Pagine

mercoledì 6 dicembre 2023

I BRICS e il futuro geopolitico mondiale. Articolo di Luca Bagatin

Mentre l'Italia, irresponsabilmente, ma in linea con la demagogia ideologica e incoerente dell'attuale governo, si appresta a lasciare la Nuova Via della Seta e mentre l'UE continua a mantenere una politica estera di sudditanza agli USA, guidati irresponsabilmente da Biden, il 30 novembre scorso, a Roma, autorevoli figure del mondo accademico, politico ed economico, hanno discusso in merito a un tema di scottante attualità e che è destinato a rappresentare il futuro geopolitico ed economico globale.

La Fondazione Studi Internazionali e Geopolitica, presieduta dal prof. Giancarlo Elia Valori e dall'On. Oliviero Diliberto, ha organizzato a Roma, presso l'Aula Calasso della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università “La Sapienza” di Roma, il convegno “Brics e il nuovo ordine mondiale”.

Presenti, fra i relatori, oltre ai già citati Valori e Diliberto, la Magnifica Rettrice prof.ssa Antonella Polimeni, il Presidente della Consob prof. Paolo Savona e l'ex Presidente del Consiglio dei Ministri e ex Ministro degli Esteri On. Lamberto Dini.

La prof.ssa Polimeni, nella sua relazione d'apertura, ha inquadrato perfettamente il nocciolo della situazione globale odierna: “Guerre atroci riempiono le pagine dei nostri giornali e le immagini delle nostre televisioni, come non accadeva da decenni: appare chiaro che dopo la fine della guerra fredda, il crollo dell’Unione Sovietica e la fine del mondo bipolare non è stato trovato alcun nuovo equilibrio e le stesse istituzioni internazionali, ad iniziare proprio dall’Onu, hanno perduto i punti di orientamento, le categorie concettuali e politiche, sulla base dei quali le istituzioni medesime erano state create dopo la fine della Seconda guerra mondiale.(...) Così, in questo clima complessivo di incertezze diffuse a livello globale, di crisi d’identità delle stesse grandi potenze, avanza il tentativo di costruzione di un multilateralismo nuovo e di un protagonismo dei Paesi in via di sviluppo (“il Sud globale”, come viene definito e si autodefinisce, anche se evidentemente si tratta di un Sud ideale, politico, e non geografico): si tratta, appunto, dei BRICS, cui è dedicato questo odierno incontro: Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa. Paesi che per estensione geografica, popolazione, ricchezze naturali e risorse energetiche già oggi rappresentano un formidabile agglomerato a livello mondiale. Ma dal 1 gennaio del 2024 (cioè tra pochi giorni) ad essi si aggiungeranno Arabia Saudita, Argentina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Iran.

Come ha sottolineato il Presidente brasiliano Lula da Silva, nel corso della conferenza stampa finale del 15/mo summit dei BRICS in Sudafrica, con questi ingressi i BRICS medesimi "rappresenteranno il 36% del Pil mondiale e il 47% della popolazione dell'intero pianeta". "E a questa prima fase se ne aggiungerà un'altra di ulteriore ampliamento", ha aggiunto Lula.

Sono Paesi – è appena il caso di sottolinearlo – profondamente diversi gli uni dagli altri: per storia, cultura, struttura e istituzioni politiche, economia, filosofie e religioni. Ma il cui cemento unitario è rappresentato dalla volontà di “contare” nella scena mondiale, rispetto ad un Occidente rappresentato simbolicamente dal G7 o G8 e da una Unione Europea che obiettivamente fatica a svolgere un ruolo globale”.

Il prof. Oliviero Diliberto, peraltro Preside della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università “La Sapienza” e già ex Ministro della Giustizia, ha introdotto successivamente il convegno, sostenendo le parole della prof.ssa Polimeni e affermando che “Le guerre, gli atroci massacri, l’esplodere di egoismi nazionali e/o etnici, i fondamentalismi religiosi, le contrapposizioni tra le potenze che esasperano le chiusure delle frontiere e le guerre su dazi doganali e brevetti: tutto ciò è la conseguenza del disordine, non la causa di esso”. Ed ha sottolineato come l'ordine mondiale fondato dalla Pace di Vestfalia del 1648 in poi, abbia funzionato “proprio perché plurale e multipolare”. E così è stato fino al 1989.

La fine della guerra fredda” – secondo Diliberto - “ha aperto una fase nuova: non la fine delle ideologie, come è stato proclamato, ma viceversa il predominio di una sola ideologia, quella neoliberista”. Sottolineando come “Nessuno ha dato ascolto, invece, ad un’altra autorevole opinione, quella di Samuel Huntington, secondo la quale la vittoria sul comunismo sovietico non avrebbe fatto cessare il conflitto, ma lo avrebbe trasformato: non più tra ideologie, ma tra civiltà, culture, religioni. In una parola: tra identità”.

(…) “E infatti, dopo l’89, si è aperta una stagione di conflitti e di complessiva instabilità globale.

Guerra atroce nella ex Jugoslavia (in Europa!, ben prima della Ukraina); Iraq, Afghanistan, ancora Iraq, e mille altri conflitti: in Siria e Yemen ancora si contano i morti, gli sfollati, le devastazioni materiali. In Libia è in corso una guerra tribale di cui non si vede l’esito: ma intanto si può serenamente affermare che in Libia non esista più lo Stato- nazione. E nel resto dei Paesi della riva sud del Mediterraneo si può, altrettanto serenamente, affermare che le cd primavere arabe nel giro di pochi anni hanno riconsegnato quelle aree allo status quo precedente, con autocrati diversi nei nomi, ma non nella sostanza.

Terrorismo con un impressionante salto di qualità: Torri Gemelle, attacco al cuore degli Usa.

L’unipolarismo, come il sonno della ragione, ha creato mostri, sino alla guerra in Ukraina e quella – per così dire asimmetrica – tra Israele ed Hamas”.

Il prof. Diliberto ha ad ogni modo ravvisato come “Al mondo unipolare dagli anni ’90 inizia a contrapporsi una opposizione di natura politico-economica (i Paesi poveri contro quelli ricchi), non di rado intrecciata con un’opposizione anche culturale, etnica e/o religiosa”. (…) “E’ in un contesto siffatto che si deve, a mio modo di vedere, analizzare la nascita e lo sviluppo dei BRICS.”.

E il prof. Diliberto ha rilevato come “Nei Paesi BRICS, ci tengo a sottolinearlo (lo ha autorevolmente notato Andrea Margelletti), ad esclusione della Russia, la narrazione anti-occidentale non è certo prevalente nei Paesi BRICS.

Chiedono di contare di più. Chiedono un equilibrio mondiale multipolare. In definitiva, chiedono – come recita il titolo di questo nostro incontro – un nuovo ordine mondiale.

La mia opinione è che solo un tale ordine rinnovato potrebbe garantire nuovamente decenni di prosperità e pace, il ritorno all’abbattimento delle barriere commerciali, con il libero mercato internazionale. In una parola, che consenta di diffondere il benessere a livello globale”.

E, in merito, ha sottolineato come la formula che riassume l'orientamento dei BRICS sia stata coniata dal Presidente cinese Xi Jinping nel 2017, ovvero che “la sicurezza del mondo non può che passare attraverso la costruzione di “una comunità umana dal futuro condiviso””.

Intervenendo, il prof. Paolo Savona, ha chiarito un concetto fondamentale: “Per esaminare il tema del nostro incontro dobbiamo avere chiaro in mente i concetti di modello cooperativo e modello competitivo nelle relazioni geopolitiche, tutti argomenti che gli economisti e i politologi hanno lungamente discusso senza pervenire a una convergenza di valutazioni. La realtà ha provveduto a colmare la lacuna accertando con la globalizzazione, massima espressione economica della competizione con cooperazione geopolitica, che i due modelli possono convergere migliorando il progresso economico e sociale; essi si pongono in contrapposizione solo se la politica lo vuole, non per la loro intrinseca natura”.

Ed ha proseguito affermando, fra le altre cose, che “Il compito che ci attende è costruire un Nuovo Ordine Mondiale basato su un modello cooperativo-competitivo equilibrato, ossia che operi in modo più equo nel disequilibrio tra forti e deboli”. Concludendo affermando che “L’Italia vive al di sotto delle proprie risorse, che solo una soluzione cooperativa-competitiva mondiale propiziata dal dialogo può trasformare in crescita reale e benessere sociale”.

L'ex Premier Lamberto Dini ha iniziato la sua relazione sostenendo come “il mondo sta attraversando il difficile momento in cui un Ordine Mondiale sta forse morendo e un Nuovo Ordine non sta ancora nascendo”.

Ha fatto inoltre presente come al vertice BRICS dell'agosto 2023, ben 22 siano i Paesi che hanno fatto domanda per entrare nel raggruppamento dei BRICS, fra i quali l'Algeria, il Messico, il Venezuela, il Vietnam, il Kazakistan, l'Indonesia e la Nigeria.

Rappresentando il 45% dell'economia globale, essi prefigurano “la costruzione di un nuovo Ordine Mondiale”. Che, purtuttavia, a parere dell'On. Dini, ancora fatica a nascere in quanto permangono forti differenze e attriti in particolare fra gli USA e la Repubblica Popolare Cinese che, al momento, solo il recente incontro fra il Presidente Biden e il Presidente Xi Jinping hanno in parte appianato.

Il prof. Giancarlo Elia Valori ha concluso il convegno ricordando il recentemente scomparso Henry Kissinger, che egli conobbe personalmente nel maggio 1978 (e che rivide, a New York, nel settembre 2019), ricordandolo come “«un vecchio amico del popolo cinese» e ha svolto un ruolo importante nello stabilimento delle relazioni diplomatiche e degli scambi tra Pechino e Washington”.

Il prof. Valori ha fatto presente poi come “Nel corso degli anni Kissinger ha prestato sempre attenzione allo svolgimento degli affari esteri mondiali e ha attribuito grande importanza al ruolo positivo delle relazioni economiche e commerciali tra Stati Uniti e Cina. All’età di 88 anni ha pubblicato il libro "Sulla Cina" nel tentativo di comprendere la Cina da un punto di vista strategico e prospettiva storica.

Nel luglio 2023, il presidente Xi Jinping ha incontrato Kissinger alla Diaoyutai State Guesthouse a Pechino: questa è stata l’ultima visita di Kissinger in Cina. Xi Jinping ha parlato molto bene del contributo storico di Kissinger alla promozione dello sviluppo delle relazioni sino-americane e al rafforzamento dell’amicizia tra i due popoli. Kissinger ha affermato che le relazioni USA-Cina sono cruciali per la pace e la prosperità dei due paesi e del mondo attraverso la comprensione reciproca”.

Affermando, in conclusione, che “Nei suoi recenti lavori ha fatto anche riferimento all’intelligenza artificiale, su cui – assieme al nuovo ordine mondiale – mi soffermerò nel mio prossimo libro”.

Certamente i BRICS – troppo a lungo sottovalutati anche dalla stampa, oltre che dalla politica nostrana attuale - rappresentano e sicuramente potranno rappresentare il futuro per un mondo multipolare e pacifico. Nel rispetto delle diversità di ogni popolo. Aspetto questo, purtroppo, sottovalutato dalla mentalità “universalista” statunitense, che non ha mai tenuto troppo in conto le diversità di ogni popolo.

Ogni popolo, come ben sappiamo, è differente. Ha la sua Storia, cultura, usi e costumi. Ogni ideologia, se vogliamo, si è edificata, all'interno di ogni Paese, a seconda della sua Storia, cultura, usi e costumi. E da questo non possiamo prescindere.

I BRICS rappresentano e rappresenteranno, molto probabilmente, l'unità nelle diversità. Che è aspetto che noi in UE sottovalutiamo ancora molto. Persi in ignoranza e sconsideratezza, portatrice di sanzioni a popoli sovrani (che danneggiano in primis noi stessi), di guerre folli (che ci danneggiano altrettanto) e di politiche economiche assai poco lungimiranti, fatte – fra le altre cose – di liberalizzazioni selvagge e di tagli economici a settori chiave per gli stessi cittadini (pensiamo, caso più eclatante, alla sanità pubblica italiana, che i vari governi della Seconda Repubblica hanno ben pensato, sistematicamente, di distruggere).

Un panorama desolante, il nostro, sin dal 1993, anno della fine della lungimirante Prima Repubblica e del lungimirante Bettino Craxi, il cui socialismo democratico guardava al superamento dei blocchi contrapposti e guardava a quella dottrina terzomondista e terzaforzista che, negli Anni '60 e '70, vide concordi la Jugoslavia di Tito, l'Egitto di Nasser, l'India di Nerhu, l'Indonesia di Sukarno, il Ghana di Nkrumah e, successivamente, l'Argentina di Peron, la Romania di Ceausescu, la Cina di Zhou Enlai e, per molti versi, la Cuba di Fidel Castro.

Paesi in gran parte di orientamento socialista democratico che guardavano oltre le logiche della Guerra Fredda.

Dare una possibilità alla pace, alla stabilità, alla giustizia sociale, alla sovranità nazionale, all'indipendenza economica e alla cooperazione internazionale, significa, giustamente, ragionare in termini multipolari e recuperare quanto è stato distrutto a partire dal 1989 e dal 1993 in particolare.

Al netto dei programmi demagogici, ideologici, incoerenti dei vari Draghi, Cinque Stelle, Meloni, Salvini, Schlein, Tajani, Renzi, Calenda, Von Der Layen e Co.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

Nessun commento:

Posta un commento