Sono passati tre anni
dall'uccisione del Comandante Arsen Pavlov, detto Comandante
Motorola, colonnello dell'esercito della Repubblica Popolare di
Donetsk e alla guida del battaglione “Sparta”, in guerra contro
il governo autoritario ucraino, allora guidato da Petro Porosenko.
Il Comandante Motorola,
classe 1983, era un cittadino russo della città di Uchta, nato
nell'ex Unione Sovietica e convinto che l'esperienza dell'URSS fosse
stata positiva per il popolo russo, come molti suoi connazionali che,
nel referendum per la conservazione dell'URSS, indetto nel 1991 e il
cui esito fu poi disatteso, votarono a maggioranza per il suo
mantenimento (77,85% dei SI). Contro ogni smembramento, disgregazione
e contro ogni cambiamento di regime politico-economico.
Motorola perse entrambi i
genitori all'età di 15 anni e venne affidato alla nonna. A 19 anni
si arruolò nell'esercito russo, prestando tre anni nella brigata di
marina con il ruolo di radioperatore, dal quale gli derivò il
soprannome “Motorola”. Combatté, successivamente, in operazioni
anti-terrorismo in Cecenia, come diversi suoi connazionali, fra cui
lo scrittore nazionalbolscevico Zakhar Prilepin, altro successivo
combattente a sostegno della Repubblica Popolare di Donetsk (molti
sono e sono stati i nazionalbolscevichi del partito di Eduard Limonov
“Altra Russia” a sostenere la Repubblica di Donetsk).
Successivamente,
Motorola, si specializzò in operazioni di soccorso quale Vigile del
Fuoco e lavorò poi come operaio e marmista.
A seguito del colpo di
Stato in Ucraina, nel 2014, dell'avvento di un governo autoritario
anti-russo, sostenuto anche da elementi nazifascisti, i quali
compirono veri e propri massacri contro le minoranze russe, Motorola
prese la decisione di lasciare il lavoro e di recarsi nella città
ucraina di Jasynuvata.
Qui creò un battaglione
di volontari di 200 combattenti, di ispirazione antifascista e
socialista e guidandolo nelle più importanti battaglie nel Donbass,
invitando la popolazione a ribellarsi e riuscì a liberare numerose
città dall'autoritarismo governativo e dando vita, assieme ai suoi
compagni, alla Repubblica Popolare di Donetsk che, con la Repubblica
Popolare di Lugansk, formarono le Repubbliche Popolari di
Norovossjia, di ispirazione sovietica, antifascista e socialista.
Nel luglio 2014 sposò
Elena Kolenkina, la quale gli diede una bambina, Miroslava, nel 2015
e, il 2 ottobre 2016 un bimbo, Makar, due settimane prima
dell'attentato che gli toglierà per sempre la vita (attraverso un
ordigno posto nell'ascensore della palazzina ove abitava con la
famiglia che, fortunatamente, rimase illesa).
Il governo ucraino,
infatti, lo aveva inserito nella lista nera quale terrorista e
bandito e persino l'Unione Europea, sostenitrice dell'Ucraina
autoritaria, dal 2015 gli aveva vietato l'ingresso nei Paesi aderenti
all'Unione.
Stessa sorte toccò al
Presidente della Repubblica Popolare di Donetsk, Aleksandr
Zacharcenko nell'estate del 2018, colpito anch'egli da un'attentato
con un'autobomba.
Il Comandante Motorola,
sulla sua divisa, indossava sempre due spille: una verde della
Jamahiriya Libica Popolare Socialista di Gheddafi e una della
Repubblica socialista siriana di Assad. Ovvero le bandiere di due
Paesi laico-socialisti che hanno contribuito a combattere il
terrorismo fondamentalista islamico.
Nel febbraio 2015 fu
insignito dell'onoreficenza di Eroe della Repubblica Popolare di
Donetsk e, il 9 maggio 2015, in occasione del Giorno della Vittoria
contro il nazifascismo durante la Seconda Guerra Mondiale, fu
stampato un francobollo commemorativo con la sua immagine, assieme a
quella del Comandante Givi, altro eroe della Repubblica.
L'esempio di Motorola
ricorda quello dei nostri eroi del Risorgimento. Di Garibaldi, di
Pisacane e dei molti repubblicani, socialisti, democratici in lotta
per l'indipendenza, la sovranità, contro ogni forma di
autoritarismo. E spiace che ciò, l'Unione Europea, non lo abbia
affatto capito, dimostrandosi, ancora una volta, lontana da quegli
ideali storici di emancipazione.
Con la recente elezione a
Presidente dell'Ucraina di Volodymyr Zelensky, di ispirazione
piuttosto diversa rispetto al suo predecessore Poroshenko, le
speranze per un rinnovato dialogo fra Ucraina e Repubbliche Popolari
di Novorossjia si sono riaccese e, ci si augura, si giunga alla fine
del conflitto che permetta il riconoscimento delle Repubbliche, anche
da parte della Comunità Internazionale.
Ad oggi, in Ucraina, non
è ad ogni modo ancora permesso al Partito Comunista (unico partito
di ispirazione socialista) di presentarsi alle elezioni e ciò sin
dal 2015, anno nel quale fu messo al bando.
Luca Bagatin
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