Nell'occasione sarà proiettato il film "De Bolívar a Chávez: Hacia la segunda independencia".
Riportiamo inoltre qui di seguito l'articolo di Luca Bagatin del 30 gennaio 2015 dal titolo "Hugo Chavez e il Socialismo del Ventunesimo Secolo. Una prospettiva umanitaria e libertaria per uscire dalla crisi", che tratteggia la vita politica e l'opera del Comandante e Presidente Chavez (http://amoreeliberta.blogspot.it/2015/01/hugo-chavez-ed-il-socialismo-del.html).
Hugo Chavez, ex
Presidente del Venezuela di cui abbiamo diverse volte già parlato,
ha ridato, dal 1999 al 2013, digità al suo popolo.
Un popolo
sfruttato prima dal colonialismo spagnolo e successivamente dalle
multinazionali statunitensi ed europee e da governi locali corrotti e
corruttori.
Di Chavez, qui da
noi, si sa sempre molto poco, come molto poco si conosce la Storia
dell'America Latina degli ultimi decenni e di quel “Socialismo del
Ventunesimo Secolo” ideato dal sociologo ed intellettuale Heinz
Dieterich che, lungi dall'essere uno spauracchio del nuovo comunismo
o della sinistra mondiale (Chavez non è mai stato comunista, bensì
socialista libertario e bolivariano), è ed è stata una prospettiva
anti-ideologica, oltre la destra e la sinistra. Una prospettiva
nazional-internazionalista, anti-capitalista ed anti-imperialista.
Con l'avvento di
Chavez al governo di questo fiero Paese latinoamericano – alla fine
del 1998 - le cose, in tutto il Continente, sono via via mutate ed i
leader socialisti nazionali, libertari ed umanisti hanno ben presto
trionfato in pressoché tutti i Paesi dell'America del Sud: da Lagos
e Bachelet in Cile; da Lula alla Roussef in Brasile; da Evo Morales
in Bolivia, ai Kirchner in Argentina, a Mujica e Tabaré Vazquez in
Uruguay sino a Rafael Correa in Equador.
Chavez che, nel
1992 tentò un colpo di Stato contro l'oligarchia corrotta al potere,
diverrà Presidente democraticamente eletto pochi anni dopo e rimarrà
in carica sino alla morte...ed anche oltre, se pensiamo che il suo
successore Nicolas Maduro è ancora oggi al governo, pur fra luci ed
ombre.
Ombre figlie di
quel potere che lo stesso Chavez tentò di combattere, di quella
corruzione anche interna al suo partito - prima il Movimento Quinta
Repubblica e successivamente il Partito Socialista Unito del
Venezuela - che pur egli tentò con ogni mezzo di allontanare.
Purtuttavia
l'esempio di Chavez è ancora lì, come un faro nella notte di una
globalizzazione che ingloba. Di un Sud America ferito nei secoli e di
un Occidente “liberal” che, messo a confronto, sembra assai meno
democratico ed assai meno pluralista. Un Occidente ove prevale
un'austerità senza sentimento. Un Occidente prostituito all'economia
ed alla finanza, che imbroglia ed imbriglia i suoi stessi cittadini,
prede inconsapevoli del marketing e del consumismo, ovvero di un
“piacere” effimero destinato ad annientarci.
Hugo Chavez ha
ispirato la sua azione di governo a Simon Bolivar, “El Libertador”
che sconfisse l'Impero di Spagna nei primi anni dell'800 e che
divenne Presidente delle Repubbliche di Venezuela, Colombia, Bolivia,
Ecuador, Panama e Perù.
Hugo Chavez che,
lungi dall'avere un'ideologia preconfezionata (come non aveva
un'ideologia preconfezionata lo stesso Bolivar, né il nostro
Giuseppe Garibaldi che, negli anni, pur si ispirerà al socialismo
umanitario e sansimoniano), aprirà le porte ad una vera Terza Via
(alla faccia di quella “liberal” dei Clinton e dei Veltroni),
ovvero a quel Socialismo del XXIesimo secolo che farà rifiorire il
meglio di quella che nell'800 – in Europa – fu l'idea di
emancipazione sociale della Prima Internazionale dei Lavoratori, alla
quale aderirono socialisti, mazziniani, repubblicani, garibaldini ed
anarchici.
Il governo di
Chavez, lungi dall'essere rivoluzionario in senso stretto – visto
che non riuscirà a superare il capitalismo e dunque l'economia di
mercato – purtuttavia offrirà importanti prospettive al popolo
venezuelano. E ciò attraverso la nazionalizzazione dell'industria
petrolifera ed attraverso la fondazione di Missioni Sociali
finanziate anche grazie ai proventi derivanti dal petrolio. Pensiamo
alla Mision Barrio Adentro
(letteralmente “dentro il quartiere”), dedicata all'assistenza
sanitaria gratuita specie nei quartieri popolari, ove sono stati
istituiti consultori medici famigliari, centri diagnostici integrati
e centri ospedalieri specializzati. Il tutto grazie anche alla
consulenza ed all'intervento di medici cubani (e non dimentichiamo
che, a dispetto di quanto si tende a credere da noi, Cuba ha uno dei
migliori sistemi sanitari al mondo, sia in termini di efficienza che
di risultati, con tassi di mortalità infantile fra i più bassi al
mondo ed un ottimo sviluppo delle biotecnologie).
Pensiamo poi alla
Mision Robinson,
dedicata all'alfabetizzazione, che ha portato ad imparare a leggere e
a scrivere un milione e mezzo di persone; alla Mision
Ribas, dedicata a completamento
degli studi secondari superiori; alla Mision
Sucre dedicata al sostegno degli
studenti di livello universitario.
Vi sono poi altre
missioni sociali istituite dal Governo Chavez, quali la Mision
Negra Hipolita, dedicata al
recupero delle persone emarginate e la
Mision Sonrisa, che mira a dotare
di protesi dentaria le persone che non se le possono permettere
economicamente.
Quale altro
governo al mondo avrebbe fatto questo ? In quale altro continente se
non nell'America Latina sfruttata, repressa, ma ove l'amore e la
spiritualità – pur fra molta violenza e diffusissima criminalità
– hanno sempre trovato un posto nel cuore di quei popoli ?
Si dirà che tali
missioni sono state accompagnate anche a fenomeni di clientelismo e
di corruzione ed è vero. Purtuttavia non a causa del Presidente
Chavez che, quando ha potuto, ha rimosso i responsabili e lo ha fatto
anche e soprattutto su pressione del popolo, coinvolto direttamente
nel sistema delle Missioni, a livello volontaristico, sociale,
politico, mutualistico, umano.
Un vero e proprio
sistema di autogestione sociale, pur con tutte le sue possibili
imperfezioni, certo.
E la medesima
cosa è avvenuta per quanto concerne l'edilizia popolare, con la
costruzione di moduli abitativi moderni e poco costosi.
E, aspetto
importante da sottolineare, è che nelle Missioni sociali l'80% delle
persone che vi lavorano e che le dirigono sono donne le quali, smessi
i panni di mogli madri e di famiglia, danno ed hanno dato un profondo
contributo alla cosiddetta “rivoluzione bolivariana” avviata
dallo chavismo.
E proprio le
donne – già in passato guerrigliere – hanno lottato in Venezuela
anche per avere una congrua rappresentanza politica del 50% nei
partiti e per la depenalizzazione dell'aborto.
Si pensi, a tal
proposito, che la Costituzione Bolivariana promossa da Chavez nel
1999, prevede il diritto alla salute sessuale e riproduttiva delle
donne, il riconoscimento del lavoro domestico e dunque la sicurezza
sociale per le casalinghe, ovvero tutte cose che non erano
riconosciute dalla legislazione precedente.
Questi, in
sostanza, i risultati di quel “Socialismo del XXIesimo Secolo”
che è declinato non come marxismo o come “dittatura del
proletariato”, bensì come “socialismo ecologico”, come
“socialismo libertario”, ovvero un processo che vede al centro
l'individuo e non lo Stato, ove la proprietà privata è rispettata
tanto quanto lo sono l'ambiente e gli animali.
Ed è proprio
questo che lo pone in un'ottica che va oltre le ideologie
sinistra-destra, al punto da far amare o aver fatto amare nel corso
della Storia, personalità politiche quali Chavez, ma anche Che
Guevara, Castro, Peron, Garibaldi, tanto a persone di destra che di
sinistra, pur sapendo che proprio questi eroi combattenti erano oltre
le ideologie, su un altro piano che li poneva al centro di una
prospettiva politico-sociale umanitaria.
E forse è
proprio questo che ha fatto paura, durante la Guerra Fredda, all'Urss
ed agli USA, ed ancora oggi fa paura ad un'Occidente ove l'essere
umano è messo in disparte e sostituito da parole quali “crescita”,
“sviluppo”, “crisi economica”, “produttività”, in luogo
di “decrescita”, “sviluppo del potenziale umano e sociale”,
“crescita interiore” e così via.
E questa non è
mera retorica “no-global”, anche perché chi scrive non ha mai
militato nelle file noglobaliste, ma pura osservazione di fatti
storico-sociali.
Interessante poi
l'organizzazione della rappresentanza politica di base nel Venezuela
chavista, ove si è giunti ad un pressoché superamento della
democrazia rappresentativa, attraverso l'istituzione di Consigli
Comunali aperti a tutta la cittadinanza locale. E si pensi che
proprio in America Latina, a Porto Alegre in Brasile nel 1989, si è
avuto il primo esempio di Bilancio Comunale Partecipativo, ovvero
alla cui formazione partecipò la cittadinanza attiva stessa.
Altro che
Movimento Cinque Stelle ! Altro che boutade grillesche tanto per
accaparrarsi qualche voto e qualche sedia da scaldare in Parlamento
pagata dai contribuenti !
Anche l'economia
chavista è fondata su principi di equità, ovvero se un'azienda
privata è inattiva e non è venduta dal proprietario oppure il
proprietario non vuole riattivarla attraverso il contribito dello
Stato, questa può essere espropriata e dichiarata di interesse
nazionale e, spesso, è data in autogestione ai lavoratori medesimi.
Hugo Chavez ha
potuto fare tutto questo, così come ha posto le basi per una
possibile fondazione degli Stati Uniti dell'America Latina,
attraverso continui dialoghi con Morales, con Lula, con i Kirchner,
con Mujica, che fu suo grande amico e che oggi è considerato il
miglior leader politico mondiale al punto che l'Italia gli ha
dedicato il recente saggio “Le felicità al potere” (EIR
edizioni), che sarà nostra cura recensire prossimamente.
E Chavez ha
potuto fare questo grazie all'ampio consenso elettorale conquistato
in oltre dieci anni di governo ed oltre a ciò di cui abbiamo
parlato, ha varato anche leggi sulle unioni civili e contro
l'omofobia. Leggi impensabili persino nella nostra “democratica”
Italia.
Ma di questo in
Occidente si parla poco. O se ne parla male. Si preferisce denigrare
e/o oscurare.
Addirittura la
trasmissione televisiva “Alo Presidente”, da noi, viene
presentata come una “macchietta propagandistica”. Ed invece fu
l'occasione per mostrare al popolo venezuelano un leader nella sua
umanità, nella sua quotidianità. Fatta di battute istrioniche, di
balli, di canti della tradizione caraibica, ma anche allo scopo di
dar voce alla periferia ed alle periferie (dalle quali lo stesso
Chavez proveniva) che da noi sono e rimangono emarginate e senza una
voce, senza una rappresentanza, chiuse nel loro degrado urbanistico.
E si pensi che il
sistema televisivo venezuelano è ben più pluralista del nostro,
fondato sul duopolio/monopolio Rai-Mediaset, con programmi tutti
uguali e senza alcun autentico scopo sociale e culturale.
Ed i numeri
parlano chiaro: dal 1998 al 2008 in Venezuela la disoccupazione è
stata ridotta dal 16% al 6%, la mortalità infantile è stata
ridotta, l'analfabetismo è pressoché scomparso. Certo, il tasso di
criminalità rimane ancora alto, l'inflazione è altissima, il calo
del prezzo del petrolio sta creando molti problemi. Ma al popolo è
stata offerta una prospettiva nazionale. Con delle basi culturali e
sociali: bolivarismo e socialismo umanitario. Prospettive che
andrebbero importate, specie se pensiamo che noi abbiamo avuto
Garibaldi e Mazzini quali eroi nazionali, ma che abbiamo saputo
vilipendere i loro ideali di un'Europa unita per prostituirla alle
banche - Banca Centrale Europea in primis - ed al Fondo Monetario
Internazionale, oltre che alle multinazionali ed ad
un'immigrazionismo senza regole, foriero solamente di ulteriore
sfruttamento dell'uomo sull'uomo e di povertà e degrado
generalizzato.
L'America Latina
dal 1998 ad oggi sta rinascendo: con Chavez prima e con Mujica oggi.
La vera Primavera del mondo è tutta lì. La vera ricetta per uscire
dalla crisi globale è tutta lì: amore per il popolo, potere al
popolo, socialismo del ventunesimo secolo, nazionalismo, fine
dell'austerità, fine del sistema politico ed economico fondato sulla
prevaricazione e sul profitto, ovvero sullo sfruttamento dell'uomo
sull'uomo e delle risorse (sempre più scarse, peraltro). Riscoperta
della natura e di un'autentica dimensione sociale (e non “social”,
ovvero fondata sull'onanismo del web imposto da Facebook e da
Twitter).
Luca Bagatin
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