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mercoledì 15 aprile 2020

Coronavirus. Accademici e attivisti statunitensi denunciano le sanzioni USA. Maduro si appella ai popoli del mondo. Articolo di Luca Bagatin

Nonostante l'emergenza sanitaria, le sanzioni USA e dei suoi alleati (compresa l'UE) a Paesi quali Cuba (i cui medici stanno peraltro aiutando Paesi europei quali Italia e Francia), il Venezuela, la Siria, lo Zimbebwe e l'Iran, proseguono indisturbate.
Su questo sono di recente intervenuti autorevoli personalità del mondo accademico statunitense (fra i quali Noam Chomsky), nonché esponenti di associazioni per la pace e i diritti civili, attraverso una lettera aperta al governo degli Stati Uniti d'America e al Segretario Generale delle Nazioni Unite.
La lettera è la seguente, con tanto di firme complete in calce:

Cari amici di pace, giustizia e diritti umani nel mondo,

La diffusione globale di COVID-19 ha messo in luce la pratica illegale e immorale di imporre misure coercitive unilaterali (sanzioni economiche) da parte del governo degli Stati Uniti contro più di trenta nazioni. La guerra economica contro quelle nazioni aveva già provocato inimmaginabili sofferenze della gente nelle nazioni bersaglio anche prima della pandemia di COVID-19.
Con la devastazione della pandemia globale, i Paesi presi di mira - in particolare Venezuela, Cuba, Iran, Siria e Zimbabwe - trovano proibizionalmente difficile proteggere e salvare la vita dei loro cittadini di fronte all'attuale emergenza globale. Queste sanzioni costituiscono crimini contro l'umanità.
Invece di aiutare questi Paesi a combattere gli effetti devastanti della pandemia COVID-19, il governo degli Stati Uniti sta ora usando la distrazione pubblica causata dalla pandemia per intensificare le sue azioni militari contro le nazioni colpite. Sta aumentando le sue minacce contro l'Iran e la Siria impegnandosi nuovamente in un silenzioso accumulo delle sue forze militari in Iraq, e ha inviato le sue navi da guerra navali sulle coste del Venezuela, chiedendo la resa totale del governo venezuelano negli Stati Uniti.
Solo un'ondata globale di protesta popolare può fermare queste politiche e azioni anti-umane.
Si prega di utilizzare il link fornito di seguito per firmare la lettera aperta al governo degli Stati Uniti e delle Nazioni Unite, indirizzata al presidente degli Stati Uniti e al segretario generale delle Nazioni Unite, chiedendo che tutte le sanzioni statunitensi e delle Nazioni Unite contro le nazioni designate essere revocato, e tutte le minacce e le azioni militari statunitensi contro di loro saranno immediatamente fermate.
Abbiamo a che fare con un'emergenza globale e dobbiamo agire rapidamente.
Le sanzioni uccidono !

Tim Anderson, Centre for Counter Hegemonic Studies
Noam Chomsky, Professor Emeritus, MIT; Professor, U. of Arizona
Gerald Horne, Historian, University of Houston, Texas
Vijay Prashad, Tricontinental Institute for Social Research
Cornel West, Harvard University
Iraklis Tsavdaridis, World Peace Council
Bahman Azad, U.S. Peace Council
Ajamu Baraka, Black Alliance for Peace
Medea Benjamin, CODEPINK
Jackie Cabasso, United for Peace and Justice
Nathaniel Chase, International Action Center
Omowale Clay, December 12th Movement
Gerry Condon, Veterans for Peace
Darien De Lu, Women’s International League for Peace and Freedom — US Section
Sara Flounders, International Action Center
Miguel Figueroa, Canadian Peace Congress
Margaret Flowers, Popular Resistance
Bruce Gagnon, Global Network Against Weapons & Nuclear Power in Space
Roger Harris, Task Force on the Americas
Chuck Kaufman, Alliance for Global Justice
Margaret Kimberley, Black Agenda Report
Joe Lombardo, United National Antiwar Coalition
Alfred Marder, U.S. Peace Council
Makasi Motema, People’s Power Assemblies NYC
Teri Mattson, CODEPINK
Nancy Price, Alliance for Democracy (US)
Cindy Sheehan, March on the Pentagon
David Swanson, World BEYOND War
Emily Thomas, IFCO Pastors for Peace
Gail Walker, IFCO: Pastors for Peace
Yasemin Zahra, US Labor Against the War
Kevin Zeese, Popular Resistance.

Sulla medesima questione, alla fine del mese scorso, il Presidente socialista del Venezuela, Nicolas Maduro, aveva redatto un appello indirizzato ai Popoli del mondo.
Il Presidente Maduro, nel suo appello, denuncia in particolare “i gravi fatti che si stanno commettendo contro la Pace e la stabilità del Venezuela, proprio nel momento in cui la preoccupazione degli Stati e dei Governi dovrebbe essere focalizzata alla protezione della vita e della salute dei propri cittadini, in seguito all’espandersi della pandemia del Covid-19”. Facendo in particolare riferimento al fatto che “lo scorso 26 di marzo il Governo degli Stati Uniti ha annunciato un’azione gravissima nei confronti di un gruppo di alti funzionari dello Stato venezuelano, includendo la mia persona in qualità di Presidente Costituzionale della Repubblica Bolivariana del Venezuela”.
Riferendosi con ciò all'accusa infondata, da parte del governo USA, di narcotraffico e terrorismo da parte del governo venezuelano.
Maduro, in tal senso, prosegue: “Giusto il giorno precedente, il 25 di marzo, la Repubblica Bolivariana del Venezuela ha denunciato all’opinione pubblica nazionale ed internazionale, l’organizzazione in territorio colombiano di un’operazione che aveva l’obiettivo di assassinare il Presidente della Repubblica, i suoi famigliari e alti funzionari dello Stato; così come quello di attaccare obiettivi civili e militari nel nostro Paese; indicando il signor Clìver Alcalà, un generale in pensione delle forze armate venezuelane, come capo militare di questa operazione. Detta denuncia è stata fatta con piena responsabilità, dopo che il 24 marzo è venuto alla luce che nel nord della Colombia, nei pressi del confine venezuelano, la polizia colombiana ha eseguito il sequestro di un lotto di armi da guerra che erano ubicate all’interno di un veicolo civile. Le indagini hanno rivelato che si trattava di un sofisticato arsenale destinato ad un gruppo formato da ex militari venezuelani e da paramilitari colombiani, che si addestrano in campi ubicati nel territorio della Colombia. Il 26 di marzo, il suddetto Clìver Alcalà, dalla sua residenza nella città di Barranquilla in Colombia, ha rilasciato una dichiarazione ad una radio colombiana in cui confermava la sua partecipazione ai fatti denunciati, confessando di essere il leader militare dell’operazione e rivelando che le armi sono state acquisite su ordine del signor Juan Guaidò, deputato nazionale, che si fa definire Presidente ad interim del Venezuela e che agisce nel Paese come emissario di Washington. Ha anche confermato che l’armamento serviva per realizzare un’operazione militare per assassinare alte personalità dello Stato e del Governo venezuelano con il fine di indurre ad un colpo di stato in Venezuela. Il signor Alcalà ha chiarito che le armi sono state acquisite attraverso un contratto firmato da lui, dal signor Juan Guidò, da consulenti statunitensi e dal signor Juan Josè Rendòn, consigliere politico del Presidente colombiano Ivàn Duque e che è stato realizzato con la compiacenza delle autorità del Governo colombiano. Prima di questa confessione, l’insolita risposta del Governo statunitense è stata la pubblicazione delle accuse menzionate all’inizio di questa lettera, con la stravagante inclusione del nome del signor Alcalà, come se facesse parte delle autorità del Venezuela e non invece un mercenario a contratto dagli Stati Uniti per portare a termine un’operazione terroristica contro il Governo venezuelano. Per dimostrare questa affermazione non ho bisogno di altre prove, se non menzionare la supposta cattura del signor Alcalà da parte delle forze di sicurezza colombiane e la sua immediata consegna alle autorità della DEA statunitense, in un curioso atto nel quale il “reo confesso”, senza manette salutava stringendo le mani dei suoi “aguzzini”, giusto ai piedi della scaletta dell’aereo che lo avrebbe portato negli Stati Uniti con un volo speciale VIP. In realtà ciò dimostra che tutta questa montatura altro non è che il riscatto di colui che viene considerato un agente al servizio degli Stati Uniti. Va sottolineato che la fallita operazione armata è stata originariamente preparata per essere effettuata alla fine di marzo, mentre tutto il Venezuela sta combattendo contro la pandemia del Covid-19. Questa è giustamente la principale battaglia che attualmente preoccupa l’umanità. Una battaglia che la nostra Nazione sta conducendo con esito positivo, riuscendo a fermare la curva del contagio con un basso numero di casi positivi e di decessi, avendo rafforzato la prevenzione sanitaria e mantenendo la popolazione in uno stato di quarantena di massa”.
Egli fa dunque presente che: “Il Governo degli Stati Uniti, invece di focalizzarsi sulle politiche di cooperazione mondiale in materia di salute durante la pandemia, sta inasprendo le misure coercitive unilaterali e sta rigettando le richieste della Comunità Internazionale che chiede la revoca o una maggiore flessibilità delle sanzioni illegali che impediscono al Venezuela di aver accesso a medicinali, equipaggiamenti medici ed alimenti. Allo stesso tempo il Governo degli USA sta impedendo che si possano effettuare voli umanitari dagli Stati Uniti al Venezuela, per poter rimpatriare centinaia di Venezuelani intrappolati nella crisi economica e sanitaria che sta vivendo il Paese del Nord.”
E facendo appello alla Carta delle Nazioni Unite ha dichiarato: “Dobbiamo tutti attaccarci ai principi della Carta delle Nazioni Unite, come quelli del diritto all’autodeterminazione, alla sovranità, alla Pace e all’ indipendenza dei Popoli, per evitare che l’unilateralismo smisurato ci porti al caos internazionale” (…) “Nessuna aggressione imperialista, per feroce che sia, devierà il cammino sovrano e indipendente che abbiamo forgiato da 200 anni, come non rifuggiremo dall’obbligo sacro di preservare la vita e la salute del nostro Popolo di fronte alla spaventosa pandemia mondiale del Covid-19”.
Esprimento poi solidarietà a tutti i popoli del mondo che stanno affrontando questa terribile emergenza sanitaria, il Presidente Maduro conclude denunciando i modelli politici e economici fondati sull'egoismo: “I modelli politici ed economici che sostengono l’egoismo e l’individualismo hanno dimostrato il loro totale fallimento nell’affrontare questa situazione. Avanziamo con fermezza verso un nuovo Mondo di giustizia e uguaglianza sociale, dove la felicità e la pienezza dell’essere umano siano al centro delle nostre azioni. Ringrazio per la solidarietà permanente che avete espresso verso il mio Paese e il mio Popolo, denunciando il blocco criminale di cui noi siamo oggetto, tanto quanto lo sono molte altre Nazioni. Ne approfitto per reiterarvi il mio rispetto, il mio affetto e ad invitarvi affinché continuiamo ad arare uniti un futuro di speranza e dignità”.
Proprio in questi giorni, il governo venezuelano, attraverso colloqui telefonici con il Presidente cinese Xi Jinping e quello iraniano Rohani, ha ricevuto ulteriori attestati di cooperazione e di rafforzamento dei rapporti, anche nella lotta al Coronavirus.

Luca Bagatin

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