La campagna elettorale per le
presidenziali francesi che si terranno il 23 aprile prossimo sembra
davvero sottotono.
I candidati dei partiti tradizionali,
ovvero il socialista Benoit Hamon ed il repubblicano François
Fillon, sembrano ormai fuori dai giochi. Il primo risente
dell'impopolare governo Hollande che ha snaturato completamente la
natura sociale del Partito Socialista tramutandolo in un partito
liberal-capitalista; Fillon, invece, risente delle inchieste che lo
vedono indagato per appropriazione indebita di fondi pubblici. Il
primo tenta di recuperare consensi attraverso un programma che pone
maggiormente l'accento sul sociale, iniziando con l'abolizione della
Loi Travail (equivalente del Jobs Act italiano); il secondo propone
la riduzione dell'imposta sulle aziende e una riduzione degli oneri
sociali, oltre che l'aumento dell'Iva di due punti percentuali.
A raccogliere discreti consensi,
invece, il candidato di sinistra Jean-Luc Mélenchon, che si
attesterebbe attorno al 15%, con un programma decisamente sociale ed
improntato alla riduzione dell'orario di lavoro a 32 ore settimanali,
ad un aumento del salario minimo ed all'obbligo per lo Stato di
assumere i disoccupati per lavori di carattere generale. Mélenchon –
come riportato dal quotidiano “Le Monde” e segnalato dal
settimanale “Internazionale” - critica anche l'Unione Europea e
ritiene che essa andrebbe o cambiata o abbandonata, iniziando
innanzitutto a rinegoziare i patti di stabilità e richiedendo una
maggiore indipendenza della Francia dalla BCE, in modo da poter
adottare misure più protezionistiche sul commercio.
In pole position, ad ogni modo, la
nuova Marianna di Francia, ovvero Marine Le Pen che i media
mainstream ancora dipingono come di “estrema destra”, quando
invece il suo Front National – molto lontano dal liberista Front
National del padre Jean-Marie - è tutto tranne che di destra e
sicuramente non ha nulla di estremistico.
Marine Le Pen infatti sembra essere
l'unica a voler riaffermare la sovranità nazionale della Francia, a
proporre di abbandonare il comando integrato della Nato ed a porre
l'accento sul problema immigrazione – destinato a diventare sempre
più un serio problema sociale – ponendo un tetto all'accoglienza
di immigrati e vietando le regolarizzazioni degli immigrati
irregolari. Oltre a ciò la Le Pen pone l'accento sulla lotta al
terrorismo, sulla sicurezza e sulla laicità dello Stato (cosa che
nessun partito di destra nel mondo fa o ha mai fatto, si badi bene),
inserendo la laicità nel codice del lavoro e vietando l'esposizione
di simboli religiosi nei luoghi pubblici, opponendosi anche ad ogni
finanziamento ai luoghi di culto ed alle attività religiose.
Nell'ambito sociale e sul fronte del lavoro e delle tasse la Le Pen
intende abrogare la precarizzante Loi Travail, riportare l'età
pensionabile a 60 anni e garantire la sicurezza sociale a tutti i
francesi ed abbassare le imposte sul reddito di piccole e medie
imprese, oltre che ridurre l'imposta sul reddito per i primi tre
scaglioni.
La Le Pen sembra, in sostanza,
riunificare l'antico programma gollista per quanto riguarda la
sovranità dello Stato e l'antico programma socialista per quanto
concerne gli aspetti lavorativi e sociali. Richiamandosi poi ad
entrambi per quanto concerne la laicità dello Stato.
In questo senso sembra dare molto filo
da torcere al candidato radical-chic di centrosinistra, ovvero il
banchiere Emmanuel Macron, già ministro dell'Economia
dell'impopolare governo Valls.
Macron, che sembra dato favorito al
secondo turno delle presidenziali, presenta un programma di matrice
liberal-capitalista e forse è proprio lui il candidato più “a
destra”. Egli intende infatti favorire gli investimenti delle
imprese, limitando l'imposta sul patrimonio immobiliare e ridurre
l'imposta sulle imprese e sul costo del lavoro, riducendo altresì i
contributi salariali. Come riportato da “Le Monde”, Macron parla
poco di lotta al terrorismo e ritiene che questo fenomeno sia in
parte frutto delle discriminazioni e dell'assenza di mobilità
sociale in Francia ed intende agire su questi aspetti.
I giochi, dunque, sono aperti. Per
quanto per quel che ci riguarda il candidato che meno ci convince e
ci piace è sicuramente Macron, ovvero il rappresentante dell'alta
borghesia “liberal” per eccellenza, destinato a promuovere una
idea di Francia ed Europa meno sociale e che garantisca solo chi ha
l'argent...ovvero i soldi !
Da segnalare l'appello dell'OSRE - ovvero dell'Organizzazione
Socialista Rivoluzionaria Europea- la quale edita il bimestrale
“Rébellion” e molto vicino alle idee dei filosofi Alain De
Benoist e Jean-Claude Michéa, nel quale si invita al non voto in
quanto – si legge nell'appello - “Mentre
i lavoratori stanno lottando per conservare il posto di lavoro in
tutta la Francia, mentre la miseria si deposita nel nostro paese, i
politici liberali di Destra e Sinistra hanno occultato i problemi
reali attraverso una campagna presidenziale scarsamente politicizzata
(…) Che cosa propongono i candidati del sistema (Hamon, Fillon e
Macron) ? Delle leggi per i più forti e lo sfruttamento per tutti
gli altri. Il loro programma comune ? Precarietà del lavoro,
privatizzazione dei servizi pubblici, smantellamento del sistema
scolastico, tagli alle pensioni ed alle indennità di malattia ! (…)
Ci appelliamo a coloro i quali non sostengono i partiti del sistema
affinché partecipino alla costruzione – attraverso l’azione
comune – di una alternativa popolare, patriottica e rivoluzionaria
al sistema. Per questo noi indirizziamo tale appello a tutte le forze
vive al fine di marginalizzare la campagna presidenziale e lavorare
tutti assieme per il futuro che si prepara !
Luca
Bagatin
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