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domenica 6 ottobre 2019

Il Partito Comunista in piazza contro il governo Cinque Stelle-Pd-Leu-Sinistra Italiana. Articolo di Luca Bagatin

Una piazza, quella Santi Apostoli a Roma, gremita di donne e uomini, ragazze e ragazzi, che hanno sventolato bandiere rosse con al centro una falce e martello bianca. Così si presenta la manifestazione del Partito Comunista guidato da Marco Rizzo, tenutasi sabato 5 ottobre scorso a partire dalle ore 15.30.
Una manifestazione contro il Governo Conte Bis, sostenuto da Movimento Cinque Stelle, PD, Liberi e Uguali e Sinistra Italiana. “Un governo dei poteri forti, delle banche, dei mercati, dell’Unione Europea, della Confindustria con il sostegno esplicito degli Stati Uniti, della Nato, del Vaticano”. Così viene definito dai comunisti, che proseguono: “Le manifestazioni di sostegno di tutti questi settori e la valutazione positiva espressi dai mercati non lasciano alcuna ombra di dubbio. Noi comunisti vogliamo da subito denunciare il carattere antipopolare di questo governo, invitando i lavoratori e non cadere nella trappola dei “governi amici” e non riporre false speranze in questo esecutivo”.
Il PC denuncia altresì la definizione sbagliata del governo, fornita dai grandi media ed equipara le forze politiche che lo sostengono a quelle che lo sostenevano prima: “I giornali hanno definito questo governo “giallo-rosso”. Rifiutiamo questa definizione perché il nuovo governo Conte di “rosso” non ha assolutamente nulla. È l’ennesimo prodotto della rinuncia del Movimento Cinque Stelle alle istanze più radicali e di svolta dei suoi programmi. I Cinque Stelle, dopo aver accettato l’alleanza con la Lega, rafforzando Salvini e la destra, oggi si alleano con il PD pur di mantenere il proprio ruolo di governo. Poche settimane fa con il loro voto determinante hanno permesso l’elezione di Ursula Von Der Leyen a Presidente della Commissione Europea, presentandosi a livello internazionale come nuovo partito della stabilità nel nostro Paese. “Rosso” non è certamente il Partito Democratico, alfiere delle politiche antipopolari, strenuo sostenitore dell’Unione Europea e della Nato, capace attraverso la propria influenza sui sindacati confederali di legittimare le peggiori politiche contro i lavoratori spegnendone l’opposizione sociale. “Rossa” non è neppure quella sinistra residuale presente in Parlamento (Liberi e Uguali, Sinistra Italiana) che subito si è accodata al nuovo esecutivo, tanto fondamentale per i numeri della maggioranza, quanto ininfluente nella definizione delle politiche di governo, spinta solo dall’autoconservazione dei propri gruppi dirigenti e priva di qualsiasi ruolo sociale.”.
E poi la denuncia del Partito Comunista all'equiparazione del nazismo al comunismo, votata dal Parlamento Europeo solo poche settimane fa – con i voti sia della Lega e di Fratelli d'Italia, uniti a quelli del PD - che il partito di Rizzo ha per primo denunciato, nel silenzio assordante di molti e che Rizzo ha dichiarato essere “una risoluzione che falsifica la Storia e che possiamo strappare”.
In merito Rizzo aveva già spiegato, all'indomani dell'approvazione da parte del Parlamento di Bruxelles, che: “Leggendo la risoluzione per prima cosa colpisce la pochezza del testo e dell’analisi storica che è contenuta. Se uno studente del quinto anno di liceo dicesse cose del genere a un’interrogazione sarebbe rispedito a posto. Di fatto si sostiene che l’Unione Sovietica è stata corresponsabile della seconda guerra mondiale, quando l’URSS è stato il principale paese aggredito e quello che ha dato il contributo maggiore per la sconfitta del nazi-fascismo. Evidentemente non si va per il sottile quando c’è da creare le premesse per teorie che non hanno fondamento storico, la storia va piegata alle necessità di queste teorie. Mi riferisco al concetto di “totalitarismo”, all’idea della lotta delle democrazie contro le dittature “che volevano spartirsi il mondo”. Aggiungendo poi: “Però nessuno si sogna di mettere al bando la democrazia liberale perché spianò la strada al fascismo. Questa risoluzione non ha fondamento storico. Il patto di non aggressione tra URSS e Germania fu necessario per prendere tempo e preparare la resistenza sovietica, e fermò per un anno i piani di invasione di Hitler. Churchill disse in un discorso radio trasmesso il 1° ottobre: «I sovietici hanno fermato i nazisti nella Polonia orientale. Vorrei soltanto lo avessero fatto come nostri alleati»”.
Una risoluzione che, in sostanza, potrebbe portare – come ai tempi del nazifascismo – alla messa al bando dei partiti comunisti in Europa, cosa peraltro già avvenuta da tempo in molti Paesi dell'est all'interno dell'Unione Europea, dalla Polonia all'Ucraina, con il beneplacito dell'Unione Europea stessa.
La manifestazione di sabato ha dunque voluto denunciare quello che il Partito Comunista definisce “totalitarismo capitalista”, promuovendo “una forte opposizione politica al governo nascente e lavorare per la formazione di un vasto fronte sociale capace di unire i lavoratori e le classi popolari, le organizzazioni sindacali di classe e le forze politiche e di movimento. Un fronte di lotta che dimostri che l’unica vera alternativa possibile è quella in cui il potere è nelle mani dei lavoratori e delle classi popolari, che ha come presupposti l’uscita dell’Unione Europea e dalla Nato, e la rottura con le politiche e gli interessi capitalistici”.

Luca Bagatin

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