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lunedì 30 ottobre 2017

Buon Samhain/Halloween !

Non una festa commerciale, ma una antica celebrazione pagana...

 

E per sorridere riflettendo...
Uno scritto di Luca Bagatin del 1 novembre 2007
(tratto da Wikipedia con adattamento e conclusioni di Luca Bagatin)

Jack o'Lantern era un vero dritto.
Protagonista incontrastato della festa di Halloween che ricorre nella notte fra il 31 ottobre e l'1 novembre era un astuto e dispettoso personaggio che faceva dispetti e ingannava chiunque con i suoi trucchetti.
Una volta "sfidò" anche il diavolo in persona facendolo spaventare e salire su un albero.
Così Jack incise una croce sull'albero in modo da rendere il diavolo incapace di scendere.
Fece poi un patto con il Signore del Male chiedendogli di non accettarlo all'Inferno nel caso in cui egli avesse commesso dei peccati.
Jack, alla morte, aveva commesso così tanti peccati in vita sua che in Paradiso non lo accettarono. Ma nemmeno all'inferno a causa del famoso patto di cui sopra !
Jack prese allora una zucca o un ortaggio (a seconda del luogo in cui la leggenda viene raccontata), ne intagliò una specie di volto, ci mise dentro una candela a mò di lanterna e cominciò a vagare in cerca di un luogo in cui riposare.
E chi s'è visto s'è visto !
Mica scemo il nostro Jack !
Questa storiella irlandese, poi difusa negli odierni Stati Uniti ed oggi vero e proprio simbolo di Halloween, penso ci sia davvero di grande insegnamento.
Un insegnamento forse un po' sottile, ma che si può tutto sommato cogliere facilmente.
Lo dico soprattutto  per coloro i quali preferiscono pensare con la testa altrui: sia essa "paradisiaca"
o "infernale".
Meglio fare come Jack: un vero dritto da leggenda !

 

Questione sociale e questione nazionale. Riflessione breve di Luca Bagatin

A differenza dei socialisti originari quali Proudhon, Bakunin, Marx, Engels e Pierre Leroux; dei repubblicani originari quali Bolivar, Mazzini e Garibaldi; dei socialisti latinoamericani come Chavez, Allende, Che Guevara, Castro e Peron; di quelli arabi come Nasser e Gheddafi; di quelli africani come Sankara e Lumubma, ma anche dei sovietici russi come Lenin e degli odierni nazionalboscevichi come Limonov e Dugin, la sinistra europea non ha capito che la questione sociale è legata alla questione nazionale. 
Per questo la sinistra indistintamente progressista e "liberal", a differenza del socialismo originario, si è condannata al capitalismo liberale, il quale sradica i popoli e rende ogni rapporto umano, sociale, lavorativo, sentimentale precario, liquido, povero, vuoto.
Il nazionalismo - originariamente e correttamente inteso - è l'unica risposta antirazzista per il recupero delle identità ed argine allo sradicamento dei popoli.
Fra i grandi nazionalisti ricordiamo appunto i già citati Mazzini e Garibaldi, i socialisti latinoamericani, quelli arabi, quelli panafricani come Sankara e così via.
Il liberalismo, l'indistinto progressismo, invece, non sono altro che continuità delle politiche capitaliste e cosmopolite, utili alle élites economiche e politiche per sottomettere i popoli liberi e sovrani, i quali necessitano invece semplicemente di recuperare le proprie radici, i propri usi e costumi, la propria cultura originaria ciascuno nella sua nazione d'origine.
Solo così vi potranno essere le basi per una fratellanza fra i popoli, fondata sul rispetto della diversità degli stessi.

Luca Bagatin

sabato 21 ottobre 2017

Socialismo o barbarie. Riflessioni brevi di Luca Bagatin

Non ho mai simpatizzato per la Rivoluzione Francese del 1789.
Di essa hanno sempre gioito i borghesi, mai i poveri. Essa fu realizzata in nome del Terzo Stato, non del Quarto e, ogni volta che ho letto di essa, non di rado, ho simpatizzato per i nobili, specie per quelli brutalmente assassinati.
Assai diversa dalla Rivoluzione Francese, la Comune di Parigi del 1870. Combattuta dal Quarto Stato, da uomini e da donne, contro l'oligarchia borghese.
L'emigrazione/immigrazione è da sempre un fenomeno di deportazione economica di esseri umani.
Non è affatto un fenomeno positivo, ma un crimine contro l'umanità.

mercoledì 18 ottobre 2017

Finlandia 1918: il nuovo scenario del wargame per pc Wars Across The World. Articolo di Luca Bagatin

Combattuta fra la fine del gennaio 1918 e la metà del maggio dello stesso anno e conseguenza della Rivoluzione bolscevica dell'Ottobre 1917 e del successivo trattato di Brest-Litovsk - che vide la fine del dominio politico dell'Impero Russo in Finlandia - la Guerra Civile Finlandese è episodio poco conosciuto e ricordato, che vide contrapporsi la Guardia Rossa comunista e la Guardia Bianca fedele al Senato conservatore nazionalista. La prima alleata alla neonata Repubblica Socialista Sovietica Federata fondata da Lenin e la seconda alle monarchie di Germania e Svezia.
La Storia ci ricorda che la guerra - inizialmente favorevole ai Rossi - fu vinta dalla Guardia Bianca, guidata dal Generale Mannerheim, con il massiccio apporto tedesco.
A rammentarci questo conflitto, un videogame stile wargame di cui abbiamo parlato di recente (http://amoreeliberta.blogspot.it/2017/09/wars-across-world-il-pc-wargame-storico.html - http://www.pensalibero.it/wars-across-the-world-pc-wargame-storico-del-momento), ovvero Wars Across The World che, fra le numerose espansioni proposte, ha recentemente realizzato proprio lo scenario della Guerra Civile Finlandese.
Ho avuto la possibilità di testare lo scenario personalmente e devo dire che è storicamente e tatticamente realistico ed accurato. La cartina geografica presentata nel gioco, prima di tutto, rappresenta la Finlandia meridionale, luogo nel quale ha storicamente avuto luogo la guerra, ovvero l'area occupata dalle truppe comuniste. Le truppe della Guardia Bianca, come nella realtà, sono decisamente meglio armate e dispongono di volontari Jager ben addestrati, ma quelle della Guardia Rossa sono comunque numerose e, se ben guidate, hanno la possibilità di vincere comunque la guerra, che si svolge in ben 14 turni di gioco. Le truppe ed i comandanti delle stesse, rappresentate da apposite pedine, sono tutte ottimamente disegnate con le uniformi dell'epoca.
I Rossi possiedono Helsinki, la capitale, e, se questa città rimane fortificata, può diventare un ottimo baluardo ai fini della vittoria tattica contro i Bianchi. I Rossi necessitano ad ogni modo di continui rinforzi al punto che, come nella realtà, arruoleranno anche dei contingenti femminili. Il contributo della Russia sovietica risulterà importante ad est, specie quando entreranno in gioco le truppe guidate da Kamenev, ma, francamente, a parer mio, non determinanti ai fini del gioco, le cui battaglie saranno concentrate piuttosto nei pressi di Helsinki e nelle città centro-meridionali limitrofe. Si tenga conto ad ogni modo che i rinforzi della Russia sovietica saranno limitati unicamente ad alcuni turni di gioco, poiché ad un certo punto la Russia di Lenin ritirerà il suo appoggio nel conflitto.
Il giocatore Rosso dovrà certamente fare attenzione alle truppe del generale Bianco Shivo - che sono numerose e ottimamente armate - le quali tenderanno facilmente ad avanzare verso Helsinki e le maggiori città della Finlandia meridionale in mano ai Rossi e guidate da comandanti preparati quali Haapalainen, a difesa di Helsinki, Aaltonen e Simela.
E' chiaro che appena entreranno in gioco - a fianco dei Bianchi - le truppe tedesche guidate dal Generale Von Goltz - le quali sono numerosissime e ben armate - il giocatore che guida le Guardie Rosse avrà ben poche speranze di resistere e perderà molto facilmente la partita e dunque la guerra. Occorre, pertanto, anticipare le sue mosse e, dunque, contrastare le truppe Bianche prima dell'arrivo dei tedeschi e mantenere il controllo della maggior parte delle città meridionali.
Direi che, essendo come nella realtà più difficile guidare le truppe Rosse alla vittoria, queste daranno maggiori soddisfazioni al giocatore esperto in tattiche di gioco wargame. Per i giocatori meno esperti, per quanto l'esito di ogni partita non sia mai scontato e dipenda sempre dall'abilità stretegica del giocatore, consiglio invece la guida delle truppe Bianche.
L'espansione Finlandia 1918 è dunque, nel complesso, un ottimo scenario che merita di essere giocato e scaricato al link: http://store.steampowered.com/app/574961/Wars_Across_the_World_Finland_1918/.
Purtroppo non è ancora disponibile in italiano, ma ad ogni modo è uno scenario giocabilissimo da tutti coloro i quali abbiano comunque una conoscenza base di inglese, francese, tedesco o spagnolo.

Luca Bagatin

lunedì 16 ottobre 2017

Il Socialismo del XXI secolo è più vivo che mai. Nel nome di Bolivar e di Chavez. Articolo di Luca Bagatin

Mentre in Europa il socialismo è morto da qualche decennio ed i cosiddetti "partiti socialisti" - che di socialista non hanno che il nome - sono da tempo diventati dei partiti liberal capitalisti, proponendo misure di austerità e di precarizzazione del lavoro, in Venezuela il Socialismo del XXI Secolo - con le sue conquiste sociali, non ultima la costituzionalizzazione dei diritti dei disabili e l'aumento delle risorse per poveri ed anziani - è più vivo che mai.
Il 15 ottobre, ovvero con la ventitreesima elezione democratica in diciotto anni (record mondiale per partecipazione democratica e popolare), il Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV) guidato dal Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela Nicolas Maduro e la sua coalizione bolivariana denominata Gran Polo Patriottico, vince le elezioni regionali, conquistando 17 governatori e lasciandone all'opposizione liberal-capitalista (di destra e sinistra, rappresentate principalmente dal partito MUD) solamente 5. E tutto ciò con un aumento dell'affluenza alle urne, passata dal 53,9% del 2012 al 61,4% degli aventi diritto. Praticamente l'esatto inverso di quanto avviene da tempo nei Paesi europei, ove il vincitore assoluto risulta spesso essere l'astensionismo di massa.
Da sottolineare che il PSUV ed il Gran Polo Patriottico conquistano peraltro il ricco Stato di Miranda, tradizionalmente liberal-capitalista ed ove gli scontri dell'opposizione violenta di piazza si sono maggiormente concentrati nei mesi scorsi, mietendo vittime fra i chavisti, con tanto di assalti ad asili ed ospedali.
A livello nazionale, dunque, la coalizione chavista socialista vince con il 54% a fronte del 45% dell'opposizione, che pur vorrebbe rifiutarsi di riconoscere l'esito del voto (sic !).
Il Socialismo del XXI Secolo torna ad essere protagonista e dovrebbe essere esempio per tutti i socialisti del mondo, che si riconoscono da sempre nell'antica lotta per il superamento del capitalismo e del liberalismo egoistico e guardano ad una civiltà fondata sul sentimento e sulla pace civile e sociale.

Luca Bagatin

I risultati delle regionali venezuelane del 15 ottobre 2017, Stato per Stato (in rosso il risultato dei candidati socialisti, in azzurro quello dei liberal-capitalisti):

🔴Amazonas: 58.03%
🔵Anzoátegui : 52.01%
🔴Apure: 51.92%
🔴Aragua: 56.83y%
🔴Barinas: 52.88%
🔴Carabobo: 51.96%
🔴 Cojedes : 55.48%
🔴 Falcón : 51.86
🔴 Guárico :61.68%
🔴 Lara :57.65%
🔵 Merida: 51.05%
🔴Miranda:52.54%
🔴Monagas:54.86%
🔵 Nueva Esparta :51.81%
🔴Portuguesa:64:24%
🔴Sucre:58.89%
🔵Tachira:63.29%
🔴Trujillo:59.09%
🔴Yaracuy:61.88%
🔵Zulia:51.06%
🔴Delta Amacuro: 58.78%
🔴Vargas:52.35%


sabato 14 ottobre 2017

Alain De Benoist: sul socialismo (tradotto e tratto dal sito della rivista francese "Rébellion")

Nella prefazione alla raccolta degli articoli apparsi sulla rivista "Rébellion", Alain De Benoist fornisce una definizione del socialismo quale spirito della comunità europea.
Sarebbe un grave errore pensare che il socialismo (termine utilizzato per la prima volta, nel suo senso moderno, da Pierre Leroux nel 1831), fosse destinato unicamente a reagire contro l'abominevole sfruttamento delle masse proletarie che la rivoluzione industriale aveva relegato nelle grandi città, sottoponendole a condizioni di lavoro spesso disumane.
I primi socialisti denunciarono, ben inteso, questo sfruttamento, protestarono contro tali condizioni di lavoro e chiesero l'instaurazione della giustizia sociale. Ma, opponendosi alla classe borghese, essi si opposero anche al sistema di valori della quale essa era portatrice.

Per accedere alla prefazione in lingua originale di Alain De Benoist al saggio di Louis Alexandre e Jean Galié "Rébellion - L'Alternative Socialiste Révolutionnaire Européenne ", clikkate al seguente link: http://rebellion-sre.fr/du-socialisme-preface-du-livre-rebellion-lalternative-socialiste-revolutionnaire-europeenne/

 

giovedì 12 ottobre 2017

La Prima Internazionale contro il totalitarismo liberale: per un ritorno al socialismo originario, né a destra né a sinistra. Per l'autogoverno e l'autogestione.


Per un ritorno al socialismo delle origini: né a destra, né a sinistra. Per l'autogoverno e l'autogestione. Articolo di Luca Bagatin del 10 marzo 2016

Il termine socialismo è spesso frainteso ed equivocato, specie da coloro i quali pretendono di collocarlo a “sinistra”, ma talvolta anche a “destra” dell'agone politico, allorquando, invece, i socialisti delle origini, primo fra tutti quel Pierre Leroux (1797 - 1871) – ex carbonaro, operaio tipografo e filosofo francese – che ideò il termine ed il concetto di Socialismo, mai si definirono di sinistra.
Va peraltro detto che il socialismo non è comunismo marxista, per quanto nella Prima Internazionale dei Lavoratori si trovarono a dialogare tanto socialisti, quanto marxisti, ma anche anarchici, mazziniani, repubblicani e garibaldini.
Pierre Leroux, ovvero l'ideatore del termine “socialismo”, lungi dal proporre una dottrina economica statalista o, peggio ancora, mercantilista, proponeva una società fondata sull'autogoverno e l'autogestione. Una visione non dissimile da quella degli anarchici Bakunin e Proudhon, oltre che per nulla lontana dalla visione di Giuseppe Mazzini dell'associazionismo repubblicano e operaio fondato sul concetto di “capitale e lavoro nelle stesse mani”.
Concetti tutt'altro che antichi, ma che si sono perduti in nome da una parte del trionfo del capitalismo mercantilista e liberale ad Ovest e dall'altra dal trionfo, ad Est, del capitalismo di Stato ovvero del comunismo stalinista e sovietico.
Una visione, quella socialista delle origini, che filosofi contemporanei quali Jean-Claude Michéa e Alain De Benoist, definiscono tutt'altro che di sinistra. E ciò in quanto il concetto di “sinistra” trae origine dalla Rivoluzione Francese, ovvero da una rivoluzione borghese e illuministico/modernista, fatta dai borghesi e per i borghesi ed ove il popolo, quello che definiremmo proletariato e/o sottoproletariato, fu tenuto ai margini.
E così, infatti, né Pierre Leroux, né Marx, Engels, Proudhon, Bakunin e Mazzini, mai si sono definiti di sinistra e certamente non di destra, ma sempre dalla parte dei lavoratori e degli oppressi.
Su queste basi, infatti, fu fondata la Prima Internazionale dei Lavoratori nel 1864, ovvero il primo tentativo ove ideali ed elaborazioni diverse, ma con un medesimo fine, tentavano di coesistere.
Senza farla troppo lunga e senza passare per la crisi della Prima Internazionale e tutto il Novecento, osserviamo, con Michéa e De Benoist, la forte crisi del socialismo europeo che, da difensore dei lavoratori e dei più deboli è progressivamente diventato il difensore dei borghesi, dei capitalisti e dei banchieri, oltre che delle élite sovranazionali come gli Stati Uniti d'America e le politiche nefaste della Federal Reserve.
Se escludiamo il caso di Bettino Craxi, messo in croce proprio per essersi opposto più volte alle politiche imperialiste e di ingerenza degli USA in Italia, oltre che per aver finanziato movimenti di liberazione nazionale quali l'OLP e per essersi opposto, in Italia, alle privatizzazioni selvagge, abbiamo visto come, dagli Anni '90 in poi, da Blair sino a Hollande, Renzi e Schulz, questi abbiano seguito pedissequamente gli ordini ed il volere degli Stati Uniti d'America, del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Centrale Europea e delle élite finanziarie a tutto scapito dei loro stessi popoli, oltre che del popolo libico, iracheno e siriano, barbaramente bombardati in nome di guerre di presunta esportazione della democrazia.
Non possono costoro, questi “liberal”, ovvero questi “fighetti di sinistra”, dirsi eredi del socialismo. Costoro sono infatti conseguenti alla loro estrazione sociale, ovvero alla borghesia progressista e modernista e dunque servi delle politiche keynesiane, stataliste e da sempre in favore della media borghesia e non dei meno abbienti. Costoro, ovvero i vari Blair (che, come abbiamo scritto altre volte, andrebbe incriminato per crimini contro l'umanità, assieme a Bush e Obama, per la sua barbarica politica estera), Hollande, Strauss-Kahn e compagnia, sono infatti dalla parte del trionfo del capitalismo assoluto.
Il socialismo autentico e delle origini, che per moltissimi versi fu seguito da statisti del calibro di Bettino Craxi, Juan Domingo Peron, Hugo Chavez, Gamal Abdel Nasser, Mu'Ammar Gheddafi, Bashar-Al-Assad e da tempo da pressoché tutti i leader dell'America Latina degli ultimi quindici anni da Evo Morales a José Mujica, è di fatto anticapitalismo e politica della derescita. Visione al contempo nazionalista, sovranista, libertaria e spiritual-sentimentale della società. Una visione di società o, meglio, di civiltà, che punti e guardi all'autogestione, al dono (come insegnò l'antropologo socialista Marcel Mauss) ed alla condivisione e che, nell'insegnamento di Serge Latouche, liberi la società occidentale dalla dimensione economicista, classista e capitalista.
Solo su queste basi può essere rifondato il socialismo. Una prospettiva che, nell'ambito del mio pensatoio (anti)politico e (contro)culturale “Amore e Libertà” (www.amoreeliberta.altervista.orgwww.amoreelberta.blogspot.it), mi piace definire di “estremo centro”, perché al centro vi è l'essere umano e non ci si può non collocare, in maniera estrema, dalla parte dell'essere umano al quale vanno forniti gli strumenti materiali ed intellettuali per potersi autogestire ed autogovernare in maniera libera ed indipendente. Senza ingerenze straniere.

Luca Bagatin