere e che è l'estrema metafora del Cristo ai giorni
nostri.
“Cercasi Gesù” è la storia di
Giovanni (Beppe Grillo), un ragazzo mite che fa l'autostop ed a cui
Don Filippo (Fernando Rey), responsabile di una casa editrice
cattolica, concede un passaggio, assieme ad una giovane terrorista
d'estrema sinistra, Francesca (interpretata da Maria Schneider).
Don Filippo, colpito dai tratti
somatici del ragazzo, così simili al Gesù dell'iconografia
cristiana, propone a Giovanni di diventare il nuovo testimonial
pubblicitario della casa editrice, la quale pubblicherà a puntate la
vita di Gesù e successivamente finanche un album di figurine.
Giovanni accetta e così la città sarà
tappezzata di manifesti pubblicitari con il suo volto. Nel frattempo,
Giovanni, riceve ospitalità da un falegname, il quale è costretto –
in modo rassegnato - a pagare il pizzo ad una banda di malviventi.
Giovanni è un ragazzo buono, che
difende il falegname dalle aggressioni dei malviventi e regala il
primo milione guadagnato dalla pubblicità ad una ragazza madre
tossicodipendente, affinché non si buchi più. Inoltre è solito
giocare a pallone con dei ragazzini, uno dei quali, Ivan, è un
bambino paraplegico ed è solito portarli presso gli uffici della
casa editrice cattolica a giocare in giardino, con grande
disapprovazione delle alte sfere ecclesiastiche.
Giovanni troverà comprensione solo in
Don Gaetano (Néstor Garay), l'unico prete che nella casa editrice
non conta nulla – come Giuseppe stesso gli fa notare - ma che sarà
il primo a chiamarlo Gesù, ricevendone pronta risposta, ovvero,
forse, riconoscendo in Giovanni il Cristo.
Quanto a Don Filippo e agli altri
preti, invece, penseranno solo a sfruttarne l'immagine mediatica (ma
ad essi Giovanni spesso si ribellerà), sino al punto che, quando
Francesca la terrorista rapirà Giovanni per riceverne un riscatto,
faranno di tutto per non pagarlo.
Giovanni, durante il periodo del
rapimento ad ogni modo, sarà comprensivo con Francesca. Anzi, le
dirà che di lei si fida ciecamente e rimarrà con lei, sino al suo
estremo pentimento. Purtuttavia il pentimento di Francesca le costerà
caro, in quanto, una volta liberato Giovanni, sarà presto trucidata
dai suoi compagni terroristi per averlo fatto e ciò getterà
Giovanni nello sconforto.
I preti, insolentiti dal comportamento
ribelle ed alle richieste di compassione e di carità verso tutti i
diseredati, decideranno di spedire Giovanni in una casa di cura e
diranno soddisfatti: “Finalmente ce ne siamo liberati !”. Tranne
Don Gaetano e le suore, le quali guarderanno alla sua partenza con
tristezza.
L'ultimo saluto Giovanni lo riceverà
dal piccolo Ivan, il quale sarà l'unico a riconoscere in Giovanni la
figura di Gesù e gli chiederà di donargli la possibilità di
camminare. Giovanni gli dirà che lui non può fare nulla, in quanto
non può fare miracoli ma...una volta andatosene, scortato in
automobile dai preti, il piccolo Ivan si alzerà dalla carrozzina e,
per la prima volta, riuscirà a camminare.
In “Cercasi Gesù” vediamo
scontrarsi la semplicità e bontà di Giovanni-Gesù (il Dio dei
poveri e dei diseredati) con la violenza e materialità del mondo (la
tossicodipendenza; l'indifferenza dei preti di fronte ai mali del
mondo e la loro fede espressa nella forma dell'”esteriorità”
mediatica; il sistema pubblicitario e lo showbusiness; il “pizzo”
mafioso; il terrorismo politico; la sofferenza di un bambino
paraplegico).
Agli occhi dei più, nel corso del
film, sarà la violenza e la materialità a trionfare, ma in realtà
non è così. La redenzione di Francesca ed il miracolo operato sul
piccolo Ivan valgono più dell'ipocrisia dei preti e della violenza
dei terroristi e dei malviventi.
Francesca comprenderà che uccidere è
peggio ancora che morire. E il piccolo Ivan, forse perché è solo un
bambino innocente, sarà l'unico a riconoscere davvero Gesù e a
riceverne la Grazia.
Quanto a Giovanni-Gesù, tutto sembra
scivolargli addosso. Gli daranno del “pazzo” e dello “stronzo”,
ma lui prenderà tutto con filosofia e con semplicità. Si fida del
prossimo e vuole fidarsi del prossimo. Riconosce al prossimo il
libero arbitrio al fine di fargli comprendere da sé i propri errori,
se ad essi vuole rimediare.
Non ci riuscirà con la giovane
tossicodipendente, che tornerà a bucarsi. Non ci riuscirà con Don
Filippo, che contiuerà a credere nel sistema mediatico-pubblicitario
di una “fede” esteriorizzata e poco praticata nella quotidianità.
Ma ci riuscirà con Francesca che, per la sua redenzione, sarà
uccisa. Ma sarà liberata dal peccato.
Quanto a Giovanni-Gesù, ritenuto
pazzo, sarà internato, così come, forse, sarebbe internato Gesù
detto “Il Cristo” se oggi tornasse sulla terra e ci parlasse e
praticasse l'amore.
“A me non piace far l'amore” - dice
ad un certo punto Giovanni-Gesù nel film e prosegue: “il bello
sarebbe poter dire siamo l'amore, non ci sarebbe né prima né dopo”.
Ecco, in questa frase è forse racchiuso il messaggio d'amore di
Gesù, che poi è il medesimo di tutte le correnti spirituali della
terra e dell'universo conosciuto e non conosciuto.
Ma l'amore, in questo mondo, fa paura e
va rinchiuso. A Giovanni-Gesù si danno due milioni per fare il
testimonial pubblicitario, purchè non parli. Purché non esprima sé
stesso. Purchè non esprima l'amore. L'amore è follia. L'amore è
una stronzata (a Giovanni danno diverse volte dello “stronzo”) in
questo mondo materiale e corrotto.
Invece l'amore è tutto. E fa miracoli.
L'amore fa paura perché è semplicità e trascende la materialità.
E' dono (il dono di un milione che Giovanni fa alla giovane
tossicodipendente, senza chiedere nulla in cambio né come li
spenderà). E' redenzione dal peccato del togliere la vita ad un
altro essere umano. E' qualche cosa che gli umani non sembrano capire
forse proprio per la sua semplicità, per la sua mitezza, perché va
a toccare il cuore senza nulla chiedere, senza giudicare (come fa
Giovanni, che si fida e non giudica).
“Cercasi Gesù” è un film che, a
parer mio, merita di essere rivalutato. E così l'interpretazione di
Beppe Grillo che oggi la politica sembra avere incattivito, forse
perché la politica è materia e divisione, mentre noi tutti
necessitiamo solo di spirito, di unità dello spirito e della
semplicità dell'amore.
Luca Bagatin
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