E' molto interessante l'intervento tenuto dallo studioso britannico di società socialiste e autore del saggio “The East is Still Red – Chinese Socialism in the 21st Century” (Praxis Press), Carlos Martinez, al 14esimo Forum mondiale del socialismo, tenutosi a Pechino gli scorsi 9 e 10 settembre.
Forum organizzato dall'Accademia Cinese delle Scienze Sociali, alla presenza di oltre 200 delegati da vari Paesi del mondo.
Martinez, nel suo intervento e nel suo saggio, si è proposto di far conoscere la Cina socialista, oltre ogni pregiudizio e oltre ogni campagna anti-cinese e anti-socialista, promuovendo la costruzione di un movimento contro il rischio di una nuova Guerra Fredda.
“In cosa consisteva la Guerra Fredda originale?”, si chiede Martinez.
“Riguardava il consolidamento e l'espansione del sistema imperialista guidato dagli Stati Uniti nell'era successiva alla Seconda Guerra Mondiale. Riguardava il contenimento e l'indebolimento del socialismo e l'assicurazione che il sistema mondiale coloniale fosse sostituito da un sistema neocoloniale piuttosto che da un mondo veramente multipolare. L'Occidente si è impegnato in guerre, guerre per procura, destabilizzazione, colpi di stato, assassinii e coercizione economica in tutto il mondo per impedire ai Paesi del Sud del mondo di affermare la propria sovranità e scegliere il proprio percorso di sviluppo”.
Pensiamo, infatti, alla guerra fra le due Coree, a quella del Vietnam, ai golpe contro i governi socialisti in America Latina, Africa e così via.
“Attualmente la Nuova Guerra Fredda non è caratterizzata da violenza su larga scala” - ha proseguito Martinez nel suo intervento, “ma la minaccia della Terza Guerra Mondiale aumenta di giorno in giorno. Per cominciare, è fin troppo chiaro che gli USA e i loro alleati sono disposti a combattere fino all'ultimo ucraino nella loro guerra per procura contro la Russia.
Nel frattempo, oltre agli attacchi economici alla Cina (la guerra commerciale, i dazi, le sanzioni, gli attacchi a Huawei e TikTok, il tentativo di impedire alla Cina di sviluppare semiconduttori avanzati), si sta intensificando la campagna di accerchiamento militare”.
Riguardo ai rapporti fra USA e Cina, Martinez ha affermato che: “C'è chiaramente una fazione rumorosa e influente a Washington che vede una guerra aperta contro la Cina come l'unico mezzo praticabile per impedire alla Cina di superare gli Stati Uniti economicamente e tecnologicamente; come l'unico mezzo praticabile per porre fine a un ordine mondiale multipolare emergente con la Cina al centro”.
Egli ha fatto altresì presente come tutto ciò sia “del tutto contrario agli interessi dell'umanità. I Paesi occidentali dovrebbero lavorare con la Cina, cooperando sui principali problemi globali del nostro tempo: prevenire il crollo climatico; prevenire future pandemie; prevenire la guerra nucleare; affrontare le sfide dell'intelligenza artificiale e affrontare la povertà globale”.
Martinez, ha inoltre spiegato come nel suo libro si affronti ampiamente la questione del riformismo socialista cinese, a partire dal 1978, attraverso riforme, appunto, che non hanno affatto rinunciato al socialismo, per approdare al capitalismo.
“La Cina ha sollevato centinaia di milioni di persone dalla povertà” - ha affermato, in merito, Carlos Martinez - “Questo è stato riconosciuto dall'ONU come il programma di riduzione della povertà più esteso e di successo della Storia. Mentre gli Stati Uniti e i suoi alleati hanno condotto guerre in tutto il mondo, la Cina ha mosso guerra alla povertà”.
“La Cina è di gran lunga emersa come leader mondiale nello sviluppo di energie rinnovabili, nella tutela della biodiversità, nella lotta all'inquinamento, nella costruzione di sistemi di trasporto ecologici e nella piantumazione di alberi”.
E lo ha fatto governando il mercato – attraverso il socialismo e l'intervento pubblico diretto - e non lasciando che fosse “il mercato a risolvere il problema”, come ha affermato Carlos Martinez riferendosi ai Paesi liberal-capitalisti.
Martinez ha poi sottolineato come nel suo saggio egli spieghi che, proprio grazie all'intervento pubblico, la Cina sta lavorando per la transizione ecologica, la cooperazione internazionale, il rispetto della sovranità, la pace globale, innovando la sua tecnologia, tutto nell'interesse dei cittadini e non di pochi ricchi al potere.
In merito Carlos Martinez ha affermato: “Le persone sono molto confuse sul socialismo cinese, a causa del livello di coinvolgimento della Cina nel capitalismo globale; delle sue riforme di mercato; del fatto che esiste il capitale privato; del fatto che c'è una significativa disuguaglianza. Naturalmente la Cina oggi appare molto diversa da come appariva nel 1978.
Ma il Paese è governato principalmente nell'interesse della gente comune. Il partito principale del governo è un partito comunista, che prende il marxismo estremamente sul serio. La Cina ha introdotto meccanismi di mercato non per tornare al capitalismo, ma per aumentare la produttività, recuperare terreno in scienza e tecnologia, attrarre investimenti, migliorare gli standard di vita e, in ultima analisi, creare le condizioni per un socialismo più avanzato.
E bisogna ammettere che questa strategia ha avuto un grande successo. La Cina è una potenza economica e la sua gente vive molto meglio di prima. L'aspettativa di vita media della Cina ha ormai superato quella degli Stati Uniti. La povertà estrema è stata eliminata. L'alfabetizzazione è universale. Tutti hanno accesso a cibo, riparo, acqua pulita, energia moderna, istruzione, assistenza sanitaria e sicurezza sociale”.
In conclusione, Carlos Martinez ha affermato come, a suo parere, la sinistra dei Paesi occidentali abbia molto da imparare dalla Cina. Per costruire un socialismo autentico e improntato a valori di pace, prosperità comune e solidarietà internazionale.
Valori che l'Europa sembra aver drammaticamente perduto da tempo, per tornare indietro, a periodi oscuri, in cui l'odio, la guerra e gli estremismi più violenti, la facevano da padroni.
Le tesi di Carlos Martinez, peraltro, sono in linea con quelle di un fine analista geopolitico, oltre che grande manager italiano, quale il prof. Giancarlo Elia Valori, che di queste cose scrive da oltre quarant'anni, in saggi e interventi sempre davvero illuminanti e privi di pregiudizi.
Luca Bagatin
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