Pagine

mercoledì 4 maggio 2016

Thomas Sankara e la Rivoluzione burkinabé. Articolo di Luca Bagatin


Burkina Faso: letteralmente “paese degli uomini integri”. Integri come lo fu il Presidente che diede questo nome all'Alto Volta, Paese africano di oltre 17 milioni di abitanti per una superficie totale di 274.000 km.
Stiamo parlando di Thomas Sankara, il Presidente degli ultimi e degli umili. Salito al potere a soli 35 anni attraverso una rivoluzione liberatrice senza spargimento di sangue.
Thomas Sankara, nato il 21 dicembre 1949 da una povera famiglia burkinabé, fin da bambino aveva un sogno: che il suo popolo potesse affrancarsi dal neocolonialismo e tutti potessero vivere in pace e con due pasti al giorno.
Per potersi mantenere entrò nell'esercito partecipando ad un concorso per accedere alla Scuola militare Pryatanée di Kadiogo, superando il concorso nel 1966.
Nel 1978 conobbe colui il quale, tempo dopo, l'avrebbe assassinato, ovvero Blaise Campaoré e con lui costituì il Raggruppamento degli Ufficiali Comunisti al fine di rovesciare il regime corrotto dell'Alto Volta.
Nel novembre 1980, senza alcun spargimento di sangue, prese il potere il colonnello Sayé Zerbo e Sankara, vista l'alta popolarità di cui godeva nell'esercito, fu nominato Segretario di Stato per l'Informazione. Purtuttavia, in aperto contrasto con il governo che egli scoprì essere corrotto tanto quanto i precedenti, si dimise dall'incarico nell'aprile 1982 e sarà arrestato assieme agli altri componenti del Raggruppamento degli Ufficiali Comunisti.
Un successivo colpo di Stato porterà al potere Jean-Baptiste Ouédraogo che, oltre a liberare Sankara ed i suoi compagni, lo nominerà Primo Ministro.
Da quel momento Sankara inizierà ad applicare sanzioni contro i funzionari pubblici fannulloni, eliminando alcuni vantaggi dei dipendenti pubblici ed iniziando a viaggiare per i Paesi del Terzo Mondo intessendo sempre più fitte relazioni, in particolare con la Libia di Mu'Ammar Gheddafi.
Tornato in patria, Sankara trovò la sua abitazione circondata da carri armati condotti da uomini al soldo del governo francese, il quale temeva l'impulso rivoluzionario del governo da lui presieduto. Egli fu così arrestato e detenuto presso un campo militare.
Grazie ad una sollevazione popolare lui ed i suoi compagni saranno liberati il 30 maggio 1983 ed inizieranno a progettare il colpo di Stato dell'agosto successivo, che lo porterà finalmente alla Presidenza della Repubblica con un programma ambiziosissimo, che riuscirà purtroppo ad attuare solo in parte a causa del suo assassinio, nell'ottobre 1987.
Ma, andiamo con ordine: che cosa fa di Sankara un vero rivoluzionario ed un politico modello ? In che cosa consistette il suo ambiziosissimo programma ?
Nella massiccia opera di vaccinazione che permise la riduzione di mortalità infantile in Burkina Faso; nella massiccia opera di rimboschimento al fine di far rivivere l'arido Sahel; nella riforma agraria che permise di ridistribuire le terre ai contadini; nella politica di soppressione delle imposte agricole; nelle importantissime politiche di liberazione femminile che proibirono la pratica barbarica dell'infibulazione, nell'abolizione della poligamia, nella partecipazione delle donne alla vita politica del Paese attraverso l'istituzione dell'Unione delle Donne del Burkina, nell'istituzione della giornata dei mariti al mercato; in un programma di riduzione delle spese e del processo di autarchia ribattezzato da Sankara “produciamo quello che consumiamo”, alla fine di abolire progressivamente la dipendenza dalle importazioni con l'estero; la costruzione di apposite dighe, pozzi e bacini idrici che garantissero a tutti l'accesso all'acqua e la garanzia di due pasti al giorno per tutti i burkinabé; la costruzione di un campo sportivo per ogni villaggio al fine di garantire a tutti il diritto all'attività fisica e ricreativa; la lotta alla corruzione pubblica e la richiesta di Sankara ai Potenti della Terra di cancellare il debito ai Paesi del Terzo Mondo, in quanto frutto del colonialismo e del neocolonialismo e dunque all'origine del sottosviluppo di tali Paesi; la proposta di disarmo progressivo di tutti i Paesi africani in modo che questi non combattano più fra loro, ma lottino per l'unità e l'emancipazione dei popoli africani; lo sforzo di far partecipare tutti alla vita pubblica del Paese, attraverso appositi comitati rivoluzionari ed una radio attraverso la quale chiunque potesse fare proposte o criticare l'operato del governo.
Programma ambizioso ed in parte realizzato sino a quell'ottobre 1987 nel quale sarà ucciso - con un colpo di revolver - dal suo amico di lotte, Blaise Campaoré, il quale prenderà così il potere e annullerà molte delle riforme portate avanti da Sankara, facendo peraltro tornare il Burkina Faso preda della corruzione e dei potentati economici e politici stranieri.
Un sogno, quello della Rivoluzione burkinabé, dunque tragicamente interrotto. Un sogno che fu sostenuto anche dagli amici del Partito Radicale di Marco Pannella che lanciarono in quegli anni una campagna contro lo sterminio per fame nei Paesi del Terzo Mondo e che porterà lo stesso Presidente Thomas Sakara ad iscriversi al loro partito.
Ecco che l'esempio e la vita di Sankara ci spiegano le vere cause dell'immigrazionismo di oggi, che sono frutto del capitalismo, del colonialismo e del neocolonialismo dei governi dei Paesi ricchi europei e statunitensi che sarebbe ora facessero finalmente un “mea culpa” e la smettessero di invadere Paesi sovrani; la smettessero di vendere loro le armi; la smettessero di destabilizzare governi legittimi solo perché non la pensano come loro; la smettessero di far indebitare i Paesi poveri attraverso le politiche criminali della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale.
Ci vorrebbero, in sostanza, più Thomas Sankara e meno Christine Lagarde; più Fidel Castro e meno Dominique Strauss-Khan; più Mu'Ammar Gheddafi, più José Mujica, più Marco Pannella e meno Barak Obama, Blair, Bush, Sarkozy, Hollande e via discorrendo, che hanno prodotto miseria, corruzione, immigrazionismo, ovvero vere e proprie deportazioni moderne di esseri umani da sfruttare nelle imprese di casa nostra.
Ci vorrebbe più umanità. Parrebbe semplice e forse lo è. Basterebbe iniziare a discuterne. Ma la democrazia autentica, forse, è ancora troppo sconosciuta, specie in quei Paesi occidentali che, illusoriamente, si credono “democratici”.

Luca Bagatin

Nessun commento:

Posta un commento