Nonostante la guerra economica, le
sanzioni e le speculazioni operate dall'emisfero capitalista del
Pieneta - Stati Uniti d'America in primis - in quanto risulta
inaccettabile che un popolo latinoamericano si sia liberato, nel
corso degli anni, delle politiche del Fondo Monetario Internazionale,
si sia riappropriato della propria sovranità e delle proprie risorse
energetiche. E lo abbia fatto attraverso il socialismo, come ai tempi
di Bolivar, di Sandino, di Allende, di Castro, di Guevara e di Evita
e Juan Peron.
Il socialismo, in Venezuela, resiste
attraverso la nuova vittoria del Presidente Nicolas Maduro che, con
il 67,6% dei consensi, ha vinto nuovamente le presidenziali di
domenica 20 maggio scorso (anticipate rispetto alla scadenza naturale
di dicembre, peraltro).
Maduro, denigrato nell'emisfero
capitalista, è amato dal popolo latinos, dagli strati sociali più
deboli che, grazie al chavismo, hanno visto elevare le proprie
condizioni economico-sociali, nonostante le sanzioni imposte da
quegli USA che hanno sempre trattato l'America Latina come il proprio
personale "cortile" di casa.
Ma l'America Latina socialista si è
riscattata da tempo, perché il socialismo che la pervade è quello
autentico, popolare, populista, genuino, originario, di ispirazione
bolivariana, garibaldina, cristiana, libertaria e umanitaria.
Un socialismo che l'Europa ha
dimenticato da molti decenni, governata da una destra ed una sinistra
autoreferenziali e rappresentanti unicamente dei ceti sociali
medio-alti ed elitari.
Maduro, come ha scritto di recente sul
quotidiano spagnolo "El Pais", ha dichiarato che il
Venezuela è una democrazia popolare, non classista, alternativa alle
élite, la quale ha garantito missioni sociali, abitazioni, servizi e
scuole pubbliche e, per rispondere alla guerra economica ha
introdotto una criptovaluta denominata Petro, sostenuta dal petrolio
nazionale del Paese, ovvero basata su una fonte economica reale.
Lo stesso ex Premier spagnolo
socialista José Luis Rodriguez Zapatero (forse l'ultimo dei
governanti autenticamente socialisti in Europa), osservatore
internazionale e da tre anni mediatore del processo di dialogo e di
pace fra la maggioranza e l'opposizione venezuelana si è detto
stupito del comportamento dell'Unione Europea nei confronti
dell'attuale leadership socialista. Del resto sarebbe assurdo non
riconoscere il risultato elettorale di domenica scorsa, avvenuto con
voto elettronico, dal quale si evince una schiacciante vittoria di
Maduro, candidato del Gran Polo Patriotico (coalizione di partiti
formata dal Partito Socialista Unito del Venezuela, dal Partito
Comunista del Venezuela, oltre che da movimenti di ispirazione
indigena, socialdemocratica, socialista rivoluzionaria e
bolivariana); seguito dal rappresentante del centrosinistra Henri
Falcon, alla guida di Avanzada Progresista con il 21,15%;
dall'imprenditore Javier Bertucci, rappresentante di "El Cambio"
con il 10,7% e dal candidato della sinistra radicale "Unidad
Politica Popular 89" Reinaldo Quijada con lo 0,4%.
L'astensione è stata alta, è vero,
ovvero del 54%, ma pur sempre inferiore rispetto a quella con la
quale si elegge da tempo un Presidente negli USA e non lontanissima
da quella della Francia delle ultime presidenziali. Questo dato, ad
ogni modo, dovrebbe spingere il governo socialista riconfermato a
rendere ancora più partecipe il popolo relativamente alle decisioni
politiche ed economiche interne e a riavviare un dialogo costruttivo
con quell'opposizione più moderata e meno legata ad interessi
capitalistici, oltre che intervenire con incisività nei casi di
corruzione e di insicurezza pubblica, problemi certamente da non
sottovalutare in Venezuela.
Il socialismo - che è poi il nostro
garibaldinismo repubblicano del cuore - ad ogni modo, resiste e
auspichiamo possa tornare nuovamente protagonista anche in Brasile e
in quell'Argentina che il liberal-capistalista Macri sta facendo
tornare indietro di decenni.
Hasta la Victoria Siempre, nel nome di
Bolivar, Garibaldi, José Martì, Sandino, Guevara, Peron e Chavez !
Luca Bagatin
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