Burkina Faso: letteralmente “paese degli uomini integri”. Integri come lo fu il Presidente che diede questo nome all'Alto Volta, Paese africano di oltre 17 milioni di abitanti per una superficie totale di 274.000 km.
Stiamo parlando di Thomas Sankara, il
Presidente degli ultimi e degli umili. Salito al potere a soli 35
anni attraverso una rivoluzione liberatrice senza spargimento di
sangue.
Thomas Sankara, nato il 21 dicembre
1949 da una povera famiglia burkinabé, fin da bambino aveva un
sogno: che il suo popolo potesse affrancarsi dal neocolonialismo e
tutti potessero vivere in pace e con due pasti al giorno.
Per potersi mantenere entrò
nell'esercito partecipando ad un concorso per accedere alla Scuola
militare Pryatanée di Kadiogo, superando il concorso nel 1966.
Nel 1978 conobbe colui il quale, tempo
dopo, l'avrebbe assassinato, ovvero Blaise Campaoré e con lui
costituì il Raggruppamento degli Ufficiali Comunisti al fine di
rovesciare il regime corrotto dell'Alto Volta.
Nel novembre 1980, senza alcun
spargimento di sangue, prese il potere il colonnello Sayé Zerbo e
Sankara, vista l'alta popolarità di cui godeva nell'esercito, fu
nominato Segretario di Stato per l'Informazione. Purtuttavia, in
aperto contrasto con il governo che egli scoprì essere corrotto
tanto quanto i precedenti, si dimise dall'incarico nell'aprile 1982 e
sarà arrestato assieme agli altri componenti del Raggruppamento
degli Ufficiali Comunisti.
Un successivo colpo di Stato porterà
al potere Jean-Baptiste Ouédraogo che, oltre a liberare Sankara ed i
suoi compagni, lo nominerà Primo Ministro.
Da quel momento Sankara inizierà ad
applicare sanzioni contro i funzionari pubblici fannulloni,
eliminando alcuni vantaggi dei dipendenti pubblici ed iniziando a
viaggiare per i Paesi del Terzo Mondo intessendo sempre più fitte
relazioni, in particolare con la Libia di Mu'Ammar Gheddafi.
Tornato in patria, Sankara trovò la
sua abitazione circondata da carri armati condotti da uomini al soldo
del governo francese, il quale temeva l'impulso rivoluzionario del
governo da lui presieduto. Egli fu così arrestato e detenuto presso
un campo militare.
Grazie ad una sollevazione popolare lui
ed i suoi compagni saranno liberati il 30 maggio 1983 ed inizieranno
a progettare il colpo di Stato dell'agosto successivo, che lo porterà
finalmente alla Presidenza della Repubblica con un programma
ambiziosissimo, che riuscirà purtroppo ad attuare solo in parte a
causa del suo assassinio, nell'ottobre 1987.
Ma, andiamo con ordine: che cosa fa di
Sankara un vero rivoluzionario ed un politico modello ? In che cosa
consistette il suo ambiziosissimo programma ?
Nella massiccia opera di vaccinazione
che permise la riduzione di mortalità infantile in Burkina Faso;
nella massiccia opera di rimboschimento al fine di far rivivere
l'arido Sahel; nella riforma agraria che permise di ridistribuire le
terre ai contadini; nella politica di soppressione delle imposte
agricole; nelle importantissime politiche di liberazione femminile
che proibirono la pratica barbarica dell'infibulazione,
nell'abolizione della poligamia, nella partecipazione delle donne
alla vita politica del Paese attraverso l'istituzione dell'Unione
delle Donne del Burkina, nell'istituzione della giornata dei mariti
al mercato; in un programma di riduzione delle spese e del processo
di autarchia ribattezzato da Sankara “produciamo quello che
consumiamo”, alla fine di abolire progressivamente la dipendenza
dalle importazioni con l'estero; la costruzione di apposite dighe,
pozzi e bacini idrici che garantissero a tutti l'accesso all'acqua e
la garanzia di due pasti al giorno per tutti i burkinabé; la
costruzione di un campo sportivo per ogni villaggio al fine di
garantire a tutti il diritto all'attività fisica e ricreativa; la
lotta alla corruzione pubblica e la richiesta di Sankara ai Potenti
della Terra di cancellare il debito ai Paesi del Terzo Mondo, in
quanto frutto del colonialismo e del neocolonialismo e dunque
all'origine del sottosviluppo di tali Paesi; la proposta di disarmo
progressivo di tutti i Paesi africani in modo che questi non
combattano più fra loro, ma lottino per l'unità e l'emancipazione
dei popoli africani; lo sforzo di far partecipare tutti alla vita
pubblica del Paese, attraverso appositi comitati rivoluzionari ed una
radio attraverso la quale chiunque potesse fare proposte o criticare
l'operato del governo.
Programma ambizioso ed in parte
realizzato sino a quell'ottobre 1987 nel quale sarà ucciso - con un
colpo di revolver - dal suo amico di lotte, Blaise Campaoré, il
quale prenderà così il potere e annullerà molte delle riforme
portate avanti da Sankara, facendo peraltro tornare il Burkina Faso
preda della corruzione e dei potentati economici e politici
stranieri.
Un sogno, quello della Rivoluzione
burkinabé, dunque tragicamente interrotto. Un sogno che fu sostenuto
anche dagli amici del Partito Radicale di Marco Pannella che
lanciarono in quegli anni una campagna contro lo sterminio per fame
nei Paesi del Terzo Mondo e che porterà lo stesso Presidente Thomas
Sakara ad iscriversi al loro partito.
Ecco che l'esempio e la vita di Sankara
ci spiegano le vere cause dell'immigrazionismo di oggi, che sono
frutto del capitalismo, del colonialismo e del neocolonialismo dei
governi dei Paesi ricchi europei e statunitensi che sarebbe ora
facessero finalmente un “mea culpa” e la smettessero di invadere
Paesi sovrani; la smettessero di vendere loro le armi; la smettessero
di destabilizzare governi legittimi solo perché non la pensano come
loro; la smettessero di far indebitare i Paesi poveri attraverso le
politiche criminali della Banca Mondiale e del Fondo Monetario
Internazionale.
Ci vorrebbero, in sostanza, più Thomas
Sankara e meno Christine Lagarde; più Fidel Castro e meno Dominique
Strauss-Khan; più Mu'Ammar Gheddafi, più José Mujica, più Marco
Pannella e meno Barak Obama, Blair, Bush, Sarkozy, Hollande e via
discorrendo, che hanno prodotto miseria, corruzione, immigrazionismo,
ovvero vere e proprie deportazioni moderne di esseri umani da
sfruttare nelle imprese di casa nostra.
Ci vorrebbe più umanità. Parrebbe
semplice e forse lo è. Basterebbe iniziare a discuterne. Ma la
democrazia autentica, forse, è ancora troppo sconosciuta, specie in
quei Paesi occidentali che, illusoriamente, si credono “democratici”.
Luca Bagatin
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