Pagine

lunedì 30 novembre 2015

Il Peronismo: giustizia sociale, indipendenza economica e sovranità nazionale ! Articolo di Luca Bagatin (tratto da www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)

In Argentina, “peronismo”, significa giustizia sociale, indipendenza economica e sovranità nazionale.
Prova ne è il fatto che, sino a qualche settimana fa, il partito che fu di Peron, ovvero il Partito Giustizialista, governava il Paese risollevandone le sorti, in particolare riducendo povertà e analfabetismo.
In Italia, purtroppo, a causa di una falsa interpretazione, il termine “peronista” è stato spesso associato al fascismo, al berlusconismo e, recentemente, persino al renzismo. Ovvero a quanto di più lontano ci possa essere dalla dottrina e dal governo di Juan Domingo Peron, che resse le sorti del Paese dal 1945 sino al 1955.
Un decennio storico e dai risultati encomiabili.
Un decennio ricordato da Alfredo Helman, argentino, classe 1935, che vive da moltissimi anni in Italia per ragioni politiche e che, essendo comunista da sempre (militò anche con Che Guevara ed il suo nome compare anche in “Diario in Bolivia” del Che), non è tacciabile di aprioristiche simpatie peroniste.
Nel suo “Il Peronismo 1945 – 1955: una storia argentina raccontata agli italiani” (Edizioni Clandestine), Alfredo Helman, attraverso fatti e dati numerici reali, documenta quanto di positivo ha attuato il peronismo in quel decennio storico.
Risultati che hanno portato un Paese agricolo come l'Argentina, con la terra nelle mani di pochi ricchi oligarchi, a diventare paese industriale con un benessere diffuso in particolare fra i ceti poveri e operai, con un aumento del reddito – dal 1943 al 1954 – del 55%, un aumento medio del PIL del 4% ed il passaggio del debito pubblico dal 68% al 57% nei dieci anni di governo di Juan Domingo Peron, il quale, attraverso una serie di nazionalizzazioni, dalle banche alle ferrovie sino alla flotta mercantile ed alla produzione di petrolio, riuscì ad a far passare il controllo dell'economia dalla Gran Bretagna che di fatto ne muoveva i fili, al governo argentino stesso, il quale, fra l'altro, incoraggiò molto il cooperativismo agricolo.
In questo modo, in sostanza, l'Argentina smise di dipedere dall'estero, evitò di indebitarsi con le potenze straniere, aumentò le esportazioni ed avviò una politica estera di equidistanza sia dagli Stati Uniti d'America che dall'URSS (la famosa Terza Posizione antimperialista rilanciata più volte da Peron).
Alfredo Helman, nel suo saggio, spiega come il peronismo nacque grazie al supporto degli operai, della Confederazione Generale del Lavoro (CGT) e delle classi meno agiate, oltre che del nascente Partito Laburista, il quale propose per primo la candidatura alla Presidenza della Repubblica del Generale Peron, il quale aveva già a suo tempo preso parte – attraverso il Gruppo degli Ufficiali Uniti – al colpo di stato militare contro il governo corrotto del conservatore Ramon Castillo, ricoprendo, successivamente all'esito positivo del colpo di stato, la carica di Ministro del Lavoro e del Benessere Sociale.
Fu così che Peron, nelle prime elezioni democratiche e senza brogli della storia Argentina, quelle del 1946, sarà eletto Presidente con il 52% dei consensi e iniziando ad attuare una politica in favore dei più deboli, degli anziani, dei bambini, attraverso la lotta all'analfabetismo e all'esclusione sociale, degli operai, ai quali saranno garantiti per la prima volta tutti i diritti di ferie pagate, malattia, pensione ed infortuni, l'introduzione della tredicesima mensilità, oltre che una legge contro i licenziamenti 57 anni prima dello Statuto dei Lavoratori italiano, oggi smantellato dal renzismo ! Oltre che garantendo aumenti del budget sanitario e costruendo abitazioni per coloro i quali non potevano permettersele.
E sarà anche così che il Partito Laburista si scioglierà presto nel Partito Peronista o Partito Giustizialista.
Helman riconosce qui la forte miopia di socialisti e comunisti argentini, i quali a quel tempo e spesso anche dopo – trovandosi scavalcati “a sinistra” - guardarono con sospetto la politica peronista, finendo per allearsi con la destra conservatrice che porterà al colpo di stato del 1955 che provocherà la messa al bando del peronismo, la sanguinosa dittatura militare e l'esilio di Peron in Spagna. Alfredo Helman ritiene infatti che, se socialisti e comunisti argentini avessero appoggiato Peron, le cose sarebbero andate molto diversamente e forse la dittatura antiperonista si sarebbe potuta evitare.
Aspetto non secondario della politica di Peron, fu poi la ricerca di un'unità economica, politica e sociale dell'America Latina, tentando di mantenere ottimi rapporti con i Paesi limitrofi. Politica costantemente osteggiata, per ragioni economiche, tanto dalla Gran Bretagna quanto dagli USA.
Alfredo Helman non dimentica di citare l'opera della prima moglie di Peron, Evita, la quale ancora oggi e forse anche più del marito, è ricordata dagli argentini con particolare affetto.
Evita, di fatto, condizionò molto l'attività del marito in senso sociale e proletario, giungendo spesso a dialogare direttamente con gli operai in sciopero e garantendo, attraverso la sua Fondazione, assistenza agli umili ed ai bisognosi. Assistenza che Evita odiava definire “carità”, ma semplicemente “restituzione di quanto ai poveri era stato negato dai ricchi e dagli oligarchi”.
Ed è assolutamente veritiero il fatto che, quando Evita morì, nel 1952, anche il peronismo delle origini cominciò ad affievolirsi. Non è un caso che, durante la dittatura militare che portò alla messa al bando del peronismo per 18 anni successivi, sino al 1973, si costituirono numerose bande partigiane peroniste definite “Montoneros” ed intitolate a in particolare a Evita.
Il saggio di Helman, edito una decina di anni fa, ovvero nel momento in cui in Argentina fu eletto il Presidente peronista Nestor Kirchner, al quale di fatto il saggio stesso è dedicato, si conclude con l'auspicio che i leader socialisti dell'America Latina del XXIesimo secolo, da Kirchner a Lula, passando per Chavez, Morales, Tabaré Vasquez e altri, possano essere ricordati come gli antichi Libertadores latinoamericani: da Simon Bolivar a José Marti.
Personalmente, visti i risultati ottenuti dal 2000 ad oggi, penso davvero che il Peronismo ed il Socialismo del XXIesimo secolo, abbiano trionfato in America Latina. Parlano i fatti: riduzione della povertà, riduzione dell'analfabetismo, maggiore indipendenza economica, abbassamento del debito pubblico, aumento del PIL.
Certo, l'Argentina, dopo gli ottimi governi di Nestor e Cristina Kirchner, oggi, con la vittoria del centrodestra del conservatore Marci, rischia di tornare indietro di decenni e già lo stiamo vedendo con la nomina a Ministro dell'Agricoltura dell'ex direttore della Multinazionale OGM Monsanto.
Purtuttavia sono convinto che lo spirito peronista che ancora pervade il fiero popolo argentino saprà porre un argine alle storture dei fautori di un mercato senza umanità e senza amore.
Uno spirito socialista e nazionale che in Venezuela, alle imminenti elezioni legislative, mi auguro confermi la vittoria del fronte chavista, contro l'oligarchia di destra.
Uno spirito, quello peronista e socialista nazionale, che purtroppo è lontano anni luce dalla nostra Europa, la quale, da una parte ha visto la sinistra tradizionale vendersi al capitalismo più becero (vedi i vari Blair, Hollande, Renzi, Schulz) e dall'altra una destra che ha da sempre difeso la grande impresa a scapito dei più deboli e dei lavoratori.
Abbiamo decisamente molto da approfondire e da imparare. A partire soprattutto dal fatto che la vera democrazia non è il governo della maggioranza o dei ricchi, bensì il governo del popolo. Di un popolo alla ricerca della giustizia sociale, dell'indipendenza economica e della sovranità nazionale.

Luca Bagatin

giovedì 26 novembre 2015

Sui conflitti, sulla democrazia, sulla religione, sulla libertà, sull'economia. Riflessioni di Luca Bagatin (tratte da www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)


Democrazia è governo di popolo.
Non governo della maggioranza.


Non credo in nessuna religione.
Per questo credo in Dio.

I conflitti, ogni tipo di conflitto, nascono dalla nefasta propensione umana dell'invadere la sfera altrui. E ciò può avvenire in molti modi: giudicando il prossimo, facendogli violenza nelle innumerevoli forme possibili (da quella verbale a quella fisica), disturbando o interessandosi agli affari altrui, rompendo le cose altrui (sia metaforicamente che fisicamente) ecc...
Chi si fa gli affari propri campa cent'anni.
Chi non se li fa, finisce per creare situazioni di conflitto e spesso non campa a lungo o, quantomeno, ci auguriamo che ciò non accada.
Una società che voglia evitare i conflitti deve imparare a non essere una società di rompicoglioni (nelle più varie forme possibili).


(Troppa) libertà (di scelta) è schiavitù.

Penso che l'unica lotta efficace alla disoccupazione si trasformarla in tempo libero. E che ci guadagno ? Tempo libero. E come vivo ? Con il baratto. E cosa baratto ? Ciò che non serve a te, ma serve ad altri. E viceversa.

L'Italia è il Paese delle infarstrutture inutili e dannose (vedi TAV e probabile ponte di Messina). Da decenni osservo anche la realizzazione di inutili rotonde stradali e quant'altro...e poi i Comuni italiani, le Province e le Regioni sono sempre lì a battare cassa e a lamentarsi !
I danari pubblici andrebbero usati per una cosa sola: fare stare bene i cittadini, non i politici e le aziende appaltatrici !

lunedì 23 novembre 2015

Ritratto politico senza ritrattare nulla. Ovvero: quando entrai nelle Ur-Lodges e scoprii che trattavasi di un'agenzia per pornoattori. Riflessioni massonocritiche e neogeologiche by Luca Bagatin (tratto da www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)

Sono nato bianco, ma, non per questo, sono razzista né sono lavato con Perlana (a mano e/o in lavatrice).
Non vado a votare il che farebbe di me un menefreghista, in realtà lotto per la vera democrazia rappresentativa: quella che rappresenta tutti quanti.
Sono eterosessuale e per questo mi incazzo se qualcuno ce l'ha con gli omosessuali.
Non sono sindacalizzato e questo perché sono in grado di lottare contro i padroni senza alcuna mediazione.
Non sono di alcuna religione e proprio per questo credo in Dio, senza farmi tante pippe mentali.
Non sempre rifletto. Preferisco seguire il cuore, anticamente dell'amore.
Tengo molto alla mia ignoranza che mi fa bene ar core e alla panza.
Vorrei vivere con la sicurezza che la stupidità sia punita, ma non mi illudo...viviamo pur sempre nel “mondo reale”, mica in un videogioco !
Penso che ciascuno abbia il diritto di vivere in pace e a pancia piena e di esercitare il lavoro che meglio gli si confà.
Ritengo che la difesa di un Paese sia inutile e superata in un mondo nel quale la stupidità e l'egoismo umano siano stradicati.

Sono per l'autogestione dei mezzi e dei fini. Volendo anche dei confini. Sono per il socialismo realistico.

Penso che l'unica lotta efficace alla disoccupazione si trasformarla in tempo libero. E che ci guadagno ? Tempo libero. E come vivo ? Con il baratto. E cosa baratto ? Ciò che non serve a te, ma serve ad altri. E viceversa.
Non credo alla legge di mercato basata sulla domanda e sull'offerta, bensì alla legge naturale basata sulla domanda e la risposta che, se posta ad un soggetto ricco da parte di un soggetto povero deve essere, automaticamente affermativa. Domanda: Ho fame, hai qualcosa da darmi ? Risposta: Certo, con piacere ! :D
Mi piace dire e dare ma soprattutto baciare lei di cui non vi dirò mai il nome perché son cazzi miei. Glielo scriverei in una lettera da utilizzare come testamento. Non necessariamente massonico.
Amo il disimpegno perché, chi è troppo impegnato, non ha tempo di far l'amore.
So di essere controcorrente e che la maggioranza non la pensa come me. Ma sapete che vi dico ?
FANCULO ALLA MAGGIORANZA !

mercoledì 18 novembre 2015

Le assurdità del settimanale cattolico "Tempi": "Imagine" di John Lennon inneggerebbe alla violenza. Ma fateci il piacere ! Articolo di Luca Bagatin (tratto da www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)

L'assurdità, fra i dogmatici ed i complottisti di ogni risma, sembra regnare sovrana da sempre.

Solitamente serve a riempire i giornali e i siti web e a creare allarmismo. Fomentando, spesso, nuove divisioni.

E' il caso del settimanale cattolico "Tempi" che addita la bellissima “Imagine” di John Lennon a inno di violenza. In un articolo apparso il 17 novembre scorso, infatti, l'articolista di “Tempi” si avventura in un'assurda analisi addirittura teologica del testo della canzone del compianto cantante inglese, rilevando, fra le altre cose che... “è un vero e proprio inno alla violenza, per molteplici motivi che per essere compresi devono suddividersi in due parti, quelli ex fide e quelli ex ratione, cioè quelli che costituiscono una critica alla luce della fede e quelli che costituiscono una critica alla luce della ragione. Alla luce della fede, infatti, negare il paradiso o l’inferno è qualcosa di radicalmente antireligioso in genere, ed anticristiano in particolare, specialmente se si propugna una visione per cui ciò che conta è solo il cielo sopra di noi, ovvero nella più rosea delle ipotesi una visione panteistica ed emanazionista, ma nella più scura una materialistica ed ateistica della vita e del mondo”.

Desideriamo inoltre riportare altri passi dell'assurda analisi:
(…) “Lennon in sostanza rifugge l’essere dell’uomo, e quindi nega la sua verità e, come insegna la storia, ogni volta che viene negata la verità si compie una violenza, nel caso di specie una violenza culturale, ma per questo non meno esecrabile”. (...)

E l'articolista così prosegue: “l’idea che non ci debbano essere nazioni, è una idea violenta – non a caso alla base dell’internazionalismo socialistico rivoluzionario tra XIX e XX secolo – in quanto nega l’essere relazionale e politico dell’uomo come tale già scoperto dalla razionalità del pensiero greco che in Aristotele ha avuto modo di esprimere il suo massimo vertice” (…). Ed ancora:l’idea che non ci debba essere la proprietà è anch’essa una idea violenta – non a caso alla base di molti movimenti politici e ideologici che in nome di questo principio hanno portato più morte e devastazione di quelle a cui pensavano di rimediare – poiché nega una delle espressioni dirette del diritto naturale, cioè quel diritto che per natura, per la natura dell’essere umano, attiene alla retta ragione, cioè alla razionalità umana”.
Fermiamoci qui.
L'articolista di "Tempi", evidentemente, ignora la visione spirituale di John Lennon, paladino degli sperimentatori spirituali degli Anni '60 e '70 e che attinge dai Veda indù e dal Buddismo. Una visione che, giustamente, non comprende né paradiso né inferno o, meglio, i medesimi sono parte del Tutto. Una visione non dogmatica per eccellenza che invita le persone a immaginare un universo ove vi sia un'unico cielo (Divino) sopra di noi. Ed ove non vi siano religioni né dogmi. Ma puro spirito. Come negli insegnamenti di tutti i Grandi Iniziati fra cui il Cristo medesimo.
Ove vi sia violenza in tutto ciò, davvero non sappiamo. E non vediamo nemmeno ove Lennon abbia una "visione anticristiana", visto che il Cristo medesimo – lungi dall'essere il fondatore di una qualsivogli religione - mai parlò di paradiso e di inferno nei termini indicati dal dogma religioso cattolico. Dogma introdotto infatti molti secoli dopo la morte del Cristo stesso, nell'ambito del famoso Concilio di Nicea, presieduto dall'Imperatore romano Costantino.
Proseguendo nell'analisi proposta dal settimanale "Tempi" della canzone di John Lennon, non comprendiamo davvero perché mai l'idea utopistica e libertaria contenuta in “Imagine” che non esistano nazioni, dovrebbe essere un'idea violenta. Anzi. E' un invito alla fratellanza fra i popoli, senza distinzioni di nazione, razza, credo religioso, sesso e, aggiungeremmo, orientamento sessuale.
Idem per quanto concerne l'altra idea libertaria contenuta in “Imagine” relativa alla frase “immagina un mondo senza la proprietà”. E' questa un'idea violenta o, piuttosto, una prospettiva di equanimità, di fratellanza, di eguaglianza ove nessuno lucra economicamente sul suo simile ? Un'idea che, peraltro, più volte è stata suggerita anche dal Papa dei cattolici Francesco, in accordo con gli insegnamenti originari del Cristo ?
Poco importa se l'idea sia stata adottata anche dai più vari movimenti politici. John Lennon non era un politico o un capo religioso (che poi spesso è la stessa cosa), ma un artista, un poeta, un libero pensatore libertario e gnostico.
O forse è proprio questo che dà fastidio alla stampa ortodossa cattolica (non dissimile da quella islamica in questo senso), custode di un dio patriarcale, padre padrone, che nega l'uguaglianza dei suoi figli e li obbliga a seguire astrusi dogmi di..."fede" ?
Non è questa, piuttosto, l'origine della violenza ? L'origine delle guerre di religione dalle crociate sino a quella Santa Inquisizione che torturò e uccise migliaia di vittime innocenti in nome di un Dio che la Chiesa cattolica stessa dimostrava di bestemmiare o di non conoscere, negando così gli insegnamenti medesimi del Cristo, portatore di Luce, Fratellanza e Amore ?
Fra le assurdità che abbiamo letto, questa merita di essere ricordata.
In un momento storico ove occorrerebbe essere uniti in nome di un Amore e di una Fratellanza che non abbiamo mai praticato, vale la pena ancora dare ascolto ai poeti. Da John Lennon a Pasolini. Dal Cristo al Buddha. Da Jack Kerouac a Gandhi.

Luca Bagatin
www.lucabagatin.ilcannocchiale.it

 

martedì 17 novembre 2015

Riflessioni terzomondiste: by Luca Bagatin (tratte da www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)

Non vi può essere vera cultura dei diritti se, nel mondo, vi sono ancora bambini che soffrono, che muoiono, che hanno fame. E la stessa cosa vale per donne e uomini, trattati come carne da macello e schiavi della dittatura del Potere, del Danaro, della Religione.

Mi occupo di (contro)cultura e (anti)politica il che significa che la politica cosiddetta "ufficiale" non solo non mi interessa ma la ritengo marginale e poco utile per le persone.
Se volete possiamo anche parlarne, ma, sinceramente, preferisco parlare di cose serie.

Mi auguro che Hollande e Sarkozy si pentano amaramente della loro politica estera.
La Libia, ricordiamolo, subì un vero e proprio atto di guerra da parte del governo francese.
Il popolo francese NON fu mai consultato in merito !

L'unica perversità che conosco sono le Religioni Monoteiste Istituzionalizzate. La mia unica religione è l'Amore.

Oggi va bene essere francesi, ma occorreva essere libici quando la Libia sovrana veniva invasa dalla Francia.
Il terrorismo non lo compiono i popoli.
Ma i politicanti.

Forse Roma, più che di un sindaco, necessiterebbe di poteri speciali a forze dell'ordine e a forze armate, per obbligare le persone poco educate a rispettare la legge.

Chi attacca o uccide una persona pacifica e inerme non è né un uomo né un militare.

Leggo che i politicanti non sanno che cosa fare dell area Expo. Ma scusate, costruire case da dare a chi non ne ha, sarebbe chiedere troppo ?


Li hanno chiamati "dittatori", ma, se avessero studiato ed approfondito le loro storie, avrebbero notato che Mu'Ammar Gheddafi e Josip Broz Tito, erano dei riformatori sociali che attuarono, rispettivamente, in Libia e in Jugoslavia, l'autogestione delle imprese e dell'economia, sostenendo i ceti più poveri della popolazione.
Rimanendo autonomi sia dal blocco sovietico che da quello capitalista.
A rappresentare un Terzo Mondo libero e sovrano.

venerdì 13 novembre 2015

Evo Morales: non è tempo di monarchie e di banchieri. E' l'ora dei popoli ! (articolo tratto da www.librered.net del 10 novembre 2015)

Il presidente Evo Morales ha detto lunedi scorso che non è più il tempo delle multinazionali e dei grandi imperi, bensì è il momento dei popoli.

Dopo un incontro in Francia con il presidente Francois Hollande, Morales ha spiegato che nella sua nazione ora comandano gli indigeni e che le ricchezze appartengono al popolo.

"I movimenti sociali organizzati hanno salvato la Bolivia. Ritengo che in questo nuovo millennio non sia più il tempo di monarchie e banchieri. È giunto il momento che a comandare sia il popolo ", ha sottolineato.

Prima di visitare la Francia, il presidente Evo Morales ha iniziato il suo tour europeo in Germania, Irlanda e Italia, ove ha conseguito importanti accordi economici ed energetici per la Bolivia.

Il Presidente boliviano ha ribadito che le risorse idriche e naturali non possono essere privatizzate. "La ricchezze non vengono importate, ma rimangono in Bolivia. Questo significa democratizzare", ha detto.

Morales ha sottolineato che nel suo Paese il livello di povertà è sceso dal 78% al 18% e l'obiettivo da raggiungere è arrivare al 9% nel 2020.

Il Presidente boliviano ha infine sottolineato che la sua presenza sul suolo francese non significa che è venuto a chiedere aiuti, ma a chiudere importanti accordi bilaterali che gli permetteranno di sviluppare ulteriormente la nazione.

"Con grande rispetto per le nostre nazioni sorelle, come Argentina, Ecuador, tra gli altri, devo dire che entro la fine di quest'anno, la Bolivia sarà il primo Paese in crescita economica del continente, grazie alle politiche sociali ed il sostegno del popolo" ha detto.


Il presidente ha anche osservato che la politica non dovrebbe essere un business, ma un servizio. "Per noi deve rappresentare un sacrificio, un impegno. Abbiamo la responsabilità, come governo, di cambiare i vecchi schemi. Un altro mondo è possibile solo quando i politici cominciano a cambiare ", ha detto.

Egli ha sottolineato l'importanza di una migliore distribuzione della ricchezza e la lotta alla povertà a livello globale, rammaricatosi che queste cose si affrontino solo durante le conferenze mondiali, le quali dovranno comunque affrontare crisi in diversi settori: condizioni economiche, sociali e climatiche.

Morales, partecipando alla 38a sessione della Conferenza Generale dell'UNESCO in Francia, ha fatto appello all'Agenzia e gli altri organismi internazionali come l'ONU e la FAO, di non divenire strumenti di dominazione globale che si preparono ad invadere, anziché ad integrare le nazioni.


Allo stesso modo ha in particolare sollecitato l'UNESCO a punire coloro i quali rubano o vendono beni culturali dei Paesi inseriti nell'elenco. "Abbiamo recuperato diversi beni culturali in Bolivia, ed intendo proseguire su questa linea". ha sostenuto.

Tra gli accordi firmati lunedi dal presidente boliviano e il suo omologo francese Francois Hollande, si evidenzia l'accordo della nazione boliviana con l'Agenzia francese per lo sviluppo, così come l'acquisto di radar per migliorare la lotta contro il traffico di droga ed il contrabbando.

Si evidenzia anche un accordo preliminare con la francese Total per garantire l'investimento di almeno un miliardo di dollari per l'esplorazione delle riserve di petrolio e di gas di quasi 13 trilioni di piedi cubici fino al 2019.

Oltre a ottenere il sostegno nella disputa marittima con il Cile, il presidente francese ha detto che il dialogo è la via per risolvere le divergenze.




lunedì 9 novembre 2015

"REBEL !": aforismi e riflessioni by Luca Bagatin (tratte da www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)

Tutta questa modernità triste, questa globalizzazione e questa politica che uccide l'amore e il pensiero, Pier Paolo Pasolini, l'aveva già vista e prevista.

"Politico" e "onesto" sono due parole che difficilmente possono stare assieme". O sei un politico, oppure sei una persona onesta.

Una manovra che piace agli industriali e povertà estrema in aumento”. Ecco le conseguenze del governo capital fascista italiano.

Al ceto alto e a quello medio io mostro sempre il dito medio !

La globalizzazione ha portato solo squallore e povertà diffusa in Occidente, imposto un confuso rimescolamento delle culture - ovvero il loro annullamento/sradicamento - e ha portato benessere solo a taluni oligarchi stranieri.
Probabilmente solo chi non ha mai vissuto nell'agio e ha sempre goduto del poco che ha avuto, se ne rende davvero conto.
Ed è per questo che, forse, una vera rivoluzione (contro)culturale può arrivare solo dalle periferie.


Ho da sempre seria difficoltà a vivere nell'epoca odierna.
Ho nostalgia per le epoche in cui si amava davvero, anche in modo epistolare. Per le epoche in cui, per risolvere una contesa o conquistare il cuore di qualcuna si usava la spada, si duellava, si combatteva per ottenere qualcosa.
Le epoche dei salotti letterari e filosofici, dei libertinaggi, della musica colta.
Non della stupidità, della beotaggine, della cafonaggine d'oggi.
Sono un conservatore e ne vado fiero.


La difesa è sempre legittima. Talvolta lo è anche l'attacco.


La produttività si è evoluta al punto da diventare l'unica ragione di tutto. Il mondo sembra muoversi attorno ad essa e per me è una cosa aberrante. E' il trionfo del libero commercio, ovvero della libera schiavitù delle persone (a partire dal lavoro, che è imposto e non scelto liberamente) e del sistema competitivo-maschilista-patriarcale che, peraltro, ha mascolinizzato le donne, le ha rese competitive in ogni settore. Se il modello egualitario si contrappone al modello capitalista-produttivista ben venga. Il termine femminista non mi piace. Preferisco "matriarcale".


Molti anni fa ero innamorato. Oggi, anche se lo fossi, mi guarderei bene dal dichiararmi.

Oggi ho terminato di leggere una biografia. Poco importa di chi sia.
Ad un certo punto, verso la fine, a pagina 330, mi imbatto in una scena che mi ha davvero commosso come non mi succedeva da tempo.
Lui è in prigione, accusato ingiustamente di terrorismo. Ha 60 anni. Lei ne ha 20, è una ragazza punk e fa parte del suo movimento politico. Sono fidanzati.
Si incontrano in prigione. Lui le chiede: "Per quanto tempo pensi di potermi aspettare ?".
Lei lo guarda stupita. Nessuno lo ha mai guardato così. Nessuno lo ha mai amato così.
Lei risponde: "Ti aspetterò sempre".
E qui, il sottoscritto, ha iniziato a sciogliersi in lacrime.
Dubito che, nella vita, mi capiterà mai di conoscere una donna così.

giovedì 5 novembre 2015

La vera libertà, la vera ricchezza, il vero successo: la Civiltà dell'Amore

La vera libertà, per me, non è quella di avere danaro, ma avere la possibilità di decidere se e quanto lavorare e quale lavoro fare.
La vera ricchezza è quella che mi danno le persone con cui dialogo o con cui faccio l'amore.
Il vero successo è per me una civiltà che vive in armonia, senza padroni, senza schiavi, senza gerarchie di qualsiasi tipo.
Una civiltà con meno violenza e più felicità.

(Luca Bagatin)


 
Il terzo saggio di Luca Bagatin "Amore e Libertà - Manifesto per la Civiltà dell'Amore" (clikka qui)

mercoledì 4 novembre 2015

Diritto all'affettività ed alla sessualità dei carcerati ancora negato. Articolo di Luca Bagatin (tratto da www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)

Il diritto all'affettività ed alla sessualità dei carcerati.
Ne parlarono per primi Moana Pozzi e il Partito dell'Amore. Erano i primi Anni '90 e si stava uscendo, grazie a Riccardo Schicchi e all'esperienza di Diva Futura, da un lungo periodo di censure, di divieti, di pruderie culminanti nel reato di “violazione del comune senso del pudore”.
Il diritto all'affettività ed alla sessualità dei carcerati. Perché anche loro sono donne e uomini, non già bestie da soma, per quanto male possano avere commesso. Perché la sessualità e l'amore sono l'esatto opposto della violenza. Sono rieducazione e redenzione, alla faccia dei bempensanti o, meglio, dei malpensanti.
I giornali l'hanno presentata come una proposta sulle “stanze dell'amore” in carcere, quella dell'On. padovano Alessandro Zan. In realtà lui ha subito smentito e così si sono assopiti anche i nostri entusiasmi: mai una buona volta che la politica italiana compia una scelta di civiltà !
Niente a che fare con il sesso, la proposta di legge vuole solo aumentare i colloqui famigliari con chi ha un caro dietro le sbarre – spiega infatti il deputato del PD - oggi i colloqui avvengo in stanzoni grandi alla presenza di altre persone. Non è giusto per la privacy, i figli, ma anche il coniuge non hanno commesso nulla e hanno il diritto di avere con il loro caro un rapporto riservato. Al massimo ci si potrà avere il bacio, ma la notizia delle stanze dell'amore è travisata e esagerata”.
Al massimo un bacio. Ma non un amplesso. L'amplesso è vietato ai detenuti. Aberrazione. La sessualità è, quindi, preclusa, castrata al detenuto che, ancora una volta, è trattato da bestia da soma o, da angelo asessuato...Lucifero non ancora redento.
Persino un leghista, tale Nicola Molteni, altro deputato di questo triste Parlamento da noi tutti mantenuto, si era affrettato a dichiarare scandalizzato che questa legge avrebbe portato nientemeno che i “bordelli in carcere”. Magari lo avesse fatto, diciamo noi !
Che male può fare un detenuto o una detenuta che compiano un atto d'amore con la/il propria/o compagna/o ? O che male fa un detenuto che, dopo mesi d'astinenza, copula con una prostituta o, eventualmente, con un prostituto, a seconda delle preferenze ?
A questo, i politicanti, sembrano non pensare. Sembra quasi che la politica sia avulsa dai bisogni delle persone, perché di questo si tratta. I detenuti sono, prima di tutto, delle persone. Che, oltre a necessitare di spazi adeguati, di ore d'aria e di privacy con i propri famigliari, necessitano anche di scopare.
La stessa Costituzione repubblicana stabilisce, all'Articolo 27, che “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso d'umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.
Il diritto all'affettività ed alla sessualità in carcere è pertanto diritto costituzionale e proibirlo o impedirlo equivale a compiere un trattamento contrario al senso d'umanità. Perché la sessualità e l'affettività sono, checché ne possano pensare i ben-mal-pensanti, l'aspetto fondante dell'umanità.

Luca Bagatin

domenica 1 novembre 2015

Ciao Pier Paolo !

Ciao Pier Paolo.
Tu, tutta questa modernità triste, questa globalizzazione e questa politica che uccide l'amore e il pensiero, l'avevi già vista e prevista...