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sabato 13 dicembre 2025

Resoconto del convegno di presentazione del saggio di Paola Bergamo "Ritrovare i sentieri dell'Europa - Sulla via tracciata da Mario Bergamo"

 

Giovedì 11 dicembre scorso, in una gremita Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto – Camera dei Deputati, si è tenuto il convegno di presentazione del saggio di Paola Bergamo “Ritrovare i sentieri dell'Europa – Sulla via tracciata da Mario Bergamo”.

Il convegno, moderato dallo scrittore e blogger Luca Bagatin, ha visto la partecipazione, quali relatori, oltre all'Autrice, il prof. Giancarlo Elia Valori, il Gen. Di Corpo d'Armata Antonio Bettelli e Augusto Vasselli.

Dopo aver portato i saluti di rito da parte dell'On. Paolo Barelli, Presidente Gruppo Parlamentare di Forza Italia, che non ha potuto essere presente per motivi istituzionali e aver dato la parola all'On. Giandiego Gatta, per i saluti da parte della Camera dei Deputati, Luca Bagatin ha introdotto il convegno.

Egli ha voluto focalizzare l'attenzione sulla figura volutamente dimenticata di Mario Bergamo, che, oltre ad essere illustre nonno dell'Autrice del saggio, fu eroe e esule antifascista.

Già Segretario e ricostruttore del Partito Repubblicano Italiano nel suo esilio francese, nel 1925 – ha ricordato Bagatin - fu capostipite della corrente denominata “Repubblica Sociale”, la quale mirava a recuperare l'ideale autogestionario e cooperativista di Giuseppe Mazzini.

Ovvero mirava a unire il capitale e il lavoro nelle stesse mani, a liberare i lavoratori dallo sfruttamento del salario, a renderli emancipati e proprietari del proprio lavoro.

Mario Bergamo propugnava, dunque, un'alleanza fra repubblicani e socialisti, come nella Prima Internazionale dei Lavoratori del 1864” - ha sottolineato Bagatin – “che vide per la prima volta nella Storia uniti, contro lo sfruttamento, l'imperialismo e le oligarchie europee, mazziniani, garibaldini, socialisti, marxisti e anarchici”. Egli sognava un'Italia e un'Europa ove la giustizia sociale, la sovranità nazionale, l'indipendenza economica e la laicità, trionfassero su ogni forma di dogmatismo e totalitarismo”.

Il saggio dell'amica Paola” - ha fatto presente il moderatore - “che agli ideali di suo nonno e di suo padre, Giorgio Mario Bergamo, si ispira, ci parla di un'Europa che ci sarebbe potuta essere, ma che non c'è. Un'Europa mazziniana, libertaria, democratica, affratellata, sociale e sovrana. Un'Europa che non ha nulla a che spartire con l'attuale UE autoreferenziale, oligarchica, servile e bellicista”.

Bagatin, nel ringraziarlo per averlo scelto quale moderatore, unitamente a Paola Bergamo, ha successivamente ceduto la parola al prof. Giancarlo Elia Valori, già importante manager pubblico, oltre che fine analista geopolitico, nonché Presidente della Fondazione di Studi Internazionali e Geopolitica, "Honorable" dell'Accademia delle Scienze dell'Institut de France nel 2002 e Professore Onorario all'Università di Pechino.

Il prof. Valori ha tenuto una vera e propria lectio magistralis.

Egli, nel sottolineare l'empatia con la quale Paola Bergamo ha scritto il suo libro e la sua capacità di collegare e porre in evidenza i dettagli e “collegare cose apparentemente lontane fra loro”, ha sottolineato come l’Europa di oggi e non quella che pensavano i padri fondatori”.

Ed ha proseguito sottolineando che “L’Europa attualmente è una figura indifesa e direi patetica – specie in relazione alle recenti proposte di pace degli Stati Uniti d’America per l’Ucraina – perché priva di un piano alternativo unificato. Essa annaspa per far sentire almeno la sua voce ininfluente mentre Washington e Mosca negoziano un accordo che potrebbe mettere da parte non solo gli interessi europei, ma pure quel minimo di credibilità diplomatica che l’è rimasta.

La dipendenza dell’Europa dagli aiuti militari degli Stati Uniti d’America - comprati a caro prezzo - l’ha resa strategicamente vulnerabile e politicamente debole, mentre i leader europei stanno spingendo nei loro tentativi di pace per un maggiore coinvolgimento personalistico e niente di più”.

Il prof. Valori ha dunque evocato la figura dello storico e indimenticato Presidente francese Charles de Gaulle. Ed ha fatto presente come egli fosse “l’esatto opposto di un euroscettico”.

Sottolineando come “De Gaulle aveva colto istintivamente il principio di sussidiarietà, una delle cui applicazioni era che l’Europa non poteva essere costruita contro gli Stati nazionali”.

Ed ha proseguito facendo presente come l’indipendenza fosse un valore cardinale per de Gaulle “importante tanto per le nazioni europee quanto per l’Europa nel suo complesso: non poteva esserci un’Europa indipendente se le sue componenti nazionali non erano indipendenti”.

Il prof. Valori ha voluto dunque contrapporre la figura di De Gaulle a quella di Jean Monnet, fra i padri fondatori dell'UE ed ha affermato che “Al contrario l’ideale europeo di Jean Monnet era estraneo alla civiltà europea in sé; era la sezione continentale dell’internazionale globalista dominata allora dagli Stati Uniti d’America, il banco di prova di uno Stato mondiale, come egli stesso afferma nell’ultima riga delle sue Mémoires (Parigi, 2022, p. 794): «la Comunità europea è solo un passo verso le forme di organizzazione del mondo di domani»”.

Egli ha voluto sottolineare altresì che “oggi l’Europa non esiste perché ha perso la sua indipendenza dall’alleato statunitense, fino al punto di abbracciare ormai ciecamente, sotto la bandiera di una NATO in gran parte fuori dal suo ruolo originario, tutte le cause in cui gli uomini che comandano a Washington, soprattutto i “neoconservatori”, sono riusciti a trascinarla: la guerra nei Balcani, i cambi di regime in Medio Oriente - le cosiddette illusorie “primavere arabe”- , l’Afghanistan, la guerra in Ucraina, le sanzioni contro la Russia o le esercitazioni militari nei Paesi baltici”. Ed ha fatto presente che “Oggi Bruxelles non oserebbe nemmeno inviare un corriere per la spedizione di un pacco natalizio in quella regione senza l’approvazione del Dipartimento di Stato. Il passo strategico in questa involuzione fu il Trattato di Maastricht, che subordina esplicitamente la Politica di Sicurezza Comune Europea (PESC) a quella della NATO (articolo J 4)”.

Il prof. Giancarlo Elia Valori ha elogiato, dunque, la visione lungimirante di Charles de Gaulle, il quale “rifiutò un’Europa sovranazionale e sostenne invece, come abbiamo visto, un’Europa di Stati sovrani”.

Egli ha dunque concluso il suo intervento affermando che “L’8 dicembre scorso si leggono le parole di Elon Musk, che a distanza di oltre mezzo secolo danno ragione a de Gaulle e non al filo-staunitense Jean Monnet: «L’Unione Europea dovrebbe essere abolita e la sovranità restituita ai singoli Paesi, in modo che i governi possano rappresentare meglio i loro popoli». Va bene che l’ha detto per i propri interessi, ma nessuno lo direbbe per uno Stato che esistesse sul serio. Trump non affermerebbe mai: «La Repubblica Popolare della Cina dovrebbe essere abolita». La Cina esiste, l’Europa non è mai esistita come unità e soggetto di diritto internazionale”.

Il moderatore del convegno, Luca Bagatin, condividendo in pieno il discorso del prof. Valori, ha sottolineato che anche l'Italia ha avuto il suo De Gaulle, ma di sinistra, nel Presidente del Consiglio Bettino Craxi e nella politica del Ministro degli Esteri Gianni De Michelis. Figure, non a caso, volutamente prese di mira e estromesse dalla politica, dai poteri forti internazionali, all'epoca.

Successivamente, è intervenuto Augusto Vasselli, Presidente del Nuovo Giornale Nazionale, un passato in Bankitalia ed esperto di economia e finanza, oltre che autore dell'introduzione al saggio di Paola Bergamo.

Vasselli ha ricordato come la BCE sia una banca centrale senza Stato di riferimento. E come la nostra sia stata una Repubblica nata su “basi consociative, che non ha saputo riprendere il cammino statuale risorgimentale, reciso nel corso del Ventennio”.

Egli ha esaltato la lungimiranza dell'idea di Mario Bergamo nel voler fondere il Partito Repubblicano Italiano e il Partito Socialista Italiano: “Partiti nella sostanza analoghi e utili al governo del Paese” e la cui mancata unione ha purtroppo favorito da un lato la DC e dall'altro il PCI.

Luca Bagatin ha ripreso la parola, ricordando come ad ogni modo un abbozzo di unificazione fra la cultura repubblicana e quella socialista vi sia stata, in Italia, grazie a Guido Bergamo, fratello di Mario, il quale – staccandosi dal PRI – fondò, nel 1947, il Partito Repubblicano Sociale, che alle elezioni del 1948 confluirà nel Fronte Democratico Popolare, nel quale, oltre a socialisti e comunisti, vide candidare anche repubblicani sociali e ex aderenti al PRI.

Esperienza – ha ricordato Bagatin - non troppo dissimile dalla corrente “Socialista mazziniana” all'interno del PRI, guidata da Alfredo Bottai e Giulio Andrea Belloni e che sarà marginalizzata, ben presto, da Ugo La Malfa e dalla corrente liberale e anti-mazziniana del PRI.

Successivamente ha parlato il Gen. Di Corpo d'Armata della Riserva dell'Esercito Italiano, Antonio Bettelli, il quale ha partecipato a numerose missioni all'estero, fra le quali Antica Babilonia in Iraq; UNIFIL in Libano e l'operazione militare Resolute Support in Afghanistan, guidata dalla NATO.

Il Gen. Bettelli, oltre ad essere autore della prefazione al libro di Paola Bergamo è egli stesso uno scrittore, avendo pubblicato il libro “Leonte”, sempre edito da Futura Libri.

Il Gen. Bettelli ha voluto sottolineare lo straordinario rapporto che lega Paola Bergamo al valore della libertà, ricordando l’aneddoto che vide Paola nascere, per volontà del padre Giorgio Mario, a San Marino “e ciò a dispetto delle consolidate e antiche tradizioni venete della famiglia Bergamo”.

Egli ha affermato che “San Marino è la Repubblica più antica, nonché più antica terra di libertà, che l’umanità annoveri nella sua storia. Fondata nel 301 d.C. per opera di un tagliatore di pietre di origine dalmate, Marino appunto, fuggito alle persecuzioni dell’imperatore Diocleziano e rifugiatosi sul monte Titano, uno dei colli dell’attuale Repubblica, la comunità di San Marino divenne luogo di protezione per chiunque fosse fatto oggetto di tribolazione, angheria e sopruso. Anche Garibaldi ne fu ospite”.

Il Gen. Bettelli ha proseguito ricordando che “In punto di morte, si narra che Marino, prima di spirare, lasciò ai suoi concittadini una fondamentale testimonianza della vocazione libertaria della comunità da lui fondata; lo fece con una frase divenuta poi celebre: “relinquo vos liberos ab utroque homine”, vi lascio liberi da entrambi gli uomini, intendendo che i due uomini fossero il papa e l’imperatore. Sotto questa stella vocazionale di libertà, Paola Bergamo è nata nello stesso anno e nello stesso mese della scomparsa dell’amato nonno Mario, morte sopraggiunta a Parigi, luogo di esilio volontario per l’eroe della Repubblica Bergamina nell’ultima fase del suo cammino di vita”.

Egli ha fatto presente che “Sappiamo che quella scelta di coerenza radicale, coraggiosamente sferzante nei riguardi di una Repubblica nata, dopo il lungo travaglio del fascismo, con i segnali già compromissivi dei valori democratici e sociali d’ispirazione mazziniana per i quali l’Italia sarebbe dovuta nascere libera e appartenente a un’Europa ispirata al laicismo e alla giustizia sociale. Così non accadde, e oggi ci tocca tristemente fare i conti con il fallimento preannunciato dall’atto di rinuncia di Mario Bergamo”.

Il Gen. Bettelli ha poi voluto entrare nel merito dell'attualità, con un'analisi puntuale e precisa: “Parlando di Europa e di difesa, tema di straordinaria e drammatica attualità, mi sento di dire che se da un lato è inconfutabile che non esista alcuna credibile “Difesa Europea”, dall’altro è egualmente inconfutabile che esiste, invece, la “Difesa dell’Europa”: una difesa messa in campo dai punti del trattato nordatlantico, dai piani strategici e operativi della NATO e dallo schieramento di unità e di assetti militari degli stati europei dell’Alleanza e degli stessi Stati Uniti, ancora oggi massicciamente presenti in Europa nonostante le invettive dell’attuale amministrazione di Washington a danno del continente europeo e dei suoi Paesi. Caso mai, sarebbe necessario focalizzare l’attenzione su quale sia il reale ambito di questa architettura difensiva: cioè chi va difeso e da che cosa. L’aggettivo “europea” associato al temine della difesa NATO va infatti riferito a un’Europa, meglio a un’area euro-atlantica, che comprende gli stati europei dell’Alleanza e l’Oceano Atlantico con le linee di comunicazione marittima che congiungono il continente americano a quello europeo. Non si tratta di un’Europa geografica tout-court, neppure dell’Unione Europea dei 27 stati, neppure di un’Europa estesa all’Ucraina oggi afflitta dall’aggressione russa. E poi qual è la reale minaccia a danno dell’Europa nordatlantica? Se essa si disvelasse sarebbe con molto probabilità una minaccia non in grado di ledere così gravemente come talora si vorrebbe far credere. Ho dunque l’impressione che si faccia, forse non del tutto inconsapevolmente da parte di taluni, un po' di confusione. Non è, appunto, una confusione casuale e, forse, neppure una confusione non voluta”.

E' successivamente intervenuta l'Autrice del libro, Paola Bergamo, imprenditrice veneta, Presidente del Centro Studi MB2 Monte Bianco-Mario Bergamo per dare un tetto all'Europa; Animatrice Perpetua del prestigioso circolo “La Caduta” e Presidente del Premio “Scoiattolo d'Oro” di Cortina.

Paola Bergamo ha esordito spiegando come “Ritrovare i sentieri dell'Europa – Sulla via tracciata da Mario Bergamo” sia prima di tutto un “Manifesto politico e battaglia di libertà”.

Ella ha spiegato come proprio noi italiani dovremmo farci promotori di una “nuova Europa, cioè di una unione perfetta, come la sognava Mario Bergamo, fatta di giustizia sociale e laicismo integrale, considerando le nazioni come sono le classi sociali all'interno di uno stesso Paese”.

E ha sottolineato come, per Mario Bergamo, libertà e giustizia sociale dovessero andare di pari passo.

Paola Bergamo ha affermato che è necessario costruire un'Europa Federale, ma “questo non può essere a opera di una Holding Finanziaria qual è la UE. Un’unione imperfetta, che ha mancato l’appuntamento con la Storia”.

Ed ha sottolineato che l'UE è “rimasta mercatale, un burosauro in cui vi è un Parlamento che di fatto è una grande lobby e comanda una Commissione di funzionari che eseguono i diktat della grande finanza. Funzionari che si danno al miglior offerente, attenti solo al loro profitto personale e al profitto dei loro mandanti, non certo dei cittadini ridotti a sudditi. Una UE inadatta a far fronte alla multipolarità in cui operano gli Imperi in quel vortice che è un tempo scomposto, peraltro aforisma coniato dal Gen. Bettelli, qual è la nostra contemporaneità”.

Ricordando il nonno, Mario Bergamo, Paola ha ricordato che “il suo Repubblicanesimo Sociale, valido per il suo programma nazionale, ma anche europeista era per definizione Antimperialista, Antimilitarista, Antiplutocrazia e Anticlericale. Ecco che tutto invece va in direzione opposta e allora il mio auspicio è di Ritrovare quei Sentieri che lui delineò ed io ho fatto miei, e, traslitterando Garibaldi :“O si fa l'Europa Federale e sociale o si muore!”.

Paola Bergamo ha spiegato come, nel suo saggio, abbia affrontato temi come la democrazia, la guerra, la globalizzazione, la deglobalizzazione, il capitalismo, il socialismo, il liberalismo e l'ambientalismo. Ma sempre prendendo il “meglio di ciò che contengono, in un rapporto di complementarietà”.

Ella ha sottolineato come nel mondo di oggi manca la “concordia”, mentre occorre ritrovare una “necessaria armonia”, “concetto che dal Confucianesimo si è riversato nelle parole spesso pronunciate dal Presidente Xi Jinping”.

Paola Bergamo ha ringraziato per l'intervento il prof. Giancarlo Elia Valori, il quale “ha anche detto che nei miei articoli ci sono dei dettagli di cose che solo apparentemente sembrano lontani tra loro mentre implicano dei collegamenti particolari” Ed ha proseguito sottolineando che “Ci sono cose che talvolta paiono banali come per esempio quel viaggio di Putin a Pechino per le Olimpiadi Invernali del 2022 che si sono svolte dal 4 al 20 febbraio 2022. Ora quel viaggio che ai più deve essere sembrato banale, a me ha sempre colpito per la sua importanza geopolitica e geostrategica e geoeconomica tanto più che la Russia era esclusa dai giochi olimpici poiché condannata per doping di stato dalla Wada e per gli atleti russi in gara, ad ogni medaglia vinta veniva suonato non l’inno nazionale ma un brano di Igor Stravinsky . Però molte furono le foto scattate dell’incontro nel nome dello sport tra Putin e Xi Jinping solo che a soli quattro giorni dalla conclusione dei giochi la Russia inizia la sua “Operazione Speciale” in Ucraina. Insomma a me piace leggere le cose in ciò che serbano dietro e spesso una cosa banale diventa un segnale essenziale”.

Paola, parlando dell'Italia, ha affermato che “Occorre che l’Italia non usi il passato per far guerriglia politica ma per fare i conti con la propria Storia e trasformi il 25 aprile nella festa di una ritrovata libertà, ricucendo la frattura sociale latente, figlia di una guerra civile mai del tutto sopita”.

Per Paola vi è la necessità, dunque, di “un'Italia pacificata, pacifica e unita, che sappia chiudere la sua travagliata epopea risorgimentale” e si ponga quale “alfiere per un'Europa unita, sulle tracce di Mario Bergamo, nel quale si ritrovano i più genuini ideali del nostro Risorgimento”.

Paola Bergamo ha ricordato come suo nonno Mario, peraltro, oltre a non voler tornare in Italia, dal suo esilio antifascista, rifiutò, assieme al fratello Guido, la “seggiola di Senatore, sua di diritto in quanto Aventiniano”.

Una scelta sofferta, ma fatta in quanto “la nascente Repubblica non era come lui l'aveva sperata e per la quale aveva lottato e che definì concetta nel dolore e che non avrebbe preso parte al vituperio. Quale dolere e vituperio? Quello degli italiani che si erano combattuti l'un l'altro in una cruenta guerra civile piena di regolamenti di conti, che con la lotta per la libertà poco c'entravano”.

Paola Bergamo ha ricordato come suo nonno, durante il fascismo, per le sue idee, fu brutalmente picchiato dalla vile marmaglia fascista, fu costretto a bere l'olio di ricino, il suo studio legale fu devastato e fu esposto, nudo, in vetrina al ristorante Diana, di Via Indipendenza, a Bologna.

Ella ha ricordato come fuggì dal Paese, prima a Lugano e poi a Parigi, in maniera rocambolesca, assieme a Pietro Nenni, con l'aiuto della moglie e di Ferruccio Parri.

E a Parigi, aiutato dalla Massoneria francese, riprese la lotta contro la dittatura, ricostituendo il PRI, fondando la Concentrazione Antifascista e aderendo alla LIDU.

A Parigi, peraltro, mise più volte a repentaglio la sua vita per salvare ebrei e perseguitati politici.

Paola ha ricordato come suo nonno non si sarebbe mai riconosciuto nell'UE di oggi, che lei ha definito “una Holding economico-affaristico finanziaria”.

Ed ha affermato che, probabilmente, se negli Anni '20 del '900 ci fosse stata la fusione del PRI con il PSI, sulla base della giustizia sociale e del laicismo integrale, come auspicato da Mario Bergamo, ci saremmo risparmiati il Ventennio fascista e tutto ciò che è venuto dopo.

Paola ha comunque spiegato che “Il pensiero di Mario Bergamo ha avuto una applicazione in quella che fu la Repubblica di Montebelluna, altrimenti detta Repubblica Bergamina, fondata da mio nonno, dal mio prozio Guido e dal mio bisnonno Luigi e durò dal 1919 al 1921.

Immaginate una Repubblica Sociale che portò armonia e concordia tra le classi sociali in un Veneto bianco e monarchico dove svettava, con tanto di bandiera e inno una Repubblica poi distrutta dal fascismo. Una Repubblica nata dal Consorzio di sette Comuni della Marca Trevigiana con centrale Montebelluna, oggi Capitale dello Sport System, e la creazione di 43 cooperative con 3000 iscritti alle leghe, dove furono riscritti i patti colonici mettendo capitale e lavoro nelle stesse mani e la comunanza di beni di prima necessità raggiungendo la concordia che mio nonno diceva essere un accordo di gente di buona fede” .

Paola Bergamo ha altresì ringraziato l'amico moderatore, Luca Bagatin, ricordando quanto egli sia estimatore della “portata rivoluzionaria del pensiero di Mario Bergamo, tanto che lo cita spesso nei suoi articoli”.

E Luca Bagatin ha concluso l'evento, riprendendo due concetti espressi da Paola Bergamo, in particolare. Ovvero il “principio di complementarietà” e quello di “armonia”.

Egli ha affermato pertanto che, “Per ritrovare i sentieri dell'Europa e quelli del mondo intero, probabilmente, occorre riunire ciò che è stato sparso. Ricomporre ciò che è stato e che qualcuno, in particolare, vuole e vorrebbe dividere. Ricomporre le divisioni con pragmatismo, a partire dai valori umani, tanto cari a Mario Bergamo, ma, prima di lui, al conte Alessandro Cagliostro, a Giuseppe Mazzini e a Giuseppe Garibaldi: Fratellanza, Uguaglianza, Libertà e Giustizia Sociale”.


Il Gen. Antonio Bettelli; Paola Bergamo; il prof. Giancarlo Elia Valori; Augusto Vasselli; Luca Bagatin; l'On. Giandiego Gatta

Luca Bagatin, Paola Bergamo, Amelia Scrocco, Mariangela Petruzzelli

Il Gen. Antonio Bettelli e Luca Bagatin

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