Una piazza, quella Santi
Apostoli a Roma, gremita di donne e uomini, ragazze e ragazzi, che
hanno sventolato bandiere rosse con al centro una falce e martello
bianca. Così si presenta la manifestazione del Partito Comunista
guidato da Marco Rizzo, tenutasi sabato 5 ottobre scorso a partire
dalle ore 15.30.
Una manifestazione contro
il Governo Conte Bis, sostenuto da Movimento Cinque Stelle, PD,
Liberi e Uguali e Sinistra Italiana. “Un governo dei poteri
forti, delle banche, dei mercati, dell’Unione Europea, della
Confindustria con il sostegno esplicito degli Stati Uniti, della
Nato, del Vaticano”. Così
viene definito dai comunisti, che proseguono: “Le
manifestazioni di sostegno di tutti questi settori e la valutazione
positiva espressi dai mercati non lasciano alcuna ombra di dubbio.
Noi comunisti vogliamo da subito denunciare il carattere antipopolare
di questo governo, invitando i lavoratori e non cadere nella trappola
dei “governi amici” e non riporre false speranze in questo
esecutivo”.
Il PC
denuncia altresì la definizione sbagliata del governo, fornita dai
grandi media ed equipara le forze politiche che lo sostengono a
quelle che lo sostenevano prima: “I giornali hanno definito
questo governo “giallo-rosso”. Rifiutiamo questa definizione
perché il nuovo governo Conte di “rosso” non ha assolutamente
nulla. È l’ennesimo prodotto della rinuncia del Movimento Cinque
Stelle alle istanze più radicali e di svolta dei suoi programmi. I
Cinque Stelle, dopo aver accettato l’alleanza con la Lega,
rafforzando Salvini e la destra, oggi si alleano con il PD pur di
mantenere il proprio ruolo di governo. Poche settimane fa con il loro
voto determinante hanno permesso l’elezione di Ursula Von Der Leyen
a Presidente della Commissione Europea, presentandosi a livello
internazionale come nuovo partito della stabilità nel nostro Paese.
“Rosso” non è certamente il Partito Democratico, alfiere delle
politiche antipopolari, strenuo sostenitore dell’Unione Europea e
della Nato, capace attraverso la propria influenza sui sindacati
confederali di legittimare le peggiori politiche contro i lavoratori
spegnendone l’opposizione sociale. “Rossa” non è neppure
quella sinistra residuale presente in Parlamento (Liberi e Uguali,
Sinistra Italiana) che subito si è accodata al nuovo esecutivo,
tanto fondamentale per i numeri della maggioranza, quanto ininfluente
nella definizione delle politiche di governo, spinta solo
dall’autoconservazione dei propri gruppi dirigenti e priva di
qualsiasi ruolo sociale.”.
E poi
la denuncia del Partito Comunista all'equiparazione del nazismo al
comunismo, votata dal Parlamento Europeo solo poche settimane fa –
con i voti sia della Lega e di Fratelli d'Italia, uniti a quelli del
PD - che il partito di Rizzo ha per primo denunciato, nel silenzio
assordante di molti e che Rizzo ha dichiarato essere “una
risoluzione che falsifica la Storia e che possiamo strappare”.
In
merito Rizzo aveva già spiegato, all'indomani dell'approvazione da
parte del Parlamento di Bruxelles, che: “Leggendo la
risoluzione per prima cosa colpisce la pochezza del testo e
dell’analisi storica che è contenuta. Se uno studente del quinto
anno di liceo dicesse cose del genere a un’interrogazione sarebbe
rispedito a posto. Di fatto si sostiene che l’Unione Sovietica è
stata corresponsabile della seconda guerra mondiale, quando l’URSS
è stato il principale paese aggredito e quello che ha dato il
contributo maggiore per la sconfitta del nazi-fascismo. Evidentemente
non si va per il sottile quando c’è da creare le premesse per
teorie che non hanno fondamento storico, la storia va piegata alle
necessità di queste teorie. Mi riferisco al concetto di
“totalitarismo”, all’idea della lotta delle democrazie contro
le dittature “che volevano spartirsi il mondo”. Aggiungendo
poi: “Però nessuno si sogna di mettere al bando la
democrazia liberale perché spianò la strada al fascismo. Questa
risoluzione non ha fondamento storico. Il patto di non aggressione
tra URSS e Germania fu necessario per prendere tempo e preparare la
resistenza sovietica, e fermò per un anno i piani di invasione di
Hitler. Churchill disse in un discorso radio trasmesso il 1°
ottobre: «I sovietici hanno fermato i nazisti nella Polonia
orientale. Vorrei soltanto lo avessero fatto come nostri alleati»”.
Una
risoluzione che, in sostanza, potrebbe portare – come ai tempi del
nazifascismo – alla messa al bando dei partiti comunisti in Europa,
cosa peraltro già avvenuta da tempo in molti Paesi dell'est
all'interno dell'Unione Europea, dalla Polonia all'Ucraina, con il
beneplacito dell'Unione Europea stessa.
La
manifestazione di sabato ha dunque voluto denunciare quello che il
Partito Comunista definisce “totalitarismo capitalista”,
promuovendo “una forte opposizione politica al governo
nascente e lavorare per la formazione di un vasto fronte sociale
capace di unire i lavoratori e le classi popolari, le organizzazioni
sindacali di classe e le forze politiche e di movimento. Un fronte di
lotta che dimostri che l’unica vera alternativa possibile è quella
in cui il potere è nelle mani dei lavoratori e delle classi
popolari, che ha come presupposti l’uscita dell’Unione Europea e
dalla Nato, e la rottura con le politiche e gli interessi
capitalistici”.
Luca
Bagatin
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