Leggo sempre con
interesse gli editoriali del Direttore di Pensalibero.it Nicola
Cariglia che, da oltre dieci anni, propone e sostiene il progetto di
riunificazione socialista, anche se non li ho mai condivisi.
Come ebbi modo credo già
una decina di anni fa di dirgli, il socialismo italiano per come lo
abbiamo conosciuto, è morto con la fine del PSI di Bettino Craxi.
Da allora, peraltro, il
socialismo europeo, ha subito via via una mutazione in senso
globalista e liberal capitalista che lo ha portato ad abbracciare in
toto, attraverso i vari Blair e seguaci della cosiddetta "Terza
Via", il capitalismo assoluto, foriero di diseguaglianze
sociali, oltre che di totale perdita di sovranità deglo Stati ed
incoraggiamento di guerre di vera e propria occupazione (dall'Iraq
alla Libia sino alla Siria, Paesi peraltro a guida laica e
socialista).
In questo senso, ogni
possibile rinascita del socialismo autentico ed originario, non può
che passare attraverso una radicale critica del sistema dominante,
attraverso una radicale critica del socialismo europeo, oltre che
attraverso una radicale critica della sinistra cosmopolita, liberale,
progressista e capitalista.
Queste alcune delle cose
che peraltro ho già riportato più volte in vari articoli
(http://amoreeliberta.blogspot.it/2017/03/il-populismo-e-politica-dal-basso-cosi.html
;
http://amoreeliberta.blogspot.it/2017/02/la-differenza-abissale-fra-il.html
;
http://amoreeliberta.blogspot.it/2017/05/il-popolo-contro-le-elite-di-destra-e.html)
nei quali ho evidenziato diversi aspetti.
Innanzitutto la
differenza abissale fra la sinistra ed il socialismo, in linea con
quanto affermato dal filosofo orwelliano francese Jean-Claude Michéa.
Coloro i quali si rifanno alla sinistra, sono
infatti completamente estranei agli ideali sociali, socialisti,
popolari e populisti portati avanti dai propugnatori della Prima
Internazionale dei Lavoratori del 1864 e questo per il fatto che,
mentre i socialisti, gli anarchici, i mazziniani ed i garibaldini
della Prima Internazionale erano persone provenienti dalle file del
popolo e proponevano riforme sociali che andavano sostanzialmente a
superare il sistema capitalisitico-borghese, le sinistre europee e le
liberal-social-burocrazie progressiste non fanno che perpetrare
politiche di deregolamentazione dei mercati, politiche
precarieggianti, cosmopolitico-immigrazioniste e di sfruttamento
della manodopera a basso costo. Lo notiamo da tutte le politiche
portate avanti in questi anni dal PD, ma anche dai vari e già citati
Blair, Hollande and Company: privatizzazioni
selvagge; austerità; flessibilità del lavoro attraverso i vari Jobs
Act e Loi Travail; rafforzamento delle élite e conseguente perdita
di sovranità popolare; apertura indiscriminata delle frontiere e
conseguente sfruttamento della manodopera straniera a basso costo;
rafforzamento delle istituzioni europee a scapito delle diversità di
ogni nazione e dei rispettivi popoli; politica estera invasiva nei
confronti di Stati sovrani – che peraltro ha favorito il terrorismo
internazionale come nel caso libico (ciò vale in particolare per la
Gran Bretagna di Blair - colpevole peraltro di aver mentito al suo
stesso popolo nella faccenda delle armi di distruzioni di massa in
Iraq rivelatisi inesistenti – e per la Francia di Sarkozy e
Hollande, rea non solo di aver barbaramente fatto uccidere Gheddafi,
ma anche di sostenere Paesi legati al terrorismo come l'Arabia
Saudita e di aver tentato di rovesciare il governo laico siriano di
Assad).
Il
socialismo, diversamente,
da Pierre Leroux, Marx, Engels, Proudhon, Garibaldi, sino a Craxi,
Hugo Chavez e Pepe Mujica, è altra cosa.
Mentre infatti in Europa ha trionfato il capitalismo assoluto,
sostenuto dalla sinistra borghese pur contrastata da partiti quali
il Front National di Marine Le Pen, La France Insoumise di Jean-Luc
Mélenchon, dal laburista britannico Corbyn e dallo spagnolo Podemos,
in America Latina abbiamo assistito ad un fenomeno opposto.
Ovvero
abbiamo assistito al trionfo del Socialismo del XXI secolo, portato
avanti da Chavez, Morales, i coniugi Kirchner, Mujica, Correa, Lula e
Ortega. Forme differenti di socialismo fondate purtuttavia su una
radice comune, ovvero la matrice latina, con influenze indios ed
arcaiche, ma anche cristiane, garibaldine, sandiniste, proudhoniane e
libertarie. Un socialismo che ha emancipato popoli per secoli
sfruttati dal colonialismo e dal neo-colonialismo.
Il
socialismo è dunque populismo autentico ed originario, se
rammentiamo che il movimento populista russo è sorto alla
metà del XIX secolo a tutela e per l'emancipazione dei contadini e
dei servi della gleba sulla base di un programma socialista e
comunitario.
Ispiratosi
al populismo russo sorgerà non a caso, sul finire dell'800, negli
Stati Uniti d'America, il Populist Party, ovvero il Partito del
Popolo, a rappresentanza delle classi contadine, operaie e meno
abbienti, che proponeva la nazionalizzazione dei mezzi di
comunicazione, l'elezione popolare diretta ed era in generale ostile
alle élite ed al sistema bancario.
Ecco
che invece oggi, grazie al Ministero della Verità
liberal-capitalista, il termine "populista" ha acquisito
una ingiusta valenza negativa. Quando invece non è altro che
socialismo allo stato puro.
Non
a caso, come ha rilevato il filosofo francese Alain De Benoist più
volte, scrivendoci addirittura un saggio che sarà mia cura
prossimamente recensire essendo da poco stato edito in Italia dalla
Arianna Editrice, quello che viviamo si profila quale il momento
populista, ovvero la crisi dell'ideologia liberal-capitalista, ormai
percepita dai cittadini come totalitaria e totalizzante e la crisi
della democrazia cosiddetta rappresentativa, laddove i cittadini, che
non si riconoscono più negli speculari partiti della destra e della
sinistra, vorrebbero sempre più avere la possiblità di
auto-rappresentarsi e di qui la richiesta di una democrazia sempre
più diretta, partecipativa e referendaria.
Ecco
dunque che il socialismo può rinascere da qui: non già
dall'elettoralismo, ma dalle origini. Dalla lotta per la
rappresentanza diretta dei ceti popolari e meno abbienti, capace di
scardinare le élite oggi al governo in tutto l'Occidente
attanagliato da una crisi endemica che genera disoccupazione,
suicidi, disgregazione delle famiglie, insicurezza sociale e civile,
immigrazione senza controllo e tutt'altro che positiva in quanto gli
immigrati sono oggi costretti dal sistema capitalista e dalle
politiche del Fondo Monetario Internazionale, a sradicarsi per
approdare ad una realtà a loro estranea e ad entrare nel circolo
vizioso dello sfruttamento.
Ecco
dunque, a parer mio, la necessità della rinascita di un socialismo
né di destra né di sinistra, ma unicamente dalla parte dei popoli e
dei poveri, così come peraltro portato avanti da anni dalla francese
Organizzazione Socialista Rivoluzionaria Europea (OSRE) che edita
l'ottima rivista bimestrale “Rébellion”
(http://rebellion-sre.fr/) e
di cui parlai in un altro articolo dell'estate scorsa:
http://amoreeliberta.blogspot.it/2016/08/rebellion-e-lorganizzazione-socialista.html
ed alla quale sono orgogliosamente iscritto da due anni, avendo
peraltro smesso da tempo di fare politica in Italia.
Un
socialismo, dunque, autogestionario ed antitotalitario, ovvero
anticapitalista, che faccia sventolare le bandiere dell'amore e della
libertà !
Luca
Bagatin
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