Emmanuel Macron, nuovo Presidente di
Francia, nomina come Primo Ministro Edouard Philippe, già ex
socialista sino al 2002 e successivamente gollista.
La mossa di Macron, l'uomo dei poteri
forti, è vista da molti osservatori come una conferma del carattere
"nè di destra nè di sinistra" del leader di "En
Marche !", quando invece si tratta esattamente dell'opposto,
ovvero di una mossa "e di destra e di sinistra", ovvero di
unità fra le due componenti e ciò in linea con quando avviene da
tempo in tutti i Paesi che hanno abbracciato la linea
liberal-capitalista, ovvero oligarchica ed elitaria a spese dei
popoli e dei poveri.
E' del resto la stessa versione di
quanto avvenuto da tempo in Italia, ove di fatto centrodestra e
centrosinistra hanno sempre finto di combattersi, ma in realtà hanno
spesso stretto accordi al punto che non stupisce che da tempo al
governo ci sia una stretta alleanza fra il Partito Democratico e le
forze del cosiddetto "nuovo centrodestra" e che spesso le
posizioni di Renzi siano e siano state sovrapponibili a quelle di
Berlusconi.
E' la medesima versione di quanto
avviene da tempo in Germania, ove la CDU di centrodestra governa con
la SPD di sinistra.
E' la medesima versione di quanto
avvenuto in Spagna ove governa il centrodestra anche in quanto il
PSOE, pur non votando in favore del governo del Popolare Rajoy, si è
astenuto e di fatto ne ha permesso la nomina.
E' la medesima versione di quanto
avviene da sempre negli Stati Uniti d'America, ove i due partiti
maggiori sono di fatto speculari, al punto che Trump - per quanto
avesse promesso in campagna elettorale cose diverse - segue la stessa
politica bellicosa dei suoi predecessori Democratici (e del resto fu
Democratico egli stesso in tempi non sospetti).
E' la medesima versione di quanto
avvenne in alcuni Paesi dell'America Latina, pensiamo al Venezuela
ove i corrotti partiti di centrodestra (COPEI) e di centrosinistra
(Accion Democratica) si spartirono il potere per anni, sino
all'avvento del socialista autentico Hugo Chavez che ne sconvolse i
piani, dando vita a diversi governi di rinnovamento sociale ed
economico.
E lo stesso Venezuela socialista, oggi,
è minacciato dai tentativi di golpe operati dalla MUD, ovvero dalla
coalizione di forze di centrodestra e di centrosinistra
anti-socialiste, anti-bolivariane e anti-chaviste.
Ecco che possiamo notare come in
realtà, lungi dall'essere superate, le forze di destra (oligarchia
ricca) e di sinistra (borghesia, classe medio alta progressista) sono
vive più che mai e unite nell'opporsi ancora una volta alla volontà
di riscatto dei popoli e dei poveri, che richiedono politiche sociali
e di rinnovata sovranità nazionale e non a caso si rivolgono a
partiti e movimenti populisti nel senso positivo del termine
(ricordiamo che il termine populista deriva dall'omonimo movimento
politico ed intellettuale russo sorto alla metà del XIX secolo a
tutela e per l'emancipazione dei contadini e dei servi della gleba
sulla base di un programma socialista e comunitario. Ispiratosi al
populismo russo sorgerà, sul finire dell'800, negli Stati Uniti
d'America, il Populist Party, ovvero il Partito del Popolo, a
rappresentanza delle classi contadine, operaie e meno abbienti, che
proponeva la nazionalizzazione dei mezzi di comunicazione, l'elezione
popolare diretta ed era in generale ostile alle élite ed al sistema
bancario), come peraltro già scrivemmo in altri articoli, uno in
particolare:
http://amoreeliberta.blogspot.it/2017/03/il-populismo-e-politica-dal-basso-cosi.html).
Il connubio fra destra e sinistra, del
resto, è una realtà storicamente già esistita nel passato, così
come ricorda il filosofo Jean-Claude Michéa nel suo saggio "I
misteri della sinistra"
(http://amoreeliberta.blogspot.it/2016/02/il-socialismo-non-e-di-sinistra-parola.html)
e proprio il connubio fra la sinistra progressista ed i liberali alla
Adam Smith ha fatto perdere al socialismo originario - che non era nè
di destra nè di sinistra - ogni autentico connotato emancipatorio e
le classi meno abbienti si sono via via rifugiate verso l'ala della
destra più conservatrice e tradizionalista.
Occorre dunque tornare ai propositi
della Prima Internazionale dei Lavoratori, ovvero ad una sinergia
moderna fra intelligenze socialiste autogestionarie e rivoluzionarie,
mazziniane, garibaldine, anarchiche, al fine di recuperare il
contatto con i popoli ed i poveri che, in una democrazia
partecipativa, diretta e compiuta, dovrebbero essere il motore
pulsante dell'attività di governo (il Presidente argentino Juan
Domingo Peron, non a caso, sosteneva che il politico dovesse fare
esattamente ciò che il popolo chiedeva).
Il filosofo Jean-Claude Michéa rileva
peraltro e infatti come, da tempo, a livello mondiale, stiano
nascendo diversi movimenti critici nei confronti del capitalismo e
tendenti a superarlo quali: il “Movimento dei cittadini” in Corea
del Sud, gli “Indignati” in Europa (vedi il partito spagnolo
Podemos, in particolare), il “Movimento del 99%” negli USA e, da
tempo, l'America Latina è un laboratorio di movimenti per il
superamento del capitalismo, i quali, negli ultimi quindici anni,
hanno anche dato ottima prova di governo, come ad esempio il
Bolivarismo, il Neo-Peronismo, il Sandinismo, che fanno peraltro
riferimento a precise figure storiche e carismatiche dell'America del
Sud.
Anche in Europa, non a caso, sempre più
elettori si rivolgono a movimenti di matrice sovrana e sociale quali
il già citato Podemos spagnolo, il Front National francese (che di
fatto ha un programma socialista e gollista originario e affatto di
destra o estrema destra), la France Insoumise di Mélenchon e in
Italia persino i Cinque Stelle, anche se solo in parte, sembrano
orientarsi verso una visione bolivariana, sociale e sovrana della
politica (vedasi taluni elogi di Grillo alla politica sociale ed
economica di alcuni Paesi del Socialismo del XXI secolo
latinoamericani ed il tentativo, seppur maldestro, di teorizzare una
politica dal basso).
Così come ha rilevato il filosofo
Alain De Benoist più volte
(http://blog.ilgiornale.it/scarabelli/2017/04/03/alain-de-benoist-il-populismo-oltre-destra-e-sinistra/),
quello che viviamo sembra dunque profilarsi quale il momento
populista, ovvero la crisi dell'ideologia liberal-capitalista (ormai
percepita come totalitaria e totalizzante) e la crisi della
democrazia cosiddetta rappresentativa (laddove i cittadini, che non
si riconoscono più negli speculari partiti della destra e della
sinistra, vorrebbero sempre più avere la possiblità di
auto-rappresentarsi e di qui la richiesta di una democrazia sempre
più diretta, partecipativa e referendaria).
Mentre, dunque, a livello parlamentare
e di governo i rappresentanti della destra e della sinistra cercano
di unirsi per innalzare un muro in difesa delle élite economiche e
finanziarie seguitando a promuovere politiche di crescita economca
illimitata, a perpetrare politiche di deregolamentazione dei mercati,
precarieggianti, cosmopolitico-immigrazioniste e di sfruttamento
della manodopera a basso costo e ciò attraverso privatizzazioni
selvagge; austerità; flessibilità del lavoro attraverso i vari Jobs
Act e Loi Travail; rafforzamento delle élite e conseguente perdita
di sovranità popolare; apertura indiscriminata delle frontiere e
conseguente sfruttamento della manodopera straniera a basso costo;
rafforzamento delle istituzioni europee a scapito delle diversità di
ogni nazione e dei rispettivi popoli; politica estera invasiva nei
confronti di Stati sovrani – che peraltro ha favorito il terrorismo
internazionale come nel caso libico (ciò vale in particolare per la
Gran Bretagna di Blair - colpevole peraltro di aver mentito al suo
stesso popolo nella faccenda delle armi di distruzioni di massa in
Iraq rivelatisi inesistenti – e per la Francia di Sarkozy e
Hollande, rea non solo di aver barbaramente fatto uccidere Gheddafi,
ma anche di sostenere Paesi legati al terrorismo come l'Arabia
Saudita e di aver tentato di rovesciare il governo laico siriano di
Assad), dall'altra parte il popolo - che in massa ha smesso di andare
a votare da tempo - richiede più democrazia, politiche sociali e di
sovranità nazionale, oltre che si evitino ulteriori spargimenti di
sangue in Paesi stranieri, la cui sovranità va altrettanto
rispettata.
La
contrapposizione, come rileva De Benoist, è dunque sempre più
verticale: il popolo contro le élite, ovvero ciò che sta in basso
contro ciò che sta in alto. La destra e la sinistra, dunque, per
quanto unite, non è detto che riescano ancora ad imporsi su coloro i
quali criticano, giustamente, lo stato di cose presenti. Come afferma
Alain De Benoist: "Se il populismo critica la democrazia
liberale" - del resto - "è per richiedere più democrazia,
non meno".
Luca
Bagatin
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