“Nuda, scalza, ma con una corona di
fiori in testa” è un detto popolare ucraino usato per descrivere
una ragazza povera, ma bella in quanto, con poco, riesce a
valorizzare la propria personalità.
Nude, scalze e con una corona di fiori
in testa sono le Femen, il noto gruppo di “seXtremiste” ucraine
nato contro lo sfruttamento sessuale dei corpi e delle menti, le
quali, nude, manifestano nei luoghi più sensibili del pienata: dalla
Russia putiniana alla Bielorussia di Lukashenko, passando per i Paesi
islamici, per denunciare l'incultura patriarcale e le violazioni
sistematiche dei diritti umani in nome delle ideologie e delle
religioni.
Di Femen mi occupai già in un articolo
alla fine del 2013 sul quotidiano nazionale L'Opinione delle Libertà
(http://www.opinione.it/esteri/2013/12/31/bagatin_esteri-31-12.aspx).
Già allora ero affascinato da questo
movimento spontaneo e spontaneista formato da giovanissime ragazze
nate fra la fine degli Anni '80 ed i primi Anni '90 in quell'Est
europeo martoriato prima dalla dittatura sovietica e poi dal
turbocapitalismo liberale, ovvero da quelle ideologie che, negando la
prima il pensiero di Marx e la seconda l'autentico bisogno di libertà
delle persone, hanno di fatto instaurato nuove forme di autoritarismo
dittatoriale di stampo politico ed economico, oltre che sociale.
E dunque ecco Inna Shevchenko, Anna
Hutsol, Oksana Shachko e le altre manifestarsi nel 2008,
affacciandosi sulla scena politica internazionale attraverso delle
vere e proprie permofmance artistiche ai limiti della provocazione.
Ma, in questo caso, la “provocazione” sembra assumere un
significato diverso da quello originario. Appare come una sorta di
“vocazione in favore” di qualche cosa, ovvero – in questo caso
- dei diritti civili di tutti proprio in quanto esseri umani
pensanti, senza etichette. Una vocazione/invocazione principalmente
in favore delle donne da secoli sottomesse e sfruttate dalla cultura
patriacale e dal sistema commerciale-consumistico-pubblicitario,
oltre che dai dogmi religiosi.
Il corpo nudo delle Femen, unica arma –
peraltro nonviolenta - a loro disposizione, infatti, è l'esatto
opposto rispetto al corpo esibito delle modelle della pubblicità
commerciale. Il loro corpo è proprio lì a voler scioccare lo
spettatore che certo non è abituato ad un messaggio politico forte
trasmesso attraverso un corpo femminile nudo; è un'allusione alla
loro povertà; diviene un manifesto sul quale scrivere slogan contro
la mercificazione, contro la violenza e la prevaricazione del sistema
capitalista, dei regimi autoritari, della morale religiosa che impone
alle donne di non abortire, agli omosessuali di scomparire, alle
persone di non pensare con la propria testa.
E' la ragione principale per le quali
le Femen sono accusate dai media e dai complottisti di essere
finanziate da qualcuno a scopi commerciali o dall'establishment
economico. Salvo dover rendersi conto che queste ragazze sono
totalmente autofinanziate, come dimostra anche l'ottimo saggio di
Massimo Ceresa “Femen – Inna e le streghe senza dio”, edito da
“Tra le righe libri” ed i cui proventi dei diritti d'autore
andranno interamente ad un'associazione di beneficienza che si occupa
di infanzia.
Il saggio di Cerasa - già autore di un
saggio sulle Pussy Riot, altro gruppo rivoluzionario al femminile -
è, in questo senso, rarissimo reportage realizzato in Italia sul
fenomeno Femen.
E dimostra come sia proprio
l'establishment politico e mediatico a temere queste ragazze che,
scardinando il linguaggio dei media e del politicamente corretto,
bucano gli schermi e gli schemi dei benpensanti.
Non è un caso se Femen sono da sempre
bersaglio dei fondamentalisti islamici e cattolici, oltre che dei
gruppi di estrema destra che non sono ancora in grado di abbandonare
i loro retaggi ideologici in favore della libertà di pensiero e
della democrazia autentica.
Nel saggio di Cerasa apprendiamo, anche
grazie ad un'intervista all'attuale responabile del movimento, Inna
Shevchenko, che il loro riferimento ideale di base è il pensiero
marxista e quello socialista di August Bebel, il quale scrisse uno
dei primi saggi femministi, ovvero “La donna e il socialismo”. Un
pensiero totalmente tradito nei Paesi dell'Est e del cosiddetto
“socialismo reale”, ove di reale vi fu solo una dittatura
burocratica ed oligarchica.
Dittatura affatto diversa da quella
attuale in quei Paesi e non è un caso che le Femen siano le
principali oppositrici di regimi quali quello di Lukashenko in
Bielorussia e di Vladimir Putin in Russia (il quale ha reso illegale
il principale partito attivista di opposizione, ovvero il Partito
Nazionalbolscevico dello scrittore Eduard Limonov), al punto che in
questi Paesi furono arrestate e brutalmente torturate e su di loro
pesano dei mandati di cattura.
Dittature peraltro non dissimili da
certa mentalità dittatoriale facente capo alle Religioni Monoteiste
Istituzionalizzate che le Femen combattono in quanto figlie di quella
cultura patriarcale ed oppressiva che ebbe il suo apice durante i
secoli bui del Medioevo.
E dittature non dissimili
dall'ideologia capitalista e di “libero commercio”, ove la
prostituzione – che le Femen combattono strenuamente - ne è forse
la più alta forma di rappresentazione metaforica.
Ecco dunque le nuove paladine della
democrazia, alternative alle varie dittature e forme dittatoriali
sparse nel mondo. Paladine snobbate e vilipese dai più, così come
erano snobbati e vilipesi i rivoluzionari del passato, specie se con
pochi mezzi e nessuna ambizione personale.
I loro seni sono le loro armi. Novelle
Grandi Madri in un mondo sempre meno democratico ed in
decomposizione. E che necessita di amore, democrazia e libertà.
Luca Bagatin
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