Il 22 luglio 1932 moriva a Roma - a quasi 80 anni - Errico Malatesta, padre del pensiero anarchico italiano.
Nato a Santa Maria Capua Vetere nel 1853, Malatesta si avvicinò giovanissimo al pensiero di Giuseppe Mazzini e alle idee repubblicane.
Già quindicenne, nel 1868, venne convocato dalla questura di Napoli, a causa di una lettera ritenuta sovversiva, indirizzata al Re Vittorio Emanuele II.
Fu arrestato la prima volta nel 1870 a seguito di una sommossa studentesca repubblicana, ma, dopo la Comune di Parigi del 1871, abbandonerà le idee mazziniane per abbracciare quella anarchiche.
Fu in quell'anno che si iscrisse alla federazione napoletana dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori, organizzazione fondata nel 1864 con il contributo non solo di Mazzini e Garibaldi, ma anche di Marx, Engels, Bakunin e Proudhon.
Divenne pertanto amico degli anarchici russi Michail Bakunin e Petr Kropotkin e, nel 1875, fu iniziato in Massoneria a Napoli, ove, come lo stesso Bakunin e Proudhon, già precedentemente iniziati, diffonderà gli ideali socialisti e anarchici. Uscirà ad ogni modo dalla Massoneria l'anno successivo, in polemica con la sua loggia, in quanto questa organizzò un ricevimento d'onore per il neo Ministro dell'Interno Giovanni Nicotera.
Malatesta fu successivamente eslue in Argentina, ove entrò in contatto con il Circolo Comunista Anarchico e pubblicò il suo saggio “La Questione Sociale”.
Nel 1887 contribuì peraltro a far nascere il primo sindacato argentino, quello dei fornai.
Negli Anni '90 dell'800 tenne comizi in Spagna e in Francia, ove affascinò Maria Sofia di Borbone, detta “La Regina degli Anarchici”.
Nel 1897 fu in Italia, ove fondò il giornale “L'Agitazione”. Subì nuovamente arresti e condanne, prima di diffondere gli ideali anarchici in Gran Bretagna.
Nel 1919 tornò in Italia e riorganizzò l'Unione Anarchica Italiana, sostenne gli Arditi del Popolo (prima organizzazione paramilitare antifascista anarchica, socialista e comunista, fondata da ex combattenti della Grande Guerra) e appoggiò l'impresa d'annunziana di Fiume.
Nel 1920 diresse il quotidiano anarchico “Umanità Nuova” e fu successivamente arrestato e recluso, a Milano, nel carcere di San Vittore, iniziando un lungo sciopero della fame che lo debilitò profondamente.
“Umanità Nuova” fu chiuso, nel 1922, dai fascisti e Malatesta condannò sempre il regime mussoliniano e i suoi atti di violenza indiscriminati, giungendo a scrivere: “Qualunque sia la barbarie degli altri, spetta a noi anarchici, a noi tutti uomini di progresso, il mantenere la lotta nei limiti dell'umanità, vale a dire non fare mai, in materia di violenza, più di quello che è strettamente necessario per difendere la nostra libertà e per assicurare la vittoria della causa nostra, che è la causa del bene di tutti”.
Nonosante il regime, la censura e l'età avanzata, il Nostro, riuscì comunque a proseguire nella sua attività di propaganda sovversiva, giungendo a pubblicare il giornale clandestino “Pensiero e Volontà”.
Le sua condizioni di salute si aggravarono nel 1932 e morì il 22 luglio di broncopolmonite.
La stampa di regime ignorò totalmente la sua morte.
E' attualmente sepolto al Cimitero del Verano di Roma.
Errico Malatesta, nel suo Programma Anarchico del 1919 scrisse: “Noi vogliamo dunque abolire radicalmente la dominazione e lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, noi vogliamo che gli uomini affratellati da una solidarietà cosciente e voluta cooperino tutti volontariamente al benessere di tutti; noi vogliamo che la società sia costituita allo scopo di fornire a tutti gli esseri umani i mezzi per raggiungere il massimo benessere possibile, il massimo possibile sviluppo morale e materiale; noi vogliamo per tutti pane, libertà, amore, scienza”.
Questo il senso del suo testamento politico, valido in ogni epoca e in ogni Paese che voglia combattere l'oppressione dello sfruttamento economico e sociale.
Da sottolineare che, nel pensiero anarchico e di Malatesta nella fattispecie, la libertà non può ritenersi assoluta, ma deve essere limitata dal principio della solidarietà e dell'amore verso gli altri.
Luca Bagatin
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