Mentre l'Unione Europea
si appresta a varare sanzioni contro l'Ungheria, le quali, come ogni
sanzione economica, finirà per danneggiare unicamente il popolo e
forse persino per rafforzare il governo autoritario di Orban - il
quale farà la vittima - e non a caso sono contrastate dai partiti
comunisti d'Europa, in particolare dal Partito Operaio Ungherese e
dal Partito Comunista Portoghese, in Russia alle elezioni
amministrative di domenica 9 settembre, il liberal-capitalismo del
partito di Putin Russia Unita sembra subire un arretramento, grazie
all'avanzata dei comunisti patriottici del Partito Comunista della
Federazione Russa (KPFR), guidato dal granitico Gennady Zjuganov.
Domenica 9 si è votato
in 80 regioni. In tutte il KPFR ha incrementato i suoi voti, come
segnala il sito dell'Associazione Marx21, riportando il commento del
Vicepresidente del KPFR Ivan Melnikov - attestandosi fra il 17% e il
27% circa - e in alcune ha addirittura superato il partito putiniano
Russia Unita, come ad esempio nella regione di Ulyanovsk, (ottenendo
il 36,3%, mentre Russia Unita si è fermata al 34%); nella regione di
Irkutsk (34% ai comunisti contro il 28% dei putiniani); nella
Repubblica di Chakassia (31% al KPFR contro il 25,5% di Russia
Unita). Nella città di Togliattigrad, come segnala Yurii Colombo su
"il manifesto", Russia Unita passa addirittura dal 65% al
28,7%, mentre i comunisti si attestano al primo posto con il 35,8%.
Certo, a Mosca, pur con
una astensione record del 70%, ha vinto il candidato putiniano, ma il
candidato del Partito Comunista si è piazzato comunque al secondo
posto.
Il merito del KPFR - come
ricordavo in un altro articolo alcune settimane fa
(http://amoreeliberta.blogspot.com/2018/08/il-risveglio-dellopposizione-socialista.html)
- è di aver guidato in questi mesi la battaglia contro l'aumento
dell'Iva (passata dal 18% al 20%) e dell'età pensionabile, che è
passata da 60 a 65 anni per gli uomini e da 55 a 63 anni per le
donne.
Gennady Zjuganov |
Le politiche di austerità
e di deregolamentazione imposte negli anni dal governo
liberal-capitalista russo, non dissimili da quelle della gran parte
dei governi europei e da quello USA, sono dunque rifiutate e
rispedite in gran parte al mittente e, fortunatamente, a differenza
che in Europa, il voto è intercettato dai comunisti e non da coloro
i quali fomentano politiche neo-autoritarie.
Sarebbe interessante
fosse l'inizio di un nuovo possibile ritorno del socialismo, ovvero
di superamento del capitalismo che, dagli Anni '90 ad oggi, ha
portato unicamente alla messa in vendita di ogni cosa, persino della
dignità dei lavoratori, aumentando la precarietà, la disoccupazione
e le tariffe in ogni settore.
Forse la strada è ancora
lunga, ma, ad ogni modo, i neo-proletari di tutto il mondo stanno
ricominiciando a svegliarsi.
Luca Bagatin
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