E' Professore della City
University di Londra e, nel suo ultimo saggio - Commodity: The
Global Commodity System in the 21st Century - individua
nell'accumulo della ricchezza di pochi, la ragione principale della
crisi economica globale.
Photis
Lysandrou propone dunque l'introduzione di una tassa
patrimoniale da far pagare ai ricconi del Pianeta, introducendo –
attraverso un apposito organismo internazionale, composto da esperti
fiscali nominati dai governi nazionali - una imposta sulla ricchezza
globale per i patrimoni superiori ai 30 milioni di dollari.
Una imposta che egli
ritiene necessaria per far pagare la crisi ai suoi diretti
responsabili, ovvero ai ricchi o, quantomeno, ai super ricchi.
Il Professore osserva che
oggi 21mila miliardi sono nelle mani di appena 145mila persone e la
gran parte è sotto forma di azioni ed obbligazioni. Da un lato, in
sostanza, c'è stata una concentrazione di ricchezza, mentre
dall'altro, con i salari dei lavoratori dipendenti rimasti bloccati,
c'è stata una dispersione e, secondo il Professor Lysandrou, senza
una tale dispersione, non sarebbe stato necessario inventarsi i
cosiddetti mutui subprime, una delle principali cause della crisi
economica mondiale dal 2007 in avanti.
Egli ritiene dunque che
un’autorità fiscale globale sarebbe solo un primo passo, pur
piccolo, per ribaltare le ineguaglianze in termini di reddito e di
ridistribuzione della ricchezza.
Egli ritiene che uno dei
principali problemi sia la differenza fiscale fra Paese e Paese
all'interno dell'Unione Europea, mentre, se ogni singolo Stato avesse
il medesimo regime fiscale, non vi sarebbe più concorrenza fiscale
fra i Paesi e dunque le multinazionali non avrebbero più la
possibilità di investire in quelle realtà ove le aliquote sono più
basse e, dunque, ad esse favorevoli.
Analisi interessante e
suggestiva quella del Prof. Photis
Lysandrou, per quanto si tratti di una analisi che non supera affatto
il sistema capitalista, ma, ancora una volta, lo sdogana e lo
accetta, senza riserva alcuna. Una proposta, in sostanza, non di
radicale risoluzione al problema dell'accumulo della ricchezza
mondiale, che è causato dall'unico sistema che genera
automaticamente crisi di ogni tipo: economica, umana, civile,
sociale, ambientale, migratoria, ovvero il sistema capitalista, che
sdogana l'egoismo umano e tutti i suoi più bassi istinti, in un
crescendo senza fine.
Il
sistema riformista, keynesiano o di redistribuzione del reddito, ad
oggi, in sostanza, non ha portato ad alcun risultato concreto, se non
l'illusione che qualcuno possa essere un po' meno povero e qualcun
altro leggermente meno ricco e ciò a tutto vantaggio, unicamente,
del sistema consumista, del mercato e della cosiddetta crescita, che
altro non è che concorrenza fra le persone, distruzione
dell'ambiente, distruzione dei rapporti sociali e civili.
Il
capitalismo, in sostanza, non può essere riformato, in quanto è un
cancro sin dall'origine. Un cancro che andrebbe asportato, attraverso
misure di condivisione della ricchezza, abolizione della schiavitù
del salario e del lavoro. Permettendo ai lavoratori di diventare
proprietari del proprio lavoro e di produrre quel tanto che necessita
al fabbisogno di un Paese e della propria comunità.
Ciò,
proprio attraverso le nuove tecnologie, messe gratuitamente a
disposizione della comunità – in modo del tutto open source, come
si direbbe oggi – darebbe la possibilità a tutti non solo di
lavorare il giusto e quindi meno, ma anche di condividere i frutti
del proprio lavoro con la comunità intera nella quale si vive,
avvicinando così le persone – oggi diffidenti e divise da barriere
culturali e sociali dettate dall'ego e dall'accumulo di ricchezza -
fra loro.
Certo,
a quel punto, non esisterebbero molto probabilmente più né azioni
né obbligazioni; né multinazionali (che andrebbero messe al bando);
né ricchi da tassare, né poveri da sfruttare, ma persone in un
sistema democratico ed egualitario.
Chissà
cosa ne penserebbe il Prof. Lysandrou in merito.
Luca
Bagatin
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