A differenza dei
socialisti originari quali Proudhon, Bakunin, Marx, Engels e Pierre
Leroux; dei repubblicani originari quali Bolivar, Mazzini e Garibaldi; dei
socialisti latinoamericani come Chavez, Allende, Che Guevara, Castro
e Peron; di quelli arabi come Nasser e Gheddafi; di quelli africani
come Sankara e Lumubma, ma anche dei sovietici russi come Lenin e
degli odierni nazionalboscevichi come Limonov e Dugin, la sinistra
europea non ha capito che la questione sociale è legata alla
questione nazionale.
Per questo la sinistra indistintamente
progressista e "liberal", a differenza del socialismo
originario, si è condannata al capitalismo liberale, il quale
sradica i popoli e rende ogni rapporto umano, sociale, lavorativo,
sentimentale precario, liquido, povero, vuoto.
Il nazionalismo -
originariamente e correttamente inteso - è l'unica risposta
antirazzista per il recupero delle identità ed argine allo
sradicamento dei popoli.
Fra i grandi nazionalisti ricordiamo appunto i già citati Mazzini e Garibaldi, i socialisti latinoamericani, quelli arabi, quelli panafricani come Sankara e così via.
Il liberalismo, l'indistinto progressismo, invece, non sono
altro che continuità delle politiche capitaliste e cosmopolite,
utili alle élites economiche e politiche per sottomettere i popoli
liberi e sovrani, i quali necessitano invece semplicemente di
recuperare le proprie radici, i propri usi e costumi, la propria
cultura originaria ciascuno nella sua nazione d'origine.Fra i grandi nazionalisti ricordiamo appunto i già citati Mazzini e Garibaldi, i socialisti latinoamericani, quelli arabi, quelli panafricani come Sankara e così via.
Solo così vi potranno
essere le basi per una fratellanza fra i popoli, fondata sul rispetto
della diversità degli stessi.
Luca Bagatin
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