La filosofia è fondamentalmente
amore per la sapienza e la sapienza, già di per sé stessa,
trasforma le persone, l'animo umano, arricchendolo.
Queste le premesse del prof. Claudio
Bonvecchio – Professore Ordinario di Filosofia delle Scienze
Sociali presso l'Università degli Studi dell'Insubria di Varese e
Como e Grande Oratore della Massoneria del Grande Oriente d'Italia –
che, mercoledì 17 dicembre scorso, a Roma, presso “Casa Nathan”di
Piazzale delle Medaglie d'Oro 44 ha presentato il suo ultimo saggio:
“Filosofia del Natale” (Alboversorio Editrice).
Incalzato dall'ottimo Gran
Bibliotecario del Grande Oriente d'Italia Bernardino Fioravanti, il
prof. Bonvecchio ha presentato all'uditorio un testo agile ed unico
nel suo genere. Un testo che vuole tornare alle origini spirituali,
gnostiche e sacre della festività nazalizia, che trae le sue origini
dalla festività pagana del Solstizio d'Inverno, il giorno della
Festa della Luce, del cosiddetto “Sole Invincibile” o “Sol
Invictus” ovvero il “Dies Natalis Solis Invicti” (Giorno Natale
del Sole Invincibile), festeggiato tanto dalle popolazioni
indo-iraniche devote al dio del sole Mithra, quanto dagli antichi
romani attraverso le celebrazioni dei “Saturnalia” in onore,
appunto, di Saturno, il mitico dio della pace e della felicità.
Con l'avvento del cristianesimo, come
spiegato anche dal prof. Bonvecchio, per volontà dell'Imperatore
romano Costantino, fu deciso di cumulare la festa del Sol Invictus
con quella della nascita del Cristo, considerato, appunto, la “Luce
del Mondo” e fu così che il 25 dicembre divenne la data ufficiale
della festività del Natale. Di quel Natale ricco di simboli
antichissimi, dunque, tutti spiegati nella “Filosofia del Natale”
del prof. Bonvecchio: dall'Albero natalizio – simbolo dell'unione
fra cielo e terra – passando per il significato della stella di
Natale, del vischio, dei cibi natalizi, dei canti di Natale e via via
sino agli ornamenti dell'albero di Natale stesso e del presepe.
In particolare il prof. Bonvecchio si è
soffermato sulla spiegazione del simbolismo della grotta, ovvero
della capanna nella quale, secondo quanto scritto nei Vangeli
Apocrifi (e non in quelli canonici), nacque il Cristo. La grotta,
secondo tutte le tradizioni simboliche, rappresenta infatti l'“uterus
mundi”, ovvero il luogo nel quale si trovano le acque primordiali
che, come il liquido amniotico per il feto, portano alla
nascita/rinascita di una nuova vita. Oltretutto, come spiegato dal
prof. Bonvecchio anche nel suo saggio, le grotte erano i luoghi nei
quali non solo nascevano le grandi divinità, ma erano anche il
santuario nel quale venivano praticati i rituali in onore alla Grande
Madre o al dio Mithra, imperniati non a caso sulla morte simbolica e
sulla rinascita dell'iniziando.
Altra figura simbolica del Natale è
quella relativa a “Babbo Natale”, il quale incarna la figura di
San Nicola, vescovo in Asia Minore e protettore dei bambini ai quali,
come tradizione vuole, porta in dono dei regali. I bambini, peraltro,
secondo tutte le tradizioni simboliche, sono considerati
l'incarnazione degli antenati morti che, peraltro, erano i veri
protagonisti della festività romana dei “Saturnalia”. E' così
che, per allontanare l'immagine della morte dalla società e farci
credere nella vita, Babbo Natale colma i bambini di doni,
propiziandosi così anche le anime degli antenati defunti.
A conclusione sia del saggio del prof.
Bonvecchio, sia dell'incontro di presentazione, una morale di fondo,
ovvero una critica serrata nei confronti della cosiddetta
secolarizzazione, ovvero l'abbandono dello spirito religioso, della
dimensione del sacro da parte di un'incalzante società mercatista e
dei consumi che ha trasformato il Natale in un happening del
commercio, come giustamente l'ha
definito il prof. Bonvecchio. Un happening figlio
di una società sempre più relativista, nichilista, fredda,
tecnologica, edonista, globalizzata.
Claudio Bonvecchio e Luca Bagatin |
Ecco
dunque la necessità di invertire la rotta, di ricercare la luce
dentro noi stessi, attraverso la riscoperta della dimensione del
sacro: restituendo dignità al simbolo, alla simbolica, alla
filosofia del Natale, liberando così la società della metaforiche
tenebre che l'avvolgono.
Solo
allora potremo assistere ad una nuova rinascita del Vero, del Buono,
del Bello, ovvero quando ci riapproprieremo dell'autentico
significato tanto gnostico quanto cristiano della festività
natalizia. Non il Natale del consumismo, dunque, ma il Natale della
Luce, del Sole, dell'innocenza dei bambini non più resi adulti da
una società senza coscienza, ma aperti alla conoscenza di sé stessi
per costruire, da adulti, un mondo d'amore, armonia e fratellanza
universale.
Luca Bagatin
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