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lunedì 20 febbraio 2017

La differenza abissale fra il socialismo e la sinistra. Articolo di Luca Bagatin

Mai come oggi in Italia ed in Europa sarebbe bene chiarire una volta per tutte la differenza abissale fra il concetto di "sinistra" e "progressismo" - ovvero di capitalismo assoluto e di crescita economica illimitata a tutto svantaggio dei popoli e dei poveri – ed il concetto di "socialismo", ovvero movimento umanitario, popolare, populista ovvero di popolo ed in favore del popolo.
Di questi due concetti diametralmente opposti scrissi già in un articolo dell'aprile dello scorso anno in risposta, peraltro, alle idee del Governatore della Regione Toscana Enrico Rossi (http://amoreeliberta.blogspot.it/2016/04/socialismo-del-xxi-secolo-contro.html).
Oggi vorrei tornarci, ribadendo il concetto e riassumendo i punti di quell'articolo nel quale parlavo in sostanza del PD italiano, ma anche dei vari partiti che in Europa si rifanno alla sinistra e di quanto questi siano completamente estranei, nei fatti, agli ideali sociali, socialisti, popolari e populisti portati avanti dai propugnatori della Prima Internazionale dei Lavoratori del 1864 e questo per il fatto che, mentre i socialisti, gli anarchici, i mazziniani ed i garibaldini della Prima Internazionale erano persone provenienti dalle file del popolo e proponevano riforme sociali che andavano sostanzialmente a superare il sistema capitalisitico-borghese, le sinistre europee e le liberal-social-burocrazie progressiste non fanno che perpetrare politiche di deregolamentazione dei mercati, politiche precarieggianti, cosmopolitico-immigrazioniste e di sfruttamento della manodopera a basso costo. Lo notiamo da tutte le politiche portate avanti in questi anni dal PD, ma anche dai vari Blair, Hollande and Company: privatizzazioni selvagge; austerità; flessibilità del lavoro attraverso i vari Jobs Act e Loi Travail; rafforzamento delle élite e conseguente perdita di sovranità popolare; apertura indiscriminata delle frontiere e conseguente sfruttamento della manodopera straniera a basso costo; rafforzamento delle istituzioni europee a scapito delle diversità di ogni nazione e dei rispettivi popoli; politica estera invasiva nei confronti di Stati sovrani – che peraltro ha favorito il terrorismo internazionale come nel caso libico (ciò vale in particolare per la Gran Bretagna di Blair - colpevole peraltro di aver mentito al suo stesso popolo nella faccenda delle armi di distruzioni di massa in Iraq rivelatisi inesistenti – e per la Francia di Sarkozy e Hollande, rea non solo di aver barbaramente fatto uccidere Gheddafi, ma anche di sostenere Paesi legati al terrorismo come l'Arabia Saudita e di aver tentato di rovesciare il governo laico siriano di Assad).
Come ricordavo in quel mio articolo, dunque, se questa è la sinistra europea, per fortuna, il socialismo - da Pierre Leroux, Marx, Engels, Proudhon, Garibaldi, sino a Craxi, Hugo Chavez e Pepe Mujica - è altra cosa. E aggiungevo: Non a caso, mentre in Europa trionfava la sinistra capitalista e solo partiti non di sinistra come il Front National di Marine Le Pen e lo spagnolo Podemos rappresentavano e rappresentano i ceti popolari e proletari e per questo in crescita nei consensi, in America Latina abbiamo assistito ad un fenomeno opposto.
Ovvero al trionfo del Socialismo del XXI secolo, portato avanti da Chavez, Morales, i coniugi Kirchner, Mujica, Correa, Lula e Ortega. Forme differenti di socialismo fondate purtuttavia su una radice comune, ovvero la matrice latina, con influenze indios ed arcaiche, ma anche cristiane, garibaldine, sandiniste, proudhoniane e libertarie.
Ecco dunque, a parer mio, la necessità della rinascita di un socialismo né di destra né di sinistra, ma unicamente dalla parte dei popoli e dei poveri, così come peraltro portato avanti da anni dalla francese Organizzazione Socialista Rivoluzionaria Europea (OSRE) che edita l'ottima rivista bimestrale “Rébellion” (http://rebellion-sre.fr/) e di cui parlai in un altro articolo dell'estate scorsa: http://amoreeliberta.blogspot.it/2016/08/rebellion-e-lorganizzazione-socialista.html.
Un socialismo – quello originario - che non aveva né ha nulla a che vedere con i totalitarismi novecenteschi, ma anzi ha contribuito a risollevare le sorti dell'America Latina combattendo il terzo totalitarismo: ovvero il totalitarismo neoliberale e capitalista, fulcro del modello unipolare statunitense e anglosassone che, per secoli e decenni ha depredato quelle terre anche finanziando e fomentando colpi di Stato autoritari.
Occorre dunque distinguere nettamente la sinistra – le cui origini sono illuministe e borghesi - dal socialismo democratico (inteso come propugnatore dell'autogestione e della democrazia diretta) e popolare, poiché non sono affatto sininimi e si prestano ad equivoci che, in Italia e in Europa, hanno fatto trionfare il capitalismo assoluto in nome dell'illuminismo borghese e dell'universalismo progressista e modernista. Il tutto a scapito dei ceti meno abbienti: costretti o a lavorare di più a fronte di salari, diritti e pensioni ridotte o costretti ad una disoccupazione endemica resa sempre più endemica dalla possibilità per le aziende o di delocalizzare in Paesi stranieri ove è economicamente più favorevole investire o sfruttando l'immigrazionismo, ovvero la manodopera straniera a basso costo.

Luca Bagatin

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