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venerdì 4 luglio 2025

Il Presidente socialista brasiliano Lula incontra l'ex Presidentessa peronista argentina Kirchner e ne chiede la liberazione. Articolo di Luca Bagatin

 

Come avevo scritto alcune settimane fa (https://amoreeliberta.blogspot.com/2025/06/cristina-kirchner-condannata-la-piazza.html), l'ex Presidentessa peronista dell'Argentina, Cristina Kirchner, è stata condannata dalla Corte Suprema argentina a sei anni di prigione, per presunta corruzione relativa al periodo nel quale governò il Paese.

Una sentenza politica, che ha fatto discutere e che ha trovato la ferma opposizione della sinistra argentina, peronisti in testa, i quali hanno a lungo manifestato per chiedere la liberazione dell'ex Presidentessa, paladina dei diritti sociali e civili, assieme al marito, durante i loro anni di buongoverno.

Fra i primi leader a sostenerla, il Presidente socialista del Brasile Lula da Silva, il quale, nei giorni scorsi, trovandosi in Argentina per ricoprire la carica di Presidente pro tempore del Mercosur, le ha fatto visita, presso la sua abitazione, nella quale si trova agli arresti domiciliari.

L'incontro è durato circa un'ora e la Presidentessa ha espresso profonda gratitudine per la visita dell'amico Lula e lo ha fatto anche attraverso i social, ove lo ha ringraziato per il suo “atto politico di solidarietà”.

L'ex Presidentessa Kirchner non ha lesinato critiche alla magistratura, scrivendo che essa “ha smesso di nascondere la sua subordinazione politica ed è diventato un partito politico al servizio del potere economico”.

E ha puntato il dito contro il fallimentare e autoritario governo liberal capitalista di Milei, scrivendo che “l'Argentina vive un'autentica deriva autoritaria attraverso il governo Milei”. Aggiungendo che “Ci è voluto troppo tempo per costruire la democrazia argentina per permettere che ora, passo dopo passo, la smantellino. Tuttavia, questa stessa democrazia oggi è svuotata dall'interno attraverso un governo che si dice “libertario”... ma che garantisce la libertà solo ai più ricchi”.

L'ex Presidentessa Kirchner denuncia, inoltre, le ripetute violazioni alla libertà di stampa e le numerose violazioni alla libertà di coloro i quali si oppongono all'attuale governo, parlando, senza mezzi termini, di “terrorismo di Stato a bassa intensità”.

Inoltre, ha denunciato la folle politica di deregolamentazione economica, fatta di privatizzazioni indiscriminate, svendita del Paese al Fondo Monetario Internazionale e crollo vertiginoso dei salari.

Ha invitato altresì alla mobilitazione di popolo contro tutto ciò e elogiato la politica socialista e democratica di Lula, in Brasile.

Lula, da parte sua, ha dichiarato sui social: “Oltre a esprimere la mia solidarietà per tutto ciò che (Cristina Kirchner) ha vissuto, le ho augurato tutta la forza per continuare a lottare con la stessa determinazione che ha caratterizzato la sua vita e la sua carriera politica” e ha aggiunto: “Ho potuto percepire il sostegno popolare che ha ricevuto nelle strade e so quanto sia importante questo riconoscimento nei momenti più difficili. Che tu possa stare bene e continuare la tua lotta per la giustizia”.

Lo stesso Lula, peraltro, fu vittima di una persecuzione giudiziaria che lo portò a trascorrere oltre 500 giorni di prigione, impedendogli di partecipare alle elezioni del 2018, che consegnarono la vittoria al liberal capitalista Jair Bolsonaro che, come Milei, riportò il Paese indietro di decenni e ne distrusse le conquiste sociali e civili.

Una storia, come ho già altre volte scritto, vista anche in Italia (e non solo) con l'ingiusta liquidazione politica di Bettino Craxi e del PSI.

A sostenere l'ex Presidentessa Cristina Kirchner, fuori dal suo appartamento, numerosi attivisti peronisti e del Partito dei Lavoratori di Lula, oltre che numerosi cittadini argentini, che hanno voluto richiedere, a gran voce, la sua liberazione e la possibilità di presentarsi alle elezioni, in autunno.

E' stata anche diffusa l'immagine che vede il Presidente brasiliano con il cartello “Cristina libera”, slogan della denuncia della persecuzione politica che Cristina Kirchner sta subendo.

Il Presidente Lula, peraltro, al vertice del Mercosur, ha ribadito la necessità di rafforzare il multilateralismo, l'integrazione regionale, la lotta alla guerra dei dazi scatenata dagli USA e il rilancio del Mercosur quale strumento di protezione sociale e sviluppo per tutti i cittadini latinoamericani. E ciò in contrasto con le politiche dei governi liberal capitalisti e della destra autoritaria, da sempre vicini agli USA e da essi sostenuti.

Luca Bagatin

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Nato il 4 luglio. Giuseppe Garibaldi, l'amico degli umili e dei popoli. Articolo di Luca Bagatin

 

La figura di Giuseppe Garibaldi (1807 - 1882) è ancora oggi poco conosciuta, in quanto poco studiata ed approfondita, specie attraverso gli scritti di coloro i quali vissero e combatterono con lui e ne descrissero le gesta. Prima fra tutti la biografa e giornalista, oltre che patriota Jessie White Mario (1832 – 1906), le cui opere dell'epoca non risultano più essere state di recente ripubblicate.

Purtroppo sulla figura di Garibaldi, salvo gli storici contemporanei Denis Mack Smith e Aldo A. Mola, pochi sono coloro i quali hanno scritto del Generale in modo obiettivo, senza livore complottistico ed antirisorgimentale tipico di coloro i quali hanno preferito seguire certa storiografia clericale, anziché la realtà storica e le gesta dell'Eroe senza macchia, che visse e morì povero, senza onori, che peraltro rifiutò.

Giuseppe Garibaldi fu fra i fondatori, con Mazzini, Marx, Engels e Bakunin, della Prima Internazionale dei Lavoratori (1864) e questo certa storiografia preferisce dimenticarlo, forse perché il Generale fu socialista libertario, sansimoniano e umanitario. E Friedrich Engels (1820 - 1895), grande sostenitore dell'impresa dei Mille (1860), ebbe sempre per lui parole di stima, come quando, a proposito di tale azione militare, scrisse: “Garibaldi ha dimostrato di essere non soltanto un capo coraggioso, ma anche un generale dotato di una buona preparazione scientifica. L'attacco aperto a una catena di forti costieri è un'impresa che richiede non soltanto talento militare, ma anche scienza militare”.

Pochi sanno che il Generale Giuseppe Garibaldi scrisse peraltro due romanzi, ripubblicati nel 2006 dalla casa editrice Kaos, ovvero “Cantoni il volontario” e “Il governo dei preti”, entrambi pubblicati per la prima volta nel 1870, prima della Breccia di Porta Pia. Scrive in proposito il prof. Giorgio Galli nella prefazione ad uno dei romanzi di Garibaldi, ovvero “Cantoni il volontario”, riedito dalla casa editrice Kaos nel 2006: “Tra le righe di “Cantoni il volontario”, così come del “Governo dei preti”, si possono leggere i tratti del profilo di Garibaldi. Socialista libertario ingenuo ma non incolto, generale guerrigliero ma non militarista né guerrafondaio, eroe popolare vittorioso ma schivo, anticlericale eppure non insensibile alla fede e alla spiritualità. Solidale con le condizioni delle classi subalterne, rispettoso della figura e del ruolo della donna, cosmpolita e terzomondista ante litteram, perfino dotato di una sensibilità ambientalista (…)”.

Ritango che tale descrizione fatta dal prof. Galli sia davvero emblematica e riassuntiva del personaggio che fu eroe di tutte le cause – dall'America Latina all'Italia – d'emancipazione popolare e sociale.

Eroe che richiese sempre precisi impegni ai suoi interlocutori e, non a caso, rifiutò di combattere a fianco dei nordisti nella Guerra Civile Americana o Guerra di Secessione Americana (1861 – 1865) in quanto Lincoln non prese mai un impegni pubblico per l'abolizione della schiavitù.

Fu amante dell'ambiente e degli animali, tanto che fondò l'Ente Nazionale Protezione Animali (ENPA) tutt'oggi attivo. Fu ingenuo, certo, in quanto si fidò del Re e di Casa Savoia pur di fare l'Italia.

Un'Italia che però non nacque come egli e Mazzini auspicavano: onesta, laica, indipendente, sovrana. Ma corrotta e ben presto clericale, al punto che Garibaldi – coerentemente con i suoi principi e le sue idee – il 27 settembre 1880 si dimise da deputato al Parlamento scrivendo sul giornale “La Capitale” di non voler essere “tra i legislatori di un Paese dove la libertà è calpastata e la legge non serve nella sua applicazione che a garantire la libertà ai gesuiti ed ai nemici dell'unità d'Italia. Tutt'altra Italia io sognavo nella mia vita, non questa, miserabile all'interno e umiliata all'estero”. Dopo di ciò il Generale tornò nella sua Caprera a fare il mestiere di sempre, ovvero l'agricoltore.

Garibaldi fu massone e teosofo e lo rimase per tutta la vita nel suo cuore, anche allorquando, in polemica con i massoni della sua epoca assai poco massoni, si dimise da ogni carica. Ricoprì la carica di Gran Maestro dell'Umanità (mai data a nessun altro massone) e, in Italia, la carica di Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia e fu il primo ad iniziare le donne in Massoneria, iniziando, pare, anche l'occultista russa Helena Petrovna Blavatsky (1831 - 1891), fondatrice della Società Teosofica e che fu sempre una sua sostenitrice, anche durante la battaglia di Mentana (1867) alla quale prese parte.

Molte cose potrebbero essere dette su Garibaldi, come sui suoi amori. Il più grande fu quello per la rivoluzionaria brasiliana Anita, ovvero per Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva (1821 - 1849), la quale combattè al suo fianco sia in America Latina che in Italia, in particolare durante la Repubblica Romana (1849), ove morì poco dopo a causa della malaria a soli 28 anni. 

A Garibaldi si ispirò anche il rivoluzionario e Ministro cubano Ernesto Che Guevara, il quale, nel 1955 dichiarò: "L'unico eroe di cui il mondo ha mai avuto bisogno si chiama Giuseppe Garibaldi".

E anche l'indimendicato Presidente socialista del Venezuela, Hugo Chavez, ricordò spesso la figura di Garibaldi, il quale influenzò molto la sua Rivoluzione Bolivariana e Socialista. 

Giuseppe Garibaldi è e rimane una figura centrale nel panorama non solo risorgimentale, ma anche degli Eroi di tutti i tempi. Giuseppe Garibaldi fu infatti prima di tutto l'amico degli uomini e dei popoli per eccellenza e, come al conte Alessandro Cagliostro, sembrò toccare la stessa sorte: amato dagli umili, vilipeso da coloro i quali erano e sono in malafede.

Ma ciò non può toccare il cuore di coloro i quali ricercano, intimamente, il bene dell'umanità e credono nel valore dell'amore e della fratellanza universale. Senza distinzioni.

Luca Bagatin

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martedì 1 luglio 2025

Il socialismo dai colori cinesi descritto dal Sen. Vittorino Colombo. Articolo di Luca Bagatin

 

Che “il socialismo dai colori cinesi”, come ebbe egli stesso a definirlo, fosse profondamente lungimirante e da ammirare e approfondire, se ne accorse già il Senatore della Democrazia Cristiana e già più volte Ministro, oltre che Presidente del Senato, Vittorino Colombo (1925 - 1996).

Egli del resto fondò la rivista “Mondo Cinese”, nel 1973, quale pubblicazione dell'Istituto Italo Cinese, per approfondire quella interessante realtà, che si stava evolvendo.

Ho avuto modo di leggere, in questo periodo, un suo interessante saggio, pubblicato nel 1986 dalle Edizioni del Sole24 Ore, dal titolo “La Cina verso il 2000 – Il socialismo dal colori cinesi”.

Tale saggio è particolarmente interessante, perché, parlandoci della nuovo corso riformista socialista cinese, impresso da Deng Xiaoping, ma già precedentemente da Zhou Enlai, ci sono tutte le basi della Repubblica Popolare Cinese odierna di Xi Jinping.

Una Cina che il Sen. Colombo visitò e approfondì a lungo e della quale rimase affascinato, non solo per la lungimirante gestione economica, votata al servizio della comunità, ma anche per una politica estera anti-egemonica, contraria all'ingerenza negli affari interni dei singoli Stati, volta al rispetto della sovranità di ogni Paese e votata al disarmo globale.

Nel suo saggio, il Sen. Colombo ci parla di una Cina che guardava alla modernizzazione e all'armonia, in ogni ambito. Che aveva imparato dal suo passato feudale, dalla sottomissione all'Occidente imperialista, da quella nei confronti del militarismo giapponese e dalle sue innumerevoli lotte intestine.

E che coniugava, come coniuga, confucianesimo e marxismo, aspetti che mirano a “distruggere l'egoismo”, cuore pulsante della concezione borghese del mondo, per far prevalere l'interesse comune.

In tutto ciò, il Sen. Colombo, intravede molto aspetti e punti in comune con il pensiero cristiano benedettino, pur lontano anni luce dalla Cina e da una Cina socialista che consente libertà religiosa, ma la considera un fatto privato.

La Cina socialista presentata dal Sen. Colombo, è votata allo sviluppo economico e delle forze produttive, alla ricerca di un “equilibrio delle relazioni” e in cui “il rispetto dei diritti e dei doveri è assoluto”.

Il Sen. Colombo descrive anche il suo incontro con i dirigenti socialisti cinesi dell'epoca.

Di Zhou Enlai ricorda il suo essere un intellettuale puro, che aveva partecipato alla rivoluzione sociale maoista, che aveva portato, nel 1949, alla nascita della Repubblica Popolare Cinese.

Grande mediatore, Zhou Enlai, dotato di profondo pragmatismo e logica, con il Sen. Colombo si intrattiene a parlare di politica italiana e europea, al punto da arrivare ad elogiare il ruolo di De Gasperi nella sua promozione dell'Europa unita.

L'unità europea, infatti, sembra essere molto sostenuta dalla Cina socialista. E lo è perché, come spiega Zhou Enlai al Sen. Colombo, essa può essere utile all'Europa per smarcarsi dalle due superpotenze imperialiste, gli USA e l'URSS.

E Zhou gli spiega come, infatti, ci sia necessità di multilateralismo e di “superamento di un mondo bipolare” e di come occorra lavorare per un mondo pacifico e fondato sui “cinque principi della coesistenza pacifica”, da egli stesso enunciati alla Conferenza di Bandung, fondati sull'amicizia fra le nazioni, sulla base del mutuo rispetto.

Il Sen. Colombo racconta poi dei suoi colloqui con il leader cinese Deng Xiaoping, il quale gli spiega come la Cina sia impegnata a lottare contro ogni forma di egemonia, da qualsiasi parte provenga e si sofferma a descrivere la nuova generazione di leader cinesi, fra i quali Zhao Zyang, sostenitore delle riforme tanto quanto Deng Xiaoping.

Quest'ultimo, del resto, gli spiega come il comunismo cinese non abbia modelli di riferimento precostituiti, ma venga costruito ogni giorno, imparando dai fallimenti e dai successi.

Un comunismo non ideologico, ma volto alla ricerca di una società giusta e armoniosa, oltre che al benessere globale.

Molto diverso rispetto a quello occidentale/europeo, che Zhou Enlai riferisce essere “revisionista”, in quanto subordinato all'URSS e per nulla autonomo, mentre ogni Partito Comunista, nel mondo, dovrebbe seguire la propria strada e la propria via al socialismo, senza essere subordinato a nessun altro partito.

E Deng Xiaoping non lesina frecciate anche al cosiddetto “eurocomunismo” elaborato dal PCI di Berlinguer, dal PCF di Marchais e dal PCE di Carrillo e che il leader cinese non ritiene affatto essere comunismo.

E critiche profonde del leader cinese vanno a movimenti come le Brigate Rosse, che considera organizzazioni terroristiche volte a destabilizzare l'Italia e l'Europa, completamente estranee al marxismo-leninismo e al maoismo, in quanto Marx, Lenin e Mao, mai avrebbero approvato modalità terroristiche.

“La Cina verso il 2000 – Il socialismo dal colori cinesi” del Sen. Vittorino Colombo è, poi, profondamente interessante perché analizza la Storia dell'edificazione del socialismo in Cina, sin dai tempi di Mao. E analizza il pensiero stesso di Mao, con grande lucidità e profondità e come esso abbia profondamente gettato le basi per l'edificazione della Cina moderna.

Certo, al netto delle esagerazioni e degli eccessi avvenuti durante la Rivoluzione Culturale, che peraltro ebbe a subire lo stesso Deng Xiaoping.

Nel saggio, inoltre, non mancano le analisi e l'approfondimento relativo all'economia socialista di mercato, introdotta da Deng Xiaoping, Chen Yun e dalla classe dirigente socialista riformista e che sarà la chiave del successo dell'economia cinese.

Pianificazione e mercato. Settori chiave dell'economia saldamente pubblici, pianificazione economica e, allo stesso tempo, promozione degli investimenti privati e liberazione delle forze produttive attraverso un'economia di mercato volta a favorire piccole e medie industrie e l'attività agricola.

Il saggio del Sen. Colombo, per chi avrà la pazienza di ricercarlo e leggerlo, è sicuramente strumento utile per approfondire il socialismo cinese di ieri e quello di oggi.

Senza sciocchi pregiudizi, senza sciocche ideologie e apprendendo lezioni dalla Storia e dall'esperienza.

Luca Bagatin

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Scrivere con coerenza, dignità e senso dell'onore. Di Luca Bagatin

 

Scrivo su testate giornalistiche da circa 25 anni e ho evitato di fare carriera, perché significa dover rispondere e rendere conto a qualcuno.
Personalmente rispondo e rendo conto solo alla mia coscienza.
E così ho sempre lavorato. Da 25 anni a questa parte.
Riportando i fatti e/o scrivendo sulla base delle mie analisi, frutto di argomentazione.
La stessa cosa ho fatto scrivendo e pubblicando i miei cinque saggi, in particolare gli ultimi, i cui diritti non cederò mai a nessun editore, perché all'editoria privata ho imparato a non credere molti anni fa. 
Le ideologie le lascio ai preti o a chi ha una mentalità da prete. Ho le mie idee, ma le ideologie mi disgustano. Specie se estreme e specie se tirate per la giacchetta dalle destre, dai centri e dalle sinistre. Che sono, infondo, la stessa identica cosa.
Scrivere costa fatica, ma non tutti lo sanno o capiscono.
Io ho iniziato a scrivere sui blog e per varie testate giornalistiche, all'interno di un bar, quando non avevo la connessione internet a casa.
Poi ho scritto in una casa senza riscaldamento, quando non avevo la possibilità di metterlo.
Adesso scrivo, in estate, a 30 gradi fissi, perché la casa in cui sto è rovente.
Ho scritto e scrivo da 25 anni in ogni condizione possibile, in ogni stagione e con ogni condizione psicofisica (e non sto esagerando, solo che i fatti miei non li racconto). 
Permetterete che, quando ciò che scrivo non viene apprezzato e/o viene censurato, me la prendo e molto.
È così che me ne sono andato e senza rimpianti dal quotidiano L'Opinione; da La Voce Repubblicana; da Pensalibero quando Cariglia mi censurava, salvo rientrarvi molti anni dopo; dalla rivista Il Guastatore e dal Secolo Trentino. Per un'altra testata, invece, ho deciso alcuni anni fa, che mi sarei occupato solo ed esclusivamente di videogiochi. Preferendo non scrivere altro. Perché non avevo voglia di perdere tempo a duscutere e poi, non condividendo comunque la linea editoriale, mi va bene scrivere, lì, solo di quello.
In generale sono e sono stato molto copiato e molto censurato, allo stesso tempo. In nessun caso, ad ogni modo, rimango a guardare passivamente. Anzi. 
Oggi mi tocca smettere di collaborare con Electomagazine, per gli stessi motivi che mi hanno portato a smettere con altre testate. 
La coerenza è tutto nella vita. La coerenza, il senso di dignità e onore personale.
Ci resta solo quello, perché tutto il resto, quando ci si ammala o si muore o vengono meno i nostri cari, vi assicuro che non conta nulla.
Ma nessuno ne è mai abbastanza consapevole.