E' la prima biografia ufficiale dedicata a Gianni De Michelis, quella pubblicata recentemente da Marsilio, scritta da Paolo Franchi e intitolata “L'irregolare”.
Una biografia nota a molti di noi, che hanno seguito e conosciuto Gianni in vita e/o hanno militato nel suo glorioso Partito Socialista Italiano, che, dal 1993 ad oggi, non esiste più, salvo la breve parentesi del Partito Socialista (avente per simbolo sette garofani rossi, un libro aperto e un sole nascente) e poi del Nuovo PSI, rifondati proprio da De Michelis alla fine degli Anni '90.
Una biografia certamente utile ai più giovani, in particolare in quanto ricorda la lungimiranza in ambito geopolitico di Gianni De Michelis, che prefigurò un mondo multipolare e la necessità di integrare la Russia al sistema europeo e un dialogo costante e strategico con la Repubblica Popolare Cinese.
Come ricorda Franchi, De Michelis, cresciuto in una famiglia protestante metodista veneziana, giovanissimo – a 11 anni - si proclamò monarchico, ma molto presto scelse la via socialista, aderendo, nel 1960, a vent'anni, al PSI e all'UGI, il movimento universitario della sinistra laica, di cui diverrà Presidente nel 1962.
Si schiererà immediatamente con la sinistra socialista, quella facente capo a Riccardo Lombardi, che lascerà molti anni dopo, quando sosterrà la candidatura di Bettino Craxi alla segreteria del partito e si proclamerà sempre laico o laicista, ovvero antifascista, anticomunista e anticlericale, come molti socialisti, repubblicani, radicali e socialdemocratici della sua epoca e generazione e come molti di noi, cresciuti nel loro esempio.
Lombardiano, dunque riformista rivoluzionario, De Michelis ritiene che il capitalismo sia una macchina a cui va cambiato il motore.
Come Lombardi, ritiene che vada creata una “società senza classi” e la parola d'ordine della sinistra di matrice socialista e socialdemocratica dell'epoca è: “Case, scuole, ospedali” e, infatti, opera principale di partiti quali il PSI, il PSDI e il PRI al governo saranno: nazionalizzazione dell'energia elettrica, riforma della scuola e dell'università, riforma urbanistica e abolizione della mezzadria.
Tutte cose considerate dalla destra, sia democristiana che missina, “l'anticamera del bolscevismo” e criticate anche dai comunisti, in quanto costoro ritengono che finiscano per “integrare la classe operaia nel sistema capitalista”.
Laureato in chimica industriale nel 1963, presso l'Università degli Studi di Padova, De Michelis iniziò la carriera accademica e, nel 1964 fu eletto consigliere comunale di Venezia e Assessore all'Urbanistica.
In quegli anni, assieme al fratello Cesare, assume il controllo della casa editrice Marsilio, che si trasforma in SpA.
Dal 1969 gli viene affidata l'organizzazione del partito e, nel 1976, riesce a farsi eleggere per la prima volta Deputato al Parlamento.
Da sempre in dialogo diretto con gli operai, come ricorda Franchi, cerca di far loro accettare anche le scelte più impopolari, convinto, anche da Ministro delle Partecipazioni Statali (dal 1980 al 1983), che occorra modernizzare il Paese e renderlo più efficiente.
Sosterrà, dunque, in questo senso, il nuovo corso socialista portato avanti da Bettino Craxi, che sarà eletto alla Segreteria del PSI nel 1976, anche grazie ai voti dei lombardiani.
Da Ministro delle Partecipazioni Statali, De Michelis, scontrandosi spesso con i democristiani, ritiene che occorra porre un argine all'assistenzialismo e al salvataggio di imprese pubbliche inefficienti, ritenendo che sia necessario introdurre “principi di economicità” nella gestione pubblica, anche a costo di perdere consenso elettorale.
Con questo spirito sosterrà la scelta di Craxi di tagliare alcuni punti della scala mobile, per frenare l'inflazione. Scelta peraltro sostenuta anche della maggioranza degli italiani che, al referendum abrogativo del 1985, sostenuto dal PCI, dal MSI, da Democrazia Proletaria e dalla CGIL, voteranno contro.
De Michelis e i socialisti in generale, peraltro, spingeranno per la riforma delle pensioni, ma saranno bloccati dalla convergenza conservatrice di comunisti, democristiani, CGIL e MSI, che continueranno a garantire i privilegi pensionistici di pochi, a scapito dei molti.
In quegli anni, peraltro, si fa crescere i capelli ed è noto il suo amore per il ballo in discoteca, di cui scrive anche una guida, con prefazione di Gerry Scotti.
Dal 1989 al 1992 ricoprirà la carica di Ministro degli Esteri e, anche in questo ambito, sarà attivissimo e sarà fra i primi a sostenere il ruolo centrale del Mediterraneo, dei Balcani, oltre che il ruolo modernizzatore, a livello internazionale, della Cina, accolto con tutti gli onori dall'allora Presidente cinese Jiang Zemin.
Nell'ambito della crisi jugoslava, peraltro, sarà in prima linea per evitare ogni conflitto, ma, purtroppo, le vicende relative alla falsa rivoluzione di Tangentopoli gli impediranno di proseguire nel suo ruolo, così come di promuovere ulteriori relazioni con la Repubblica Popolare Cinese.
Dopo la caduta, come ricorda Paolo Franchi, a seguito della vicenda denominata Tangentopoli, che abbatterà il sistema democratico dei partiti storici, De Michelis tenterà di ricomporre la diaspora socialista, ma riuscendovi solo in parte ed essendo eletto europarlamentare nel 2004, grazie al 2% ottenuto dalla lista “Socialisti Uniti per l'Europa”.
In quegli anni, come molti ex elettori del PSI, De Michelis si schiererà con Berlusconi, perché non avrebbe certo potuto schierarsi con i carnefici del socialismo italiano, ovvero con quel finto “centrosinistra” post-comunista (oggi PD e i suoi alleati) che aveva fatto di tutto per abbattere il PSI e l'unico autentico Centro-Sinistra (DC, PSI, PSDI, PRI, PLI) che l'Italia abbia mai conosciuto.
La Repubblica Popolare Cinese avrebbe voluto offrirgli un lavoro di supporto alle imprese italiane che cercavano di collocarsi nel suo mercato, ma rifiutò.
Nel 2009 accettò, invece, di fare da consulente per la Riforma della pubblica amministrazione, con uno stipendio annuo di 40.000 euro lordi e divenne anche Presidente dell'Istituto per le relazioni tra l'Italia e i Paesi dell'Africa, dell'America Latina e del Medio Oriente.
Gianni De Michelis ci lascierà l'11 luglio 2019 e, come riportato nella biografia scritta da Paolo Franchi, riportando una frase tratta da un'intervista di Stefano Lorenzetto, ci ha lasciato anche un monito su un nuovo ordine mondiale multipolare, tutto da costruire: “Dalla fine del precedente ordine mondiale sono passati invano vent'anni. O l'ordine nuovo lo costruiamo adesso, trovando i compromessi necessari per quella che io chiamo la governance multilaterale del mondo multipolare, oppure scoppierà un altro conflitto planetario. E' inevitabile (…). Un mondo così è troppo pesante anche per le spalle degli Stati Uniti, non può essere governato da un Paese solo, da un sistema unipolare”.
Luca Bagatin
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