Anita Garibaldi
(1821 - 1849) è un'eroina dimenticata.
Forse perché
donna, forse perché straniera, forse perché la fama di suo marito
Giuseppe, del quale fu sempre innamorata ed al quale diede quattro
figli, ne oscurò la fama. Forse perché la sua vita fu breve e durò
solo 28 anni.
Ana Maria de
Jesus Ribeiro de Silva, questo il suo vero nome. Aninha per i suoi
affetti più cari. Anita per la Storia che la consacrò a Eroina dei
Due Mondi, per aver combattuto, a fianco al marito, sia in Brasile,
contro l'oppressione imperiale, che in Italia, contro l'oppressione
pontificia e clericale.
Ragazza ribelle
sin da bambina e amazzone senza pari, mal sopportò il matrimonio che
la famiglia le impose con il calzolaio Miguel Duarte, che lei mai amò
e che morirà pochi anni dopo, combattendo nell'esercito imperiale
contro i rivoluzionari.
Si innamorerà
subito di Giuseppe Garibaldi, il rivoluzionario, il democratico, il
repubblicano venuto dall'Italia, amante della causa degli oppressi,
che sposerà e con lui intraprenderà la lotta per l'indipendenza del
Rio Grande dall'Impero del Brasile e, successivamente, dopo aver dato
alla luce Menotti, Rosita (che morirà di scarlattina a soli 2 anni),
Teresita e Ricciotti, si trasferisce a Genova dalla madre di
Garibaldi ed il marito la raggiungerà qualche mese dopo, assieme ad
Andrea Aguyar, ex schiavo di colore, originario dell'Angola ed ormai
divenuto fedelissimo Tenente del Generale in camicia rossa, sino alla
morte avvenuta nel corso della battaglia in difesa della Repubblica
Romana del 1849, contro le truppe franco-pontificie.
Anche in Italia,
Anita, seguirà le imprese del marito, sino alla morte prematura
causata dalla malaria e che la colpirà proprio allorquando la
Repubblica Romana sarà ormai perduta., con Garibaldi in fuga e lei
che viene trasportata dal marito e dai compagni su un vecchio
materasso, nei pressi di Mandriole di Ravenna.
Una grande
perdita per un grande uomo. Una grande perdita per l'Italia che, da
tempo, l'ha dimenticata e da tempo tende a voler dimenticare
Garibaldi o a sminuirne l'opera di eroe senza macchia e che, a
sprezzo del pericolo – cosa che oggi pressoché nessuno avrebbe il
coraggo di fare - combattè, armi in pugno, per un'Italia libera e
sovrana, oltre che per un'Europa di nazioni sorelle e unite
dall'ideale repubblicano e socialista umanitario. Pochi infatti sanno
o ricordano che, Garibaldi, assieme a Mazzini, a Bakunin, a Marx e ad
Engels, fu fra i fondatori della Prima Internazionale dei Lavoratori,
nel 1864.
Oggi l'Italia,
schiava dei tecnocati di Bruxelles e l'Europa, schiava del Grande
Mercato Transatlantico e del Fondo Monetario Internazionale,
necessiterebbero di una nuova Anita e di un nuovo Giuseppe Garibaldi
in grado di liberare ancora una volta i popoli dai nuovi oppressori:
politici, imprenditoriali e finanziari.
Oggi, l'Italia e
l'Europa, necessiterebbero di un nuovo moto d'orgoglio e di riscatto
nazionale e morale, sull'esempio seguito dall'America Latina degli
ultimi quindici anni, con particolare riferimento all'Uruguay dell'ex
Presidente José “Pepe” Mujica, garibaldino dei giorni nostri.
Studiamo e
diffondiamo la Storia, per quel che ci riguarda e compete. Evitando
soprattutto di scadere in sciocchi e stupidi revisionismi
neoborbonici e neoclericali, che certo non onorano la memoria dei
combattenti di ogni epoca, ideale e Paese d'origine.
Luca Bagatin
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