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mercoledì 13 giugno 2018

E' uscita l'ultima raccolta di poesie di Massimiliano Giannocco: "Baluginii", con prefazione di Luca Bagatin

E' uscita in questi giorni l'ultima raccolta di poesie dell'amico Massimiliano Giannocco dal titolo "Baluginii" e della quale ho curato la prefazione, che colgo l'occasione per pubblicare qui di seguito.
Per informazioni e acquisti del testo al seguente link: https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/poesia/411752/baluginii/

L. B.

Prefazione di Luca Bagatin a "Baluginii" di Massimiliano Giannocco

Quelli di Massimiliano Giannocco sono baluginii di vita. Timidi bagliori di speranza in un mondo in decadenza.
I baluginii della lirica di Giannocco sono richiami al Divino, ai suoi Angeli, all'innocenza. Sono richiami all'onestà ed all'eterna legge morale che dovrebbe regolare ogni civiltà degna di questo nome.
Sono baluginii, ovvero timide luci, timidi chiarori in un mondo fatto d'opportunismo e indifferenza. Sono richiami ad una civiltà antica, forse non del tutto perduta, ma sicuramente dimenticata in un'epoca materialista senza più contezza delle sue radici, della sua Storia, dei suoi Avi.
Sono versi spesso introspettivi, avvolti di spleen baudelairiano, consapevoli dell'abisso e dell'inferno terreno, ma che vorrebbero ricercare una via d'uscita, guardando verso il cielo, il sublime e finanche il dionisiaco, rappresentato da menadi bramose e da una Venere dalla turgide labbra. Tutto pur di sfuggire alla "morte diurna delle menti", all'appiattimento della vita moderna quotidiana !
Anche nelle descrizioni liriche dei paesaggi si scorge una profonda nostalgia per l'antico. Per l'Antica Urbe "dove son vaghi i ricordi del disordine cittadino, dove ville patrizie e rocciosi manieri han per vivace decoro"; per gli italici borghi medievali ove i castelli troneggiavano imperiosi, come fari maestosi a far da guida ai naviganti; per i paesaggi medievali medesimi dell'Italia centro-meridionale, con le loro vigne, i loro verdi ulivi e le antiche masserie.
L'Autore sembra quindi rifuggire dalla modernità dell'Italia d'oggi, che non rammenta il suo glorioso passato ed ove a prevalere sembrano essere i mediocri.
Quello che ho inteso del messaggio di Massimiliano Giannocco, attraverso le sue liriche, ciò che in sostanza mi ha trasmesso, è un pensiero a tratti pessimista ma non domo, non addomesticato. Un messaggio che, forse, in questo momento storico può far riflettere per la carica di nostalgia che esso rappresenta.
Rappresenta un pensiero conservatore ma, forse proprio per questo, rivoluzionario in un contesto ove il degrado della modernità ha ucciso ogni coscienza critica, ogni senso di comunità e di appartenenza.
Da Massimiliano Giannocco, ideologicamente, mi dividono molte cose. Più che altro è forse l'approccio alle questioni che ci divide. Egli è legato fondamentalmente al concetto di individuo e di libertà assoluta dell'individuo, mentre io non posso non tenere conto del fatto che l'individuo è un essere pensante posto all'interno di una comunità e che senza la consapevolezza di ciò non vi può essere alcuna ricerca della libertà.
Ciò che potrebbe unirci è il rifiuto, ad ogni modo, della modernità che annichilisce le menti e che, volendo essa sradicare gli esseri umani e renderli dei senza storia, dei senza patria, toglie loro ogni senso del Sacro, del Divino e dunque li priva della loro intima libertà, che è interiore prima ancora che esteriore. Che è una libertà collettiva, aggiungerei io, per quanto l'Autore di questi versi non sarebbe d'accordo con questa mia ultima affermazione.
Penso che questo non sarà che l'inizio di una serie di raccolte poetiche che l'Autore ci donerà.
Il lettore, dalla lettura delle sue liriche, non potrà che trarne fonte di meditazione ed ispirazione.

Luca Bagatin

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