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venerdì 29 gennaio 2021

I contagi da Covid 19 sembrano sottostimati e persino Macron rileva le criticità economiche della pandemia. Occorre un lockdown e uscire subito dal capitalismo. Articolo di Luca Bagatin

I contagi, in Italia, sarebbero sottostimati del 50%. A rilevarlo, un dossier dell'intelligence, secondo quanto riportato il 29 gennaio dalle agenzie di stampa italiana (https://www.agi.it/cronaca/news/2021-01-29/covid-intelligence-contagi-sottostimati-11197182/).

Nonostante questo dato, da tenere bene in considerazione, i politici italiani, nazionali e locali, rimangono rilassati e pensano che l'Italia “a fasce”, senza un lockdown generale (che permetta di ricominciare a tracciare i contagi e di svuotare in modo massiccio gli ospedali), possa servire a qualche cosa.

La pandemia da Covid 19, che non va sottovalutata e che è ben lungi dall'essere terminata, ci pone difronte la necessità – e allo stesso tempo l'occasione - di rivedere completamente il nostro modello economico e di sviluppo.

Persino un ultra-liberale come Macron ha affermato, durante i lavori del World Economic Forum di Davos, che il capitalismo non può più funzionare e che la pandemia ha messo a nudo tale criticità.

Macron ha persino affermato che “In questo modo abbiamo creato due re del sistema, i produttori e i consumatori, a spese dei lavoratori e ciò ha creato esternalità negativa per l’ambiente e ha alimentato la crisi della democrazia”.

Abbiamo infatti visto come la crisi maggiore, sia in termini sanitari che economici, la stiano pagando proprio i Paesi capitalisti e ultra-liberali, USA in testa.

Occorre dunque abbandonare, totalmente, proposte di macelleria sociale fatte di flessibilità nei contratti di lavoro e ogni misura che favorisca una illusoria quanto dannosa “crescita economica”.

La crescita economica non è e non può essere illimitata. Gli interessi sui debiti, peraltro, non sono nemmeno matematicamente pagabili e generano continui spirali di sfruttamento. Aspetti che i liberal capitalisti si ostinano a non voler comprendere o che, se comprendono, si ostinano a non volerle ritenere delle patologie del sistema.

La sfida che abbiamo davanti, con ondate di contagi che non cesseranno e con un futuro sempre più incerto, sia in ambito sociale che economico, ci imporrà, diversamente, un cambio radicale di mentalità, sistema sociale e economico. Diametralmente opposto rispetto a quello sino ad oggi adottato dall'Unione Europea e dai Paesi liberal capitalisti.

Occorrerà, dunque, imparare a vivere del necessario; sostenere massicciamente la sanità e la ricerca pubbliche; nazionalizzare i servizi pubblici (energia elettrica, gas, acqua e telecomunicazioni) e renderli di diretta pertinenza della comunità; lavorare il necessario e per meno tempo (con conseguente risparmio di risorse, di emissioni inquinanti, consentendo alle persone di avere maggiore tempo libero); garantire a tutti un reddito universale e pensare, via via, ad un progressivo superamento del sistema monetario (che genera spirali inflazionistiche, interessi sui debiti, schiavitù del lavoro stesso); introdurre possibili forme di baratto; puntare all'autoproduzione e all'autogestione del lavoro; superare l'industrializzazione (aspetto che la pandemia stessa potrebbe accelerare, specie con fisiologici e necessari lockdown); utilizzo intelligente delle tecnologie, per permettere e coordinare tutti questi aspetti.

E' chiaro che non esisteranno più ricchi, a questo punto. E nemmeno classe medio-alta. Ma non esisteranno nemmeno più poveri. Nessuno potrà né dovrà essere più ricco di qualcun altro, in quanto le risorse sono limitate e devono essere non già redistribuite, ma condivise e utilizzate dalla comunità nel suo insieme.

Si fonderebbe, così, una economia basata su un forte senso di responsabilità, di comunità e di reciprocità, articolata in tre momenti: dare, ricevere e ricambiare.

Un'economia fondata sul profitto, diversamente, è e sarà invece destinata a implodere, in particolare in situazioni di emergenza ecnomica o sanitaria e stiamo già iniziando a vederlo, specie con l'aumento di una disoccupazione, che da tempo era già endemica.

Ad oggi, un fenomeno molto pericoloso e totalmente sottovalutato, rimane peraltro l'accumulo di grandi capitali nelle mani di pochi e soprattutto di pochi che controllano settori sensibili, quali quello delle telecomunicazioni. Molto pericoloso, anche per la democrazia, infatti, il fatto che esistano monopoli o oligopoli come Google, Microsoft, Facebook, Twitter, Apple, Amazon, per non parlare di grandi società di telecomunicazione. Oligopoli che in questo periodo di emergenza sanitaria hanno accumulato ulteriori profitti.

I settori chiave dell'economia, fra cui questi, in primis, dovrebbero dunque essere nazionalizzati e controllati direttamente dai cittadini/fruitori, anche in quanto raccolgono dati altamente sensibili legati alla privacy e come tali non dovrebbero rimere nelle mani di privati o di società quotate in borsa, che si arricchiscono sulle spalle di moltitudini di utenti e cittadini.

Altri settori chiave che andrebbero nazionalizzati, oltre a quello del credito e dell'energia, anche quello delle case farmaceutiche, che diventerà sempre più un settore sensibile e delicato e che non potrà essere più oggetto di profitto da parte delle multinazionali e di imprese private, come oggi sta invece avvenendo con la questione dei vaccini.

Ad oggi nessun governo ragiona in tali termini (per quanto esistano realtà socialiste che li hanno in parte già attuati) e non vi sono discussioni in tal senso, ma ciò è davvero molto serio e grave.

Occorrerà, in sostanza, sovvertire tutto e molto probabilmente le stesse sfide che ci stanno vedendo protagonisti, ci obbligheranno a farlo.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

mercoledì 27 gennaio 2021

Il capitalismo e la modernità sono un'infezione. Riflessioni di Luca Bagatin

Abbiamo finito per usare il web prevalentemente per scopi commerciali.

Esattamente come abbiamo ridotto, in questo modo, i rapporti umani e sentimentali.

Mero scambio di danaro.

Che schifo.

Il danaro andrebbe abolito.

Idem il lavoro salariato.

Il lavoro salariato è alla base dello sfruttamento e così il danaro.

Sono aspetti molto pericolosi, che sdoganano le peggiori violenze e i più bassi istinti.

Solo il libero scambio, gratuito e disinteressato, fra persone eguali e libere interiormente dall'egoismo, può garantire emancipazione, sanità spirituale e mentale.

Il resto è infezione, malattia, decadenza, violenza, odio, schiavitù.

 (Luca Bagatin)

Il politicamente corretto è una malattia della modernità.

E la modernità si regge sull'ego, l'individualismo, l'accumulo e il benessere materiale.

In realtà tutte malattie e infezioni dell'anima, che hanno completamente reso decadente l'Occidente, ritenuto - a torto - "libero e democratico".

In realtà profondamente schiavo, ipocrita, violento, anti-spirituale e anti-umanitario.

(Luca Bagatin) 

Gloria ai liberatori sovietici !

"Gloria al soldato liberatore!", 1945.
Manifesto della liberazione del campo di concentramento nazista di Auschwitz.

martedì 26 gennaio 2021

"Capitalismo, Magia e Legge di Thelema". Articolo tratto da "Thelemic Union"

L'articolo che segue è tratto dal sito "Thelemic Union", l'associazione che si occupa di diffondere la cosiddetta Legge di Thelema, filosofia elaborata dal mago e occultista Aleister Crowley (1875 - 1947) all'inizio del XX Secolo.

E' un articolo pubblicato pochi giorni fa, il 24 gennaio 2021, particolarmente interessante per l'analisi sociologica, antropologica, esoterica, spirituale e persino economica, su come il capitalismo sia profondamente connesso con quanto di più negativo possa esistere (patriarcato, misoginia, sciovinismo, colonialismo, industrializzazione, corporativismo, genocidio, schiavitù...) e come esso sopprima aspetti benevoli come la Luce Divina, l'Amore e la Libertà. 

Ho pertanto voluto tradurlo e riportarlo integralmente.

L. B.  

CAPITALISMO, MAGIA E LEGGE DI THELEMA

di Tino Navarra

(tratto da: https://thelemicunion.com/capitalism-magick-law-thelema)

Fai quello che vuoi sarà tutta la Legge.

La Legge di Thelema e i valori Thelemici sono diametralmente opposti al capitalismo. Pertanto, si oppongono anche a tutte le forze e gli affluenti che nutrono e sostengono il capitalismo, la cui deliberata fabbricazione, orchestrazione ed esecuzione ha visto il suo inizio e provvede alla sua continuazione, inclusi ma non limitati a: patriarcato, misoginia, militarismo, nazionalismo, sciovinismo, colonialismo, supremazia bianca, omofobia, transfobia, xenofobia, industrializzazione, corporativismo, genocidio e schiavitù.

Quando è pienamente applicata, la Legge di Thelema crea un ambiente - dentro e fuori - in cui queste forze non hanno alcun effetto e idealmente sono a loro volta annientate. Il mago e Thelemite cercano attivamente di distruggere qualsiasi vaso in cui sono contenuti. E' attraverso tutti questi fattori e la loro interazione tra loro e con il tutto, che è resa possibile la soppressione e la restrizione di Luce, Vita, Amore e Libertà.

Il Liber Oz afferma:

  1. L'uomo ha il diritto di vivere secondo la propria legge -
    di vivere nel modo che vuole fare:
    di lavorare come vuole:
    di giocare come vuole:
    di riposare come vuole:
    di morire quando e come vuole.

  2. L'uomo ha il diritto di mangiare quello che vuole
    bere quello che vuole:
    dimorare dove vuole:
    muoversi come vuole sulla faccia della terra.

  3. L'uomo ha il diritto di pensare quello che vuole:
    di dire quello che vuole:
    di scrivere quello che vuole:
    di disegnare, dipingere, scolpire, incidere, modellare, costruire come vuole:
    o vestirsi come vuole.

  4. L'uomo ha il diritto di amare come vuole: -
    "prenditi a sazietà e volontà d'amore come vuoi,
    quando, dove e con chi vuoi". -AL.I. 51

  5. L'uomo ha il diritto di uccidere coloro che vorrebbero contrastare questi diritti.

Il capitalismo, nella sua stessa natura, ostacola questi diritti. Quando lo bilanciamo con i versi del Liber Oz e con le ingiunzioni nei testi di Classe A, i loro commenti e gli altri saggi e scritti di Aleister Crowley - De Lege Libellum, Duty, Message of the Master Therion, et al., è chiaro che questo è il caso.

Silvia Federici, nel suo libro “Caliban and the Witch” mostra che la sottomissione delle donne da parte della Chiesa, dello Stato, dei Comuni e della classe dirigente (uomini) è stata la leva principale nel creare le condizioni dalle quali il capitalismo è sorto dal sistema feudale durante il primo periodo rinascimentale in Europa.

Federici discute e mostra come la filosofia di Descartes, in particolare quella della dualità cartesiana, abbia curato la meccanizzazione del corpo umano. L'idea di una separazione della mente o della coscienza dal corpo, adottata dal proletariato, ha aiutato nella creazione dell'"etica del lavoro protestante", che ha ulteriormente alimentato una forza lavoro limitata dalla schiavitù salariale e dalla paura e ha lasciato poco spazio a cose frivole, non produttive, e attività ritenute “peccaminose”, come giochi, musica, danza, arte, ecc.

Ciò mostra come il capitalismo sia nato attraverso il salario, la privatizzazione delle risorse comuni (pascoli, boschi e fonti d'acqua), attraverso la costruzione e il mantenimento di recinti, regolando e limitando così l'approvvigionamento di cibo e altre forniture necessarie per la sopravvivenza, l'aumento delle tasse, la creazione dell '"etica del lavoro protestante" attraverso la dualità cartesiana di Descartes, l'introduzione di una legislazione che relegasse i corpi delle donne ad essere nient'altro che produttori della forza lavoro e l'applicazione di quanto sopra, attraverso la forza monopolizzata dello Stato, dei Comuni e della Chiesa.

L'interazione, le implicazioni e il culmine delle componenti di questo processo lungo tre secoli furono consumate nei processi alle streghe, durante i quali un numero incalcolabile di donne fu "processato", torturato e giustiziato dalla classe dominante, l'Inquisizione, la Chiesa, lo Stato , comuni e cittadinanza (uomini) con l'accusa di “stregoneria” e “infanticidio”. Silvia Federici afferma che solo tra il XVI e il XVII secolo, almeno 200.000 donne sono state "processate", torturate e giustiziate dalla classe dirigente, dall'Inquisizione, dalla Chiesa, dallo Stato, dai Comuni e dalla cittadinanza (uomini). Accusate di "stregoneria" e "infanticidio". A questo aspetto vanno anche aggiunte le donne che sono morte in prigione o per fame, stupro, abusi domestici.

La paura delle streghe (donne) in Europa e nelle colonie, a quel tempo, iniziò come una paura detenuta dalla classe dominante: la strega (le donne) possedeva il potere sul corpo delle donne e quindi la fornitura della forza lavoro del capitalismo. Le streghe erano guaritrici, dottori e ostetriche - e se una donna avesse avuto bisogno di interrompere una gravidanza, Federici afferma che sarebbe andata da una strega. La strega era, in sostanza, l'ultimo baluardo dell'indipendenza del corpo, la fonte della forza lavoro. Attraverso la circolazione della propaganda sponsorizzata dallo Stato e dalla Chiesa, la paura delle streghe (donne) è stata fomentata. La classe dirigente superstiziosa e basata sulla paura e la cittadinanza di quel tempo, diffusero "notizie false", torturando e uccidendo centinaia di migliaia di donne lungo la strada.

Il capitalismo, i cui elementi primari sono a) l '"etica del lavoro protestante" - determinata attraverso la meccanizzazione del corpo attraverso la dualità cartesiana - b) la violenza nei confronti delle donne, come mezzo per controllare la produzione di lavoro, lascia pochissimo spazio alla magia, le cui trappole, pratiche e metodi superstiziosi non favoriscono la settimana lavorativa di sette giorni dell'Europa del XVI secolo o la produttività in generale. Spetta quindi alla classe dirigente mantenere una forza lavoro che aderisca ai principi dell '"etica del lavoro protestante", e questo è stato fatto in gran parte attraverso la tortura pubblica e prolungata e l'omicidio di streghe (donne) in Europa e nelle colonie.

Per inciso, l'Alta Magia e l'alchimia, afferma Silvia Federici, non erano temute o punite allo stesso modo della stregoneria in gran parte per i motivi a) L'Alta Magia e l'alchimia erano viste come scienze la cui pratica era vista come un valore per lo Stato (si consideri, ad esempio, il rapporto tra John Dee e la regina Elisabetta I) b) le pratiche dell'Alta Magia e dell'alchimia, sebbene generalmente disapprovate, non mettevano in discussione o minacciavano direttamente l'offerta di manodopera.

Il capitalismo è una perversione dell'esistenza. È presupposto e dipendente dal patriarcato e dalla violenza nei confronti delle donne. In questo senso, e in tutti i sensi, è in opposizione alla Legge di Thelema e ai valori Thelemici. È la restrizione della Volontà a un'idea falsa e uno spreco orribile che è produttività e profitto. Lo Stato ospita e attrae la forza del capitalismo, la cui stessa esistenza dipende dalla perversione e dalla limitazione della volontà e dalla violenza nei confronti delle donne, ed è ulteriormente alimentata e perpetuata attraverso il razzismo, il nazionalismo, il colonialismo, la schiavitù e lo sfruttamento di ogni tipo.

 L'amore è la legge, l'amore sotto la volontà.


lunedì 25 gennaio 2021

"Il Cristo contro l'Avere", un libro francese sull'influenza del cristianesimo delle origini sul socialismo. Intervista di Luca Bagatin

Camille Mordelynch è una giovane laureata in filosofia alla Sorbona e docente di cultura religiosa a Parigi.

Ha pubblicato, recentemente, per le Editions des Livres Noirs, legate alla rivista socialista rivoluzionaria francese “Rébellion” (http://rebellion-sre.fr), un libretto dal titolo “La Christ contre l'Avoir” (“Il Cristo contro l'Avere”) (http://rebellion-sre.fr/boutique/le-christ-contre-lavoir), nel quale dimostra l'influenza dell'eredità cristiana delle origini, sui valori del socialismo e del comunismo.

Ho avuto l'amichevole possibilitò di intervistarla, per approfondire meglio il suo punto di vista e i suoi studi in merito.

Prima di tutto, mi farebbe piacere che ci raccontassi come è nata l'idea di scrivere questo libro...

Avendo incontrato la fede cristiana, dopo essere stata influenzata dal marxismo, questi due aspetti non mi sono mai sembrati antagonisti, al contrario. Come comunista, sono stata subito colpita dal messaggio sociale di Cristo e, come cristiana, l'applicazione di questo messaggio, in realtà, mi è sembrato eminentemente vicino al progetto comunista.

Ho quindi scelto di scrivere questo libro per offrire un punto di vista diverso, andando contro l'opposizione quasi dogmatica, emersa tra cristianesimo e comunismo. Dimostrando che entrambi sono un ideale comune di comunità. Tale tentativo di conciliazione, mi è parso tanto più ricco, in quanto ha permesso di ridare visibilità a un cristianesimo poco conosciuto, quello delle origini, che, per molti aspetti, si discosta dalla religione cristiana, così come viene presentata e praticata oggi.

Puoi dirci, più nel dettaglio, di cosa parla il tuo libro ?

Parla essenzialmente delle prime comunità cristiane. I primi cristiani vivevano in una comunità solida, condividendo cibo e pasti, in modo da uniformarsi e uniformare le loro condizioni di vita. Molto presto, quindi, la preoccupazione per l'unità tra i credenti divenne il fulcro della struttura della comunità. Ma da dove proveniva questa preoccupazione ? Quali potrebbero essere state le influenze di una simile organizzazione collettivista ? Il mio libro cerca di rispondere a queste domande, tracciando la genealogia dell'ideale comune del cristianesimo primitivo, risalendo alle sue radici filosofiche nell'antica Grecia e, successivamente, passando per il giudaismo dissidente della setta degli esseni. Il concetto di proprietà privata, combattuto in questi modelli di società, costituisce il punto focale della mia ricerca.

Come è nato il tuo interesse per la religione cristiana ?

La mia fede ha oscillato per tutta la vita. Fin da quando posso ricordare, ho sentito la “scintilla”, ma la mia educazione e il mio percorso di vita mi hanno spesso condotta altrove.

Ho attraversato una fase di ateismo, prima di tornare alla religione nei miei studi di filosofia.

La scoperta di Tommaso d'Aquino e di Léon Bloy, alla fine, mi convinsero. Ero sempre stata una cristiana, anche senza saperlo. Ed è stata l'assolutizzazione dell'amore, propria del Dio dei Vangeli, che mi ha conquistata per sempre.

Come è nato il tuo interesse per il socialismo e il comunismo ?

Il mio impegno politico mi ha coinvolta molto presto nella lotta anticapitalista.

Il mio interesse per i lavoratori e l'emancipazione dalle loro condizioni di sfruttamento, mi hanno portata a considerare la lotta di classe come l'unico processo storico e rivoluzionario valido.

Mi ha sempre conquistata il progetto comunista di una società spogliata dei suoi antagonismi, delle sue nevrosi di appropriazione materiale e in cui il proletariato trionferà, abolendosi da sé stesso.

La vedo più come un'idea guida, che deve condurre instancabilmente la lotta, piuttosto che come una finalità che dovrebbe avverarsi.

Nel tuo libro, in sostanza, oltre a ricercare le origini del cristianesimo e le ispirazioni cristiane nel socialismo, viene denunciato il concetto di “proprietà privata”. Per giungere, scrivi, a una possibile “comunità d'Amore, vittoriosa sulla corruzione dell'Avere”. Questo concetto lo trovo particolarmente interessante e vorrei che lo spiegassi meglio.

Nel dizionario della teologia cattolica, troviamo - alla parola proprietà - questa osservazione: “il diritto di proprietà è una realtà sociale e un'istituzione giuridica che il teologo non deve costruire, ma osservare”. In realtà è proprio il contrario: il riconoscimento di un diritto naturale e umano di proprietà privata nel cristianesimo è una costruzione che ha ampiamente trasgredito quanto originariamente venne formulato. Il diritto di proprietà, ovvero il diritto di disporre delle cose in maniera assoluta, è inizialmente riservato solo a Dio, l'uomo ne ha solo diritto di usufrutto ! Nessuno, tranne Dio, può affermare di essere il proprietario della Creazione. Inoltre, la pretesa dell'uomo di impadronirsi di questo status di detentore sovrano, contiene tutta la metafisica del peccato originale: è infatti in questo momento che l'uomo si separa da Dio, rompe la sua comunione di con l'essere Divino, per cadere nell'interesse privato ed egoistico.

Nella proprietà privata, è l'uomo che cerca di determinarsi come soggetto individuale capace di appropriazione, e questo è precisamente l'intero gesto della colpa adamica.

Luca Bagatin

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venerdì 22 gennaio 2021

Doping-Pong, il gruppo artistico che fa rivivere il patrimonio culturale della Russia futurista. Intervista di Luca Bagatin

"Golden Salute! / Argynnis paphia", Art group Doping Pong, 2020

Doping-Pong è un collettivo artistico nato a San Pietroburgo nel 1997, grazie a Dima Mishenin, Postoronnim V e Anna Maugli (https://www.instagram.com/dopingram).

Sono famosissimi in Russia, in particolare per le loro opere d'arte digitali, per i progetti fotografici, giornalistici e creativi.

Il loro modo di fare arte è assolutamente insolito. I soggetti sono una miscela, di opera d'arte in opera d'arte, di archetipi sovietici, mistici, erotici, psichedelici. Richiami alla musica (come la raffigurazione di un David Bowie ragazzino, versione “Ziggy Stardust”, vestito con un abito stellare e con al collo un fazzoletto da pioniere sovietico), alla fotografia, al cinema, in chiave archetipica.

Attraverso una dei loro componenti, la talentuosa Magdalena (o Doping-Girl), appassionata dei ritratti di Milo Manara (che recentemente l'ha raffigurata in un bellissimo ritratto), ho avuto modo di intervistarne il fondatore, Dima Mishenin.

Da dove deriva il nome Doping-Pong ?

Il nome Doping Pong deriva dalla moderna cultura pop. È una sintesi del titolo più famoso della poesia di Eugen Gomringer “Ping Pong” e del titolo della raccolta breakbeat “Dope on plastic”. Negli anni '90 ascoltavo musica elettronica e leggevo poesie specifiche. È così che è nato Dope Pong, o meglio Doping-Pong.

Come è nato il gruppo artistico ?

Il gruppo si è formato a San Pietroburgo nel 1997. Il nostro è un team creativo composto da tre eremiti. Non ci piace molto comunicare con la società e ci piace creare a distanza e in isolamento. Possiamo dire che per noi tutta questa nuova storia del mondo, con la pandemia e il lockdown, è iniziata molto tempo fa e noi abbiamo sempre voluto vivere così.

Inizialmente, volevamo che il mondo conoscesse solo la nostra arte, i nostri personaggi di fantasia e il mondo disegnato, rispetto a quello reale. Come hanno fatto le band pop come i KISS o i Daft Punk.

Per i primi dieci anni della nostra carriera, ci siamo camuffati così bene che la maggior parte dei nostri fan e rappresentanti dei media pensavano che non ci fosse affatto un gruppo artistico, ma che ci fosse un solo artista che avesse inventato la leggenda dell'unificazione del gruppo sotto il nome di Doping-Pong. Ma, dopo vent'anni anni, abbiamo dovuto “strisciare fuori” dalla nostra tana molte volte, rilasciare molte interviste e siamo stati visti molto spesso insieme a conferenze e mostre.

Sì, siamo un gruppo. Ma preferiamo discutere delle nostre foto e non di chi siamo noi, quanti anni abbiamo e cosa mangiamo a colazione.

Quali tecniche stilistiche utilzzate principalmente ? 

Hanno scritto di noi in questo modo: “Doping Pong: mostri dell'arte digitale”. In effetti, siamo diventati noti come i pionieri dell'arte digitale in Russia.

Ma all'inizio degli anni '10, quando avevamo già raggiunto vette internazionali in questo genere, dopo aver creato dozzine di immagini che sono diventate iconiche, abbiamo fatto una svolta verso la pittura tradizionale. Siamo passati dall'arte digitale alla vera pittura su tela.

Ciò che trovo particolarmente interessante è questa miscela di archetipi sovietici, mistici, psichedelici ed erotici, usati come soggetto nelle vostre opere... Puoi parlarcene meglio ? A che cosa vi siete ispirati, principalmente ?

Ci ispiriamo al bagaglio culturale che siamo riusciti ad acquisire in decenni diversi.

Se parliamo di infanzia, questi sono, ovviamente, ricordi dell'Unione Sovietica durante gli Anni '70 e '80, e se parliamo di giovinezza, allora queste sono avventure psichedeliche degli Anni '90 e 2000. Tutto questo si compenetra e così nascono trame e opere completamente nuove.

Vediamo il misticismo nei rituali sovietici. Vediamo la partecipazione del misticismo alla nascita di un nuovo sistema socialista nell'Impero Russo, e non meno il misticismo nella caduta dell'Impero Sovietico.

Per quanto riguarda i motivi erotici del nostro lavoro, rientrano interamente nel quadro della famigerata censura sovietica, che, come comprendiamo solo oggi, era praticamente l'incarnazione della libertà e della democrazia, rispetto alla dittatura ipocrita e assurda dei social network come Facebook e Instagram.

Vorrei spiegarmi meglio. Immagina che ci fosse Atlantide. Atlantide sovietica. Nel secolo scorso è scomparsa nel profondo della Storia. C'erano aspetti terribili e altri molto belli, come in ogni civiltà antica. Ma la catastrofe globale che ha avuto luogo si è riconciliata con molte delle cose brutte (aver cancellato o appianato ricordi particolarmente dolorosi, ed esagerato il bene che era nella Storia e soprattutto nell'estetica dell'URSS). E miracolosamente è sopravvissuto un gruppo di artisti di questo mondo, che raccontano al resto del mondo la Storia idealizzata della loro Patria e della loro giovinezza, facendola passare attraverso il prisma dei decenni successivi e l'agenda della realtà moderna. Artisti che continuano a creare, come se questo mondo fosse ancora vivo, nella sua migliore incarnazione. La nostra è arte post-sovietica.

Doping-Pong è l'arte dell'URSS, come se non fosse mai crollata, ma avesse cominciato a comunicare in maniera civile con il mondo capitalista. Come se avesse iniziato a costruire un futuro comune con l'Europa e l'America.

Ciò fa rivivere il patrimonio culturale della Russia pre-rivoluzionaria. Pertanto, nelle nostre opere, stiamo collegando Disneyland e il Cremlino. Stiamo riportando la Russia ad essere un Paese in prima linea nella cultura mondiale, com'era all'inizio del XX secolo (grazie ai futuristi e ai suprematisti russi).

Per noi, ciò che disegniamo, è un mondo immaginario, come “Il Mago di Oz” o “Alice nel Paese delle Meraviglie”. Ma è un mondo pieno di personaggi ed eventi in cui molte persone, che hanno un bagaglio simile alle nostre vite, si riconoscono facilmente: giocare su giostre retrò; salutare i piccoli pionieri sovietici; osservare gli aerei in partenza e in arrivo all'aeroporto: tutti questi sono archetipi comprensibili. Stiamo mostrando, attraverso la nostra arte, la memoria collettiva del nostro popolo.

E, naturalmente, non c'è più inimicizia politica in questo mondo, nessuna divisione in parti opposte. Non c'è opposizione tra sinistra e destra. L'erede al trono imperiale può apparire nel nostro dipinto sotto forma di un pattinatore e il ritratto del primo astronauta sulla Terra sembra un'icona secolare.

Quando le persone guardano i nostri dipinti retrò, non capiscono che non stiamo raffigurando il passato, ma raffiguriamo un lontano futuro alternativo.
Disegniamo una possibile versione dello sviluppo dell'arte e del mondo che ci circonda, che ci sembra più ragionevole e umana.

Questo è un universo alternativo della bellissima Russia, e Doping-Pong sono i suoi messaggeri.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

"Pioneer Stardust", Art group Doping Pong, 2016  
"The Eternal Bonfire of Stonehenge", Art group Doping Pong, 2020
"RED FILM", Art group Doping Pong, 2020


"Pink dream of a counselor or Ping Pong from Doping Pong." Art group Doping Pong, 2020

Soviet Atlantis Art group Doping Pong, 2018

"L'Altra Russia di Eduard Limonov", "Comunisti di Russia" e "L'Avanguardia della Gioventù Rossa" rendono omaggio a Lenin

Il 21 gennaio, nell'anniversario della morte di Vladimir Ilyich Lenin, leader della Rivoluzione bolscevica del 1917, attivisti delle organizzazioni patriottiche di sinistra di Velikij Novgorod, hanno posato garofani rossi sul suo monumento in piazza Sofiyskaya e hanno tenuto un flash mob.
Riuniti per onorarne la memoria, rappresentanti de "L'Altra Russia di Eduard Limonov", "Comunisti di Russia" e de "L'Avanguardia della Gioventù Rossa" di Novgorod, hanno ricordato come, durante il periodo sovietico, la Russia abbia ottenuto risultati migliori, rispetto ad oggi, in campo sanitario e dell'istruzione. Settori, in trent'anni, distrutti dai governi capitalisti.

mercoledì 20 gennaio 2021

Russia. La sinistra patriottica si mobilita contro Putin in vista delle elezioni legislative di settembre. Articolo di Luca Bagatin

Lo scrittore, giornalista ed ex componente del partito nazionalbolscevico “Altra Russia”, Zakhar Prilepin, leader del partito di opposizione “For Truth” (“Per la Verità”), ha dichiatato in un'intervista a Komsomolskaya Pravda, che in Russia è necessaria un'unione di “tutte le forze patriottiche di sinistra”.

Egli ha rilevato come un terzo dei russi voti per il partito liberal-conservatore di Putin, “Russia Unita”, come un terzo voti per tutti gli altri partiti (principalmente Partito Comunista della Federazione Russa, Russia Giusta, Partito LiberalDemocratico e Rodina) e un terzo non vada affatto a votare.

In questo senso, egli ha affermato che è necessaria una squadra, una coalizione, in grado di istituire meccanismi socialisti nell'economia e di imporli all'“establishment borghese”. E come, per farlo, occorra conquistare seggi in Parlamento e giungere al potere.

In questo senso il suo partito, il 20 gennaio, si è unito al partito socialdemocratico “Russia Giusta” che alla Duma, Parlamento russo, conta 23 seggi (ottenne il 6,2% alle ultime elezioni) ed al partito socialista “Patrioti della Russia” (guidato da Gennady Semigin, ottenne 0,59% alle ultime elezioni ed è nato nel 2005 da una scissione del Partito Comunista della Federazione Russa), in una coalizione di sinistra patriottica, in grado di contrastare la politica liberale della Russia di oggi, che economicamente e socialmente ha ampiamente dimostrato il suo fallimento.

Il leader di “Russia Giusta”, Sergey Mironov, ha spiegato in tal senso, che l'accordo fra i tre partiti, dovrebbe portare, in un prossimo futuro, ad una fusione e quindi alla nascita di un nuovo partito unitario.

L'accordo permetterà ai tre partiti di partecipare alle prossime elezioni legislative – che si terranno il 19 settembre prossimo - senza dover raccogliere le firme necessarie per presentare le liste.

Secondo Mironov la nuova coalizione segna “il consolidamento di tutte le forze patriottiche di sinistra” e si mantiene aperto ad una collaborazione con il Partito Comunista della Federazione Russa di Gennady Zjuganov (che aveva già auspicato un fronte unito in tal senso) e con il nazional-centrista PartitoLiberalDemocratico di Vladimir Zhirinovsky, in chiave anti-putiniana e anti-liberal capitalista.

Tutti e tre i partiti, la cui piattaforma programmatica è assai simile, pur opponendosi al governo di Putin, si oppongono anche alle “attività anti-russe dei navalnisti” e sostengono il riconoscimento delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk.

Zakhar Prilepin, possibile leader di questa rinnovata coalizione, oltre ad aver combattuto dalla parte delle Repubbliche Popolari, essere stato giornalista e compagno di partito di Eduard Limonov, è conosciuto in Italia per aver pubblicato, per l'editore Voland, numerosi romanzi dedicati alle periferie post-sovietiche e alla vita russa post-sovietica.

Nel 2018 fu, ad ogni modo, proprio Eduard Limonov ad espellere Prilepin dal suo partito, in quanto eccessivamente moderato e transigente nei confronti del governo Putin ed essere entrato nel “Fronte popolare di tutta la Russia”, coalizione fondata dallo stesso Putin.

Oggi, il partito nazionalbolscevico “L'Altra Russia di Eduard Limonov”, pur essendo anch'esso partito di opposizione e di sinistra patriottica, mantiene – in un comunicato - le sue riserve nei confronti della neonata coalizione di Prilepin, che ritiene “conformista” e che finirà, una volta entrata in Parlamento, per “legarsi in profondità nella vile palude del conformismo e del lealismo” e “vendersi al Cremlino”.

“L'Altra Russia di Eduard Limonov”, alla quale non è ancora oggi permesso presentare liste elettorali, ma che vede ogni giorno numerosi attivisti arrestati, per la sua opposizione intransigente di piazza, aveva qualche giorno fa espresso contrarietà anche al sostegno all'oppositore di centrodestra Alexei Navalny, in quanto sostenitore delle stesse idee liberali di Putin e delle sanzioni USA e UE alla Russia. Gli eredi politici di Limonov ritengono invece prioritario denunciare il governo liberal autoritario del Cremlino, oltre che la politica anti-russa e liberal-capitalista dell'Occidente.

Luca Bagatin

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lunedì 18 gennaio 2021

"L'Altra Russia di Eduard Limonov" non sostiene Navalny. Articolo di Luca Bagatin

Alexey Navalny, oppositore di centrodestra liberale a Putin, è stato condannato a 30 giorni di carcere, dopo essere rientrato dalla Germania per essere stato curato, a seguito di un presunto tentativo di avvelenamento.

Navalny, benché molto sostenuto dagli USA e dall'UE, in Russia non è mai stato molto popolare, al punto che spesso non è riuscito nemmeno a presentare liste elettorali, salvo in realtà amministrative maggiormente legate alla piccola opposizione di centrodestra.

In merito alla vicenda, è intervenuto il partito nazionalbolscevico “L'Altra Russia di Eduard Limonov” che, in Russia, sin da quando il Partito NazionalBolscevico fu messo fuorilegge nel 2007 (unico partito a ricevere tale trattamento in Russia), è da sempre il partito di opposizione più perseguitato, al punto che non gli è consentito presentare liste elettorali.

In un comunicato del partito fondato dallo scrittore Limonov, il quale scontò due anni e mezzo di carcere e ironizzò spesso sul fatto che Navalny sia sempre stato rilasciato in pochi giorni, si ritiene che Navalny non abbia idee differenti rispetto a Putin in ambito socio-economico; che abbia sempre sostenuto le sanzioni anti-russe da parte dell'Occidente e che sia contrario al Donbass russo e che per queste ragioni non possa essere sostenuto o ritenuto un vero oppositore.

Ciò a differenza dei 150 nazionalbolscevichi che hanno attraversato e stanno attraversando le prigioni russe, sia per denunciare il governo liberal autoritario del Cremlino, che per denunciare la politica anti-russa e liberal-capitalista dell'Occidente.

Luca Bagatin

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domenica 17 gennaio 2021

Bettino Craxi, l'ultimo dei socialisti e dei repubblicani delle origini. Articolo di Luca Bagatin

Bettino Craxi scomparve 21 anni fa, il 19 gennaio 2000, e fu l'ultimo dei grandi statisti socialisti che l'Europa abbia avuto, prima che il cosiddetto “socialismo europeo” si tramutasse in capitalismo assoluto, ovvero in esecuzione sistematica dei diktat dei potentati sovranazionali, fossero essi di natura politica (Unione Europea, Stati Uniti d'America...) o economico-finanziaria (Fondo Monetario Internazionale, Banche Centrali...).

Bettino Craxi ravvisò, ben prima di altri, il destino che avrebbe atteso l'Europa, stretta nella morsa di una probabile immigrazione incontrollata – generata da guerre imperialiste, povertà, sfruttamento dell'Africa – e nella morsa dei potentati economici, che egli tentò in ogni modo di arginare.

Fu profetico e in questo senso scomodo, con il suo opporsi da una parte alle privatizzazioni selvagge e dall'altra attuando una politica estera di amicizia con il mondo arabo laico socialista; sostenendo in Medioriente la lotta palestinese di Arafat, paragonandola alle lotte risorgimentali italiane e in America Latina il Frente Sandinista del Presidente del Nicaragua Daniel Ortega, contro l'embargo statunitense, così come nel recente passato rese omaggio alla memoria del socialista Salvador Allende in Cile, sfidando Pinochet, alleato degli USA.

Egli fu critico anche relativamente all'avanzante idea di una Europa globalista e fece presente che: “Si presenta l’Europa come una sorta di paradiso terrestre, arriveremo al paradiso terrestre… L’Europa per noi, come ho già avuto modo di dire, per noi nella migliore delle ipotesi sarà un limbo. Nella peggiore delle ipotesi l’Europa sarà un inferno. Quindi bisogna riflettere su ciò che si sta facendo. Perché la cosa più ragionevole di tutte era quello di richiedere e di pretendere, essendo noi un grande Paese – perché se l’Italia ha bisogno dell’Europa l’Europa ha bisogno dell’Italia – pretendere la rinegoziazione dei parametri di Maastricht”. E disse anche: “Dietro la longa manus della cosiddetta globalizzazione si avverte il respiro di nuovi imperialismi, sofisticati e violenti, di natura essenzialmente finanziaria e militare”.

Craxi fu sì opposto ai comunisti italiani ed europei, ma parimenti fu opposto all'avanzante liberal capitalismo che, dopo gli Anni '90, travolgerà ogni cosa, ogni valore, ogni idea politica, mettendo in vendita tutto ciò che era possibile mettere in vendita.

Craxi, in questo senso, fu un socialista puro e originario, che da neo-Segretario del Partito Socialista Italiano, recuperò la figura storica e intellettuale dell'anarchico conservatore Pierre-Joseph Proudhon, simbolo del mutualismo ottocentesco, dell'anti-autoritarismo, del federalismo spinto. Quel Proudhon che considerava la proprierà dei capitalisti “un furto” ed il socialismo il superamento del liberalismo, definendo al contempo il comunismo marxista una “assurdità antidiluviana”. Quel Proudhon critico nei confronti dell'elettoralismo, definito una sorta di “tirannia dei mediocri” e che, diversamente, proponeva un sistema federalista integrale e autogestionario, laddove il suo concetto di anarchia era definito “governo dell'ordine”. Quel Proudhon che, assieme a Sorel, fu finanche punto di riferimento, nel 1911, dei nazionalsinidacalisti francesi, i quali fondarono il “Cercle Proudhon” e proposero un'aristocrazia operaia, contrapponendosi alla borghesia decadente.

Parimenti, Bettino Craxi, recuperò il garofano rosso – simbolo della Comune di Parigi del 1871 – inserendolo nel simbolo del suo rinnovato PSI, e le figure intellettuali e morali di Giuseppe Garibaldi e di Carlo Rosselli, unendo in questo modo lo spirito battagliero del socialismo originario a quello liberalsocialista, rilanciando l'alleanza dei “Meriti e dei Bisogni”, che sarà lo slogan cardine del socialismo di Craxi nel corso degli Anni '80.

Bettino Craxi, nel rinnovare il PSI ereditato da Pietro Nenni, in realtà, guardò al passato, ovvero alle migliori radici del Socialismo. Quelle della Prima Internazionale dei Lavoratori; quelle del cooperativismo mazziniano e garibaldino; quelle del conservatorismo dei valori e dell'autonomismo spinto alla Proudhon.

Ciò non poteva che infastidire una certa sinistra che, sempre più votata al compromesso storico con la DC, in questo modo, si vedeva scavalcata sul suo stesso terreno sociale.

Il PSI di Craxi, nel solco del primo (e autentico) centrosinistra italiano, rimase alleato alla DC, ed agli altri alleati di governo minori (PSDI, PRI, PLI), ma con essa ebbe sempre un rapporto conflittuale e mai subalterno. Così come mai subalterno fu il rapporto con il PCI di Berlinguer, assai austero. Quel PCI per molti versi preludio di ciò che sarebbe diventato quel partito, nella sua metamorfosi, sempre più spostata verso “destra”, in PDS, DS, PD, ovvero nel partito del capitalismo assoluto. Si pensi che proprio quel partito, che pur Craxi aveva cercato, crollato il Muro di Berlino, di portare a sé, in una rinnovata alleanza di “Unità Socialista”, sarà il partito che più contribuirà alla sua fine politica e, successivamente, sarà il partito che porterà Ciampi al governo e successivamente Prodi, ovvero quelle personalità che più di altre favoriranno le privatizzazioni selvagge, alle quali Craxi si era sempre opposto.

Craxi, del resto, era inviso non solo ai comunisti (ben presto post-comunisti) ed ai potentati economici che bramavano le svendite di Stato, ma anche a quegli USA che non gli avevano perdonato lo scatto d'orgoglio a Sigonella. E nemmeno a coloro i quali temevano una svolta autoritaria solo perché Craxi aveva rilanciato la storica battaglia presidenzialista del repubblicano mazziniano Randolfo Pacciardi. Una battaglia opposta rispetto ai successivi pasticci maggioritari di Segni e successori, che in realtà avrebbe ridato da una parte centralità al Parlamento, ma dall'altra maggiori poteri al Presidente della Repubblica, che sarebbe stato eletto dai cittadini.

E Craxi fu profetico anche dopo la sua morte, lasciando in eredità un romanzo-verità, pubblicato da Mondadori in tempi recenti, con il contributo della Fondazione Craxi.

In “Parigi- Hammamet”, infatti, Bettino Craxi affida alla finzione letteraria, attraverso il linguaggio della fantapolitica, il racconto della triste vicenda politico-giudiziaria che lo vide coinvolto negli ultimi anni della sua vita.

“Parigi – Hammamet”, thriller rimasto a lungo inedito, è un romanzo di finzione narrativa, ma che presenta per certi versi fatti veritieri o comunque verosimili e che meritano di essere riassunti.

Craxi, affida la narrazione in prima persona al protagonista, Karim, poliziotto italo-tunisino che, con il pretesto di andare a visitare la sorella, invita la sua famiglia in vacanza a Parigi.

In realtà qui si incontra con Ghino, ex Primo Ministro italiano, che a Parigi è in esilio a causa di un complotto politico-mediatico-giudiziario nel quale è stato coinvolto in Italia, al fine di essere liquidato politicamente.

Ma chi e perché ha organizzato tale complotto ai danni del Presidente e del suo partito (che si comprende essere, del resto, il Partito Socialista Italiano) ? Perché, nonostante il Presidente Ghino non sia più un uomo influente, a Parigi c'è chi vuole ucciderlo e non esita, per ottenere tale scopo, a fare strage di innocenti ?

Karim, amico di vecchia data di Ghino, è a Parigi per scoprirlo e per proteggerlo.

Accanto a loro il fido Nicola, guardia del corpo del Presidente e Ndiezda, componente del servizio segreto russo.

Sarà proprio Nadiezda che, in un dossier, riuscirà a ricostruire l'identità dei mandanti, che, non contenti di aver liquidato il Presidente politicamente, vogliono finirlo anche fisicamente.

Si tratta di una sorta di “Spectre”, ovvero di una potentissima organizzazione segreta transnazionale denominata “Koros”, “Il Mucchio”. Un'organizzazione infiltrata in tutti i centri del potere, finanziata e sostenuta da lobbies finanziarie promotrici della globalizzazione. Un'organizzazione i cui componenti “considerano l'identità e l'unità nazionale come ostacoli al mercato e si comportano come capi di uno Stato sovranazionale” e che utilizzano tecniche “terroristico-eversive”. Un'organizzazione gerarchica e con un intero esercito numeroso a disposizione, senza rapporti ufficiali con gli Stari, ma “non è escluso un coinvolgimento di settori istituzionali degli Stati Uniti e della Germania unificata” e che ha utilizzato la guerra nell'ex Jugoslavia come “il primo test da internazionalizzare”.

Nadiezda, nel suo dossier, rileva come Ghino sia entrato nel mirino di “Koros” già ai tempi del caso Abu Abbas, ovvero ai tempi del suo no agli USA nella consegna di Abbas e il suo sostegno alla causa palestinese. Oltre a questo, il suo essere un “ostacolo al predominio incontrollato delle “grandi famiglie” italiane, agli affiliati della “trilateral”, ai potentati collegati ai gruppi avventuristici della finanza internazionale”. Oltre che, naturalmente, la sua ideologia “neogollista di sinistra”, che voleva un'Europa sovrana, indipendente dai due blocchi e amica del mondo arabo laico e socialista, oltre che alleata al Terzo Mondo.

Nel romanzo, Craxi, fa parlare così i suoi personaggi, rivelando le sue verità, anche nell'ambito della politica internazionele, condendole di una certa dose di finzione narrativa. Verità che sono, del resto, quelle che affidò, nei suoi ultimi anni di vita, alla stampa ed ai volumi che scrisse, nel triste esilio di Hammamet.

In “Parigi – Hammamet”, Ghino, evidente riferimento a “Ghino di Tacco”, personaggio storico nel quale Bettino Craxi non solo si è sempre riconosciuto, ma pseudonimo che utilizzò per firmare i suoi corsivi sull'Avanti, è costretto, con Karim, Nicola e Nadiezda, a lasciare Parigi, ove è braccato da pericolosi sicari, per rifugiarsi nella sua casa delle vacanze, ad Hammamet, in Tunisia.

Terra ospitale e amica, quella tunisina. Terra ove grandi civiltà si sono alternate e merscolate. Terra che ospitò finanche l'esule e barricadero Giuseppe Garibaldi nel 1834 – 1835 ed al quale Craxi dedicò un saggio, nel 1995, “Garibaldi a Tunisi”, appunto.

Ma anche qui, ad Hammamet, ove Ghino sarà pronto a “portare avanti il suo discorso, sparando scomode verità in diverse direzioni”, sarà braccato dai sicari, che tenteranno di ucciderlo, pur senza successo.

Sino a che, a dare una spallata a Koros, sarà il governo della Federazione Russa, d'intesa con le Nazioni Unite, “richiedendo ufficialmente al governo degli Stati Uniti di uscire dalle ambiguità e di perseguire i mandanti della destabilizzazione mondiale”.

E sarà Nadiezda, donna fiera e coraggiosa, e contribuire alla rovina di questa potente organizzazione, pagando con la vita, ma riuscendo a scrivere a Karim e a Ghino, un commovente messaggio di commiato, nel quale dichiara di aver provveduto a “schiacciare alcuni pidocchi di grosso calibro” e che “le false rivoluzioni e la falsa giustizia sono giunte allo stadio finale”.

“Parigi – Hammamet” è un romanzo sorprendente. E soprende ancora di più il fatto che Craxi lo abbia scritto richiedendo che fosse pubblicato dopo la sua morte. Un vero e proprio thriller che, sapendoli leggere, nemmeno troppo fra le righe, racconta fatti di scottante attualità politica e geopolitica.

Illuminante, del resto, quanto riportato sin dalla quarta di copertina:

Gli avvenimenti che sto per narrare sono assai singolari. Incredibili per eccesso di credibilità. Rientrano infatti nella categoria degli accadimenti comunemente ritenuti impossibili non perché inimmaginabili, ma proprio per il contrario. Chi non ha immaginato almeno una volta la possibilità che esistesse davvero la "Spectre" ? E raffigurandosela, ognuno di noi l'ha disegnata ogni volta sempre più efferata e incontrollabile...Ogni tanto, però, quelle che abbiamo sempre considerato nostre fantasie estreme si rivelano, appunto, drammaticamente reali, come dimostrano gli eventi singolarissimi che mi accingo a raccontare”.

Bettino Craxi, ingiustamente vilipeso e calunniato in vita, rimane e rimarrà nella Storia. Ancora oggi ha molto da raccontare e raccontarci. Anche a chi non ha voluto vedere, né vuole continuare a vedere o comprendere, la realtà politica e geopolitica che ci circonda.

Luca Bagatin

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sabato 16 gennaio 2021

Covid 19. Il Venezuela invia ossigeno agli ospedali brasiliani. L'opposizione chiede l'impeachment di Bolsonaro. Articolo di Luca Bagatin

Il Brasile è alle prese con una nuova variante di Covid 19.

Nonostante il Presidente liberal conservatore del Brasile, Bolsonaro, non abbia mai riconosciuto come legittimo il governo socialista del Venezuela, quest'ultimo si è immediatamente reso disponibile nell'inviare ossigeno negli ospedali brasiliani dello Stato settentrionale di Amazonas, i quali lo hanno esaurito proprio per curare i pazienti affetti da Covid 19.

L'annuncio dell'invio immediato dell'ossigeno è stato fatto dal Ministro degli Esteri venezuelano Jorge Arreaza, su mandato del Presidente Nicolas Maduro.

La solidarietà latinoamericana innanzitutto”, ha sottolineato in merito Arreaza.

Intanto, nel Parlamento brasiliano, i partiti di opposizione – socialisti e comunisti - hanno presentato una nuova richiesta di impeachment contro Bolsonaro, reo di non aver attuato nessuna delle misure necessarie ad evitare la diffusione del virus.

In una nota, l'opposizione brasiliana, ha scritto in merito: “Considerando la pratica dei crimini di responsabilità seriale, che hanno provocato il dolore asfissiante dell'Amazzonia e di migliaia di famiglie brasiliane, i nostri partiti - Rede, PSB, PT, PCdoB e PDT - hanno deciso di presentare una nuova richiesta di impeachment del presidente Jair Bolsonaro. Il Presidente della Repubblica deve essere ritenuto politicamente e penalmente responsabile di aver lasciato l'Amazzonia senza ossigeno, di aver sabotato le campagne di ricerca e vaccinazione, di aver scoraggiato l'uso di maschere e aver incoraggiato l'uso di farmaci inefficaci, di aver diffuso disinformazione e di violare il patto costituzionale tra l'Unione , Stati e Comuni”.

Luca Bagatin

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venerdì 15 gennaio 2021

Riflessioni nazionalbolsceviche e antifasciste. Di Luca Bagatin

Il borghese e il ricco sono dei falliti, i quali si rendono consapevoli della loro condizione di falliti solo quando la loro agiata condizione sociale e economica, non è più quella di un tempo, ma tende ad abbassarsi.

Costoro, avendo costruito la loro vita attorno all'apparenza, non sono in grado di cogliere la bellezza dell'esistenza, la quale non è fatta di beni materiali.

La loro è dunque la condizione tipica del fallito esistenziale.

(Luca Bagatin)

Voi che vi lamentate perché vi bannano, non avete ancora capito che la libertà non è di questo mondo.

Perché in questo mondo esiste una sola forma di (pseudo) “libertà”.

Quella di consumare e di vendersi.

Si chiama prostituzione ed è, oltre che legale, una forma di “divinità” corrotta.

(Luca Bagatin)

Le autorità, in presenza di una pademia che non cessa, né cesserà, con le blande misure messe in campo (per qualcuno ritenute assurdamente “troppo restrittive), dovrebbero incaricarsi di far chiudere tutto e, conseguentemente, portare la spesa a casa delle persone, fornire a tutti uno stipendio statale e lo Stato dovrebbe incaricarsi anche di pagare le bollette a tutti.

È un anno che lo dico. Ovviamente inutilmente e nel silenzio generale. Occorre sovvertire l'economia e la politica. Ovvero la mentalità di ciascuno.

Perché, se la politica è irresponsabile e corrotta, la società “civile” non è da meno e si limita a protestare a vanvera, ma non sulle cose necessarie.

(Luca Bagatin)

Occorre e occorrerebbe un dibattito e una riflessione, a livello nazionale e globale, chiedendosi se la gestione privata delle telecomunicazioni e dei social sia o meno compatibile con la democrazia.

Tenendo presente che la democrazia - nel senso autentico del termine - non è altro che diretta partecipazione della cittadinanza attiva, consapevole e formata. Non da parte del privato economico, né dei politici o dei governanti, in generale.

(Luca Bagatin)

Non stupisce che, nel Ventennio, vi siano stati cosiddetti “socialisti” e “repubblicani” che abbiano aderito alla peste fascista, ovvero all'altra faccia, confusa, del capitalismo.

Ancora oggi esistono cosiddetti “socialisti” e “repubblicani” che hanno venduto i loro ideali al capitalismo. Ovvero aderiscono perfettamente al totalitarismo liberale della modernità, che è in continuità con il fascismo. Come spiegò perfettamente Pasolini.

(Luca Bagatin)

La spiritualità autentica è selvaggia e legata alla Natura.

Alla morte, più che alla vita.

Alla rinascita interiore e alla liberazione dall'illusione.

(Luca Bagatin)

La figura di Attila, nella Storia, nella cultura e persino nella letteratura, rappresenta il riscatto dei popoli barbarici contro l'imperialismo romano.

Egli rappresenta anche il primo unificatore dei popoli eurasiatici originari.

(Luca Bagatin)

La vita è un reality-show in cui lo show se lo gode qualcun altro.

(Luca Bagatin)

Non sono ottimista (al massimo cinicamente realista) perché, anche per ragioni spirituali, penso che il mondo della materia, nel quale viviamo, sia quello che alcune religioni definirebbero Inferno.

Nel mondo della materia governano i peggiori, i partiti elettoralistici sono delle coperture, il malaffare dilaga, la violenza dilaga e così l'ipocrisia, l'ignoranza e via discorrendo.

E ciò non può essere cambiato.

Perché prodotto dalla mente razionale e duale, che è condizionata dall'ego sin dalla nascita di ciascuno.

Ciò che è possibile fare è seguire una propria missione. Di elevazione e di rivoluzione interiore, che possa riflettere - nell'esteriore - quella piccola luce che rischiari un po' il mondo della materia.

Missione che ci renda Eroi dello Spirito.

Ben consapevoli che l'Eroe, se è il trionfatore nel mondo dello Spirito, soccombe nel mondo della materia, che ad ogni modo è illusorio, fittizio e transitorio.

(Luca Bagatin)


Vedi anche: http://amoreeliberta.blogspot.com/2020/10/covid-19-uscire-dal-modello.html

mercoledì 13 gennaio 2021

USA ancora contro Cuba: "E' sponsor del terrorismo". La risposta: "USA ipocriti e cinici". Articolo di Luca Bagatin

Il governo USA, non pago dell'aver imposto un embargo che dura da decenni a Cuba, ha voluto nuovamente inserire l'Isola caraibica socialista nell'elenco dei “Paesi sponsor del terrorismo”, come Siria (altro Paese socialista che il terrorismo islamico sta invece combattendo da anni), Iran e Corea del Nord (Paese che non ha mai interferito con altri Paesi e che proprio con gli USA aveva migliorato i rapporti).

Decisione profondamente pretestuosa e ideologica, oltre che priva di fondamento, al punto che Cuba ha fornito e sta fornendo, in questo periodo di pandemia, assistenza medica a tutti i Paesi che ne hanno fatto e ne stanno facendo richiesta, compresa l'Italia, oltre che la Francia.

Fidel Castro, storico leader rivoluzionario dell'Isola, non a caso, ebbe a dichiarare: “Il nostro Paese non lancia bombe contro altri popoli, né invia migliaia di aerei a bombardare le città; il nostro Paese non possiede armi nucleari, né armi chimiche, né biologiche. Le decine di migliaia di scienziati e di medici di cui dispone il nostro Paese sono stati formati nell'idea di salvare vite. Sarebbe in assoluta contraddizione con la sua concezione costringere uno scienziato o un medico a produrre sostanze, batteri o virus per provocare la morte di altri esseri umani”.

L'annuncio da parte del governo USA, ha suscitato le immediate reazioni del Presidente di Cuba, Miguel Díaz-Canel, il quale ha affermato che “sono gli ultimi colpi di Trump, di un'amministrazione fallita e corrotta impegnata a favore della mafia cubana di Miami”, sottolineando invece come sia terrorista la politica di embargo contro Cuba e dunque il suo popolo.

L'opportunismo politico di questa azione è riconosciuto da chiunque abbia una sincera preoccupazione per il flagello del terrorismo e le sue vittime”, ha sostenuto il Ministro degli Esteri e membro dell'Ufficio politico del Comitato centrale del Partito Comunista Cubano, Bruno Rodríguez Parrilla, il quale ha definito la decisione del governo USA “ipocrita e cinica”.

Aggiungendo che “Il Paese che, nella sua arroganza, solleva una tale farsa contro Cuba, è lo stesso che promuove l'estremismo politico e incoraggia le persone armate a prendere d'assalto le istituzioni pubbliche; che, subordinando la salute al mercato, espone i suoi cittadini al contagio e alla morte di massa a causa di un'epidemia; che uccide selettivamente coloro che considera nemici fuori dai suoi confini, e che, nel silenzio complice, si astiene dal condannare l'attentato con armi da fuoco all'Ambasciata del Paese, che ora accusa spudoratamente di essere un terrorista, e che ha bloccato per più di 60 anni, per farla arrendere alla fame e alla miseria”.

La decisione arbitraria del governo degli Stati Uniti, non solo vìola la Carta delle Nazioni e il diritto internazionale, ma è un affronto ai popoli del mondo”, ha affermato il Segretario esecutivo dell'ALBA (Alleanza Bolivariana per le Americhe), Sacha Llorenti, il quale ha ricordato che “Nel mezzo della pandemia e sotto un blocco criminale, Cuba invia medici e salva migliaia e migliaia di vite”.

Sulla questione è intervenuto anche il Ministro degli Esteri del Venezuela, Jorge Arreaza, che ha ribadito il suo sostegno a Cuba e dichiarato che “E' evidente l'intenzione di lasciare minata la strada per ostacolare un riavvicinamento tra il governo entrante della Casa Bianca e il governo rivoluzionario di Cuba” e che “Il Venezuela chiede al nuovo governo degli Stati Uniti di scartare una volta per tutte le pratiche unilaterali che contraddicono e mancano di rispetto al diritto internazionale, in particolare il diritto dei popoli all'autodeterminazione”.

Solidarietà a Cuba è giunta anche dall'ex Presidente della Bolivia e leader del Movimento per il Socialismo, Evo Morales, il quale ha sottolineato come, mentre Cuba è impegnata nel salvare vite, gli USA siano impegnati a invadere Paesi e organzzare golpe.

Solidarietà a Cuba, in America Latina, è giunta anche dal Presidente sandinista del Nicaragua, Daniel Ortega e dal Senatore colombiano Iván Cepeda, il quale ritiene che “la Colombia dovrebbe riconoscere il contributo di Cuba alla pace nel continente”.

Anche la Cina condanna con fermezza l'ultima mossa di Trump. “La Cina ha sempre sostenuto che la comunità internazionale dovrebbe lavorare insieme per combattere il terrorismo, ma si oppone fermamente alla repressione politica degli Stati Uniti e alle sanzioni economiche contro Cuba in nome dell'antiterrorismo”, ha dichiarato Zhao Lijian, portavoce del Ministero degli Esteri cinese.

Infine, sulla questione, è intervenuto anche il Segretario dei Comunisti di Russia, Maksim Suryakin, leader di opposizione il cui partito, pur non essendo presente alla Duma, ovvero nel Parlamento russo, alle recenti elezioni amministrative, ha raccolto dal 4% al 7%, sottraendo voti al ben più consistente, ma decisamente più moderato, Partito Comunista della Federazione Russa. Suryakin ha dichiarato che dubita fortemente che il nuovo Presidente USA, Biden, si discosterà dalle politiche di Trump, in particolare nei rapporti con Cuba. “Lo stesso Biden, dopotutto, fa parte della vecchia generazione di leader politici statunitensi che ha combattuto attivamente contro Fidel Castro. Quando Barack Obama ha deciso di revocare il blocco commerciale all'Isola, è stato il Congresso e tali veterani della politica imperialista USA a non permettere che questa decisione passasse”, ha affermato il leader comunista.

Suryakin ha proseguito il suo ragionamento affermando che, sia democratici che repubblicani USA, continueranno tutti “l'attuale politica imperialista” a Stelle e Strisce e che “Gli USA sono sempre gli stessi: accusano indiscriminatamente gli altri di sostenere i terroristi, sebbene essi stessi lo facciano costantemente”.

Cuba, nonostante sessant'anni di embargo, ha un livello di istruzione e sanitario all'avanguardia nel mondo. E' giunta a brevettare ben due vaccini anti-Covid 19, il “Soberana 1” e il “Soberana 2”. Il governo investe, infatti, gran parte del suo PIL in ricerca e sanità.

La nuova Costituzione dell'Isola ha riaffermato l'economia socialista dell'Isola, sottolineado come lo Stato controlli, regoli e diriga l'attività economica, ma si sancisca anche la partecipazione diretta dei lavoratori alla direzione, all'ordinamento e al controllo dell'attività economica nazionale. Al contempo si riconoscono nuove forme di proprietà e il ruolo del mercato, ma si pone un tetto all'accumulazione della ricchezza, in modo da non creare diseguaglianze sociali.

Luca Bagatin

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