Mai come oggi in Italia ed in Europa
sarebbe bene chiarire una volta per tutte la differenza abissale fra
il concetto di "sinistra" e "progressismo" -
ovvero di capitalismo assoluto e di crescita economica illimitata a
tutto svantaggio dei popoli e dei poveri – ed il concetto di
"socialismo", ovvero movimento umanitario, popolare,
populista ovvero di popolo ed in favore del popolo.
Di questi due concetti diametralmente
opposti scrissi già in un articolo dell'aprile dello scorso anno in
risposta, peraltro, alle idee del Governatore della Regione Toscana
Enrico Rossi
(http://amoreeliberta.blogspot.it/2016/04/socialismo-del-xxi-secolo-contro.html).
Oggi vorrei tornarci, ribadendo il
concetto e riassumendo i punti di quell'articolo nel quale parlavo in
sostanza del PD italiano, ma anche dei vari partiti che in Europa si
rifanno alla sinistra e di quanto questi siano completamente
estranei, nei fatti, agli ideali sociali, socialisti, popolari e
populisti portati avanti dai propugnatori della Prima Internazionale
dei Lavoratori del 1864 e questo per il fatto che, mentre i
socialisti, gli anarchici, i mazziniani ed i garibaldini della Prima
Internazionale erano persone provenienti dalle file del popolo e
proponevano riforme sociali che andavano sostanzialmente a superare
il sistema capitalisitico-borghese, le sinistre europee e le
liberal-social-burocrazie progressiste non fanno che perpetrare
politiche di deregolamentazione dei mercati, politiche
precarieggianti, cosmopolitico-immigrazioniste e di sfruttamento
della manodopera a basso costo. Lo notiamo da tutte le politiche
portate avanti in questi anni dal PD, ma anche dai vari Blair,
Hollande and Company: privatizzazioni
selvagge; austerità; flessibilità del lavoro attraverso i vari Jobs
Act e Loi Travail; rafforzamento delle élite e conseguente perdita
di sovranità popolare; apertura indiscriminata delle frontiere e
conseguente sfruttamento della manodopera straniera a basso costo;
rafforzamento delle istituzioni europee a scapito delle diversità di
ogni nazione e dei rispettivi popoli; politica estera invasiva nei
confronti di Stati sovrani – che peraltro ha favorito il terrorismo
internazionale come nel caso libico (ciò vale in particolare per la
Gran Bretagna di Blair - colpevole peraltro di aver mentito al suo
stesso popolo nella faccenda delle armi di distruzioni di massa in
Iraq rivelatisi inesistenti – e per la Francia di Sarkozy e
Hollande, rea non solo di aver barbaramente fatto uccidere Gheddafi,
ma anche di sostenere Paesi legati al terrorismo come l'Arabia
Saudita e di aver tentato di rovesciare il governo laico siriano di
Assad).
Come
ricordavo in quel mio articolo, dunque, se questa è la
sinistra europea, per fortuna, il socialismo - da Pierre Leroux,
Marx, Engels, Proudhon, Garibaldi, sino a Craxi, Hugo Chavez e Pepe
Mujica - è altra cosa. E
aggiungevo: Non a caso, mentre in Europa trionfava la
sinistra capitalista e solo partiti non di sinistra come il Front
National di Marine Le Pen e lo spagnolo Podemos rappresentavano e
rappresentano i ceti popolari e proletari e per questo in crescita
nei consensi, in America Latina abbiamo assistito ad un fenomeno
opposto.
Ovvero al trionfo del Socialismo del
XXI secolo, portato avanti da Chavez, Morales, i coniugi Kirchner,
Mujica, Correa, Lula e Ortega. Forme differenti di socialismo fondate
purtuttavia su una radice comune, ovvero la matrice latina, con
influenze indios ed arcaiche, ma anche cristiane, garibaldine,
sandiniste, proudhoniane e libertarie.
Ecco dunque, a
parer mio, la necessità della rinascita di un socialismo né di
destra né di sinistra, ma unicamente dalla parte dei popoli e dei
poveri, così come peraltro portato avanti da anni dalla francese
Organizzazione Socialista Rivoluzionaria Europea (OSRE) che edita
l'ottima rivista bimestrale “Rébellion”
(http://rebellion-sre.fr/) e
di cui parlai in un altro articolo dell'estate scorsa:
http://amoreeliberta.blogspot.it/2016/08/rebellion-e-lorganizzazione-socialista.html.
Un socialismo –
quello originario - che non aveva né ha nulla a che vedere con i
totalitarismi novecenteschi, ma anzi ha contribuito a risollevare le
sorti dell'America Latina combattendo il terzo totalitarismo: ovvero
il totalitarismo neoliberale e capitalista, fulcro del modello
unipolare statunitense e anglosassone che, per secoli e decenni ha
depredato quelle terre anche finanziando e fomentando colpi di Stato
autoritari.
Occorre dunque
distinguere nettamente la sinistra – le cui origini sono
illuministe e borghesi - dal socialismo democratico (inteso come
propugnatore dell'autogestione e della democrazia diretta) e
popolare, poiché non sono affatto sininimi e si prestano ad equivoci
che, in Italia e in Europa, hanno fatto trionfare il capitalismo
assoluto in nome dell'illuminismo borghese e dell'universalismo
progressista e modernista. Il tutto a scapito dei ceti meno abbienti:
costretti o a lavorare di più a fronte di salari, diritti e pensioni
ridotte o costretti ad una disoccupazione endemica resa sempre più
endemica dalla possibilità per le aziende o di delocalizzare in
Paesi stranieri ove è economicamente più favorevole investire o
sfruttando l'immigrazionismo, ovvero la manodopera straniera a basso
costo.
Luca Bagatin
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