Di Fabio Mengozzi scrissi già alcuni
anni fa un articolo, che inserii anche nel mio primo saggio,
“Universo Massonico”, edito da Bastogi e con prefazione del prof.
Luigi Pruneti, allora Sovrano Gran Commendatore della Gran Loggia
d'Italia degli ALAM ed oggi Grande Oratore della stessa.
Fabio è, prima di tutto, un caro amico
con cui chiacchiero spesso di spiritualità, esoterismo e talvolta
anche di politica. Chiacchiero come fanno amabilmente due amici,
senza preconcetti né bandiere da difendere.
Fabio è un musicista di fama
internazionale che conosco da tempo. Classe
1980, di Asti, Mengozzi si è diplomato in pianoforte all'età di 19
anni al Conservatorio di Torino, presentandosi da privatista.
La
particolarità della sua musica, a sfondo esoterico, è che si avvale
delle relazioni matematiche fra le note, ovvero dei procedimenti
numerici cari a Pitagora per trasformare i numeri in musica. In
questo senso, come scrissi già nel mio precedente articolo dedicato
alla sua musica, egli ha realizzato - ispirandosi alla mistica
swedenborghiana - "Dieci frammenti celesti", una
composizione fatta di sonorità inedite e mistiche (ascoltabile anche
su youtube), realizzata, oltre che con il pianoforte, anche con
bulloni, viti, gomma e cartone, secondo il metodo ideato dal
compositore John Cage.
Fabio
Mengozzi mi ha confessato che per lui “il
Numero và colto per il suo significato qualitativo oltre che
quantitativo”.
Ed esso è inevitabilmente necessario nelle composizioni musicali, in
particolare se si rifanno alla Tradizione, alla spiritualità, alla
gnosi.
Non
posso inoltre dimenticare che Fabio, dopo l'articolo in cui parlai
delle sue opere, me ne dedicò una, ovvero “Segreta Luce”.
Composizione originale nella quale è possibile scorgere mistici
significati in essa celati.
La
musica di Fabio Mengozzi sarà peraltro co-protagonista delle
celebrazioni dell'Equinozio d'Autunno, il 20 settembre, organizzate
come ogni anno dalla Massoneria del Grande Oriente d'Italia,
Obbedienza di Palazzo Giustianiani, da poco retta da Stefano Bisi.
La
serata, prevista appunto per il 20 settembre prossimo presso la Villa
del Vascello in Via di San Pancrazio 8 a Roma, sede del GOI, prevede
un potpourri di composizioni atte a rappresentare i Quattro Elementi
naturali: Fuoco, Acqua, Aria e Terra.
Nella
fattispecie la composizione per pianoforte di Fabio Mengozzi – dal
titolo “Poema della Luce” - per la prima volta eseguito in
pubblico ed eseguito da Francesco Attesti, vuole rappresentare
l'elemento del Fuoco.
Oggi
ho la possibilità di porre qualche amichevole domanda a Fabio, per
approfondire la sua musica e le sue connessioni con l'universo
esoterico e spirituale.
Luca
Bagatin: Bene
Fabio, sappiamo già che sei un musicista di una certa fama e che sei
anche una delle poche persone che, nel nostro Paese, si occupa di
musica a sfondo esoterico. Come nasce, innanzitutto, questo tuo
interesse ?
Fabio Mengozzi: Innanzitutto
vorrei dare una definizione al termine “esoterico”, di che cosa,
in sostanza, stiamo parlando. Nell'immaginario
collettivo il termine esoterismo assume non di rado una valenza
negativa, evoca superstizioni, talismani o chissà quali oscure
pratiche e ciò a causa della cattiva interpretazione che talvolta ne
viene data. In realtà, per buona pace di coloro i quali non appena
sentono parlare di esoterismo sobbalzano inorriditi sulla sedia,
tutti gli esseri umani - sebbene in modo diversamente consapevole -
partecipano in qualche maniera ad un certo livello di esoterismo.
“Esoterico” infatti non significa altro che “nascosto”; dire
che si è “esoterici” significa semplicemente descrivere persone
consapevoli del fatto che, oltre all'apparenza, oltre al mondo
percepito dai cinque sensi, esiste anche un livello ulteriore, il cui
significato e valore sono celati, nascosti in ogni cellula del
Creato. Un livello della cui esistenza, tra l'altro, non è difficile
far esperienza e nel quale tutti si sono a vario titolo imbattuti. In
un certo senso potremmo dire che se l'uomo avesse ceduto alla
tentazione di non interpretare il mondo, si fosse accontentato della
realtà così come essa si presenta senza sondarla in alcun modo, se
egli non avesse mai sperimentato l'anelito verso la conoscenza di ciò
che appariva nascosto ai suoi occhi, allora sicuramente non si
sarebbe verificato alcun progresso e la civiltà sarebbe ferma ad
un'epoca così primordiale che il fuoco, le cui scintille erano
invisibilmente celate nello sfregamento di due pietre, di fatto non
sarebbe mai stato scoperto. Era necessario, in quell'epoca
preistorica come oggi, essere animati dal desiderio di non
contentarsi di quanto appare, ma lasciarsi pervadere dalla curiosità
di “andare oltre”, di accedere ad una realtà che si presume
esistere, benchè non chiaramente manifesta, ma tale da poter essere
indagata. Oltre il velo dell'apparenza, nella natura come nell'uomo
esiste “qualcosa d'altro”, altri significati che, a mio avviso,
sarebbe disonorevole non voler tentare di conoscere ulteriormente. Si
pensi, per esempio, al moto fluttuante delle onde del mare o al
vagare instabile delle nuvole nel cielo, oppure ancora si presti
attenzione a come avviene la crescita ordinata delle piante. Tutti
fenomeni di fronte ai quali istintivamente nasce il desiderio di
porsi un interrogativo sull'origine del Creato e sulle segrete regole
su cui si fonda, poiché si
intuisce che deve necessariamente esistere un qualcosa di celato che
ha fin dal principio animato la realtà che ci circonda. Similmente,
spostando la nostra attenzione dalla realtà esterna verso il nostro
interno, possiamo approcciarci alla realtà invisibile del mondo
interiore e, anche in questo caso, ravvisare, intuire, che si celano
in noi profondi abissi inesplorati. Questo perché noi partecipiamo
dell'universo, cogliamo la fattezza misteriosa della realtà che ci
circonda, e in qualche modo riusciamo a percepirci inseriti in un
Progetto superiore ben ordinato. Tuttavia, il semplice afflato non è
sufficiente a restituirci il senso ultimo delle cose, rimanendo la
realtà per noi ancora indecifrabile. E' necessario impegnarsi,
guardare al di fuori come all'interno di noi stessi e porci nella
giusta disposizione per, umilmente, cercare di comprendere di più
rispetto a quanto della Verità appare in superficie. Ecco allora che
il termine “esoterico” viene, in quest'accezione, restituito alla
sua dignità, e non spaventa ma anzi seduce e accarezza
il nostro intelletto e il nostro cuore. E' il desiderio di penetrare
il mistero che ogni cosa avvolge ad aver condotto gli uomini, fin
dalle epoche più remote, a ricercare il Vero e l'esoterismo è una
via che, ammettendo l'esistenza di una realtà “altra” racchiusa
in quella apparente, rappresenta un ausilio in questa estenuante
ricerca.
Nel mio piccolo ho tentato,
attraverso la mia opera compositiva, di impiantare i semi della
concezione esoterica nell'ambito musicale. La mia musica è infatti
un organismo stratificato, ovvero esistono vari livelli di
comprensione dei significati sottesti: uno più esteriore che è
rappresentato dalla mera componente uditiva, ed al quale tutti
possono accedere; poi vi è un livello più profondo che è quello in
cui trova spazio la componente architettonica, vivificata
dall'applicazione di procedimenti numerici e simbolismi, il tutto
regolato dalla Sezione Aurea; infine, un livello ulteriormente
occultato nell'abisso, nel cuore dell'opera, e che nulla ha a che
vedere con l'aspetto musicale in sè. “Chi cerca di penetrare nel
Roseto dei Filosofi senza la chiave, sembra un uomo che voglia
camminare senza i piedi”, scriveva Michael
Maier nella sua Atalanta Fugiens, e similmente anche
per accedere ad ognuno dei vari livelli di cui è costituita la mia
musica si deve certamente possedere
la giusta chiave; tuttavia tengo a precisare che, contrariamente a
quanto si potrebbe essere indotti a ritenere, questa musica non è
rivolta unicamente agli specialisti del settore: il mio intento è
esattamente quello opposto, ovvero conciliare una profonda e
complessa struttura compositiva con un risultato sonoro
apparentemente “semplice”, in modo tale da non risultare
destabilizzante per l'ascoltatore. Ne sortisce una musica “falsamente
non-complessa” che uditivamente restituisce all'ascoltatore
solamente una parzialità del tutto, che in realtà è invece
estremamente elaborato. Chi, per amore della ricerca, desidererà
addentrarsi nei meandri di queste architetture musicali, potrà
tentare di spingersi sino al cuore dei miei brani musicali,
intraprendendo un viaggio che, mi auguro, possa in qualche modo
arricchirlo spiritualmente. Giacché, almeno per me, il senso ultimo
della nostra esistenza e della nostra Arte consiste nel sondare noi
stessi e tutto il Creato, alla ricerca del Vero.
Luca
Bagatin: Il
Grande Oriente d'Italia, storica Obbedienza massonica, ha scelto di
far eseguire – per la prima volta in pubblico – una tua
composizione. Che ne pensi di questa scelta e come nasce ?
Fabio Mengozzi: Sono
davvero onorato che un mio lavoro possa essere presentato in un
contesto così prestigioso. E' infatti doveroso ricordare che del
Grande Oriente d'Italia fecero parte anche musicisti del calibro di
Puccini, oltre che numerosi illustri artisti e poeti quali Carducci e
Quasimodo. L'occasione di presentare il mio brano nell'ambito dei
festeggiamenti con i quali ogni anno il Grande Oriente d'Italia
festeggia il XX Settembre e l'Equinozio autunnale, è nata dalla mia
consolidata collaborazione con il pianista cortonese Francesco
Attesti, un musicista davvero raffinato ed intelligente, che ha fin
dall'inizio creduto nel mio lavoro, commissionandomi il “Mysterium”
che ha poi portato in tutto il mondo. Sono felice che sia proprio lui
a tenere la prima esecuzione assoluta del mio “Poema della Luce”,
oltretutto a Roma, città nella quale una decina di anni orsono ho
compiuto i miei studi di perfezionamento presso l'Accademia Nazionale
di Santa Cecilia, ed alla quale sono ovviamente molto legato.
Luca
Bagatin: Il
tuo “Poema della Luce”, che sarà eseguito, come abbiamo detto,
dal musicista Francesco Attesti, vuole
rappresentare l'elemento naturale e magico del Fuoco.
Ovvero ? Puoi spiegarci - per sommi capi - il significato più
profondo di tale tua composizione ?
Fabio Mengozzi:
“Poema della Luce” costituisce il terzo e conclusivo
brano di un trittico che ho voluto dedicare al tema della Luce. Nel
primo dei brani, “Segreta Luce”, l'Uomo ravvisava occultato in sé
qualcosa di recondito e superiore; con il secondo, “Ascensio ad
Lucem”, si mette allora in cammino nel tentativo di ricongiungersi
all'Uno, il Principio primo da cui ogni cosa scaturisce. “Poema
della Luce” rappresenta infine la descrizione della Luce, giammai
raggiunta, ma osservata “a sprazzi”, a frammenti, e sempre
passando per le tenebre che la precedono. Il brano, che nel
frontespizio reca un frammento tratto da “De docta ignorantia” di
Nicola Cusano, si articola dunque attraverso quattro episodi, viaggi,
che progressivamente avvicinano il peregrino verso la Luce, la quale
parzialmente infine appare al termine del brano, immobile, sotto
forma di suoni acuti. La composizione si regge sull'Ordine che
scaturisce dalla Sezione Aurea, e il materiale è organizzato
attraverso procedimenti di tipo numerico.
Luca
Bagatin: In
passato ti sei ispirato molto a Emanuel Swedenborg, noto scienziato,
mistico e massone svedese del XVIII secolo, al fine di comporre la
tua musica. Che cosa ti affascina della mistica swedenborghiana ?
Fabio Mengozzi: Ho
conosciuto l'opera di Swedenborg grazie ad un carissimo amico e
immediatamente sono stato colpito dalla cultura enciclopedica di
questo grande pensatore, così come dall'imperante misticismo di cui
sono impregnati i suoi scritti. La dottrina delle corrispondenze, in
particolare, mi ha molto affascinato: Swedenborg la espose nella sua
opera monumentale “Arcana
Cœlestia”, che consta di ben otto volumi. Il principio, volendo
brutalmente sintetizzare, è quello per cui esiste una corrispondenza
molto precisa tra realtà materiale e realtà spirituale. Da queste
letture ho tratto spunto e suggestioni per ideare “Dieci frammenti
celesti”, un brano che è stato eseguito nel 2012 a Victoria, in
Canada.
Luca Bagatin: Il XX
Settembre, le varie Obbedienze massoniche, celebrano l'Equinozio
d'Autunno, ovvero l'inizio dei lavori di Loggia. Purtuttavia sappiamo
bene che il XX Settembre è una data importante, in quanto ricorda la
Breccia di Porta Pia, ovvero la caduta del potere temporale dei Papi.
Che significato assume, per te, il XX Settembre oggi ?
Fabio Mengozzi: La
Breccia di Porta Pia concretamente è consistita nell'apertura di un
varco, in altri termini nell'abbattimento di un muro, ma noi sappiamo
che esistono molti e vari muri, non solo fisici ma anche culturali.
Simbolicamente il muro rappresenta un elemento di separazione, un
ostacolo al libero fluire ed alla inclusione, una forma di
isolamento: l'uomo animato dal pregiudizio elegge dunque il muro a
strumento per tenere lontano da sé le persone e le cose che non
conosce, e che spesso teme per ignoranza, o per inconscia invidia. In
questo senso, nella società contemporanea non è difficile trovare
esempi di “nuovi muri”, che è purtroppo l'uomo ad erigere, con
lo scopo di separarsi da un altro uomo: questi muri hanno ampiamente
dimostrato di possedere un enorme potere distruttivo, i cui effetti
paiono essere ben più pericolosi dei danni prodotti dai colpi
d'artiglieria esplosi nel 1870 a Roma. Si pensi a come l'uomo,
creatura meravigliosa e sacra, cada sciaguratamente nell'errore più
miserabile, ovvero non comprendere di essere - oltre che individuo -
una parte integrante del Creato, cellula di un unico macrorganismo
assieme a tutti gli altri uomini e ad ogni altra creatura.
Ritenendosi “separato” dalla natura, opera una scissione
artificiale in virtù della quale spesso non ha remore nel compiere
il male, sia verso gli altri uomini che verso la natura, poiché
invero per ignoranza non comprende che ogni azione volta a
danneggiare un altro essere vivente è a tutti gli effetti un gesto
di autodistruzione, un male che quell'uomo fa a sé stesso: “Chi
compie il male, fa un danno a sé stesso”, diceva Socrate.
Personalmente credo che nessuno di noi si amputerebbe di propria
volontà un braccio, oppure si caverebbe un occhio, tuttavia spesso
noto che a molti non rincresce affatto essere Caino nei confronti dei
propri simili. Noi esseri umani, tutti quanti assieme, siamo un unico
essere e, in un certo senso, un Dio in divenire: se si avesse nozione
del fatto che noi tutti costituiamo un unico organismo vivente, se
l'Umanità fosse consapevole che tutti siamo fratelli poiché
proveniamo da un medesimo Principio primo al quale infine
confluiremo, allora si comprenderebbe pure l'autolesionismo insito
nel compiere il male verso un altro fratello. I muri moderni, sono
perciò questi: quelli dell'ignoranza, dell'egoismo, sono quelli
dell'intolleranza, del fanatismo e della superficialità; e le “nuove
brecce” dovrebbero essere aperte con l'Etica, con l'Amore, con la
Fratellanza.
Luca
Bagatin: La
musica che componi possiamo dire che sia in grado, per molti versi,
di risvegliare la coscienza interiore degli ascoltatori ? Qual è, a
tuo parere, il “potere”, per così dire della musica sacra,
intesa come espressione di significati nascosti, celati, esoterici e
mistici ?
Fabio
Mengozzi: Oggi viviamo in
un'epoca segnata dall'inarrestabile ascesa del progresso
tecnologico,ma come contraltare alla possibilità di poter facilmente
disporre di tali innovazioni, possiamo osservare l'espandersi a
macchia d'olio di un impoverimento spirituale molto grave, una
sonnolenza che inevitabilmente, se non si verificheranno cambiamenti
significativi, rischia di relegare l'Uomo ad una condizione di totale
mancanza di consapevolezza spirituale. Una condizione disumana.
L'avvento di una civiltà de-sensibilizzata verso il sacro è
qualcosa che mi turba. Quando l'elemento spirituale viene obliato, la
vita rischia di trascinarsi giorno per giorno il peso della nostra
totale adesione alla materialità.
Le arti, a questo proposito,
certamente possono contribuire a mantenere viva la parte spirituale
che è in noi, salvandoci da una sorta di “precariato spirituale”.
Io mi occupo
di musica sin da quando a quattro anni scrissi il mio primo brano e
posso garantire che la musica, almeno per me, ha sempre rappresentato
una meravigliosa via di approfondimento e di arricchimento interiore,
un'àncora di salvezza dalla banalità che spesso ci circonda.
Pertanto consiglio vivamente a tutti di approcciarsi alla musica, con
serietà, con profondità, con intento ricettivo e parimenti invito
ad essere consapevoli della portata spirituale che è racchiusa in
essa. La tua domanda è dunque molto interessante, ma rispondervi non
è semplice.
Riguardo al potere della
mia musica, debbo però confessarti di non avere certezza riguardo al
fatto che essa sia effettivamente in grado di risvegliare nel
profondo la coscienza interiore di chiunque si trovi ad ascoltarla;
forse può essersi in taluni casi avvicinata a farlo o magari persino
riuscita. Sicuramente ciò non può valere per tutte le persone,
poiché esistono varie sensibilità e disposizioni. Ovviamente, io
avrei grandissimo piacere se, con la mia musica, potessi trasmettere
qualcosa di positivo e di utile ad altre persone. Nel corso degli
anni ho avuto modo di parlare con gli ascoltatori dei miei brani e
non nascondo di essere rimasto lusingato dai loro pareri quand'essi
erano di matrice spirituale. Mi è capitato di ricevere e-mail da
persone che, in Germania o negli Stati Uniti, avevano ascoltato i
miei brani e volevano conoscere qualcosa di più riguardo al mio
metodo compositivo. Certo queste conferme mi hanno reso intimamente
felice, e paiono deporre favorevolmente rispetto alla possibilità
che la mia musica esalti aspetti spirituali che possano venire colti
dagli ascoltatori. Ed è anche mia abitudine spesso sollecitare amici
e colleghi ad esprimermi le loro personali impressioni a seguito
dell'ascolto dei miei brani, proprio al fine di confrontarmi con le
diverse sensibilità. Tuttavia, in ultima analisi, credo che il
compito di un artista sia quello di guardare principalmente dentro sé
stesso e, in questo senso, per rispondere alla tua domanda, posso
dire che il mio lavoro compositivo rappresenta un'esigenza che esiste
preminentemente nell'intimo del mio essere, una mia necessità,
un'operazione che metterei in atto anche se dovessi essere l'unico al
mondo a poterla comprendere ed apprezzare, in quanto il mio fine è
la ricerca di ciò che è elevato, celato e superiore.
Luca
Bagatin
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