Juan Domingo
Peron (1895 – 1974) - Presidente della Repubblica Argentina dal
1946 al 1955 - fu personaggio senza dubbio emblematico nel panorama
geopolitico della Guerra Fredda ed il suo pensiero giustizialista,
ovvero socialista nazionale, fu ed è tutt'ora un pensiero di
scottante attualità, specie dopo l'avvento della globalizzazione e
della conseguente crisi economico-sociale che attanaglia il mondo
ormai da parecchi anni.
Iniziamo con il
dire subito che Juan Peron non fu un populista nel senso spregiativo
del termine. Egli fu uno dei pochi politici nella Storia ad essere
dalla parte del popolo ed a servirlo, offrendo allo stesso una
prospettiva umanitaria.
Eletto
democraticamente, alla guida dei descamisados,
ovvero dei più poveri dei poveri argentini, e sostenuto dalla moglie
Eva Duarte (1919 - 1952), soprannominata affettuosamente dal popolo
Evita - la quale si occuperà per tutta la sua pur breve vita di
diritti delle donne e degli anziani - l'allora Colonnello Peron
divenne Presidente della Repubblica Argentina e fondò, poco tempo
dopo, il Partito Giustizialista, ovvero un partito socialista,
nazionale e cristiano, ma di matrice anticlericale, come egli stesso
amava definirlo.
La dottrina sulla
quale Peron fondava la sua politica era una chiara ed inequivocabile
terza posizione:
alternativa al capitalismo borghese ed al marxismo comunista. Ovvero
alternativa ai due imperialismi: quello statunitense e quello
sovietico.
Il suo governo –
che mai accettò aiuti, prestiti o investimenti stranieri - fu
caratterizzato sin da subito da politiche in favore del popolo,
dell'alfabetizzazione dello stesso e dello sviluppo del lavoro e
riuscì, attraverso la nazionalizzazione delle imprese pubbliche, in
pochi anni, a ripianare la totalità del debito pubblico che i
governi dittatoriali precedenti avevano accumulato, ottenendo una
bilancia dei pagamenti in attivo e riuscendo ad accumulare un'ampia
riserva aurea. Sotto il profilo della laicità, inoltre, il governo
Peron fu avanzatissimo per l'epoca, al punto che introdusse la legge
sul divorzio, soppresse l'educazione religiosa nelle scuole e
legalizzò la prostituzione e ciò gli costò peraltro la scomunica
da parte del Papa dei cattolici Pio XII.
Nel settembre
1955, un'alleanza fra clero, militari e servizi segreti statunitensi,
ad ogni modo, bloccò ogni nuova riforma peronista: un Colpo di Stato
guidato dal generale Pedro Eugenio Aramburu, infatti, destituì il
Presidente Juan Peron da ogni carica e lo costrinse all'esilio. Un
esulio che durò sino al 1973. In Argentina, peraltro, il Partito
Giustizialista fu dichiarato illegale e per quasi vent'anni
l'Argentina ed il suo popolo subirono un lungo susseguirsi di
dittature militari e di violenze, oltre che di pesantissime crisi
economiche e di ruberie di Stato, che non permisero più al Paese di
risollevarsi come aveva fatto, invece, durante il decennio peronista.
Juan Domingo
Peron, ad ogni modo, nel suo esilio di Madrid, scriverà, nel 1967,
una sorta di testamento politico, di documento storico e di
esortazione al popolo ed ai popoli e lo intitolerà,
emblematicamente, “L'ora dei popoli”. In tale testo, che
anticiperà il suo ritorno trionfale in patria nel 1973, oltre a
denunciare i suoi nemici in patria, denuncerà il pericolo
dell'imperialismo yankee,
ovvero statunitense, e l'avanzare dell'imperialismo sovietico e
comunista. Inoltre, fu forse il primo a denunciare le manovre
speculative dei governi USA relative al dollaro, fra cui il fenomeno
dei signoraggio, e del Fondo Monetario Internazionale che, peraltro,
sono tutt'oggi all'origine della crisi economica che stiamo subendo e
fu il primo che, durante il suo mandato di governo, propose
l'unificazione dell'America Latina, ovvero la fondazione degli Stati
Uniti Latino-Americani.
Peron nel suo
“L'ora dei popoli”, a proposito del giustizialismo e delle sue
prospettive scrive infatti: Il
giustizialismo si fonda su tre grandi premesse: 1) La necessità di
promuovere una riforma che il mondo dei nostri giorni, con la sua
inarrestabile evoluzione, stava segnalando come un imperativo
ineludibile. 2) La necessità di una integrazione latino-americana
per creare, grazie ad un mercato ampliato, senza frontiere interne,
le condizioni più favorevoli al nostro sviluppo; per migliorare il
tenore di vita dei nostri 200 milioni di abitanti; per creare le basi
dei futuri Stati Uniti Latino-Americani, posto che spetta all'America
Latina nelle questioni mondiali. 3) L'opportunità di realizzare
un'integrazione storica che permetta di consolidare quella
liberazione per la quale lottano oggi quasi tutti i popoli
sottomessi.
La
lotta in favore dei popoli sottomessi, infatti, fu la costante del
pensiero e dell'azione di Juan Peron. La sua terza
posizione,
infatti, coincideva con quel Terzo Mondo sfruttato e depredato da
Stati Uniti ed Unione Sovietica ed in tal proposito scriveva, anche
riferendosi alla dittatura antiperonista che stava in quegli anni
martoriando l'Argentina: I
governi usurpatori di quelle dittature che pretendono di affermare la
propria esistenza con la protezione straniera non possono durare. I
governi militari e imposti dal Pentagono e dal Fondo Monetario
Internazionale, incorreranno nella stessa sorte in Vietnam come in
America Latina, in quanto nulla di stabile può essere fondato
sull'infamia.
Socialismo
nazionale, integrazione storica del Terzo Mondo e dell'America
Latina, sovranità popolare, tutti aspetti che gli imperialismi non
potevano e non possono tollerare.
Juan
Domingo Peron, nonostante il ritorno trionfale in patria nel 1973 e
la sua successiva rielazione, lasciando presto il governo nelle mani
della seconda moglia Isabelita - che certo non aveva il piglio e
l'anima sociale di Evita - non riuscì, causa anche la sua morte
avvenuta nel 1974, ad impedire l'avvento di nuovi golpe militari che
soffocarono ogni possibile riforma in Argentina.
Oggi,
nel 2014, forse, avremmo necessità di un nuovo Juan Domingo Peron.
L'avrebbe l'America Latina, ancora non unificata ed ancora
attraversata da una grave crisi socio-economica. E l'avrebbe
l'Europa, unita solo dall'economia e dal continuo sfruttamento
monetario e tartassatorio che noi cittadini subiamo ogni giorno,
peraltro soggetti alle scelte di politica internazionale dei soliti
USA e del solito Fondo Monetario Internazionale.
Una
terza
posizione di
carattere umanitario, socialista libertario e nazionale sarebbe utile
all'uscita della crisi.
Ma,
per ora, possiamo solo guardare agli esempi del passato. Agli esempi
di personalità che, da Simon Bolivar a Giuseppe Mazzini, dai coniugi
Garibaldi (Anita e Giuseppe), passando per i coniugi Peron (Evita e
Juan) e per il socialismo libertario di Hugo Chavez, hanno offerto al
mondo prospettive diverse e alternative. Prospettive oltre le
divisioni e le ideologie di destra e/o di sinistra, bensì sempre
dalla parte dei popoli e degli oppressi.
Luca Bagatin
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