Assieme alla Teosofia, al
Rosacrocianesimo, alla Massoneria e a numerose altre correnti
gnostiche ed esoteriche, il Martinismo è una Via Iniziatica che si
propone il perfezionamento dell'individuo o, meglio, come mi piace
sempre dire e ricordare, il raggiungimento dell'Unità con il Divino:
la scoperta del Divino dentro ciascun essere umano, affinché
l'essere umano stesso non sia più separato dalla sua intima essenza
Divina e Spirituale.
Il Martinismo è ispirato al cosiddetto
Filosofo Incognito, ovvero a Loius Claude de Saint-Martin (1743 -
1803) e l'Ordine che lo rappresenta è, appunto, l'Ordine Martinista
fondato nel 1888 dall'esoterista, già teosofo e massone Gérard
Encausse, detto Papus e successivamente tramandatosi, nel corso delle
generazioni da Maestro a Discepolo, sino ai giorni nostri.
Recentemente è stato pubblicato,
dall'elegante casa editrice Jouvence (www.jouvence.it),
un interessante e raro saggio in merito, a cura di Apis - Gran
Maestro dell'Ordine Martinista Egizio e co-fondatore della
Fratellanza Martinista Italiana (www.fratellanzamartinista.org)–
dal titolo “Gli illuminati nella società umana”.
Il saggio, oltre a raccogliere appunto
l'omonimo saggio di Louis Claude de Saint-Martin “Gli illuminati
nella società umana”, consta, nella prima parte, di una ampia
introduzione dello stesso Apis, il quale presenta al pubblico la vita
e l'opera del Saint-Martin ed anche e soprattutto la storia
dell'Ordine Martinista da Papus in avanti.
Apis ci presenta dunque la figura di
Loius Claude de Saint-Martin, filosofo illuminista di ispirazione
cristiana, neoplatonica e gnostica, allievo in un primo tempo
dell'esoterista Martinez de Pasqually (1727 - 1774), che lo iniziò
alla Massoneria dell'Ordine dei Cavalieri Massoni Eletti Cohen
dell'Universo ai tempi in cui il Nostro intraprese la carriera
militare.
Il sistema teurgico di Martinez de
Pasqually era, per molti versi, ispirato a quello del mistico e
scienziato svedese Emmanuel Swedenborg (1688 - 1772) ed il principio
sul quale si fondava era la necessità che l'essere umano, al fine di
superare il degrado nel quale era precipitato, si reintegrasse e
ritornasse al suoi stato originario di comunione con la Divinità dal
quale si era separato e ciò sarebbe stato possibile – secondo il
de Pasqually – entrando in contatto con Entità Superiori e Spiriti
disincarnati.
Nel 1773 Louis Claude de Saint-Martin
entrerà poi in contatto con Jean-Baptiste de Willermoz (1730 - 1824)
- anch'egli allievo di Martinez de Paqually – fondatore del Rito
Scozzese Rettificato che, a differenza del Rito Scozzese Antico ed
Accettato, si distingue per la sua ispirazione chiaramente cristiana.
Purtuttavia, nel corso degli anni,
Louis Calude de Saint-Martin si distaccherà dai suoi maestri e dalla
Massoneria, abbracciando l'opera dell'alchimista e filosofo tedesco
Jacob Böhme (1575 – 1624) - che gli fu rivelata da Madame de
Böcklin nel suo soggiorno di Strasburgo - e ciò in quanto egli
ritenne che la Massoneria della sua epoca si fosse eccissivamente
“profanizzata” ed avesse perduto il suo originario afflato
spirituale. Tale visione delle cose fu peraltro condivisa dal conte
Alessandro Cagliostro (il quale aveva tentato in quegli anni,
purtroppo senza successo, di riformare la Massoneria in senso
unitario, attraverso la diffusione del Rito Egizio) e dal conte di
Sant-Germain. Non a caso, questi tre Grandi Iniziati agli Antichi
Misteri, scrissero un manifesto unitario di stampo Rosacrociano, il
cui scopo doveva essere proprio la diffusione della filosofia della
Re-integrazione del proprio sé, ovvero l'unione mistica con il
Divino.
Louis Claude de Saint-Martin, come ci
ricorda Apis nel suo saggio introduttivo, fu ad ogni modo l'unico
filosofo dell'epoca ad elaborare una vera e propria “dottrina
sociale esoterica”, formulando proposte concrete di riforma della
società secondo criteri di giustizia ed uguaglianza alla luce di una
autentica visione spirituale del mondo.
“Gli illuminati nella società umana”
- presentato da Apis, tradotto dall'avvocato e giornalista Mauro
Cerulli e scritto dal Saint-Martin e che fu pubblicato per la prima
volta nel 1797, è infatti un'opera che analizza i guasti della
società del XVIII secolo ed offre i presupposti per una
“illuminazione” della società stessa attraverso l'apertura ai
principi spirituali dal Saint-Martin stesso propugnati, ovvero
attraverso un lungo percorso di ricerca interiore.
L'opera di Saint-Martin è infatti un
vero e proprio manifesto che suggerisce al lettore che l'unico modo
per trasformare il mondo è quello di trasformare sé stessi
attraverso la completa adesione allo Spirito Divino. Parole quanto
mai profetiche in un'epoca come la nostra che, avvolta nel più
becero materialismo e nella più becera mercificazione di ogni
situazione, oggetto e rapporto, ha perduto ogni senso di umanità e
di antica ed autentica spiritualità.
Luca Bagatin
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