Rovistando nel mio archivio ho
ritrovato un vecchio articolo redazionale pubblicato dal “Messaggero
Veneto” di Pordenone il 21 agosto 1999, interamente dedicato ad
alcune mie dichiarazioni politiche e dal titolo virgolettato “Base
per il partito democratico”.
Allora, diciassette anni fa, il Partito
Democratico centrosinistro non esisteva ancora, mentre il
sottoscritto – ventenne ed iscritto al partito dei Verdi –
lanciava una proposta non certo al centrosinistra (al quale non ho
mai creduto, nemmeno da verde !), ma a tutte le forze laiche,
socialiste, ambientaliste, liberali e antiproibizioniste che, a
partire delle battaglie del Partito Radicale, portasse alla
costituzione di un “partito democratico in grado di battersi
contro la destra berlusconiana e corporativa ed alla sinistra
istituzionale che mira alla restaurazione dell'attuale sistema
economico-politico”. Un partito che, in sostanza, avrebbe
dovuto parlare ai “disoccupati, emarginati, omosessuali,
carcerati e giovani sfiduciati da questo sistema di potere”.
Ora, all'epoca avevo appena vent'anni
ed oggi, pur avendo fatto autocritica su alcuni punti, come ad
esempio il punto relativo al liberalismo economico ed economicista
(allora portato molto avanti dai radicali), debbo dire che prospettai
la nascita di un partito democratico sostanzialmente e giustamente
opposto all'attuale Pd che, nei fatti, rappresenta la prosecuzione
sia della sinistra istituzionale conservatrice, che della destra
berlusconiana e corporativa di cui parlavo allora.
Un partito democratico, quello che
avevo in mente, che poteva intendersi non necessariamente come
partito elettoralistico, bensì come un rassemblemant di persone
pensanti e di forze ideali (con particolare riferimento alla laicità,
al socialismo ed all'ambientalismo) che avrebbero dovuto e potuto
parlare ai ceti meno abbienti, agli emarginati, alle minoranze ed ai
giovani: da sempre esclusi da ogni processo politico ed economico e
che pagavano, pagano e pagheranno gli effetti del globalismo
capitalista e delle politiche dissennate portate avanti da destra e
sinistra, vendute al capitale ed alle logiche di Bruxelles, della
Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale.
Un partito democratico da me evocato
nel 1999, dicevamo, opposto all'attuale Pd che rappresenta
semplicemente l'evoluzione in chiave capitalista ed autoritaria del
vecchio Pci e della vecchia sinistra Dc, i quali un tempo garantivano
chi un lavoro già lo aveva (e non i meno abbienti ed i disoccupati)
ed oggi garantiscono la grande impresa e l'alta finanza in cambio
delle briciole di 80 euro mensili a chi già lavora e di niente a chi
non lavora. Oltre, naturalmente, a politiche di privatizzazioni
selvagge, flessbilità, austerità, apertura indiscriminata delle
frontiere e conseguente sfruttamento della manodopera straniera a
basso costo, rafforzamento delle élite a scapito della sovranità
popolare e così via. E tutto ciò, peraltro, in linea con le
politiche dei sedicenti partiti socialisti europei ormai venduti al
capitale e fotocopia dei loro finti oppositori di destra.
E' chiaro che, quello di oggi come
quello di allora, era un semplice ragionamento politico ed
intellettuale senza alcuna pretesa, in quanto conosco molto bene le
logiche del potere politico e partitico e me ne sono, giustamente,
progressivamente discostato al punto che non vado e non intendo più
andare a votare, né occuparmi troppo delle beghe italiane,
preferendo, piuttosto, osservare e studiare non solo la Storia e la
filosofia, ma anche i processi politici portati avanti nel mio amato
Sud America: laboratorio di movimenti partecipativi socialisti,
libertari, repubblicani, laici, autenticamente democratici e non a
caso nati proprio in un contesto terzomondista e sfruttato
dall'Occidente falsamente democratico e civile.
Non saprei dunque come andranno le cose
nel prossimo futuro, per quanto vi siano chiari segnali involutivi,
che ravvisano un aumento della povertà diffusa, in particolare
minorile con coseguente dispersione scolastica ed una situazione
europea geopolitica ed economica che ha chiaramente dimostrato il
fallimento delle politiche dittatoriali di austerità di cui hanno
beneficiato unicamente talune élite finanziarie.
La democrazia, direi, è un'altra cosa.
E' governo di popolo e per il popolo, non governo di pochi
politicanti ed economisti a beneficio dei pochi banchieri e
capitalisti. Sarà ed è un ragionamento banale e mi stupisce che gli
amici radicali – per tornare all'inizio di questo mio articolo –
abbiano completamente perso di vista questo per aggregarsi al carro
dell'economicismo globalista e sfruttatore. Se penso poi ai sedicenti
socialisti e repubblicani italiani, stenderei un velo pietoso e come
dico sempre, sono convinto che Mazzini, Garibaldi, Proudhon e
compagni li avrebbero disconosciuti completamente da tanto si sono
venduti al capitale ed alle élite.
Impariamo dal passato, dalla Storia, ma
anche dal presente: dai movimenti di liberazione nazionale del Terzo
Mondo, dai Socialisti Rivoluzionari oltre la destra e la sinistra
presenti in Europa, con particolare riferimento alla Francia, che non
hanno dimenticato gli insegnamenti della Prima Internazionale dei
Lavoratori. Impariamo da economisti ed intellettuali quali Serge
Latouche, Jean-Claude Michéa, Alain De Benoist, di cui abbiamo
spesso scritto e dalle analisi del compianto Costanzo Preve.
Impariamo dalle società matriarcali e dall'economia del dono e della
decrescita, anziché inseguire un'illusoria, egoistica e fallimentare
crescita economica.
Occorre ripensare completamente il
mondo, in sostanza, senza delegare troppo ai politici ed agli
economisti, ma iniziando ad agire in prima persona.
Luca Bagatin
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