Nei giorni scorsi si è
tenuta, in Argentina, a Buenos Aires, la settimana di commemorazione
del 70esimo anniversario del Primo Congresso Nazionale di Filosofia,
che si tenne per la prima volta a Mendoza, nella primavera del 1949,
con la partecipazione dell'allora Presidente Juan Domingo Peron e di
sua moglie Evita, oltre che dei ministri del suo governo e dei
maggiori esponenti delle Università del Paese. Fu un evento
importante, perché per la prima volta fu organizzato un convegno di
filosofia a carattere nazionale, fortemente voluto e sostenuto dal
governo.
Quest'anno, fra gli
ospiti della settimana commemorativa, tenutasi presso la Facoltà di
Giurisprudenza dell'Università di di Lomas de Zamora, il filosofo
russo Aleksandr Dugin, autore de “La Quarta Teoria Politica”, i
cui fondamenti si basano sulla critica dei totalitarismi
novecenteschi, sul superamento di ogni scontro di civiltà, sulla
critica alla modernità e su un recupero del socialismo originario,
privo di ateismo, progressismo e materialismo.
In questo senso Dugin è
intervenuto ricordando la grande figura storica e politica di Peron,
affermando: “Peron è grande, è il profeta ontologico. Solo
Peron ha individuato nella sua visione il problema più importante:
quello dell'essere. E solo l'umanità può essere una comunità”.
E ha proseguito: “Le idee di Peron sono così universali, così
grandi, sono così simili ai sogni dei patrioti russi che posso
vedere la mia identità e i miei valori riflessi in essi (…), Juan
Peron è l'esempio da seguire per tutti i capi di Stato”.
Ricordando come sia stato “l'unico capo di Stato che ha
convocato un Congresso di Filosofia” e che “non solo
sapeva come ascoltare i filosofi, ma sapeva anche come fare la
filosofia”.
Citando uno fra i testi
fondamentali scritti da Peron, “La Comunità Organizzata”, i cui
concetti furono introdotti dal Presidente stesso proprio alla fine
del Congresso di Filosofia del 1949, Dugin ha fatto presente come:
“La Comunità Organizzata è la risposta filosofica su ciò che
l'Argentina è e dovrebbe essere, un'Argentina che è una comunità,
o non è, ed è una comunità in Sud America, perché c'è una
identità comune tra i popoli americani che si pensano ancora come
comunità” ed ha concluso ricordando come il pensiero
socialista di Peron sia stato volto a combattere i liberalismi di
destra e sinistra, ovvero la modernità e l'ideologia capitalista.
Al convegno è
intervenuto anche il politologo argentino Marcelo Gullo, il quale ha
fatto presente come oggi l'oligarchia finanziaria abbia
fondamentalmente due braccia: il neoliberismo e il progressismo e che
per contrastarla sia necessario un ritorno al pensiero di Peron.
Pensiero di Peron che,
ricordiamo, fu fortemente constrastato dalle dittature militari negli
Anni '60 e da quelle successive con a capo Videla; fu infangato da
finti peronisti come Menem – in realtà neo-liberali - e fu
recuperato solamente negli ultimi decenni da Nestor e Cristina
Kirchner, che hanno alleviato le sofferenze del Paese.
Non dimentichiamo che
oggi l'Argentina, governata dal liberale Mauricio Macri, è tornata
indietro di decenni in ambito sociale, civile ed economico e che
purtroppo il fronte peronista che gli si contrappone è ancora oggi
drammaticamente diviso. Fronte peronista che – per le elezioni
presidenziali dell'ottobre prossimo - dovrà fare quadrato e
decidere il suo candidato fra i nomi di Daniel Scioli e Cristina
Kirchner: il primo sconfitto da Macri per una manciata di voti e la
seconda, ex Presidentessa che ha governato il Paese risollevandolo da
povertà e analfabetismo.
Se dovessero presentarsi
questa volta con liste divise, il rischio di una nuova vittoria del
fronte liberal-capitalista potrebbe essere davvero molto forte. E per
l'Argentina sarebbero ancora tempi oscuri.
Luca Bagatin
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