L'Italia è quel Paese in cui da un fatto di cronaca
nera, ad esempio, si scrivono fiumi di inchiostro (ormai di pixel).
E' quel Paese ove si creano contrapposizioni politiche, unicamente
mediatiche e dunque serve del Potere. Di qualsiasi potere. Di destra
e di sinistra.Si uccide così ogni possibile pacata discussione.
Si innalzano muri. Si richiamano in vita antichi fantasmi. Il
dibattito diviene unicamente rabbia da reality show, peggio ancora se
tale rabbia si sfoga nelle strade (anzichè fondare le piazze, le
strade, i paesi, le città sull'antica e civile Agorà, ovvero sulla
discussione pacata, seria, democratica).
E, così, la coscienza collettiva muore. Ancora una volta.
Mi sembra, peraltro, che le persone, oggi, abbiano
più facilità ad affibbiare etichette, piuttosto che voler conoscere
i propri interlocutori. Preferiscono parlare per stereotipi e
pregiudizi. Senza comprendere che ogni essere umano è unico e che
ogni aspetto dell'esistente non è interpretabile univocamente.
E, così, la coscienza collettiva muore. Ancora una volta.
E' più facile, dunque, giudicare - attraverso il
proprio pre-giudizio, ovvero attraverso il proprio personale metro di
giudizio - piuttosto che approfondire. E' più facile fare questo,
appunto, piuttosto che "fare la fatica" di conoscere chi ha
punti di vista differenti o è diverso rispetto a noi stessi.
Siamo isole sociali, ma non sappiamo nemmeno di
essere tali. Viviamo in non-luoghi di autoreferenzialità e di
asocialità. Diamo la colpa agli altri della nostra condizione
(qualsiasi essa sia), ma ci rifiutiamo di analizzare la realtà nella
sua globalità e storicità.
Abbiamo venduto i sentimenti. Elevato il denaro ed
il successo facile a Divinità assoluta. Ci siamo perduti, senza mai
più ritrovarci se non nella virtualità vuota quanto selvaggia.
L'onanismo da "social"network sembra
infatti essere protagonista assoluto, in prima linea: con la
benedizione dei frustrati, dei sessualmente repressi, dei
fondamentalisti ideologici, della pubblicità commerciale, del
caravanserraglio gossipparo e mediatico dei bisogni e dei consumi
indotti.
Nulla di nuovo. Aspetti già analizzati nel recente
passato. Tanto da Pasolini quanto da Christopher Lasch.
Aspetti che riguardano la nostra democrazia, alla
quale sembra stiamo volutamente rinunciando senza esserne consapevoli
e/o spostando l'attenzione altrove (alle ideologie, al gossip, alla
politica delle fazioni...).
Luca Bagatin
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