Siamo
al Solstizio d’Inverno, dal latino sostitium, composto da sol-,
“sole” e -sistere, “fermarsi”, che quest’anno cade o meglio
si eleva, poiché in astronomia il sole raggiunge, si declina al
massimo lungo l’eclittica, esattamente alle 05,48, ora italiana, di
martedì 22 dicembre.
Se
avete un po' di pazienza e voglia di leggere, vi voglio porgere i
miei auguri facendo una banale dissertazione sui significati di
questa ricorrenza. Cerchiamo sempre di usare tolleranza poiché
questo ci permette di conoscere l’altrui punto di vista e lo
spirito muratorio è e deve essere fondato sul valore in aggiunta e
non sulla negazione e depauperazione dell’essere e dei suoi valori
e questo ce lo insegna molto bene anche la cristianità.
Il solstizio è importante da
tutti i punti di vista.
Astronomicamente
il Solstizio d’Inverno dà inizio alla stagione invernale, anche se
meteorologicamente l’inverno inizia con il 1° di dicembre. E’ il
giorno più corto dell’anno, anche se apparentemente ci appare tale
il 13, Santa Lucia, nel quale giorno il tramonto è anticipato, ma
non la durata complessiva del tempo di luce solare.
La
notte più lunga dell’anno significa che, da quel momento, la Luce
inizia a riacquistare vigore, aumenta la durata come tempo di
esposizione luminosa, rispetto alle ore di buio. Lentamente, in circa
tre mesi, l’allungarsi del periodo di luce porterà la durata del
giorno ad equiparasi a quella del periodo di notte e poi la Luce a
sopravanzare nettamente il buio, fino al Solstizio d’Estate, per
poi riperdere vigore sino al prossimo solstizio …
Questa
alternanza di Luce ed oscurità ha sempre infiammato le nostre
meningi e originato speculazioni, filosofia, credenze e substrati
religiosi sin dall’antichità.
Per
molti popoli il Solstizio d'Inverno è il passaggio dalle Tenebre
alla Luce, è da questo giorno che il sole resta progressivamente
sempre più a lungo nel cielo allungando così le nostre giornate.
Questa è una festa di luce, dai profondi messaggi iniziatici
ed esoterici legati al risveglio interiore. Secondo la tradizione
cristiana le porte Sostiziali sono controllate dai due Giovanni; il
Battista al solstizio estivo e l'Evangelista a quello invernale. Il
solstizio stesso è chiamato "la porta", un tempo custodita
dal guardiano Giano Bifronte (con l'avvento del cristianesimo il
romano Giano dai due volti ha ceduto il posto ai due Giovanni) che
sono il simbolo di una contemporanea esistenza di due dimensioni, che
durante i solstizi si congiungono e le porte sono aperte ed è
permesso il varco.
In
Scandinavia, La festa di Juul era una festa pre-cristiana che
celebrava il solstizio d'inverno con l'accensione di fuochi. I fuochi
erano destinati a simboleggiare la proprietà vivificante del calore
e luce del Sole. La parola "Juul" è l'origine della parola
"Yule", che significa "Natale".
I cristiani hanno cercato di sostituire le celebrazioni pagane esistenti con il Natale, celebrando in quel periodo la nascita di Gesù, conosciuta come la "vera luce del mondo".
I cristiani hanno cercato di sostituire le celebrazioni pagane esistenti con il Natale, celebrando in quel periodo la nascita di Gesù, conosciuta come la "vera luce del mondo".
In
realtà, in molte culture e tradizioni religiose, il solstizio
d'inverno è utilizzato per segnare l'inizio di un anno. Il solstizio
d'inverno significa rinascita , un tema che può essere trovato in
molti festeggiamenti invernali: il Sol Invictus per i pagani; i
Saturnalia nell'antica Roma (dal 17 al 23); il Natale per il
cristianesimo; Yule nel neopaganesimo.
In
Gran bretagna, a Stonehenge, sopravvivono gli imponenti ruderi di un
tempio druidico: due cerchi concentrici di monoliti che raggiungono
le 50 tonnellate. L'asse del monumento è orientato astronomicamente,
con un viale di accesso al cui centro si erge un macigno detto
"pietra del calcagno" (Heel Stone, detta anche Fryar's
Heel, Tallone del frate). Al solstizio d’estate il sole si leva al
di sopra della Heel Stone. Stonehenge, insomma, sarebbe non solo un
tempio, ma anche un calendario.
A
Nabta Playa vi è un circolo calendariale, dove due monoliti hanno
allineamento Nord-Est in direzione del sorgere del sole il 21 giugno
e risulta essere più antico di Stonehenge di almeno mille anni.
Tracce
di culti solari si incontrano in tutto il mondo, dalla Polinesia
all’Africa alle Americhe e giungono fino ai nostri giorni: per gli
eschimesi il Sole è la Vita mentre la Luna la Morte, in Indonesia il
Sole si identifica con un uccello e con il potere del volo, tra le
popolazioni africane primitive la pioggia è il seme fecondatore del
dio Amma, il Sole, creatore della Terra.
Per
gli Inca, la divinità Inti è il Sole, sovrano della Terra, figlio
di Viracocha, il creatore, e padre della sua personificazione umana,
l'imperatore. Attorno a Cuzco, capitale dell'impero, sorgono i
"Mojones", torri usate come "mire" per stabilire
i giorni degli equinozi e dei solstizi. A Macchu Picchu, luogo sacro
degli Inca, si può ancora vedere il "Torreon", una pietra
semicircolare incisa per osservazioni astronomiche, e
l'"Intihuatana", un orologio solare ricavato nella roccia.
Per
i Maya il Sole è il supremo regolatore delle attività umane, sulla
base di un calendario nel quale confluiscono credenze religiose e
osservazioni astronomiche per quell'epoca notevolmente precise.
Tra
gli indiani d’americal Sole è simbolo della potenza e della
provvidenza divine. Presso gli Aztechi è assimilato a un giovane
guerriero che muore ogni sera e ogni mattina risorge, sconfiggendo la
Luna e le stelle; per nutrirlo il popolo azteco gli offriva in
sacrificio vittime umane. Leggende analoghe, anche se fortunatamente
meno feroci, si trovano ancora tra le popolazioni primitive nostre
contemporanee. Gli stessi Inuit (eschimesi) ritenevano fino a poco
tempo fa che il Sole durante la notte rotolasse sotto l'orizzonte
verso nord e di qui diffondesse la pallida luce delle aurore boreali:
convinzione ingenua, ma non del tutto errata, visto che è stato
studiato come le aurore polari siano proprio causate da sciami di
particelle nucleari proiettate nello spazio ad altissima energia
dalle regioni di attività solare. Tutto il culto degli antichi Egizi
è dominato dal Sole, chiamato Horus o Kheper al mattino quando si
leva, Ra quando è nel fulgore del mezzogiorno e Atum quando
tramonta. Eliopoli, la città del Sole, era il luogo sacro all'astro
del giorno, il tempio di Abu Simbel fatto costruire da Ramses II nel
tredicesimo secolo avanti cristo, era dedicato al culto del Sole.
Il
Solstizio d‘Inverno è una festa del ciclo solare che cade quando
le ore diurne sono al loro minimo, mentre le notti sono più lunghe;
si può dire che dal punto di vista celtico, o comunque del mondo
antico, l’alternanza del periodo luce – buio e l’alternanza
Samos – Giamos fanno parte degli eventi naturali e hanno quindi
un’influenza sugli atteggiamenti umani.
Anche
se il Solstizio d’inverno, a primo acchito, può apparire come il
Trionfo del buio sulla luce, in realtà è il momento nel quale le
giornate ricominciano ad allungarsi e le notti ad accorciarsi; è un
momento di passaggio che prelude al cambiamento, un segno di
risveglio e di gioia, anche se le notti saranno ancora lunghe per un
po’ di tempo. L’eterno ciclo notte – giorno, buio – luce,
freddo – caldo, morte – rinascita, fa parte della natura e quindi
affonda nel cuore della cultura celtica.
Plinio il Vecchio descrive la cerimonia della raccolta del vischio presso i celti; i druidi vestiti di bianco tagliano con un falcetto d’oro il vischio dagli alberi su cui si trova, deponendolo su dei panni bianchi. La cerimonia viene fatta nelle notti con la luna splendente e termina con il sacrificio del toro bianco. Siamo in un periodo dell’anno segnato dalla forte contrapposizione buio – luce, il vischio si presenta di un bel colore verde in mezzo agli alberi che nella stagione invernale perdono le foglie: è quindi un trionfo della vita in mezzo alle piante spoglie in riposo.
Plinio il Vecchio descrive la cerimonia della raccolta del vischio presso i celti; i druidi vestiti di bianco tagliano con un falcetto d’oro il vischio dagli alberi su cui si trova, deponendolo su dei panni bianchi. La cerimonia viene fatta nelle notti con la luna splendente e termina con il sacrificio del toro bianco. Siamo in un periodo dell’anno segnato dalla forte contrapposizione buio – luce, il vischio si presenta di un bel colore verde in mezzo agli alberi che nella stagione invernale perdono le foglie: è quindi un trionfo della vita in mezzo alle piante spoglie in riposo.
Siamo
in un momento estremamente importante e denso di significati. Il
solstizio, in celtico Yule, rappresenta un passaggio fondamentale per
tutte le persone impegnate sul sentiero spirituale, da comprendere ed
interiorizzare. È il momento in cui la luce vince l'oscurità, il
momento in cui la dea partorisce il bambino sacro, il momento in cui
la vibrazione della speranza si diffonde come un'onda sulla Terra.
Passaggio essenziale sulla Ruota dell'anno, il miracolo del sole che
nasce è celebrato ancora oggi in tutto il mondo, con riti che
variano da cultura a cultura, pur mantenendo intatto il messaggio di
base.
Siamo
alla Natività di Cristo, non a caso, è celebrata, pure con storica
esattezza, il 25 dicembre, a pochi giorni da Yule.
Importante,
a questo punto, è ricordare il culto di MITRA, culto che ha origini
molto antiche, intorno al 1400 a.C. Come forma originaria
indo-persiana e che ha poi avuto una profonda rielaborazione romana
con le religioni misteriche databili dal I° secolo avanti cristo
sino al V° secolo di era volgare. Molto può servire di confronto e
di confusione, Mitra è nato da una vergine, al solstizio d’inverno
“Shab-e-Yalda o il 25 dicembre, ma è nato adulto. Nel mito
zoroastriano è rappresentante del divino Ahura-Mazda, è il “Giudice
delle anime”, protettore della verità e dei giusti dalle forze
demoniache. Da ultimo consideriamo anche che Mitra nasce da una
roccia affiancato da due testimoni assistenti mitologici e Cristo è
onorato alla nascita dai pastori, in entrambi i Culti è presente il
battesimo, anche se in forme e con valenze differenti.
Nella
storia di Maria che dà alla luce Gesù, simbolo di rinascita e
speranza per tutti i cristiani, possiamo leggere una metafora di ciò
che accade in natura. Troviamo la stessa metafora raccontata nei miti
pagani, secondo cui il vecchio sole muore, per lasciare il passo al
sole bambino, che nasce all'alba del Solstizio dal grembo di Madre
Terra. Questa storia di vita, morte e rinascita è la stessa che ha
ispirato il mito egiziano di Iside, Osiride ed Horus. Quest'anno,
durante il portale solstiziale, assisteremo ad un altro evento magico
ed pregno di significati. Il 25 dicembre, notte del Santo Natale,
potremo godere di una magnifica luna piena. Si tratta di un evento
che non accadeva dal 1977 e si ripeterà solo nel 2034. Quest'anno la
Dea, dopo aver donato al mondo il frutto del suo grembo, si mostra a
noi nella sua veste più bella. Mentre il sole, simbolo del maschile,
rinasce dall'utero della Dea, la luna, simbolo del femminile,
raggiunge la pienezza. La luna piena di dicembre è conosciuta anche
come luna fredda o luna della neve.
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