Accorati gli appelli, oltre che le manifestazioni in tutto il mondo, per il cessate il fuoco nel conflitto israelo-palestinese.
In particolare da parte dell'America Latina socialista, dello Stato Città del Vaticano e della Repubblica Popolare Cinese.
Il Presidente colombiano Gustavo Petro aveva, a fine ottobre, annunciato che avrebbe richiamato l'ambasciatore della Colombia in Israele. “Se Israele non ferma il massacro del popolo palestinese, non possiamo essere lì”, aveva twittato Petro.
Dello stesso avviso il governo boliviano e cileno e denunce di “violazione del diritto internazionale umanitario” erano giunte dal Ministero degli Esteri argentino, relativamente al bombardamento israeliano contro i palestinesi.
Oltre un mese fa, il
Presidente socialista brasiliano Lula aveva peraltro affermato: “È
urgentemente necessario un cessate il fuoco in difesa dei bambini
israeliani e palestinesi” (...) “Ci
deve essere un minimo di umanità nella follia della guerra”.
E recentemente ha affermato che “Il
problema è che non è una guerra, è un genocidio che ha già ucciso
quasi duemila bambini che non c’entrano niente con questa guerra,
sono solo vittime innocenti”. Dello
stesso avviso anche il Presidente socialista venezuelano Nicolas
Maduro, quello cubano Diaz-Canel e quello messicano Obrador.
La Repubblica Popolare Cinese, che questo mese detiene la presidenza di turno del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni unite, attraverso il suo rappresentante permanente presso l'ONU – Zhang Jun – ha affermato, ancora una volta, la richiesta di cessate il fuoco che, secondo Zhang “È l'unica speranza di sopravvivenza per il popolo di Gaza”, esortando “Israele a frenare l’intensificarsi della violenza dei coloni in Cisgiordania in modo da evitare la diffusione del conflitto”.
Zhang Jun ha fatto presente che “Quando decine di migliaia di persone, tra cui più di 4.000 bambini, hanno perso la vita; quando più di 1,6 milioni di persone sono state costrette a fuggire dalle proprie case; quando 2,3 milioni di persone continuano a essere tagliate fuori da acqua, elettricità, carburante, cibo e medicine; e quando ospedali, scuole, campi profughi e strutture delle Nazioni Unite sono stati spesso presi di mira, non si tratta solo di una crisi umanitaria, ma, come descritta dal Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, di una crisi dell’umanità”.
“Di fronte a tutto ciò, il mondo deve parlare insieme: quando è troppo è troppo”, ha esortato Zhang.
Aggiungendo che “il Consiglio di Sicurezza deve eliminare l’ostruzione e l’interferenza di alcuni membri e intraprendere un’azione immediata, responsabile e significativa per sostenere la giustizia e mantenere la pace”.
Zhang, a nome della Cina, ha chiesto a Israele di “revocare immediatamente l'assedio e di rimuovere completamente le restrizioni sulle forniture di mezzi di sostentamento, in particolare sulla fornitura di carburante alle istituzioni umanitarie e mediche e alle strutture di sostentamento”.
Ed ha affermato che “La Cina sostiene la coesistenza pacifica tra palestinesi e israeliani e la pace e la sicurezza a lungo termine in Medio Oriente”.
Posizioni, quelle della Repubblica Popolare Cinese, della Città Stato del Vaticano, dell'America Latina socialista, che – condannando da una parte il terrorismo islamista e dall'altro la barbarie guerrafondaia - ricordano molto quel pragmatico riformismo dialogante e umanitario che caratterizzò i governi del nostro caro vecchio centro-sinistra italiano (non quello fasullo, venuto dopo, chiamato prima Ulivo e poi PD, così simile al carro delle Meloni, dei Salvini, dei Conte e dei Renzi-Calenda, ovvero degli incoerenti e degli irresponsabili di oggi), in particolare dei Ministri degli Esteri Andreotti e De Michelis e del governo presieduto da Bettino Craxi.
Un pragmatico riformismo dialogante che è andato drammaticamente perdendosi, assieme all'umanità, in questi tempi oscuri.
Luca Bagatin
www.amoreeliberta.blogspot.it
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