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sabato 29 giugno 2024

L'attualità del pensiero politico e geopolitico di Gianni De Michelis. Articolo di Luca Bagatin


La biografia di Gianni De Michelis, socialista di lungo corso, già Ministro del Lavoro e delle Partecipazioni Statali e degli Esteri, oltre che Vicepresidente del Consiglio dei Ministri, scritta di recente da Paolo Franchi e edita da Marsilio, intitolata “L'irregolare”, invita a riflettere sul presente.

Ho conosciuto Gianni De Michelis, personalmente, esattamente vent'anni fa e gli ero vicino politicamente.

Ho sempre pensato fosse una grande mente politica del glorioso Partito Socialista Italiano, assieme a Bettino Craxi.

Un partito che non esiste più, né in Italia, né in Europa. In particolare non ne esiste più lo spirito lungimirante, pragmatico, dialogante, sociale e al contempo libertario.

Mi riprometto di recensire lungamente la biografia scritta da Franchi in un secondo tempo, ma in essa vi sono dei passaggi che meritano di essere immediatamente fotografati, perché dimostrano come De Michelis avesse ragione e guardasse in anticipo sui tempi.

Paolo Franchi ricorda, nell'introduzione, un passaggio dell'ex Premier britannico Boris Johnson, intervistato da “La Repubblica” nel 2016: “De Michelis amava molto ballare in discoteca, ha anche scritto un libro su questo. Di certo, sul Mediterraneo aveva ragione. Aveva fatto una proposta sul Nord Africa che ricordo bene: tutti i Paesi dovrebbero pagare parte del loro PIL all'Africa del Nord per affrontare lo sviluppo di quei luoghi. Ebbene, questa idea più di vent'anni fa sembrava pazzesca, ma a me questa idea piace e come staremmo se oggi avessimo seguito quel consiglio? Secondo me molto meglio”

Ancora lontani erano i tempi delle irresponsabili Von Der Leyen, degli irresponsabili Borrel, Biden and Co, quando Gianni De Michelis affermava, come riportato da Paolo Franchi: “Dalla fine del precedente ordine mondiale sono passati invano vent'anni. O l'ordine nuovo lo costruiamo adesso, trovando i compromessi necessari per quella che io chiamo la governance multilaterale del mondo multipolare, oppure scoppierà un altro conflitto planetario. E' inevitabile (…). Un mondo così è troppo pesante anche per le spalle degli Stati Uniti, non può essere governato da un Paese solo, da un sistema unipolare”.

Parole attualissime, che fanno il paio con quanto afferma da decenni il prof. Giancarlo Elia Valori e ogni persone dotata di buonsenso, logica, conoscenza della Storia, della cultura e della geopolitica.

Parole molto lontane dai politici occidentali di oggi. Quelli italiani, per carità... Ma anche quelli del resto dell'UE e degli USA, che continuano a inviare armi a pseudo democrazie corrotte, anziché ascoltare tutte le parti, ricercare il dialogo, la cooperazione e lottare contro il terrorismo e la corruzione internazionale, in modo serio e incisivo.

Gianni De Michelis e Bettino Craxi lavorarono moltissimo per il dialogo fra Nord e Sud del mondo e per primi compresero la necessità di integrare la Russia nello scacchiere europeo.

Compresero il ruolo centrale del Mediterraneo e dei Balcani e De Michelis, in particolare, fece di tutto per evitare la disgregazione della Jugoslavia.

Craxi, nel suo esilio ad Hammamet, si opporrà peraltro ai disastrosi bombardamenti NATO, sostenuti anche da un poco responsabile governo D'Alema, oltre che da pseudo socialdemocratici quali Schroder, Blair e Clinton.

In merito egli scrisse, sul saggio edito da Mondadori “Uno sguardo sul mondo. Appunti e scritti di politica estera”:

I bombardamenti dell’aviazione americana ed inglese, almeno sino ad ora, sembrano da qualche tempo il bastone con il quale ci si industria a governare le situazioni distorte che si presentano nel mondo. Le bombe dovrebbero essere la soluzione miracolosa destinata a distruggere il male e a far rifiorire il bene. Di bombardamenti del resto, solo nell’ultimo anno, se ne possono ormai elencare non pochi. Si sa tutto di loro e dei loro bagliori, si sa poco o nulla dei risultati che le imprese della più grande, moderna, e sofisticata aviazione del mondo abbiano potuto ottenere […]

Questa situazione terribilmente intricata verrà risolta a colpi di bombe? Molto difficile. Le bombe provocheranno altri disastri ed altre vittime ed apriranno la strada a nuovi conflitti ed ad una estensione pericolosa delle reazioni e delle contro reazioni. Ripetiamo ciò che ha detto dall’alto della sua esperienza ed anche della sua saggezza un ufficiale italiano, una medaglia d’oro, che non può essere accusato di essere un pauroso. Il mito dell’arma aerea, come provano i fatti, potenza risolutrice, è giustappunto un mito. Se si dovesse passare allo scontro umano si toccherebbe un fondo che si sperava ormai estraneo alla storia delle nazioni europee. La politica e la diplomazia, senza il continuo rincorrersi di minacce e di ultimatum, debbono trovare la forza e la strada per giungere ad imporsi. La politica e la diplomazia non possono dichiarare fallimento. La bomba può essere considerata la via facile ma la pace continuerebbe ad essere difficilissima […]

Purtroppo gli italiani sono già alla frontiera. Il governo aveva detto così anche per l’aviazione. La Serbia aveva rotto le relazioni diplomatiche con tutti i Paesi della NATO tranne che con l’Italia. Era un ponte diplomatico che bisognava avere il coraggio di usare. Per tutta risposta abbiamo inviato i nostri aerei a bombardare, coprendoci sotto la formula della «difesa integrata» alla quale non crede nessuno”.

Ieri come oggi. Dal 1993 in poi solo il caos.

Mi fa piacere leggere, su “Il Riformista” del 29 giugno, che D'Alema (che personalmente non ho mai considerato né socialista, né di sinistra) affermi - al forum cinese per il 70esimo anniversario dei “Cinque principi di coesistenza pacifica” - che: “Abbiamo bisogno ora più che mai dell’iniziativa e del coraggio del Sud globale per rilanciare la causa della pace e i principi basilari della coesistenza pacifica”.

I socialisti, almeno quelli di un tempo, lo sostengono almeno fin dagli Anni '60! E con la Cina, oltre che con la Jugoslavia, la Romania e la Libia socialiste, ci dialogavano sin da quegli anni. E lo facevano anche e soprattutto quando avevano responsabilità di governo.

Come ricorda Paolo Franchi, De Michelis fu fra coloro i quali videro per primi l'ascesa e l'importanza del nuovo corso della Cina socialista riformista nello scacchiere internazionale, al punto da entrare in polemica con il fratello Cesare, dicendogli: “Mettiti in testa, caro Cesare, che i centomila libri della tua biblioteca puoi anche bruciarli, e sostituirli con l'opera omnia di Deng Xiaoping”.

Personalità lungimirante e di cui avremmo necessità, fu Gianni De Michelis.

Personalmente penso che noi, che ancora oggi ci definiamo socialisti, socialisti democratici e repubblicani, non dovremmo nemmeno pensare di perdere tempo nel ricostituire fantomatici partiti o partitini, per poi contarci alle elezioni e capire che non si conta più nulla.

Sono le idee e le prospettive che contano, ma, oggi, di idee e prospettive, o non ve ne sono, o ve ne sono sempre meno.

Perché mancano le basi. Quelle basi fondate sulla conoscenza della Storia, della cultura e della geopolitica, che avevano molti esponenti delle passate generazioni.

Quando torneranno le idee e le prospettive, non occorrerà altro. Del resto, Paesi lungimiranti come la Repubblica Popolare Cinese, hanno attinto proprio dalla loro Storia e cultura millenaria, combinandola con un socialismo moderno, adatto ai tempi.

Quando lo capiremo anche noi?

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

Gianni De Michelis e Luca Bagatin nel 2004

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