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venerdì 17 aprile 2020

Superare la schiavitù del danaro. Sovvertire l'economia

Non nasco ideologicamente comunista. Dai comunisti mi divide l'ateismo, il materialismo e un certo dogmatismo.
Posso definirmi socialista dalla linea dura o nazionalbolscevico (ovvero socialista senza ateismo, materialismo e progressismo).
I comunisti, ad ogni modo, dicono cose di buonsenso, che si avvicinano molto al socialismo autentico e originario. Dicono cose che chiunque, dotato di un minimo di logica, dovrebbe condividere. Dicono "potere a chi lavora", ad esempio.
Non è giusto che chi lavora debba dipendere da qualcuno, ovvero sia salariato da qualcuno.
Chi lavora dovrebbe semplicemente lavorare per il benessere della comunità, della collettività nella quale vive.
Questo è buonsenso, è logica. Il resto, chiamatelo come volete, ma è una forma di schiavitù.
Forse nemmeno i cosiddetti imprenditori ne sono consapevoli. Va bene, allora diciamoglielo. Facciamoglielo notare.
Facciamo notare che il lavoro non deve produrre soldi, ma benessere collettivo. E questo non ha nulla a che vedere con il benessere che danno i soldi.
Il benessere collettivo è fare stare bene le persone che ci stanno attorno. In termini di salute e di socialità.
Non in termini di quantità di beni che possiedono.
Rifletteteci.
Il lavoro non deve essere schiavitù salariata, utile ad arricchire pochi, ma compartecipazione, autogestione, condivisione dei frutti del lavoro medesimo, fra tutti.
E, proprio per questo, il sistema degli interessi sui prestiti, deve essere abolito. Così come il sistema monetario e usuraio.
L'unico interesse possibile dovrebbe essere quello collettivo. L'unica moneta possibile dovrebbe essere quella dell'amore.

Luca Bagatin

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