Era un socialista di
altri tempi. Quanto ancora, in Italia, esisteva un Partito Socialista
e quando la politica italiana aveva ancora un suo peso in Europa e
nel mondo.
Fu, nel corso degli Anni
'80, Ministro delle Partecipazioni Statali (quando ancora lo Stato
contava qualcosa e la politica comandava sull'economia e non
viceversa !), Ministro del Lavoro, Vicepresidente del Consiglio e
Ministro degli Esteri.
Ventenne – negli Anni
'60 - aderì al Partito Socialista Italiano, collocandosi in quegli
anni nella corrente di sinistra, denominata “Alternativa
Socialista”, allora guidata da Riccardo Lombardi e nella quale
erano presenti anche i socialisti rivoluzionari.
Nel 1976 appoggiò la
candidatura di Bettino Craxi a Segretario del PSI e divenne
componente della Direzione Nazionale del Partito. Negli Anni '80,
oltre che più volte Ministro, sarà presidente del gruppo socialista
alla Camera dei Deputati.
Coinvolto nella falsa
rivoluzione di Tangentopoli, sarà sottoposto a diversi procedimenti
giudiziari, ma spesso fu assolto. Denuncerà sempre, assieme a Craxi,
il clima avvelenato di quegli anni, teso a colpire unicamente i
partiti di governo e in particolare quel PSI che, se da una parte
voleva modernizzare l'Italia, smarcandosi dalle “chiese”
democristiana e comunista (ma già da tempo non più comunista e via
via sempre più liberal-capitalista), dall'altra mirava a una
politica estera multipolare, smarcata dagli USA e parimenti
denunciava l'avanzare della globalizzazione neoliberale e le sue
pericolose derive, che avrebbero portato – con il successivo
avvento del capitalismo assoluto - a una diffusa povertà, alla
sudditanza dell'Italia a poteri stranieri ed economici e
all'immigrazione di massa.
Il PSI di Craxi e De
Michelis fu infatti profetico e, forse per questo e per questo suo
voler contrastare l'avanzare dei Poteri Forti economici, finanziari e
mediatici, spazzato via in un sol colpo da una falsa rivoluzione che,
nel 1993, segnerà la fine definitiva della politica dei partiti e
l'inizio di una nuova stagione – nella quale viviamo tutt'oggi –
fatta di personalismi, di ricerca del consenso attraverso meri
slogan, dell'economia che governa sui popoli e che annichilisce e
avvilisce i poveri.
Nel 1996 Gianni De
Michelis, nonostante l'esilio ad Hammamet di Bettino Craxi, assieme
ad altri socialisti di area craxiana (fra cui Luca Josi, Margherita
Boniver e Ugo Intini), rifonda il Partito Socialista, il cui simbolo
sarà composto di sette garofani, il sole nascente e un libro. In
quegli anni rinascono anche le pubblicazioni socialiste storiche
“Critica Sociale” (ancora oggi diretta dall'amico Stefano
Carluccio) e “L'Avanti” (oggi di proprietà di Critica Sociale).
La collocazione del nuovo partito è autonoma, ma guarda con simpatia
all'area laico-socialista di Forza Italia. Sono molti, infatti, i
forzisti che escono dal partito berlusconiano e ritornano al Partito
Socialista.
A molti ciò può
sembrare un paradosso, come scrisse Fabrizio Cicchitto in un suo
saggio (“Il paradosso socialista. Da Turati a Craxi a Berlusconi”,
Edizioni Liberal, 2003). In realtà i socialisti non sono mai stati
di destra, ma nemmeno potevano definirsi storicamente di sinistra. In
Italia, in particolare, non potevano collocarsi dalla parte dei loro
carnefici postcomunisti alleati alla sinistra DC e sostenere il
nascente prodismo e le privatizzazioni selvagge proposte dall'allora
(falso) centrosinistra. Craxi, non a caso, si oppose strenuamente a
quelle privatizzazioni, poi attuate dai governi successivi alla sua
scomparsa politica.
Nel 2001 Gianni De
Michelis sarà fra i fondatori e Segretario nazionale del Nuovo PSI,
assieme alla Boniver, a Bobo Craxi e a Claudio Martelli. Il partito
si collocherà nell'area di centrodestra. Certo, Berlusconi lascerà
poco o nessuno spazio ai laici e ai socialisti di De Michelis al
punto che, credo, oggi quel Nuovo PSI non esista nemmeno più o sia
durato comunque molto poco.
In quegli anni io stesso,
esattamente nel 2004, mi avvicinai a quel partito. Vi rimasi molto
poco, pochi mesi, in quanto non condivisi le politiche dei vecchi
notabili a livello locale nella mia città, allora Pordenone. Ad ogni
modo ebbi il tempo di conoscere di persona Gianni De Michelis, di cui
avevo letto pressoché tutti i saggi e trovandovi spunti
interessanti, sia sulla politica interna che su quella estera.
Conservo ancora una foto (quella qui sopra)
nella quale, ad una riunione pubblica del Partito, nella città di
Pordenone, parlo accanto a lui, il quale mi fece poi i complimenti.
Era il periodo delle europee (le ultime alle quali sarei andato a
votare !) e allora il Nuovo PSI (Socialisti Uniti per l'Europa) prese
ben il 2% dei voti e, non essendovi allora sbarramenti di sorta,
elesse due deputati, fra cui lo stesso De Michelis.
Di acqua sotto i ponti,
da allora, ne è passata molta. I miei ideali liberalsocialisti sono,
negli anni, evoluti nel socialismo puro, originario e
anticapitalista. Ad ogni modo la mia formazione craxiana e il mio
rispetto per quelle figure politiche, nel bene o nel male, è sempre
rimasto.
De Michelis, poi, era un
personaggio piuttosto trasgressivo e irriverente e ciò lo e me lo
rendeva particolarmente simpatico, anche da Ministro.
Amava le belle donne e le
discoteche. Scrisse, nel 1988, per Mondadori, con prefazione di Gerry
Scotti, la guida ai locali notturni “Dove andiamo a ballare questa
sera ?”. La cosa scandalizzò molti, ma lui certo non se ne curava.
Capelli lunghi e spirito libertario. Anche questo era il PSI di
quegli anni. Un partito non ingessato, contro il bigottismo, aperto
alla trasgressione che lo porterà ad essere spesso vicino al Partito
Radicale (di quegli anni, molto diverso da quello di oggi o di ciò
che ne è rimasto !) di Marco Pannella.
Mi dispiace che Gianni se
ne sia andato. Era una grande mente e una grande persona. Forse solo
in questi anni, di totale decadenza della politica italiana e
europea, ce ne rendiamo davvero conto.
Luca Bagatin
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