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sabato 27 agosto 2016

Il Martinismo e "Gli illuminati nella società umana". Articolo di Luca Bagatin

Assieme alla Teosofia, al Rosacrocianesimo, alla Massoneria e a numerose altre correnti gnostiche ed esoteriche, il Martinismo è una Via Iniziatica che si propone il perfezionamento dell'individuo o, meglio, come mi piace sempre dire e ricordare, il raggiungimento dell'Unità con il Divino: la scoperta del Divino dentro ciascun essere umano, affinché l'essere umano stesso non sia più separato dalla sua intima essenza Divina e Spirituale.
Il Martinismo è ispirato al cosiddetto Filosofo Incognito, ovvero a Loius Claude de Saint-Martin (1743 - 1803) e l'Ordine che lo rappresenta è, appunto, l'Ordine Martinista fondato nel 1888 dall'esoterista, già teosofo e massone Gérard Encausse, detto Papus e successivamente tramandatosi, nel corso delle generazioni da Maestro a Discepolo, sino ai giorni nostri.
Recentemente è stato pubblicato, dall'elegante casa editrice Jouvence (www.jouvence.it), un interessante e raro saggio in merito, a cura di Apis - Gran Maestro dell'Ordine Martinista Egizio e co-fondatore della Fratellanza Martinista Italiana (www.fratellanzamartinista.org)– dal titolo “Gli illuminati nella società umana”.
Il saggio, oltre a raccogliere appunto l'omonimo saggio di Louis Claude de Saint-Martin “Gli illuminati nella società umana”, consta, nella prima parte, di una ampia introduzione dello stesso Apis, il quale presenta al pubblico la vita e l'opera del Saint-Martin ed anche e soprattutto la storia dell'Ordine Martinista da Papus in avanti.
Apis ci presenta dunque la figura di Loius Claude de Saint-Martin, filosofo illuminista di ispirazione cristiana, neoplatonica e gnostica, allievo in un primo tempo dell'esoterista Martinez de Pasqually (1727 - 1774), che lo iniziò alla Massoneria dell'Ordine dei Cavalieri Massoni Eletti Cohen dell'Universo ai tempi in cui il Nostro intraprese la carriera militare.
Il sistema teurgico di Martinez de Pasqually era, per molti versi, ispirato a quello del mistico e scienziato svedese Emmanuel Swedenborg (1688 - 1772) ed il principio sul quale si fondava era la necessità che l'essere umano, al fine di superare il degrado nel quale era precipitato, si reintegrasse e ritornasse al suoi stato originario di comunione con la Divinità dal quale si era separato e ciò sarebbe stato possibile – secondo il de Pasqually – entrando in contatto con Entità Superiori e Spiriti disincarnati.
Nel 1773 Louis Claude de Saint-Martin entrerà poi in contatto con Jean-Baptiste de Willermoz (1730 - 1824) - anch'egli allievo di Martinez de Paqually – fondatore del Rito Scozzese Rettificato che, a differenza del Rito Scozzese Antico ed Accettato, si distingue per la sua ispirazione chiaramente cristiana.
Purtuttavia, nel corso degli anni, Louis Calude de Saint-Martin si distaccherà dai suoi maestri e dalla Massoneria, abbracciando l'opera dell'alchimista e filosofo tedesco Jacob Böhme (1575 – 1624) - che gli fu rivelata da Madame de Böcklin nel suo soggiorno di Strasburgo - e ciò in quanto egli ritenne che la Massoneria della sua epoca si fosse eccissivamente “profanizzata” ed avesse perduto il suo originario afflato spirituale. Tale visione delle cose fu peraltro condivisa dal conte Alessandro Cagliostro (il quale aveva tentato in quegli anni, purtroppo senza successo, di riformare la Massoneria in senso unitario, attraverso la diffusione del Rito Egizio) e dal conte di Sant-Germain. Non a caso, questi tre Grandi Iniziati agli Antichi Misteri, scrissero un manifesto unitario di stampo Rosacrociano, il cui scopo doveva essere proprio la diffusione della filosofia della Re-integrazione del proprio sé, ovvero l'unione mistica con il Divino.
Louis Claude de Saint-Martin, come ci ricorda Apis nel suo saggio introduttivo, fu ad ogni modo l'unico filosofo dell'epoca ad elaborare una vera e propria “dottrina sociale esoterica”, formulando proposte concrete di riforma della società secondo criteri di giustizia ed uguaglianza alla luce di una autentica visione spirituale del mondo.
“Gli illuminati nella società umana” - presentato da Apis, tradotto dall'avvocato e giornalista Mauro Cerulli e scritto dal Saint-Martin e che fu pubblicato per la prima volta nel 1797, è infatti un'opera che analizza i guasti della società del XVIII secolo ed offre i presupposti per una “illuminazione” della società stessa attraverso l'apertura ai principi spirituali dal Saint-Martin stesso propugnati, ovvero attraverso un lungo percorso di ricerca interiore.
L'opera di Saint-Martin è infatti un vero e proprio manifesto che suggerisce al lettore che l'unico modo per trasformare il mondo è quello di trasformare sé stessi attraverso la completa adesione allo Spirito Divino. Parole quanto mai profetiche in un'epoca come la nostra che, avvolta nel più becero materialismo e nella più becera mercificazione di ogni situazione, oggetto e rapporto, ha perduto ogni senso di umanità e di antica ed autentica spiritualità.

Luca Bagatin

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